- BARI - Il veicolo è un sms, un messaggio su Whatsapp o anche una mail che contiene un link: basta un «clic» per essere catapultati su una pagina web civetta che, in realtà, contiene un trojan. È una sorta di programma-spia, quello che gli inquirenti definiscono «captatore»: il virus grazie a cui la Finanza ha potuto utilizzare i cellulari come microspie. Ascoltando così i colloqui dell’imprenditore Pasquale Lonoce, che si sfogava per le centinaia di migliaia di euro spesi per «oliare» l’ex presidente della Provincia, Martino Tamburrano affinché autorizzasse l’ampliamento della discarica di Grottaglie. Un grave episodio di corruzione per cui giovedì sono entrambi finiti in carcere insieme ad altre due persone. Tuttavia, dicono gli atti dell’inchiesta condotta dall’aggiunto Maurizio Carbone e dal pm Enrico Bruschi, qualcuno aveva avvertito i due complici delle intercettazioni informatiche in corso.
intercettazioni ambientali. Come ad esempio il 6 luglio scorso, quando il trojan installato sul cellulare di Lonoce (un Iphone X) registra la discussione con Tamburrano a proposito della Mercedes Glc da 49mila euro che - secondo l’accusa - il politico di Forza Italia avrebbe ricevuto insieme a consistenti somme di denaro a fronte dell’ok all’ampliamento della discarica. Lonoce spiega perché ha fatto acquistare l’auto con una serie di cambiali emesse (almeno sulla carta) da Tamburrano. «Che allora se non mi trovo io no, che lo salvo a quello, prende la 740 e la intesta, e le cambiali? Comunque gli faccio fare le cambiali, tutte cose, meno male eh quello mi sentì a me: “Fammi vedere il pagamento della macchina” (...). E quanto l’hai pagata e come l’hai pagata, che se prendi 2mila non puoi fare una cambiale di 4mila».
Un trojan era stato installato anche sul cellulare di Tamburrano (un vecchio modello Android), ed ha consentito di ascoltare la conversazione con Lonoce in cui i due parlano della commissione aggiudicatrice dell’appalto per la raccolta rifiuti di Sava: anche quello, secondo l’accusa, sarebbe stato truccato in cambio di soldi e di assunzioni.
Ma proprio il trojan sul cellulare di Lonoce ha consentito alla Finanza di registrare gli indizi di una possibile (e grave) fuga di notizie. Durante una cena, l’11 luglio, l’imprenditore ha raccontato a Tamburrano che Roberto Venuti, il manager di Linea Ambiente (la società controllata da A2A che possiede la discarica di Grottaglie), gli aveva riferito di intercettazioni in corso sul cellulare dell’allora presidente Tamburrano e dello stesso imprenditore.
La Procura è convinta che quelle riferite a Venuti da un altro notissimo imprenditore del settore non fossero millanterie. Tanto che Lonoce, il 16 luglio, si presenta da un rivenditore di San Giorgio Jonico per far resettare i suoi cellulari. «L’operazione di bonifica - annota il gip Gilli - si concretizzava in una operazione di reset, con distruzione dei dati “in chiaro” del telefono non intercettabili (conversazioni Whatsup o a mezzo di altri social network, foto, sms presenti in memoria in epoca antecedente alla intercettazione), con ciò pregiudicandosi anche il sequestro probatorio del telefono ed estrazione di copia-immagine dallo stesso, operazione che era impossibile eseguire con il captor, per l’alta evoluzione tecnologica del telefono posseduto dal Lonoce». L’Iphone X è infatti uno dei modelli per i quali a oggi l’inoculazione del trojan è impossibile (con le ultime versioni di iOs) o comunque molto complicata e comunque limitata.
Per la fuga di notizie è indagato un maresciallo dei Carabinieri, spesso commensale di Tamburrano, che sarebbe stato a conoscenza di alcuni atti investigativi tanto da rivelare al presidente l’esistenza di una indagine a carico della moglie, Maria Francavilla, per fatti diversi da quelli relativi alla discarica. E per l’episodio che ha fatto emergere l’esistenza delle intercettazioni è al vaglio la posizione dell’imprenditore che avrebbe avvertito Venuti: la posizione delle celle telefoniche rende credibile l’ipotesi che ci sia stato un incontro tra i due, e la fonte dell’imprenditore potrebbe essere stata un maresciallo della Finanza.
Intanto l’inchiesta va avanti per esplorare altri filoni. Gli indagati sono almeno 11, comprese le due persone (parenti di Lonoce) per cui il gip non ha concesso i domiciliari. Le perquisizioni disposte giovedì dalla Procura, anche a carico di persone non indagate, non hanno portato a scoprire somme di denaro contante che potrebbero far pensare a tangenti. Tamburrano è nel carcere di Taranto, nella stessa cella di Michele Nardi, l’ex gip di Trani arrestato per associazione e delinquere e corruzione.
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