Perquisizioni e sequestri su delega delle Procure di Milano e Taranto inseguito alle due inchieste. L'azienda conferma e afferma di collaborarE.
Scattano le primissime iniziative della Procura di Taranto nella
vicenda ex Ilva. Perquisizioni e sequestri da parte della Guardia di
finanza, infatti, come riferiscono le prime notizie di agenzia, tra cui
l’ANSA, sono in corso negli uffici di Taranto di ArcelorMittal.
L’intervento è stato disposto su delega della procura tarantina
nell’ambito dell’inchiesta avviata dopo l’esposto presentato dai
commissari dell’ex Ilva in amministrazione straordinaria. A quanto si
apprende, sempre secondo fonti di agenzia, la Guardia di finanza su
delega della procura di Taranto, sta acquisendo documentazione,
anche in forma digitale, di tutto quanto abbia attinenza con movimento di merci, ordini, e stato di manutenzione degli impianti, in base a quanto segnalato alla Procura nell’esposto presentato dai commissari.
L’inchiesta, tutt’ora contro ignoti, riguarda presunte condotte illecite di ArcelorMittal in particolare in merito alle ipotesi di reati di ‘Distruzione di mezzi di produzione’ e di ‘Appropriazione indebita’. Quest’ultima ipotesi fa riferimento al fatto che i commissari di Ilva nella denuncia sostengono che il magazzino del siderurgico sia stato svuotato rispetto alla merce che vi era al momento della consegna.
Insomma, valutare se da parte del gruppo franco-indiano ci sia stato il rispetto dei livelli di approvvigionamento per mantenere l’attività degli altiforni. È quanto appreso da fonti vicine all’inchiesta. Nel dettaglio, la Guardia di Finanza opera con un decreto di perquisizione e la possibilità di sequestrare documenti. Allo stato, le Fiamme Gialle stanno procedendo con una richiesta di documenti e in caso di diniego da parte di ArcelorMittal possono procedere con il sequestro (ma l’azienda ha comunicato ufficialmente che sta collaborando). La Gdf punta a verificare se l’approvvigionamento nel tempo delle materie prime per il funzionamento degli impianti (gli altiforni in particolare) sia stato sempre adeguato al rispetto del contratto tra i commissari Ilva e ArcelorMittal che garantiva la produzione di un certo tipo di materiale, in una determinata quantita, con una determinata qualità. Inoltre, l’altro punto da verificare per la Gdf è se l’attività degli altiforni è stata garantita, perchè non possono essere spenti – con conseguente danneggiamento irreparabile – e quindi ci deve essere un minimo di carburante garantito per il suo funzionamento.
Ma la Guardia di Finanza è entrata anche negli uffici di ArcelorMittal in via Brenta, a Milano. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e i pm Stefano Civardi e Mauro Clerici, nel fascicolo aperto nei giorni scorsi, contestano presunte false comunicazioni al mercato, ossia l’aggiotaggio informativo, e anche il reato previsto dall’articolo 232 della legge fallimentare, ossia la distrazione di beni e risorse senza il concorso del fallito e dopo un fallimento, quello in questo caso che ha riguardato l’Ilva negli anni scorsi. Le legge, infatti, punisce «con la reclusione da uno a cinque anni chiunque, dopo la dichiarazione di fallimento, fuori dei casi di concorso in bancarotta o di favoreggiamento, sottrae, distrae, ricetta ovvero in pubbliche o private dichiarazioni dissimula beni del fallito». In sostanza, gli inquirenti puntano a verificare se dirigenti e manager del gruppo con le loro condotte abbiano sottratto e distratto beni e risorse dall’Ilva fallita, dopo che hanno iniziato a gestirla col contratto d’affitto, contratto da cui hanno chiesto di recedere dando anche l’avvio alla causa civile. La contestazione di aggiotaggio informativo, invece, si concentra su alcuni comunicati stampa diffusi da ArcelorMittal e che avrebbe avuto effetti sul mercato, effetti in questo caso sui mercati esteri dove la capogruppo dell’azienda franco indiana è quotata. Intanto, nell’ufficio del pm Civardi gli inquirenti stanno ascoltando persone informate sui fatti, proseguendo l’attività già iniziata ieri con l’ascolto di dirigenti dell’amministrazione straordinaria dell’ex Ilva. Nelle indagini, condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano, nelle prossime ore potrebbero esserci anche acquisizioni di documenti utili alle indagini.
C’è anche l’accusa di omessa dichiarazione dei redditi tra quelle contestate dalla Procura di Milano. La Guardia di Finanza sta effettuando non solo acquisizioni ma anche perquisizioni con i sequestri di documenti e supporti informatici. L’indagine si concentra sull’operatività di ArcelorMittal. L’accusa di «omessa dichiarazione dei redditi», riguarderebbe, da quanto si è appreso, le attività di una società olandese del gruppo franco indiano e i suoi rapporti commerciali con la filiale italiana, che vuole recedere il contratto d’affitto dell’ex Ilva. Dalla società olandese dello stesso gruppo, infatti, ArcelorMittal si servirebbe per l’approvvigionamento di materiali. Società che, oltre a vendere all’ex Ilva a prezzi che sembrerebbero più alti rispetto a quelli di mercato, godrebbe di un regime fiscale più vantaggioso. Da qui le indagini anche sul fronte tributario. Al momento l’indagine della procura di Milano risulta essere ancora a carico di ignoti. Tra i reati ipotizzati c’è anche la manipolazione del mercato oltre a quello di distrazione di beni dal fallimento, quello del gruppo Riva che un tempo deteneva l’Ilva. La Gdf si trova al momento anche negli uffici milanesi.
anche in forma digitale, di tutto quanto abbia attinenza con movimento di merci, ordini, e stato di manutenzione degli impianti, in base a quanto segnalato alla Procura nell’esposto presentato dai commissari.
L’inchiesta, tutt’ora contro ignoti, riguarda presunte condotte illecite di ArcelorMittal in particolare in merito alle ipotesi di reati di ‘Distruzione di mezzi di produzione’ e di ‘Appropriazione indebita’. Quest’ultima ipotesi fa riferimento al fatto che i commissari di Ilva nella denuncia sostengono che il magazzino del siderurgico sia stato svuotato rispetto alla merce che vi era al momento della consegna.
Insomma, valutare se da parte del gruppo franco-indiano ci sia stato il rispetto dei livelli di approvvigionamento per mantenere l’attività degli altiforni. È quanto appreso da fonti vicine all’inchiesta. Nel dettaglio, la Guardia di Finanza opera con un decreto di perquisizione e la possibilità di sequestrare documenti. Allo stato, le Fiamme Gialle stanno procedendo con una richiesta di documenti e in caso di diniego da parte di ArcelorMittal possono procedere con il sequestro (ma l’azienda ha comunicato ufficialmente che sta collaborando). La Gdf punta a verificare se l’approvvigionamento nel tempo delle materie prime per il funzionamento degli impianti (gli altiforni in particolare) sia stato sempre adeguato al rispetto del contratto tra i commissari Ilva e ArcelorMittal che garantiva la produzione di un certo tipo di materiale, in una determinata quantita, con una determinata qualità. Inoltre, l’altro punto da verificare per la Gdf è se l’attività degli altiforni è stata garantita, perchè non possono essere spenti – con conseguente danneggiamento irreparabile – e quindi ci deve essere un minimo di carburante garantito per il suo funzionamento.
Ma la Guardia di Finanza è entrata anche negli uffici di ArcelorMittal in via Brenta, a Milano. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e i pm Stefano Civardi e Mauro Clerici, nel fascicolo aperto nei giorni scorsi, contestano presunte false comunicazioni al mercato, ossia l’aggiotaggio informativo, e anche il reato previsto dall’articolo 232 della legge fallimentare, ossia la distrazione di beni e risorse senza il concorso del fallito e dopo un fallimento, quello in questo caso che ha riguardato l’Ilva negli anni scorsi. Le legge, infatti, punisce «con la reclusione da uno a cinque anni chiunque, dopo la dichiarazione di fallimento, fuori dei casi di concorso in bancarotta o di favoreggiamento, sottrae, distrae, ricetta ovvero in pubbliche o private dichiarazioni dissimula beni del fallito». In sostanza, gli inquirenti puntano a verificare se dirigenti e manager del gruppo con le loro condotte abbiano sottratto e distratto beni e risorse dall’Ilva fallita, dopo che hanno iniziato a gestirla col contratto d’affitto, contratto da cui hanno chiesto di recedere dando anche l’avvio alla causa civile. La contestazione di aggiotaggio informativo, invece, si concentra su alcuni comunicati stampa diffusi da ArcelorMittal e che avrebbe avuto effetti sul mercato, effetti in questo caso sui mercati esteri dove la capogruppo dell’azienda franco indiana è quotata. Intanto, nell’ufficio del pm Civardi gli inquirenti stanno ascoltando persone informate sui fatti, proseguendo l’attività già iniziata ieri con l’ascolto di dirigenti dell’amministrazione straordinaria dell’ex Ilva. Nelle indagini, condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano, nelle prossime ore potrebbero esserci anche acquisizioni di documenti utili alle indagini.
C’è anche l’accusa di omessa dichiarazione dei redditi tra quelle contestate dalla Procura di Milano. La Guardia di Finanza sta effettuando non solo acquisizioni ma anche perquisizioni con i sequestri di documenti e supporti informatici. L’indagine si concentra sull’operatività di ArcelorMittal. L’accusa di «omessa dichiarazione dei redditi», riguarderebbe, da quanto si è appreso, le attività di una società olandese del gruppo franco indiano e i suoi rapporti commerciali con la filiale italiana, che vuole recedere il contratto d’affitto dell’ex Ilva. Dalla società olandese dello stesso gruppo, infatti, ArcelorMittal si servirebbe per l’approvvigionamento di materiali. Società che, oltre a vendere all’ex Ilva a prezzi che sembrerebbero più alti rispetto a quelli di mercato, godrebbe di un regime fiscale più vantaggioso. Da qui le indagini anche sul fronte tributario. Al momento l’indagine della procura di Milano risulta essere ancora a carico di ignoti. Tra i reati ipotizzati c’è anche la manipolazione del mercato oltre a quello di distrazione di beni dal fallimento, quello del gruppo Riva che un tempo deteneva l’Ilva. La Gdf si trova al momento anche negli uffici milanesi.
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