Un compagno del gruppo di studio e formazione operaia di Ravenna ha inviato un contributo che riprende l'analisi di Gramsci sullo Stato e la necessaria e attuale lotta alle trasfigurazioni riformiste di essa.
"La visione di Gramsci non è mai stata una visione riformista e parlamentarista ma lotta politica nel solco della rivoluzione proletaria, nel "fare come in Russia", parola d'ordine delle masse proletarie in tutto il mondo dopo la vittoria dell'Ottobre. Ma in un paese imperialista le questioni sono molto più complesse, come ci avverte Gramsci.
La Rivoluzione in un paese imperialista non è semplice applicazione di teorie lette nei libri. Richiede uno sforzo di comprensione sullo Stato, un'analisi dello Stato e degli apparati dello Stato in un paese imperialista come l'Italia ad elevato sviluppo economico. Questa analisi è stata elaborata da Gramsci
nelle Tesi di Lione, esito vincente della lotta tra le 2 linee all'interno del Partito di cui assume la direzione, e nel carcere.
Da qui partiamo per affrontare il concetto di egemonia in Gramsci. Tema che riprende Lenin del "Che fare?" e che si lega alla Formazione Operaia su "Stato e Rivoluzione", perchè è sulla concezione leninista dello Stato che il Partito rivoluzionario traccia la sua linea di demarcazione con l'opportunismo e qui il concetto di egemonia può essere affermato. L'autonomia del proletariato è il presupposto dell'esercizio dell'egemonia nel Fronte Unito, autonomia che vuol dire una sola cosa: costruzione del Partito.
Su come costruire le alleanze di classe necessarie al proletariato per vincere non si può non tenere conto di questo, se si vogliono sconfiggere l'influenza della borghesia e dell'opportunismo piccolo-borghese nei movimenti, in tutte quelle ramificazioni organizzate, dal sindacato alla scuola, ai partiti, alle parrocchie, ai mass media, che vengono comunemente chiamate "società civile" e che non sono altro, in un paese imperialista come il nostro, che cintura di protezione dello Stato, dove la borghesia imperialista esercita il suo dominio. La struttura dello Stato non si presenta solo nella forma classica, repressiva, con polizia e tribunali, ma dietro a questo “tremolio dello Stato si scorge subito una robusta struttura della società civile. Lo Stato è solo una trincea avanzata, dietro cui sta una robusta catena di fortezze e di casematte” (Note sul Machiavelli)....
Gramsci chiama “società politica+società civile, cioè egemonia corazzata di coercizione”, "lo Stato.
Ma se perdiamo di vista in Gramsci la dittatura del proletariato, la rivoluzione armata, la lotta per il Partito, la "guerra di posizione" che è lo svolgersi della Rivoluzione in un paese imperialista, il tutto si riduce alla “via elettorale al socialismo”, propria del revisionismo. Secondo Gramsci invece in Russia la Rivoluzione si è realizzata nella forma di "guerra di movimento" con l'insurrezione come esito finale della preparazione, e usa questa formula per definire una società "in cui non esistevano ancora i grandi partiti di massa e i grandi sindacati economici e la società era ancora, per così dire, allo stato di fluidità per molti aspetti: maggiore arretratezza della campagna e monopolio quasi completo dell'efficienza politico-statale in poche città o addirittura in una sola, apparato statale relativamente poco sviluppato e maggiore autonomia della società civile dall'attività statale, determinato sistema delle forze militari e dell'armamento nazionale, maggiore autonomia delle economie nazionali dai rapporti economici del mercato mondiale ecc...." E ancora: "In Oriente lo Stato era tutto, la società civile - sistema egemonico borghese, partiti borghesi ecc..- era primordiale e gelatinosa" (Note sul Machiavelli).
In un paese imperialista l'accumulazione delle forze per la Rivoluzione non può coincidere con l'attività politica dei comunisti nelle istituzioni della società civile ma solo con la lotta rivoluzionaria: le Tesi di Lione si chiudono con l'affermazione che il problema dello Stato non può essere risolto “nell'interesse della classe operaia in una forma che non sia quella della dittatura del proletariato” e, nell'articolo del 13 gennaio 1921, Gramsci, salutando l'apertura del Congresso di Livorno, afferma che la vittoria del proletariato può avvenire “solo spezzando l'attuale macchina dello Stato borghese”.
Quindi il problema dell'egemonia per Gramsci è il rapporto coscienza/spontaneità esposto nel "Che fare?" di Lenin. E' principalmente la lotta per la costruzione del Partito in un paese imperialista la premessa necessaria per l'assalto alle "casematte" della borghesia imperialista, non si può pensare di sconfiggere l'influenza del liberalismo borghese sulle masse operaie e popolari e sviluppare la coscienza di classe, formare il blocco rivoluzionario/Fronte Unito se non partiamo dalla costruzione del Partito. O "egemonia borghese" o "egemonia proletaria". Gramsci afferma nel Quaderno su Machiavelli: "la tecnica politica moderna è completamente mutata dopo il 1848, dopo l'espansione del parlamentarismo, del regime associativo sindacale e di partito, del formarsi di varie burocrazie statali e 'private' (politico-private, di partiti e sindacati) e le trasformazioni avvenute nell'organizzazione della polizia in senso largo, cioè non solo del servizio statale destinato alla repressione della delinquenza, ma dell'insieme delle forze organizzate dallo Stato e dai privati per tutelare il dominio politico ed economico delle classi dirigenti. In questo senso, interi partiti 'politici' e altre organizzazioni economiche o di altro genere devono essere considerati organismi di polizia politica, di carattere investigativo e preventivo".
L'egemonia, per Gramsci, è politica, organizzativa e 'sociale' “Un gruppo sociale può e anzi deve essere dirigente già prima di conquistare il potere governativo (è questa una delle condizioni fondamentali per la stessa conquista del potere); dopo, quando esercita il potere, anche se lo tiene fermamente in pugno, diventa dominante ma deve continuare ad essere anche dirigente” (Il Risorgimento). Questo concetto viene precisato da Gramsci quando afferma: “ Un gruppo sociale è dominante dei gruppi sociali che tende a “liquidare” e a sottomettere anche con la forza armata ed è dirigente dei gruppi affini ed alleati”.
Che ci vuole un'analisi marxista delle società imperialiste, che non ci debba essere un automatismo con la Rivoluzione in un paese imperialista lo afferma subito Lenin al VI Congresso del partito comunista russo: “Bisogna tener conto che la rivoluzione socialista mondiale nei paesi progrediti non può cominciare con la stessa facilità con cui si è cominciata in Russia, paese di Nicola e di Rasputin, dove per un'immensa parte della popolazione era indifferente sapere quali popoli abitassero la periferia e cosa avvenisse là. In un paese simile era facile incominciare la Rivoluzione, facile come sollevare una piuma. Ma cominciare senza preparazione la Rivoluzione in un paese dove il capitalismo si è sviluppato, ha dato una cultura ed il senso di un'organizzazione democratica a tutti gli uomini, sino all'ultimo, sarebbe un errore, un'assurdità”.
E una lettera di Gramsci a Togliatti e Terracini scritta da Vienna il 9 febbraio 1924 lo conferma: “La determinazione che in Russia era diretta e lanciava le masse nelle strade all'assalto rivoluzionario, nell'Europa centrale e occidentale si complica per tutte queste superstrutture politiche create dal più grande sviluppo del capitalismo, rende più lenta e e più prudente l'azione delle masse e domanda quindi al Partito rivoluzionario tutta una strategia e una tattica ben più complesse e di lunga lena di quelle che furono necessari ai bolscevichi nel periodo tra marzo e novembre del 1917”.
Scrive Gramsci sul Quaderno sul Machiavelli: “La stessa rivoluzione deve avvenire nell'arte e nella scienza politica, almeno per ciò che riguarda gli stati più avanzati, dove la “società civile” è diventata una struttura molto complessa e resistente alle “irruzioni catastrofiche dell'elemento economico immediato (crisi, depressioni, ecc..): le superstrutture della società civile sono come il sistema delle trincee nella guerra moderna. Come in questa avveniva che un accanito attacco di artiglieria sembrava avesse distrutto tutto il sistema difensivo avversario, ma ne aveva invece solo distrutto la superficie esterna ed al momento dell'attacco e dell'avanzata gli assalitori si trovavano di fronte una linea difensiva ancora efficiente, così avviene nella politica durante le grandi crisi economiche: né le truppe assalitrici per effetto della crisi si organizzano fulmineamente nel tempo e nello spazio, né tantomeno acquistano uno spirito aggressivo: per reciproca, gli assaliti non si demoralizzano, né abbandonano le difese, pur tra le macerie, né perdono la fiducia nelle proprie forze e nel proprio avvenire. Le cose certo non rimangono tali e quali ma è certo che viene a mancare l'elemento della rapidità, del tempo accellerato, della marcia progressiva definitiva come si aspetterebbero gli strateghi del cadornismo politico... si tratta dunque di studiare, con profondità, quali sono gli elementi della società civile che corrispondono ai sistemi di difesa della guerra di posizione”.
Studiare sì, questi elementi ma per combatterli, ed è il compito dell'autonomia operaia, del suo Partito, dei suoi quadri comunisti, perchè queste "fortificazioni"/"territori sociali" operano per dividere e disgregare la coscienza di classe, per fiaccare le sue lotte. Questi "territori", come nella concezione della guerra popolare maoista, devono essere “liberati” dal Partito di tipo nuovo, comunista, rivoluzionario!"
Un compagno del gruppo di studio e formazione operaia RAVENNA
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