Acciaio, l'addio di Arcerol Mittal: tre scenari per Genova
Trenta giorni per riportare il gruppo all’amministrazione straordinaria pubblica. Solo una nuova norma riapre il dialogo, altrimenti torna il pubbblico. Per Cornigliano e Novi anche l’ipotesi “scissione"...
Cornigliano si "sgancia"
È l'ipotesi che è tornata a circolare in queste ore, anche se appare oggettivamente di difficile realizzazione. Anche in questo caso, sempre in teoria, il gruppo potrebbe rinunciare a Taranto, vista la sua produzione d'acciaio sparsa per l'Europa, ma mantenere i suoi presidi "a freddo" di Cornigliano e Novi Ligure. Una piattaforma logistica come quella genovese, un milione di metri quadri direttamente sull'acqua, con banchine, raccordi ferroviari e autostrade, diventa un qualcosa di irrinunciabile per chi coltiva il business della siderurgia. Se a questo si aggiungono gli investimenti, ancora da completare, sulle linee di zincatura e sulla banda stagnata, e l'elevata professionalità degli addetti di Cornigliano, si capisce facilmente come nessuno voglia privarsene.
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Il futuro dello stabilimento di Cornigliano dipende certamente da Taranto ma, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe lavorare in modo indipendente?
Probabilmente sì, perché l’acciaio che oggi arriva via nave dallo stabilimento di Taranto potrebbe arrivare direttamente dalla Francia o dalla Spagna. Genova inoltre è l’unico stabilimento italiano che produce la banda stagnata. Per Genova quindi, così come per Novi ligure e per Marghera, potrebbe astrattamente esistere un futuro anche senza Taranto.
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