Il venire allo scoperto dei piani di ArcelorMittal - dallo Slai cobas sempre denunciati e smascherati dal primo momento, compreso il fatto che non avrebbe mai fatto rientrare in fabbrica gli operai tenuti in Ilva AS e che sarebbe tornata a bomba per mettere fuori altre migliaia di operai (ricordiamo che solo lo Slai cobas ha fatto una denuncia in Procura dell'accordo del 6 settembre 2018, firmato da tutti) - mostra la giustezza di una linea di contrapposizione a padrone e governo. E mostra il fallimento dei sindacati confederali, la responsabilità di una linea di accordi/accettazione dei gravi piani della Mittal
Landini-Fiom, come se niente stia accadendo, dice in televisione che il "punto fermo" dovrebbe essere il rispetto degli accordi da parte di AM. Ma quali accordi!?
Quelli che hanno concesso alla Mittal di violare le leggi (il 2112) del passaggio di tutti gli operai? Quelli che hanno permesso a Mittal di mettere in cigo altri 1300 operai? Quelli che hanno sostituito i "tavoli/incontri periodici" agli interventi concreti e urgenti per risanare, mettere a norma una fabbrica e impianti che cadono a pezzi e hanno prodotto già un operaio morto e incidenti?
La lotta non può essere indirizzata al cosiddetto “rispetto degli accordi”, “rispetto degli obblighi contrattuali” - così è una lotta persa in partenza.
Ora bisogna pretendere una soluzione vera per cui valga la pena lottare a fondo, in maniera prolungata e con tutte le forme di lotte necessarie:
nessun esubero - piano per rientro dei cassintegrati in CIGS - salvaguardia di lavoro, salari e diritti nelle ditte dell'appalto – sicurezza in fabbrica con una postazione ispettiva permanente sotto controllo operaio dentro l’area ArcelorMittal appalto – estensione dei benefici amianto anche con una legge speciale tenendo conto della fabbrica delle morti sul lavoro e inquinante, reale bonifica e ambientalizzazione della fabbrica a tappe forzate, con un utilizzo generale dei lavoratori – che così rientrano al lavoro tutti.
Questa piattaforma va imposta sia a Mittal se resta, sia all’azienda commissariata o nazionalizzata dallo Stato, sia a un nuovo padrone diverso da Mittal.
Sul fronte della salute, emergenza ambientale e sanitaria, bonifiche del territorio si può e si deve fare di più. Servono nuovi fondi dello Stato a sostegno - torniamo agli 8 miliardi necessari indicati nel 2012 dall'inchiesta Todisco.
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