Vicenda ArcelorMittal, interviene Confindustria Taranto.
Ad affidare le riflessioni ad un comunicato, è il presidente Antonio Marinaro:
“La decisione di lasciare lo stabilimento siderurgico di Taranto
assunta da Arcelor Mittal in ragione di quanto comunicato dall’AD Lucia
Morselli è di una assoluta gravità perché delinea uno scenario, per
l’intera comunità jonica, a dir poco disastroso. Non è il momento dei
‘se’ e dei ‘ma’: chi ancora parla di ‘rischio di desertificazione
industriale’ ora dovrà ragionare in termini di certezze. Se tale
disimpegno dovesse essere confermato, la città e la sua provincia
subiranno a breve ripercussioni irreversibili, trascinando con sé pezzi
interi di economia di tutto il Paese. Intanto, ci aspettiamo che il
Governo
intervenga in tempi brevi per ripristinare le condizioni che
hanno portato l’azienda al recesso. Fatto questo, saremo pronti, anche
come Confindustria Taranto, ad andare a discutere su quanto si potrà
fare per ristabilire un clima di ragionevole confronto per tenere in
piedi, con tutti i dovuti crismi, quello che è il simbolo della
siderurgia italiana. Certo è – e qui parlo a nome di tutti quegli
imprenditori che hanno vissuto gli ultimi anni in una condizione di
estrema criticità rispetto ai tanti sacrifici resi vani dall’assenza di
liquidità in cui versava l’azienda in amministrazione straordinaria (e
mi riferisco ai crediti milionari pregressi oramai confluiti nel
passivo) – non accetteremo un’altra condizione di analoga precarietà.
Non accetteremo una seconda prova sfiancante ai danni delle nostre
imprese: ai commissari straordinari, chiediamo fin da adesso garanzie
rispetto ai pagamenti sulle commesse correnti e su quelle già scadute e
ancora non pagate. Il nostro non è, si badi bene, un semplice inciso nel
marasma delle preoccupazioni e dei conseguenti dilemmi che si aprono di
fronte alle comunicazioni diramate da Arcelor Mittal Italia. Si tratta
invece di una questione di assoluta priorità, che ci riviene da un
recente passato in cui abbiamo dovuto subire danni ingentissimi anche in
funzione di rassicurazioni (commissariali, e quindi governative) che
nel tempo si sono rivelate assolutamente infondate. Oggi non siamo più
disposti a subire l’ennesima beffa ai danni di quelle stesse imprese
(quelle rimaste) che proprio grazie alla continuità del loro lavoro
hanno assicurato, a suo tempo, la tenuta e la continuità della fabbrica
ed il passaggio al nuovo acquirente. Il nostro appello di oggi va
pertanto: ai Commissari, affinché assicurino da subito le aziende
dell’indotto circa quanto loro spetta in una fase che, salvo cambiamenti
di rotta, si prefigura ancora una volta ‘di passaggio’, in virtù della
comunicazione di recesso di Ami; al Governo, affinché assuma tutti i
provvedimenti idonei a far desistere la società dal recesso
contrattuale; alla stessa Arcelor Mittal Italia, che solo un anno fa era
arrivata a Taranto, dopo lunghe trattative, con le migliori intenzioni
di rilancio di uno stabilimento ritenuto strategico: all’azienda
chiediamo di tornare sui suoi passi, di chiarire fino in fondo la sua
posizione (non soltanto rispetto all’esimente penale, che viene posta
come condizione contrattuale venuta meno) ed eventualmente rivalutare il
suo impegno su Taranto e aprire un tavolo di discussione che,
all’occorrenza, ci vedrà partecipi e attenti interlocutori”.
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