Al via da lunedì gli interrogatori di garanzia, dopo il nuovo terremoto che ha scosso l'ente Provincia di Taranto. Al cospetto del gip Vilma Gilli compariranno l'ex presidente della Provincia Martino Tamburrano, il responsabile del quarto settore Pianificazione e Ambiente della Provincia Lorenzo Natile, e gli imprenditori Roberto Natalino Venuti e Pasquale Lonoce, chiamati in causa per concorso in corruzione per i ruoli svolti nell'adozione della delibera di ampliamento della discarica Torre Caprarica di Grottaglie (con contestazione doppiata a carico di Tamburrano e Lonoce per l'affidamento del servizio di igiene urbana e ambientale del Comune di Sava).
Successivamente sarà la volta degli indagati agli arresti domiciliari: Federico Cangialosi, Cosimo
Natuzzi e Rosalba Lonoce (i primi due accusati di concorso in turbata libertà d'incanto, con riferimento alla vicenda di Sava; la donna di concorso in corruzione, per i fatti di Grottaglie).
E sono attesi chiarimenti da parte di tutti i coinvolti, soprattutto in riferimento a quanto emerso dal profluvio di intercettazioni, ambientali e fra presenti, operato dai militari della Guardia di finanza, che hanno investigato nell'ambito dell'inchiesta del procuratore aggiunto Maurizio Carbone e del sostituto procuratore Enrico Bruschi.
A voler dare una interpretazione univoca al tenore dei dialoghi captati dagli investigatori, il quadro di compromissioni, di pressioni, di accordi illeciti e di dazioni di tangenti, in denaro o in altre utilità, appare inequivocabile. Con ciò confermando come intorno al settore dell'ambiente, che pone problemi di salute che sembrano interessare solo cittadini, gruppi di ambientalisti e qualche politico isolato, si scatenino appetiti famelici senza ritegno.
D'altra parte, la chiave di volta di questa presunta parata di corruzioni e di spietate corse all'affarismo sta in una frase intercettata, e attribuita all'imprenditore Venuti, la cui impaziente attesa per l'autorizzazione del sopralzo del terzo lotto della discarica di Grottaglie, si consumò lungo dialoghi, pressioni e litigi, che videro protagonisti anche Tamburrano, Pasquale Lonoce e Natile.
Quell'autorizzazione sdoganata da Natile costò a Venuti tre mesi di spasmodica attesa ma, soprattutto, per sua stessa ammissione «tre milioni di euro» di mancati guadagni. Facile capire, allora, perchè la firma sdoganata alla fine dalla Provincia si sia poi tradotta in un banchetto per festeggiare.
Tuttavia, se l'inchiesta ha raccontato sino ad oggi i dettagli di questi intrecci affaristici, ha pure lasciato sul terreno scorie che vanno rimosse. E approfondite. Il riferimento è ai vari personaggi coinvolti nella vicenda, direttamente o indirettamente. E agli appalti, citati nel procedimento, che potrebbero aver seguito gli stessi contaminati percorsi di quelli finiti sott'accusa. Così, viene da chiedersi se saranno approfonditi gli atti legati agli affidamenti disposti per contrastare l'emergenza da maltempo di Massafra, o la pulizia della strada Grottaglie-mare.
La necessità degli accertamenti, d'altra parte, scaturisce dalle considerazioni della Gilli. La stessa ha rilevato la condivisione di interessi fra Tamburrano e Lonoce, «gangli essenziali di un meccanismo di corruttela che sistematicamente si insinuava nel sistema pubblico di appalti e affidamenti dei lavori».
Un'ultima considerazione è legata alla misura della detenzione in carcere adottata dal gip, su richiesta della procura. Paradossalmente, la veemenza con cui l'ex presidente Tamburrano difese la scelta di nominare Natile alla guida del quarto settore della Provincia sembra essersi rivelata un boomerang.
Fra le esigenze cautelari individuate, il giudice ha indicato i pericoli dell'inquinamento probatorio e della possibilità di reiterazione dei reati della stessa natura. E contro Tamburrano hanno un rilievo, al di là di quanto emerso in maniera specifica nei suoi confronti, anche attraverso il gancio rappresentato all'interno dell'Ente Provincia proprio da Natile che, secondo l'accusa, era agli ordini dell'allora presidente. E che al suo ex presidente sarebbe rimasto fedele.
Successivamente sarà la volta degli indagati agli arresti domiciliari: Federico Cangialosi, Cosimo
Natuzzi e Rosalba Lonoce (i primi due accusati di concorso in turbata libertà d'incanto, con riferimento alla vicenda di Sava; la donna di concorso in corruzione, per i fatti di Grottaglie).
E sono attesi chiarimenti da parte di tutti i coinvolti, soprattutto in riferimento a quanto emerso dal profluvio di intercettazioni, ambientali e fra presenti, operato dai militari della Guardia di finanza, che hanno investigato nell'ambito dell'inchiesta del procuratore aggiunto Maurizio Carbone e del sostituto procuratore Enrico Bruschi.
A voler dare una interpretazione univoca al tenore dei dialoghi captati dagli investigatori, il quadro di compromissioni, di pressioni, di accordi illeciti e di dazioni di tangenti, in denaro o in altre utilità, appare inequivocabile. Con ciò confermando come intorno al settore dell'ambiente, che pone problemi di salute che sembrano interessare solo cittadini, gruppi di ambientalisti e qualche politico isolato, si scatenino appetiti famelici senza ritegno.
D'altra parte, la chiave di volta di questa presunta parata di corruzioni e di spietate corse all'affarismo sta in una frase intercettata, e attribuita all'imprenditore Venuti, la cui impaziente attesa per l'autorizzazione del sopralzo del terzo lotto della discarica di Grottaglie, si consumò lungo dialoghi, pressioni e litigi, che videro protagonisti anche Tamburrano, Pasquale Lonoce e Natile.
Quell'autorizzazione sdoganata da Natile costò a Venuti tre mesi di spasmodica attesa ma, soprattutto, per sua stessa ammissione «tre milioni di euro» di mancati guadagni. Facile capire, allora, perchè la firma sdoganata alla fine dalla Provincia si sia poi tradotta in un banchetto per festeggiare.
Tuttavia, se l'inchiesta ha raccontato sino ad oggi i dettagli di questi intrecci affaristici, ha pure lasciato sul terreno scorie che vanno rimosse. E approfondite. Il riferimento è ai vari personaggi coinvolti nella vicenda, direttamente o indirettamente. E agli appalti, citati nel procedimento, che potrebbero aver seguito gli stessi contaminati percorsi di quelli finiti sott'accusa. Così, viene da chiedersi se saranno approfonditi gli atti legati agli affidamenti disposti per contrastare l'emergenza da maltempo di Massafra, o la pulizia della strada Grottaglie-mare.
La necessità degli accertamenti, d'altra parte, scaturisce dalle considerazioni della Gilli. La stessa ha rilevato la condivisione di interessi fra Tamburrano e Lonoce, «gangli essenziali di un meccanismo di corruttela che sistematicamente si insinuava nel sistema pubblico di appalti e affidamenti dei lavori».
Un'ultima considerazione è legata alla misura della detenzione in carcere adottata dal gip, su richiesta della procura. Paradossalmente, la veemenza con cui l'ex presidente Tamburrano difese la scelta di nominare Natile alla guida del quarto settore della Provincia sembra essersi rivelata un boomerang.
Fra le esigenze cautelari individuate, il giudice ha indicato i pericoli dell'inquinamento probatorio e della possibilità di reiterazione dei reati della stessa natura. E contro Tamburrano hanno un rilievo, al di là di quanto emerso in maniera specifica nei suoi confronti, anche attraverso il gancio rappresentato all'interno dell'Ente Provincia proprio da Natile che, secondo l'accusa, era agli ordini dell'allora presidente. E che al suo ex presidente sarebbe rimasto fedele.
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