Simon: “Si cercano fuori provincia operatori call center inbound dopo aver corroso la platea di precari tarantini”
Continua l’emorragia in Teleperformance. Ma ora
terminato lo sfruttamento delle risorse locali, la grande multinazionale
delle telecomunicazioni allarga il suo raggio d’azione verso altre
province. Una fabbrica di precariato senza fine.
La denuncia è del Nidil CGIL di Taranto a cui in queste ultime ore sono arrivate una serie di segnalazione su una ricerca di personale che il call center tarantino starebbe operando attraverso i canali di una agenzia di somministrazione che opera nella provincia di Brindisi.
“Si cercano fuori provincia operatori call center inbound da avviare al contratto di somministrazione – dice Daniele Simon, segretario del Nidil CGIl di Taranto – perché qui la platea dei possibili lavoratori è stata corrosa nel tempo da anni di precariato che oggi il Decreto Dignità, con il suo sistema di divieti di proroghe e individuazioni di causali specifiche, impedisce”.
Una situazione, dunque, che sposta la “pesca miracolosa” da una provincia ad un’altra, ma che non risolve il problema di chi dopo anni di esperienza, anche se precaria, al servizio della multinazionale, viene oggi considerato “inutilizzabile”.
“Una precariopoli a ciclo continuo – continua Simon – che ha già dichiarato esuberi nei lavoratori diretti per 300 unità e che ha definitivamente inghiottito nelle spire della somministrazione prima e del licenziamento poi, dall’inizio dell’anno in poi, altri 300 lavoratori atipici”.
La denuncia è del Nidil CGIL di Taranto a cui in queste ultime ore sono arrivate una serie di segnalazione su una ricerca di personale che il call center tarantino starebbe operando attraverso i canali di una agenzia di somministrazione che opera nella provincia di Brindisi.
“Si cercano fuori provincia operatori call center inbound da avviare al contratto di somministrazione – dice Daniele Simon, segretario del Nidil CGIl di Taranto – perché qui la platea dei possibili lavoratori è stata corrosa nel tempo da anni di precariato che oggi il Decreto Dignità, con il suo sistema di divieti di proroghe e individuazioni di causali specifiche, impedisce”.
Una situazione, dunque, che sposta la “pesca miracolosa” da una provincia ad un’altra, ma che non risolve il problema di chi dopo anni di esperienza, anche se precaria, al servizio della multinazionale, viene oggi considerato “inutilizzabile”.
“Una precariopoli a ciclo continuo – continua Simon – che ha già dichiarato esuberi nei lavoratori diretti per 300 unità e che ha definitivamente inghiottito nelle spire della somministrazione prima e del licenziamento poi, dall’inizio dell’anno in poi, altri 300 lavoratori atipici”.
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