domenica 16 dicembre 2012

Taranto: grande manifestazione cittadina, ma i problemi restano quelli di prima

Un grande e lungo corteo ha attraversato la città,10 mila persone, e in alcuni momenti anche di più, sono scese in piazza a Taranto per dire NO al decreto salva-Ilva, No a Clini, al governo, a Napolitano.
La città ha risposto all'appello per dire basta a subire inquinamento, morti, tumori, ricatti, devastazione del territorio, per dire si all'azione della magistratura. Alcuni striscioni e cartelli: "Basta ricatto occupazionale, chi ha inquinato deve pagare", "Noi Clinicamente morti, voi cinicamente stronzi", "decreto infame e criminale. Aia con licenza d'uccidere", "governo assassino", "fiducia nello Stato=0", tanti cartelli a sostegno della Todisco, ecc.
E' stata nel senso vero della parola una manifestazione di cittadini, accumunati dal discorso "taranto libera", dai settori popolari dei quartieri, soprattutto donne, tante con bambini, lavoratori precari, giovani, anziani, a settori sociali di piccola e media borghesia, dagli insegnanti, ai professionisti, commercianti, ecc., tante famiglie, gli ambientalisti delle varie associazioni, ecc.
Il pezzo più vivace, combattivo e compatto era quello di più di 1500 studenti soprattutto scuole medie, ma anche molti universitari, insieme ultras di Taranto con le bandiere rossoblu (che però dicevano che volevano essere chiamati "cittadini"), con presenze di compagni di centri sociali, anche della regione, in particolare da Bari. Uno striscione poneva un collegamento: "per i vostri profitti destinati milioni, nelle nostre aule mancano luce e termosifoni".

Vi erano delegazioni dalla provincia, in particolare visibili da Crispiano, Grottaglie, Lizzano. Poi da Brindisi, in particolare i lavoratori e donne contro la centrale a carbone. Poche le presenze fuori regione, da Genova vi era una delegazione con uno striscione "genovesi con Taranto e con tutti gli operai"; una piccola rappresentanza da Trieste, da Foggia, ecc.
I commercianti si può dire compatti hanno risposto all'appello della Confcommercio, e hanno chiuso i negozi, abbassato serrante o spento le luci al passaggio del corteo, ricevendo appalusi dal corteo (qualcuno abbastanza impropriamente, visto che per i suoi lavoratori non rispetta i diritti).
Il tema unico, negli striscioni, nei cartelli, negli slogan ripetuti, nei canti, era Taranto, la città - "stiamo tutti nella stessa barca" hanno gridato da uno degli Apecar.
Solo nel pezzo grosso degli studenti, dei compagni le parole d'ordini attaccavano anche gli altri aspetti, la condizione di sfruttamento e mancanza di democrazia, qui si sono (troppo poco, però) ricordati i due operai morti all'Ilva, si è attaccata la polizia, lo Stato e anche Riva che, in generale, a parte un paio di striscioni, non era invece molto presente.
Assente infatti, quasi totalmente, se non in alcune costruzioni dei camini dell'Ilva, con dentro i fiori, la fabbrica.
Gli operai, pur se per forza lavoratori dell'Ilva erano qua e là nel corteo, qualcuno del mof (siamo sempre parlando della realtà dell'Ilva di circa 20 mila lavoratori) - ma anche chi c'era, era presente individualmente e con lo spesso "spirito cittadino" e ci teneva a sottolineare: "prima di tutto sono qui come cittadino... poi sono anche operaio e quindi sono colpito due volte" - erano nella manifestazione, per la manifestazione dei "fantasmi"; come realtà collettiva, anche con le proprie recenti lotte, erano inesistenti. E a parte lo striscione di Genova, un altro di lavoratori PI ricordava gli operai "affianco agli operai e fieri della magistratura".
Quindi, una grande manifestazione della città. Che però fa rimanere i problemi, della lotta per la salute e il lavoro, della lotta in fabbrica contro padron Riva e lo Stato e il decreto, dell'unità operai Ilva/masse popolari, ma anche la questione dell'organizzazione popolare nei quartieri, in particolare ai Tamburi, per dare gambe e continuità alla lotta delle masse sull'insieme delle condizioni di vita, tutti questi problemi restano al punto di prima. E le questioni da sciogliere, gli ostacoli politici, ideologici, sono sempre quelli detti negli altri articoli - a cui rimandiamo e presenti in particolare nel Dossier Ilva n.2.

Calderita

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