giovedì 28 novembre 2019

Sulla questione ambientale - per cui domani, anche a Taranto, scendono in piazza tanti giovani

La questione ambientale pone il rapporto dialettico e contraddittorio tra uomo e natura e tra grande industria e proletariato, unica classe che può rivolgere la potenza delle forze produttive generate dal capitale non nella distruzione dell'umanità ma come forze al servizio dell'umanità, della ricostituzione del rapporto uomo-natura, una volta liberate dalle catene del capitale.

NOCIVO E' IL CAPITALE NON LA FABBRICA

"Il capitale (…) nel suo movimento effettuale viene influenzato dalla prospettiva di un futuro imputridimento dell'umanità e di uno spopolamento infine incontenibile né più né meno di quanto su di esso influisca la possibilità della caduta della terra sul sole. Tutti sanno che in ogni imbroglio speculativo sulle azioni una volta o l'altra deve scoppiare il temporale, ma ciascuno spera che il fulmine cada sulla testa del suo prossimo, e non prima che egli abbia raccolto e portato al sicuro la pioggia d'oro. Après moi le deluge! è il motto di ogni capitalista e di ogni nazione capitalistica. Quindi il capitale non ha riguardi per la salute e la durata della vita del lavoratore, quando non sia costretto a tali riguardi dalla società. (…) Ma, considerando il fenomeno nel suo complesso, tutto ciò non dipende neppure dalla buona o cattiva volontà del capitalista singolo. La libera concorrenza fa valere leggi immanenti della produzione capitalistica come legge coercitiva esterna nei confronti del capitalista singolo".
K. Marx, F. Engels, Opere XXXI. Il capitale, La città del sole, Napoli 2011, p. 293

«La grande industria moderna ha creato da una parte un proletariato, una classe che per la prima volta nella storia può porre l'esigenza dell'abolizione non di questa o di quella particolare organizzazione di classe, o di questo o di quel privilegio particolare di classe, ma delle classi in generale (…). E dal fatto che la stessa grande industria, dall'altra parte, ha creato nella borghesia una classe che possiede il monopolio di tutti i mezzi di produzione e i mezzi di sussistenza, ma che, in ogni periodo di ascesa vertiginosa e in ogni crisi che lo segue, dimostra di essere incapace di dominare ancora in avvenire le forze produttive che, crescendo, sono sfuggite al suo potere; una classe sotto la cui guida la società corre verso la rovina, come una locomotiva il cui macchinista è troppo debole per aprire le valvole di sicurezza che si sono bloccate. In altri termini proviene dal fatto che sia le forze produttive create dal moderno modo di produzione capitalistico, sia anche il sistema di distribuzione dei beni da esso creato, sono caduti in flagrante contraddizione con quello stesso modo di produzione e precisamente in tal modo che, a meno che tutta la società moderna debba andare in rovina, deve aver luogo un rivoluzionamento del modo di produzione e di distribuzione che elimini tutte le differenze di classe. Su questo fatto materiale, tangibile, che, in una forma più o meno chiara, ma con necessità irresistibile, si impone alla mente dei proletari sfruttati, su questo fatto e non sulle idee che questo o quel filosofo in pantofole hanno del giusto e dell'ingiusto, si fonda la certezza di vittoria del socialismo moderno».
F. Engelg, Antidüring, a cura di V. Gerrattana, Editori riuniti, Roma 19712, p. 167-168

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