Il recente accordo sulla CIGO fatto dai sindacati confederali con ArcelorMittal dimostra che se al padrone dai un dito quello vuole la mano.
Mettere in discussione gli accordi del 6 settembre 2018 e quello recente, ora significa prendere un’altra strada necessaria.
Nello sciopero del 25 ottobre - prima dell'esplodere dell'odierna CRISI avevamo indicato ai lavoratori: Occorre respingere questo accordo! Ma occorre soprattutto lottare e ricostruire un vero sindacato dei lavoratori, un sindacato di classe che non c'è.
ACCORDO SULLA CIGO-UN ALTRO GRAVE PASSO A FAVORE DI ARCELORMITTAL
1) E’ stata accettata la cassintegrazione. Dopo la prima cassintegrazione avviata dall'azienda unilateralmente, ora con questo accordo l’azienda ottiene l'appoggio dei sindacati confederali. Questo è un grave passo che rende permanente la cigo. La stessa premessa dell'accordo che lega la cigo alle cosiddette “ragioni oggettive del mercato”, consente ad ArcelorMittal di usarla anche per il futuro ogni volta che avrà un “calo di ordini”, o giacenze in “magazzino”.
2) La riduzione del numero dei cassintegrati è ridicola, si passa da 1395 a 1273, solo 122 lavoratori in meno. Ma questa mini riduzione è già stata operata nelle precedenti 13 settimane dall’azienda
nella normale dinamica dell'uso effettivo della cigo; quindi non è un risultato di questo accordo, ma solo una stabilizzazione dei numeri effettivi di lavoratori cigo che servono ad AM.
3) Si introduce, cosa grave, la possibilità di cambio mansioni, anche inferiori, secondo le esigenze dell’azienda. Questo era già ipotizzato nell’accordo generale del 6 settembre 2018, ma ora con questo accordo lo si vuole rendere effettivo.
4) L’accordo prevede una rotazione bisettimanale ma, si aggiunge subito, “compatibilmente alle esigenze tecnico organizzative e produttive aziendali”; una formula che, come è già successo in passato e in tante altre realtà, non dice nulla e che serve per non fare una effettiva rotazione.
5) Non c’è alcun effettivo azzeramento dello straordinario – benchè per legge sia vietato in presenza di cassintegrazione; nell’accordo si parla solo di “tendenziale azzeramento”, e aggiungendo poi una serie di paletti attenuativi (“salvo esigenze indifferibili ed imprevedibili”), si legittima la sua permanenza.
6) Vengono presentate, come frutto di questo accordo, l'anticipazione da parte dell'azienda mensile della Cigo, e la “maturazione degli istituti della tredicesima e dell’una tantum del 3% dell’accordo del 6.09.2018”, quando queste sono scontate che devono essere date agli operai in cigo In realtà questo punto serve non per dare ma per non dare, perché se la cigo è superiore alla metà delle ore lavorabili nel mese i lavoratori si vedranno ridotta sia 13° che una tantum.
7) Si conferma di fatto la terziarizzazione di attività lavorative.
8) Diversamente da come è stato presentato all'inizio, non è previsto alcun “sostegno al reddito”; i lavoratori prenderanno solo l'indennità di cassintegrazione, perdendo centinaia di euro.
Questo accordo è stato presentato dai sindacati confederali e dalla stampa come recante importanti novità, in realtà, da come si legge, alcune cose presentate come “novità” sono normalmente previste e scontate nelle cassintegrazioni (vedi anticipo indennità cigo, 13°, ecc.); altre (vedi straordinario e terziarizzazione) si confermano sia pur con la promessa di attenuarle; ma soprattutto si introducono addirittura peggioramenti - come la possibilità di demansionamento.
I sindacati confederali, dopo aver fatto l'accordo illegale del 6 settembre 2018 (che lo Slai cobas e i suoi lavoratori ricorrenti hanno impugnato), ora permette ad ArcelorMittal pure di violare questo stesso accordo – E' chiaro che così gli operai Ilva AS non rientreranno più in fabbrica.
Occorre respingere questo accordo! Ma occorre soprattutto lottare e ricostruire un vero sindacato dei lavoratori, che non c'è.
25 ottobre sciopero nazionale generale contro governo e padroni
anche a Taranto, anche ad ArcelorMittal.
SLAI COBAS per il sindacato di classe
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