Per fare quello che vuole l'Usb basta la Morselli.
Slai cobas per il sindacato di classe - Taranto
USB Sergio Bellavita - Francesco Rizzo
Come avevamo previsto la venuta della Morselli serviva esclusivamente a operare decisioni pesantissime per i lavoratori ex Ilva e per il territorio tarantino.
Poche ore fa la multinazionale ha ufficializzato la rescissione del contratto di acquisto e la restituzione del gruppo Ilva ai commissari straordinari. Le motivazioni addotte, dalla cancellazione dell’immunità penale sino alla presunta impossibilità di adeguare agli standard di sicurezza Afo 2 imposti, giustamente, dalla magistratura sino a evocare diversi ostacoli di natura giuridica al concreto sviluppo del piano industriale parte integrante dell’accordo in sede ministeriale, appaiono del tutto strumentali e pretestuose.
Ora le ipotesi possibili sono solo due.
La prima ipotesi è che Arcelor-Mittal stia operando l’ennesimo brutale ricatto al governo italiano e all’intero paese. Minacciando la restituzione potrebbe puntare a un nuovo scudo penale, alla disdetta degli impegni occupazionali, a partire dalla non assunzione dei lavoratori in cassa integrazione di Ilva in amministrazione straordinaria per finire a ulteriori 1400 esuberi aggiuntivi. Potrebbe inoltre ottenere un’ulteriore, scandalosa ci aggiungiamo noi, proroga dei termini di adeguamento di Afo2 alle prescrizioni e uno sconto sostanzioso sul canone di affitto.
La seconda ipotesi è che effettivamente Arcelor-Mittal abbia deciso di revocare l’investimento in Italia. In questa seconda ipotesi comunque la multinazionale avrebbe tratto un grande profitto dall’aver impedito che il gruppo siderurgico cadesse nelle mani di un’impresa con reali volontà industriali. Non occorreva la sfera di cristallo per capire che sarebbe finita così. La multinazionale non ha mai realmente voluto dare seguito al piano industriale ed ha costantemente operato per giungere oggi a utilizzare in maniera pretestuosa i cosiddetti ostacoli che altro non sono che il minimo sindacale in termini di sicurezza degli impianti. Solo uno sprovveduto può seriamente pensare che la multinazionale non conoscesse la complessità dell’acquisizione di Ilva.
Ora si tratta di riprendere Ilva in mano pubblica allo scopo di definire quel piano straordinario di chiusura delle fonti inquinanti, difesa del reddito, bonifiche e riconversioni. Lo Stato, per responsabilità diretta dei governi, ci arriva nel modo peggiore. Il rischio serio è che, se di ricatto si tratta, questo possa trovare tanti solidi alleati, anche nel sindacato.
*Usb
Come avevamo previsto la venuta della Morselli serviva esclusivamente a operare decisioni pesantissime per i lavoratori ex Ilva e per il territorio tarantino.
Poche ore fa la multinazionale ha ufficializzato la rescissione del contratto di acquisto e la restituzione del gruppo Ilva ai commissari straordinari. Le motivazioni addotte, dalla cancellazione dell’immunità penale sino alla presunta impossibilità di adeguare agli standard di sicurezza Afo 2 imposti, giustamente, dalla magistratura sino a evocare diversi ostacoli di natura giuridica al concreto sviluppo del piano industriale parte integrante dell’accordo in sede ministeriale, appaiono del tutto strumentali e pretestuose.
Ora le ipotesi possibili sono solo due.
La prima ipotesi è che Arcelor-Mittal stia operando l’ennesimo brutale ricatto al governo italiano e all’intero paese. Minacciando la restituzione potrebbe puntare a un nuovo scudo penale, alla disdetta degli impegni occupazionali, a partire dalla non assunzione dei lavoratori in cassa integrazione di Ilva in amministrazione straordinaria per finire a ulteriori 1400 esuberi aggiuntivi. Potrebbe inoltre ottenere un’ulteriore, scandalosa ci aggiungiamo noi, proroga dei termini di adeguamento di Afo2 alle prescrizioni e uno sconto sostanzioso sul canone di affitto.
La seconda ipotesi è che effettivamente Arcelor-Mittal abbia deciso di revocare l’investimento in Italia. In questa seconda ipotesi comunque la multinazionale avrebbe tratto un grande profitto dall’aver impedito che il gruppo siderurgico cadesse nelle mani di un’impresa con reali volontà industriali. Non occorreva la sfera di cristallo per capire che sarebbe finita così. La multinazionale non ha mai realmente voluto dare seguito al piano industriale ed ha costantemente operato per giungere oggi a utilizzare in maniera pretestuosa i cosiddetti ostacoli che altro non sono che il minimo sindacale in termini di sicurezza degli impianti. Solo uno sprovveduto può seriamente pensare che la multinazionale non conoscesse la complessità dell’acquisizione di Ilva.
Ora si tratta di riprendere Ilva in mano pubblica allo scopo di definire quel piano straordinario di chiusura delle fonti inquinanti, difesa del reddito, bonifiche e riconversioni. Lo Stato, per responsabilità diretta dei governi, ci arriva nel modo peggiore. Il rischio serio è che, se di ricatto si tratta, questo possa trovare tanti solidi alleati, anche nel sindacato.
*Usb
Nessun commento:
Posta un commento