Anche ieri decine e decine di operai hanno presidiato dentro e fuori l'aula del giudice dove si teneva il processo. Questo speriamo che influenzi positivamente la decisione del giudice.
Anche perchè a fronte delle testimonianze rese da alcuni delegati Rsu e da alcuni operai, che hanno dichiarato che era falso che la Mittal avesse nei vari incontri fornito comunicazioni dettagliate reparto per reparto dei criteri adottati per selezionare gli operai; come a fronte dell'efficace intervento conclusivo dell'avvocato del Usb, Mario Soggia che ha detto: primo, che la Mittal non aveva rispettato l'art. 47 L. 428/90 sulle informazioni sindacali e i criteri di scelta previsti dalla legge 223 che avrebbe dovuto indicare lavoratore per lavoratore; secondo, che durante la fase degli incontri al tentativo dell'azienda di mettere sul tavolo la questione delle esternalizzazioni, vi era stata opposizione e quindi rinuncia da parte della Mittal a proseguire su questo aspetto, quindi non è vero che era prevista la esternalizzazione; terzo, che gli stessi criteri indicati dall'azienda (professionalità, livelli) sono stati adottati in maniera molto arbitraria, arrivando poi ad introdurre un altro criterio quello della turnazione (dentro gli operai turnisti, fuori i normalisti), o della certificazione medica all'abilitazione professionale; per non parlare dell'arbitrarietà della cosiddetta "media ponderata" per carichi familiari e anzianità lavorativa, che comunque, a detta della AM, avrebbe interessato solo il 5% dei lavoratori,
la responsabile del personale della ArcelorMittal e i suoi avvocati, si sono arrampicati sugli specchi: hanno parlato di "graduatoria", ma poi hanno dovuto ammettere che non vi era alcuna graduatoria scritta e pubblica; hanno detto che non si trattava di "esternalizzazione" ma di "rimodulazione" dei servizi e del personale (una maniera strana per chiamare una operazione che ha visto per es. nelle pulizie civili assumere solo 3 operai su 120); che l'art. 28 manca di attualità, perchè per tutta la fase degli incontri, anche dopo l'accordo l'Usb non avrebbe fatto nulla.
Noi Slai cobas speriamo che vi sia una sentenza positiva, perchè sarebbe la prima incrinatura dell'Accordo del 6 settembre.
Fermo restando che l'azione della Mittal, come abbiamo detto dal primo momento, non è tanto in violazione dell'accordo (su cui, invece, resta il giudizio positivo dell'Usb) ma in violazione delle leggi. E fermo restando che anche una vittoria sull'art. 28 non significherebbe automaticamente rientro degli operai in cigs al lavoro, dato che per questo occorre molto di più, occorre che l'Usb ritiri la firma dell'accordo del 6 settembre e si costringa a ridiscutere l'intero accordo.
Ma questo l'Usb non lo fa...
Anche perchè a fronte delle testimonianze rese da alcuni delegati Rsu e da alcuni operai, che hanno dichiarato che era falso che la Mittal avesse nei vari incontri fornito comunicazioni dettagliate reparto per reparto dei criteri adottati per selezionare gli operai; come a fronte dell'efficace intervento conclusivo dell'avvocato del Usb, Mario Soggia che ha detto: primo, che la Mittal non aveva rispettato l'art. 47 L. 428/90 sulle informazioni sindacali e i criteri di scelta previsti dalla legge 223 che avrebbe dovuto indicare lavoratore per lavoratore; secondo, che durante la fase degli incontri al tentativo dell'azienda di mettere sul tavolo la questione delle esternalizzazioni, vi era stata opposizione e quindi rinuncia da parte della Mittal a proseguire su questo aspetto, quindi non è vero che era prevista la esternalizzazione; terzo, che gli stessi criteri indicati dall'azienda (professionalità, livelli) sono stati adottati in maniera molto arbitraria, arrivando poi ad introdurre un altro criterio quello della turnazione (dentro gli operai turnisti, fuori i normalisti), o della certificazione medica all'abilitazione professionale; per non parlare dell'arbitrarietà della cosiddetta "media ponderata" per carichi familiari e anzianità lavorativa, che comunque, a detta della AM, avrebbe interessato solo il 5% dei lavoratori,
la responsabile del personale della ArcelorMittal e i suoi avvocati, si sono arrampicati sugli specchi: hanno parlato di "graduatoria", ma poi hanno dovuto ammettere che non vi era alcuna graduatoria scritta e pubblica; hanno detto che non si trattava di "esternalizzazione" ma di "rimodulazione" dei servizi e del personale (una maniera strana per chiamare una operazione che ha visto per es. nelle pulizie civili assumere solo 3 operai su 120); che l'art. 28 manca di attualità, perchè per tutta la fase degli incontri, anche dopo l'accordo l'Usb non avrebbe fatto nulla.
Noi Slai cobas speriamo che vi sia una sentenza positiva, perchè sarebbe la prima incrinatura dell'Accordo del 6 settembre.
Fermo restando che l'azione della Mittal, come abbiamo detto dal primo momento, non è tanto in violazione dell'accordo (su cui, invece, resta il giudizio positivo dell'Usb) ma in violazione delle leggi. E fermo restando che anche una vittoria sull'art. 28 non significherebbe automaticamente rientro degli operai in cigs al lavoro, dato che per questo occorre molto di più, occorre che l'Usb ritiri la firma dell'accordo del 6 settembre e si costringa a ridiscutere l'intero accordo.
Ma questo l'Usb non lo fa...
Il giudice del lavoro Lorenzo De Napoli si è riservato la decisione in merito al ricorso su comportamento antisindacale (ex articolo 28) presentato dal sindacato Usb contro ArcerlorMittal, in relazione all’accordo stipulato il 6 settembre scorso tra azienda e sindacati al Mise. Il sindacato lamenta la mancata applicazione dei criteri per la scelta degli operai dell’Ilva da assumere e quali lasciare in forza all’amministrazione straordinaria. Oggi si è svolta la seconda udienza.
“Usciamo molto soddisfatti – dichiara in una nota il coordinatore provinciale Francesco Rizzo – perché, in merito alla nostra denuncia, abbiamo confermato la nostra tesi con i documenti e quindi con fatti inconfutabili. Oltre al materiale presentato nella prima udienza, quella del 19 febbraio scorso, oggi abbiamo presentato altra documentazione“. Secondo l’Usb, l’azienda “a sua difesa non ha presentato nessun atto concreto posto ‘nero su bianco’ e si è limitata a raccontare verbalmente cose prive di riscontri cartacei ed in parte non attinenti alla discussione tenuta davanti al giudice De Napoli”. L’Usb ringrazia i “numerosi lavoratori presenti in tribunale, che con orgoglio si sono sentiti rappresentati davanti alla legge. Attendiamo la sentenza definitiva – conclude l’organizzazione sindacale – e restiamo fiduciosi per una conclusione positiva ed a nostro favore“.
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