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La Comune di Parigi
da Resistenze
Accademia delle Scienze dell'URSS | Storia universale vol. VII, Teti Editore, Milano, 1975, pagg. 25-42
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Il 1871 apre una nuova era nella storia universale. Nel suo corso infatti accaddero avvenimenti decisivi, che operarono una frattura tra due epoche. Il 18 marzo, per la prima volta nella storia dell'umanità, il potere statale passò, anche se per breve tempo, nelle mani del proletariato, la classe rivoluzionaria per eccellenza nella società capitalistica.La Comune, creata nel 1871 dagli operai parigini, ebbe un'esistenza di soli 72 giorni, ma la sua importanza per la lotta di liberazione della classe operaia fu enorme.
La lotta di classe in Francia dopo la caduta del II impero
Lo sviluppo economico dei paesi capitalistici e l'incremento verificatosi nell'industria pesante avevano approfondito le contraddizioni tra la borghesia e il proletariato. La costituzione della Comune di Parigi anticipò la lunga lotta della classe operaia in Francia contro la reazione politica e lo sfruttamento capitalistico. Gia nel luglio del 1848, gli operai parigini insorti avevano lanciato la parole d'ordine della "repubblica sociale" che essi contrapponevano alla "repubblica del capitale e del privilegio".
All'inizio del 1865, in Francia, erano sorte le prime sezioni della Associazione Internazionale dei Lavoratori (I Internazionale); con la loro attività, queste sezioni favorivano il formarsi di una coscienza di classe, rafforzavano l'organizzazione del proletariato e la sua liberazione dall'influenza dell'ideologia democratico-borghese. L'instancabile lotta di Marx e dei suoi sostenitori contro le correnti piccolo-borghesi nel movimento operaio internazionale aveva intaccato le posizioni dei proudhoniani, dei bakuniniani, dei lassalliani e degli altri avversari del socialismo scientifico. Le decisioni dei congressi dell'Internazionale sugli scioperi, sulle unioni professionali, sulla lotta politica, avevano inferto forti colpi al prestigio di quanti cercavano di distogliere la classe operaia dai suoi compiti storici.
Verso la fine degli anni 60, nel movimento operaio dei paesi capitalistici più sviluppati vennero compiuti notevoli progressi.
In Francia, all'ala dei proudhoniani di destra si era sostituita, nella sezione dell'Internazionale, l'ala deisocialisti collettivisti, che sostenevano l'indispensabilità della lotta politica per la liberazione sociale dei lavoratori. La classe operaia era divenuta la forza principale di un ampio movimento repubblicano, che si era sviluppato nel paese, e la sua partecipazione era stata determinante nella rivoluzione del 4 settembre 1870, che portò all'instaurazione della repubblica in Francia. La caduta del II impero venne affrettata dalla disfatta di Sedan (2 settembre), che rivelò chiaramente la totale impreparazione bellica del paese e il fallimento del regime bonapartista.
La guerra franco-prussiana rese più acuta la lotta di classe in Francia, smascherando il tradimento della borghesia francese, che tentava di sabotare la difesa di Parigi, assediata dagli eserciti tedeschi, e mettendo in mano agli operai della capitale le armi per nuovi scontri contro il governo del "tradimento nazionale" perpetrato dall'Assemblea Nazionale, eletta l'8 febbraio del 1871.
L'accettazione delle pesanti condizioni imposte dall'armistizio da parte dei circoli dirigenti, suscitò nel paese un enorme malcontento e favorì il movimento repubblicano. La maggioranza dei deputati dell'Assemblea Nazionale era costituita da monarchici; l'esercito, la polizia, l'apparato statale erano rimasti nelle mani dei nemici della repubblica e della democrazia. A capo del governo sedeva il ben noto reazionario L. A. Thiers, un uomo dal passato politico che denunciava chiaramente il suo odio, contro le masse popolari e le libertà democratiche.
Per sconfiggere la reazione borghese e agraria raccoltasi attorno al governo Thiers, la classe operaia e la piccolo borghesia di Parigi costituirono, tra il febbraio e il marzo del 1871, una organizzazione politica di massa, la Federazione Repubblicana della Guardia Nazionale del Dipartimento della Senna, di cui facevano parte 215 battaglioni, con sede nei quartieri operai e democratici.
Il Comitato Centrale di questa organizzazione, guidato da noti democratici e socialisti (tra cui alcuni membri dell'Internazionale), diede origine a una nuova forma di potere popolare, espresso dalla base. Volendo evitare la guerra civile, il Comitato Centrale aveva adottato una tattica difensiva, ma lo sviluppo degli avvenimenti portò inevitabilmente a un conflitto armato.
I sentimenti patriottici delle masse popolari erano profondamente mortificati dalle pesanti condizioni di pace e dall'occupazione di Parigi da parte delle truppe tedesche (anche se per breve tempo, poiché esse erano arrivate il 1° marzo e vi rimasero in tutto 3 giorni).
Gli interessi materiali della classe operaia e della piccola borghesia erano seriamente colpiti dai decreti sull'abolizione delle dilazioni di pagamento delle pigioni non corrisposte durante l'assedio e di quello delle cambiali accumulatesi nello stesso periodo. Questi due decreti, adottati per favorite i grandi banchieri, gli imprenditori e i proprietari di case, suscitarono un forte malcontento tra i lavoratori, i piccoli artigiani e i piccoli commercianti, aumentando il loro odio contro i circoli dirigenti, i grandi finanzieri e i generali "capitolardi" che stavano dietro ad essi.
L'autorità del governo di Thiers e dell'Assemblea Nazionale era in piena decadenza, mentre aumentava l'influenza politica del Comitato Centrale della Guardia Nazionale. Nella capitale e in alcune altre città si venne formando una situazione rivoluzionaria. Volendo evitare l'ulteriore sviluppo degli avvenimenti, che sarebbe sfociato nel passaggio del potere nelle mani del proletariato armato, i circoli dirigenti decisero di smobilitare i lavoratori di Parigi e di liquidarne l'organizzazione rivoluzionaria.
L'insurrezione del 18 marzo. la proclamazione della Comune
Nella notte tra il 17 e il 18 marzo 1871 il governo spostò le truppe da Montmartre a Belleville e in altre zone operaie di Parigi, con l'intento di sottrarre i cannoni della Guardia Nazionale. Era questo il primo passo verso la smobilitazione dei sobborghi proletari di Parigi, che erano il principale impedimento all'instaurazione del regime monarchico, e per poter addossare alle masse popolari le spese di guerra. Le truppe, occupata la collina di Montmartre e altre zone della città, s'impadronirono dei cannoni e ritornarono verso il centro della città. La Guardia Nazionale, volendo impedire gli spostamenti delle truppe governative, prese le armi e, con l'aiuto della popolazione, comprese le donne, impedì ai soldati di portarsi via le armi.
I soldati si rifiutarono di sparare sul popolo e arrestarono due generali (Lecomte e Thomas), che in seguito furono fucilati. Il Comitato Centrale della Guardia Nazionale, passato dalla difesa all'attacco, spostò verso il centro della città i battaglioni dei quartieri operai, che s'impadronirono della prefettura di polizia, dei ministeri, delle stazioni, delle caserme, dei palazzi dei sindaci rionali e verso la tarda sera conquistarono anche il municipio, sul quale fecero sventolare la bandiera rossa. La capitale delta Francia era nelle mani degli operai insorti.
Il governo di Thiers era fuggito precipitosamente a Versailles (a 17/19 km da Parigi), scortato dalle truppe. Il Comitato Centrale della Guardia Nazionale si eresse in governo provvisorio del proletariato vittorioso, trascinando con sé l'ala radicale della piccola borghesia parigina.
La maggioranza dei membri del Comitato Centrale della Guardia Nazionale s'illudeva di poter ricomporre il contrasto pacificamente, e non valutando il pericolo che il governo promuovesse una lotta armata contro la Parigi rivoluzionaria, permise a Thiers di far sgombrare le sue truppe dalla capitale. Per la verità una parte dei dirigenti rivoluzionari incitava all'attacco immediato contro le forze di Thiers, allora estremamente deboli (27-30 mila soldati, di cui molti animati da sentimenti democratici).
Fu un grave errore, che permise al governo di Thiers di superare il panico del primo momento e di rafforzarsi. Un secondo, grave errore fu di trascurare ogni misura immediata contro gli elementi controrivoluzionari, che continuavano la loro nefasta attività a Parigi, sostenuti attivamente da Versailles. Occupato interamente nella preparazione delle elezioni per la Comune di Parigi, il Comitato Centrale riteneva suo compito primario dare i pieni poteri a un organo scelto liberamente dalla popolazione di Parigi, sfuggendo cosi ai possibili rimproveri di conquista illegale del potere.
Il 26 marzo si svolsero le elezioni, con grande concorso di elettori e sulla base del voto universale. Vennero elette 86 persone e il 28 marzo venne trionfalmente proclamata sulla piazza la Comune di Parigi, di fronte a una folla di 100.000 guardie nazionali, che accolsero con grandi acclamazioni i propri eletti.
Nel frattempo il governo Thiers raccoglieva tutte le proprie forze in vista della prossima battaglia giungendo perfino a chiedere aiuto al nemico di ieri, la Germania. I delegati di Thiers chiesero di costituire un esercito composto da 80 mila uomini, inclusi gli ufficiali e i soldati francesi prigionieri dei tedeschi. Il governo tedesco, tradizionale nemico della Francia, diede il permesso.
Dopo cinque giorni dalla proclamazione della Comune, da Versailles ripresero le azioni militari e gli attacchi agli avamposti dei comunardi. Il proletariato di Parigi era di fronte alla guerra civile e da quel momento accantonò le proprie rivendicazioni rivoluzionarie per combattere la lotta armata contro le forze unite della controrivoluzione borghese.
La circostanza più grave per la Comune di Parigi fu la mancanza di un aiuto sostanziale dalla provincia. Nel periodo dal 19 al 27 marzo, in vari centri industriali (Marsiglia, Lione. Tolosa, Saint-Étienne, Narbona, Limoges, Le Crimson l'insurrezione popolare aveva portato alla proclamazione della Comune.
Una parte attiva alla direzione del movimento rivoluzionario a Bordeaux venne data dal socialista francese Paul Lafargue. Il 30 aprile, a Lione, durante le elezioni municipali, scoppiò nuovamente l'insurrezione. Le Comuni della provincia, comunque, durarono ben poco: da 3 a 4 giorni. Soltanto a Marsiglia la Comune ebbe una vita di 10 giorni. La mancanza di un solido legame tra i diversi centri del movimento rivoluzionario nella provincia e i gravi errori dei dirigenti facilitarono al governo di Versailles la loro repressione.
Anche ad Algeri operai indigeni e democratici lottarono fianco a fianco per instaurare una Comune, ma il loro tentativo fallì. Al movimento, da parte della popolazione araba, era accomunata anche la lotta per la liberazione nazionale dal giogo coloniale, e il governo Thiers riuscì a riprendere interamente il controllo della situazione solo alla fine del 1872.
La composizione della comune e i suoi capi
Nella Comune di Parigi si verificò una attiva collaborazione tra la classe operaia e gli strati avanzati della piccola borghesia e le forze progressive intellettuali, anche se il ruolo egemone spettò di diritto al proletariato. Assieme agli operai, alla Comune sedevano piccoli commercianti, artigiani, impiegati, scienziati progressisti, uomini del mondo della letteratura e dell'arte.
Gli operai, membri dell'Internazionale, L. E. Varlin, L. Fraenkel, A. Serraillier. E. Duval, A. Avrile, A. Theisz e altri noti esponenti del movimento socialista, il medicoingegnere E. Vaillant, il pittore G. Courbet, lo scienziato G. Flourens, il pedagogista G. Lefrançais, i pubblicisti A. Vermorel, Ch. Delescluze, E. Tridon, P. Grousset, lo scrittore Jules Vallès, i poeti rivoluzionari J. B. e E. Pottier (che più tardi scrissero il testo dell'Internazionale), lo studente Raoul Rigault, gli impiegati di banca T. Ferre e F. Jourde erano i più notevoli esponenti della Comune di Parigi.
Di grande popolarità e rispetto presso i lavoratori godeva Lucien Eugène Varlin, uno dei più importanti organizzatori e dirigenti della sezione francese dell'Internazionale. Come membro del Comitato Centrale della Guardia Nazionale, Varlin partecipò attivamente all'insurrezione del 18 marzo e durante i giorni della Comune fu membro delle commissioni per la guerra e per le finanze.
L'operaio ungherese Leo Fraenkel, membro del Consiglio Federale dell'Internazionale a Parigi, divenuto in seguito uno dei fondatori del partito socialista ungherese, era a capo della commissione per il lavoro e il commercio. Fraenkel fu un sostenitore di Marx, di cui studiava con grande passione le teorie. Egli fece approvare vari decreti della Comune per la difesa del lavoro degli operai e degli impiegati: "Ho ricevuto un solo mandato, quello di difendere gli interessi del proletariato" affermò nel corso di una riunione della Comune.
Un altro personaggio centrale della Comune fu anche Gustave Flourens, studioso geniale e acceso rivoluzionario, attivo sostenitore della lotta al regime bonapartista. Marx, che lo conobbe personalmente, ne aveva una grande stima. Il 3 aprile Flourens venne catturato e barbaramente ucciso dagli emissari di Versailles.
Oltre ai proletari rivoluzionari, ebbero una parte di primo piano nella Comune anche i democratici piccolo-borghesi, tra i quali, per la sua dedizione alla causa della rivoluzione, si distinse il 62enne Charles Delescluze, che gia aveva partecipato alla rivoluzione del 1848 e più di una volta era stato arrestato e mandato in prigione e che, nonostante una grave malattia, rimase sino alla fine al proprio posto di membro della Comune.
La composizione della Comune variò più volte. Alcuni membri furono eletti in numerosi distretti, altri, come Louis Blanqui, furono eletti, sebbene assenti. Alcuni deputati rifiutarono di partecipare alle riunioni della Comune, per motivi politici, gli uni rifiutando il mandato subito dopo le elezioni, gli altri pochi giorni dopo. Fra quelli che ricusarono di partecipare alle sedute della Comune vi erano non solo dei reazionari e dei liberali convinti, eletti dalla popolazione dei quartieri ricchi, ma anche radicali di origine borghese, spaventati dal carattere rivoluzionario e socialista del nuovo potere e dalla maggioranza in esso assunta dagli operai. Di conseguenza, nella Comune c'erano 31 posti vacanti.
Il 16 aprile, nel pieno della lotta contro il governo di Versailles, ebbero luogo le elezioni suppletive, nelle quali vennero eletti 17 nuovi membri, per la maggior parte appartenenti alla classe operaia: "Soltanto i lavoratori - afferma Lenin - sono rimasti fedeli sino alla fine alla Comune... Soltanto i proletari francesi hanno sostenuto senza paura e senza stanchezza il 'loro' governo, solo essi si sono battuti e sono morti per esso, cioè per la causa della liberazione della classe operaia, per un futuro migliore per tutti i lavoratori" (V. I. Lenin: "Ricordi della Comune").
Insieme ai proletari di Parigi si batterono coraggiosamente per la causa della Comune i rivoluzionari polacchi, russi, italiani, ungheresi, belgi. Famosissimo divenne il nome di Elisavjeta Dmitrijeva (Kuscheleva, Tumanovskaja), che aveva conosciuto Marx e manteneva i legami con il Consiglio Generale dell'Internazionale. Con lei partecipò alla lotta dei comunardi un'altra russa, Anna Vasiljevna Korvin-Krukovskaja, moglie del socialista francese e comunardo Jaclard, eletta tra i membri del comitato del XVII circondario di Parigi. Comunardo fu anche un altro rivoluzionario russo, che si trovava in quel tempo a Parigi, Pjotr Lavrov.
I rivoluzionari polacchi Jaroslaw Dombrowski e Valery Wroblewski, partecipanti all'insurrezione del 1863, furono tra i comandanti militari della Comune. Dombrowski comandò uno dei tre eserciti della Comune e fu tra coloro che avevano consigliato l'attacco immediato a Versailles. Tra i polacchi che lottarono dalla parte dei comunardi si distinsero per il loro coraggio i fratelli Okolowicz e la coraggiosa Anna Pustowoitowa, perita negli ultimi combattimenti in città. I belgi che vivevano a Parigi ed erano accesi rivoluzionari costituirono una legione di volontari.
La lotta delle correnti politiche nella comune
L'attività della Comune si svolse fra contrasti tra le diverse tendenze politiche. Verso la fine di aprile all'interno della Comune si erano affermate definitivamente due correnti, la "maggioranza" e la "minoranza". La prima era composta dai cosiddetti "neo-giacobini": blanquisti ed esponenti di altri raggruppamenti; la seconda era composta da proudhoniani e socialisti di estrazione piccolo-borghese, vicini alle idee di Proudhon. Alle posizioni della "minoranza" era vicino il blanquista Tridon.
Nella Comune c'erano circa 40 membri dell'Internazionale, di cui una parte aderiva alla "maggioranza", un'altra alla "minoranza". Tra questi due gruppi vi erano divergenze di vedute, provocate dalla diversa visione dei compiti della rivoluzione del 1871 e dalla tattica, alla quale si sarebbe dovuto attenere il governo della Comune.
La "maggioranza" non vedeva una diversità sostanziale tra la rivoluzione borghese del 1789-1794 e la rivoluzione proletaria del 1871, e riteneva erroneamente che la seconda fosse solo il proseguimento della prima. Di conseguenza, molti membri della "maggioranza" non davano grande importanza ai mutamenti sociali. I fautori di questa corrente, però capivano profondamente l'esigenza di un potere più centralizzato e auspicavano una lotta radicale ai nemici della rivoluzione.
I componenti della "minoranza" dedicavano attenzione alle riforme economico-sociali, anche se poi, nell'azione, erano spesso assai indecisi. Essi erano contrari a qualsiasi azione "forte" nei confronti degli elementi ostili alla Comune, disapprovavano la chiusura dei giornali borghesi etcetera.
Le due correnti vedevano in modo diverso i compiti della Comune in quanto organo di potere: la "minoranza" sosteneva che la Comune era un organo di potere solo per Parigi, la "maggioranza" considerava la Comune un governo di tutta la Francia. Ma entrambe le parti erano in errore.
Il proletariato francese, allora, non formava ancora un partito rivoluzionario conseguente e questo fatto si riflette negativamente sullo sviluppo e sull'esito della rivoluzione del 1871. I contrasti di principio e di tattica verificatisi tra i membri della Comune si manifestarono sin dalle prime riunioni e si acuirono ancor più in seguito, diventando particolarmente accesi nelle riunioni del 28 e del 30 aprile e in quella del 1° maggio, quando venne esaminata la creazione di un Comitato di Salute Pubblica, cui avrebbero dovuto essere attribuiti vastissimi poteri.
La "minoranza" era decisamente contraria a questo decreto, poiché riteneva che un siffatto organo di potere potesse ledere i principi democratici della rivoluzione del 18 marzo. Il 16 maggio l'opposizione pubblicò una dichiarazione, in cui protestava contro la politica del Comitato di Salute Pubblica e affermava che non avrebbe più partecipato alle riunioni della Comune. In risposta, alcuni giornali chiesero l'arresto dei membri della "minoranza" e il loro rinvio a giudizio, definendoli "traditori" e "disertori". Il procuratore della Comune, il blanquista Rigault, aveva già preparato l'ordine di arresto per i deputati dell'opposizione, ma il 17 maggio molti membri della minoranza si presentarono alla seduta ordinaria della Comune e il conflitto perdette d'intensità.
Una parte di primo piano nella pacificazione all'interno della Comune va attribuita al Consiglio Federale della sezione parigina dell'Internazionale, che invitò i membri della Comune a "fare ogni sforzo per conservare l'unita della Comune, assolutamente indispensabile per la vittoria contro il governo di Versailles". La lotta comune contro le truppe inviate da Versailles avvicinò nuovamente i rappresentanti delle due correnti nella Comune.
Le organizzazioni rivoluzionarie di massa nei giorni della comune
La Comune si appoggiava sulle organizzazioni rivoluzionarie di massa della classe operaia, in particolare sui club politici che si riunivano negli edifici scolastici, nelle case comunali e nelle chiese. Il circolo rivoluzionario parigino più importante nel 1871 fu il "Club comunale" del III circondario, che aveva persino un proprio quotidiano, e alle cui riunioni partecipavano alcune migliaia di persone. Suo motto era "Vincere o morire!". I club esaminavano le diverse questioni riguardanti la difesa e la politica economico-sociale della Comune, ne criticavano gli errori, richiedevano l'introduzione di misure più decise. Come i club, anche le sezioni dell'Internazionale (se ne contavano circa 30) avevano una parte importante nell'organizzazione della Comune. Per la realizzazione di molti dei suoi decreti, infatti, la Comune si appoggiava alle unioni professionali, alle cooperative e a molte organizzazioni operaie.
Un grande ruolo nella vita politico-sociale della Comune avevano i comitati di vigilanza, creati nel 1870 in ognuno dei 20 circondari di Parigi, ed anche i consigli di legione, ai quali appartenevano i rappresentanti scelti tra i battaglioni delta Guardia Nazionale. La più importante organizzazione sociale femminile era l'"Unione delle donne per la difesa di Parigi e per l'aiuto ai feriti". Proletaria per composizione, essa aveva un comitato centrale, diretto dall'operaia socialista Nathalie Le Mel e da alcune altre attiviste del movimento operaio.
La comune: uno stato di tipo nuovo
La Comune non seguiva il cammino delle precedenti rivoluzioni borghesi, che avevano mantenuto l'apparato poliziesco-militare preesistente, ma mirava ad abbattere la macchina dello Stato borghese, per costruire uno Stato nuovo, che fosse espressione politica dell'organizzazione democratica del potere.
Con il primo decreto della Comune (29 marzo) fu abolito l'esercito permanente, basato sul servizio di leva, e fu sostituito da una Guardia Nazionale, composta da lavoratori armati e da rappresentanti dei club democratici. La polizia, che nello Stato borghese aveva sempre rappresentato una delle armi principali per l'oppressione dei lavoratori, venne sostituita da battaglioni di riserva della Guardia Nazionale.
Il principio della elettività, della responsabilità e della revocabilità ebbe vigore per tutti i dipendenti dello Stato e per i membri della stessa Comune (decreto del 2 aprile). La Comune adottò anche una risoluzione in base alla quale lo stipendio dei più alti impiegati non doveva superare la paga di un operaio qualificato (decreto del 2 aprile). In questo modo, la Comune intendeva annullare la posizione privilegiata degli impiegati dei gradi superiori. Vennero invece aumentati gli stipendi degli impiegati di grado inferiore. Come afferma Lenin, "senza alcuna legislazione particolare, ma semplicemente coi fatti, il potere proletario portò alla democratizzazione del regime sociale..." (V. I. Lenin: "Gli insegnamenti della Comune").
Così come aveva demolito l'apparato burocratico-poliziesco dello Stato borghese, la Comune rifiutò anche il parlamentarismo. Essa infatti era al contempo organo legislativo ed esecutivo del potere. I decreti, adottati nelle riunioni della Comune, erano messi in esecuzione dagli organi e dalle istituzioni che erano staff formati dalle nove commissioni insediate dalla Comune: militare, delle finanze, della giustizia, della politica interna, della sicurezza sociale, degli affari esteri, del lavoro e dei servizi sociali (posta, telegrafo eccetera), dell'educazione e del commercio.
Organo supremo della Comune era la Commissione Esecutiva, composta (20 aprile) di dirigenti ("delegati") di tutte le nove commissioni speciali. Il 1° maggio, peggiorando la situazione militare, la Commissione Esecutiva venne sostituita con il Comitato di Salute Pubblica, formato da 5 membri della Comune. A capo di ognuno dei 20 circondari di Parigi funzionava una commissione municipale, che dipendeva dai membri della Comune eletti nello stesso circondario.
La classe operaia di Parigi diede molti organizzatori e dirigenti statali efficienti. Nelle condizioni difficili, con il sabotaggio degli alti e medi funzionari, vennero create e rese attive organizzazioni governative e municipali, ristrutturate dalla Comune secondo scopi e compiti diversi, per principio e finalità, da quelli dello Stato borghese.
Albert Theisz, membro della Comune, dirigente della sezione parigina dell'Internazionale, si rivelò un efficientissimo organizzatore come capo delle poste parigine. Con grande coraggio e iniziativa lavorò il tipografo Jean Allemane, che nel V circondario prese misure efficaci contro elementi avversi alla Comune, in particolare contro i rappresentanti del clero.
Buoni amministratori furono i membri dell'Internazionale (Combault e Faillet), messi dalla Comune a capo della direzione delle imposte indirette, come pure Z. Camélinat, il bronzista membro dell'Internazionale, designato alla direzione delle monete (morì nel 1932, membro del Partito Comunista Francese).
La politica economico-sociale della comune
La politica economico-sociale della Comune era dettata dal desiderio di migliorare la condizione di ampi strati della popolazione e realizzare la liberazione economica dei lavoratori. La tendenza socialista della Comune si manifestò chiaramente in molti decreti: il decreto del 16 aprile stabiliva di trasmettere alle società di produzione operaie le fabbriche e le industrie abbandonate dagli imprenditori, fuggiti da Parigi dopo l'insurrezione del 18 marzo. Questo primo passo verso l'espropriazione dei capitalisti era ancora timido: il decreto prevedeva infatti che essi ricevessero un compenso in denaro nel caso in cui fossero rientrati a Parigi; alla riunione della Comune del 4 maggio venne avanzata la proposta (che fu però) respinta) di estendere l'azione del decreto a tutte le imprese importanti.
Grande valore in linea di principio ebbe l'instaurazione del controllo statale e operaio sulla produzione in alcune grosse imprese, ad esempio nelle armerie del Louvre, dove, sotto il controllo di un direttore, venne create un consiglio for-mato da operai e impiegati eletti. La Comune proibì l'applicazione di multe illegali e le trattenute arbitrarie sulla paga degli operai (decreto del 27 aprile), abolì il lavoro notturno nei panifici (decreto del 20 aprile), intraprese misure pratiche per la protezione dei disoccupati, stabilì un minimo per la paga degli operai e delle operaie addetti all'adempimento delle ordinanze della Comune (decreto del 13 maggio).
Allo scopo di soddisfare le esigenze fondamentali dei lavoratori, la Comune approvò un decreto per la requisizione di tutti gli appartamenti sfitti e l'installazione in essi dei lavoratori della periferia, i cui alloggi erano stati danneggiati dall'artiglieria (decreto del 25 aprile); il decreto del 6 maggio ordinò la restituzione gratuita di 800 mila oggetti, impegnati dagli strati meno abbienti al Monte di Pietà, fino alla cifra di 20 franchi per ogni depositante; un grande sollievo economico per le masse lavoratrici fu l'abolizione dell'affitto per 9 mesi, a partite dall'ottobre del 1870 (decreto del 29 marzo).
Nell'interesse dei piccoli imprenditori e dei piccoli commercianti la Comune prolungò di 3 anni il termine per il pagamento di ogni tipo di effetto commerciale e sospese le azioni giudiziarie per il loro mancato pagamento (decreto del 16 aprile).
La Comune attuò altre riforme nel campo dell'istruzione e della cultura. Con il decreto del 3 aprile, che sanciva la separazione tra Stato e Chiesa, la Comune riprese la lotta contro l'influenza del clero cattolico nelle scuole e sostituì i religiosi con insegnanti laici. Venne aumentato lo stipendio degli insegnanti, fu introdotto lo studio gratuito e obbligatorio nella scuola primaria, venne organizzata, per la prima volta in Francia, una scuola professionale. La Comune sosteneva il principio dell'"educazione multilaterale", abbinando l'insegnamento delle basi del sapere scientifico all'apprendimento di un mestiere.
S'intraprese la riorganizzazione dei musei e delle biblioteche e venne emanato un decreto (20 maggio) per il passaggio dei teatri dagli impresari privati nelle mani degli artisti e dei lavoratori dello spettacolo. Louise Michel, una delle più coraggiose dirigenti della Comune, scrive: "Si voleva avere tutto in una volta sola: l'arte, le scienze, la letteratura, le scoperte. La vita aveva un nuovo impulso. Tutti si affrettavano a fuggire dal vecchio mondo...".
Nella loro maggioranza, tutte queste riforme non poterono essere condotte a termine, ma quanto venne fatto, nonostante gli errori e le illusioni di una notevole parte dei dirigenti, manifestò chiaramente l'istinto rivoluzionario della classe operaia.
Altri errori affrettarono purtroppo la caduta della Comune: il più grave fu la mancata confisca del denaro e degli altri preziosi conservati nella Banca di Francia (per una somma totale di 3 miliardi di franchi). Beslay, il proudhoniano designato dalla Comune a commissario nella Banca, sostenuto da altri proudhoniani, membri della commissione delle finanze, si rifiutò di agire con la forza nei confronti delle proprietà della borghesia. Gran parte di queste ricchezze, attraverso le succursali provinciali, servirono a finanziare la controrivoluzione di Versailles.
Altro errore fondamentale commesso dai capi della Comune fu di non aver condotto una lotta senza quartiere contro i nemici della rivoluzione, contro gli agitatori controrivoluzionari, contro lo spionaggio. La Comune proibì la pubblicazione di circa 30 giornali reazionari, ma non chiuse le loro tipografie, cosicché alcuni giornali proibiti continuarono ad uscire, sotto altre testate. Per impedire le esecuzioni in massa di prigionieri da parte dei versagliesi, il 5 aprile la Comune emanò un decreto sugli ostaggi, grazie al quale vennero arrestati più di 200 controrivoluzionari. Ma, nelle condizioni della guerra civile, queste misure erano insufficienti.
La Comune fece solo alcuni tentativi sporadici per stabilire collegamenti con le masse contadine, perché i suoi capi, nella loro maggioranza, non davano importanza al ruolo dei contadini nella rivoluzione e non capivano che, senza l'aiuto del proletariato contadino, non avrebbero potuto conservare il potere conquistato. Il legame con i contadini era invece, per la Parigi rivoluzionaria, assolutamente necessario.
Le truppe di Versailles avevano organizzato una cintura militare attorno a Parigi per impedire i collegamenti della città con la provincia. Il governo Thiers e i suoi sostenitori cercavano di mettere in cattiva luce, ovunque fosse possibile e con ogni mezzo, i comunardi parigini. Soltanto in alcune zone agricole avvennero manifestazioni contadine con bandiere rosse in segno di solidarietà con i comunardi parigini.
Una delle misure adottate dalla Comune per stabilire collegamenti con Parigi e i lavoratori delle campagne fu la stampa di 100.000 volantini, che dovevano essere diffusi nelle campagne. In essi la scrittrice socialista Andre Leo esponeva la pesante condizione dei contadini e stendeva un programma di trasformazioni economico-sociali, decise dalla Comune (diminuzione delle imposte ai piccoli possidenti, esonero dalle tasse per i più poveri, elettività delle amministrazioni comunali eccetera). Il manifestino finiva con queste parole: "Parigi vuole solo la terra per i contadini, gli strumenti di lavoro per gli operai, il lavoro per tutti, i frutti della terra per chi la lavora".
La posizione internazionale della comune
La Comune fu, secondo quanto scrive Marx, "l'espressione spontanea di tutti gli elementi sani della società francese..." (K. Marx "La guerra civile in Francia"). Essa ebbe anche una notevole importanza sul piano internazionale, poiché il suo motto era la "lotta per la liberazione dai lavoratori di tutti i paesi dallo sfruttamento capitalistico".
Come segno delle sue intenzioni pacifiche, del suo profondo odio per il militarismo e per la politica di conquista delle classi dominanti, la Comune abbatte la colonna eretta a ricordo delle vittorie di Napoleone I, in piazza Vendome, che venne ribattezzata piazza dell'Internazionale.
I comunardi cercarono di instaurare relazioni con altri Stati: il 5 aprile, il delegato (commissario) per i rapporti con l'estero, Paschal Grousset, presentò ai rappresentanti delle potenze straniere una dichiarazione ufficiale sulla costituzione della Comune di Parigi e sulle sue intenzioni di mantenere buoni rapporti con tutti gli Stati. La maggioranza dai diplomatici rifiutò di accogliere questa dichiarazione a si trasferì a Versailles, prendendo posizione a favore del governo Thiers, contro la Comune.
Un peso notevole nella disfatta della Comune di Parigi ebbe il militarismo tedesco, che sostenne il governo di Versailles. Venuto a conoscenza degli avvenimenti del 18 marzo, Bismarck fece immediatamente sapere a Thiers che le truppe di occupazione tedesca l'avrebbero sostenuto nella lotta contro la rivoluzione di Parigi. Gli junkers e la borghesia tedesca temevano che gli avvenimenti francesi potessero influire sul movimento operaio del loro paese; i circoli governativi, a loro volta, temevano che il nuovo governo di Parigi non mantenesse fede al trattato di pace, concluso nel febbraio del 1871, e rinnovasse la guerra contro la Germania.
Il Comitato Centrale della Guardia Nazionale aveva già fatto sapere, per iscritto, al comando del III corpo dell'esercito tedesco, di stanza alla periferia di Parigi, che la rivoluzione del 18 marzo non era diretta contro gli eserciti tedeschi e che i comunardi non intendevano rivedere le condizioni del trattato di pace, accettate dall'Assemblea Nazionale. Volendo garantire Parigi da un possibile intervento tedesco, la Comune si dichiarò pronta a pagare alla Germania 500 milioni di franchi come primo acconto sulle riparazioni di guerra, purché il governo tedesco mantenesse la neutralità nella lotta tra Parigi e Versailles.
Le trattative condotte il 26 aprile dal delegato militate della Comune, Cluseret, con it diplomatico tedesco von Holstein non portarono, però, a un buon risultato. Bismarck voleva solo approfittare di queste trattative per esercitare pressioni su Thiers e affrettare la firma del trattato di pace definitivo con le pesanti condizioni imposte alla Francia. Il 10 maggio del 1871, a Francoforte sul Meno, venne firmato il trattato di pace e da quel momento la cooperazione degli occupanti tedeschi con i controrivoluzionari di Versailles divenne ancor più stretta. La grande borghesia francese, venendo meno agli interessi nazionali del proprio paese, entrò in trattative con i conquistatori tedeschi, contro il proprio popolo.
Contrari alla Comune furono anche i circoli dirigenti di altre potenze. Il governo della Russia zarista cooperò alla costituzione di una rete poliziesca contro gli attivisti della Comune e dell'Internazionale. L'ambasciatore degli Stati Uniti, Washburne, non nascose mai i suoi sentimenti fortemente ostili nei confronti della Comune e dei suoi dirigenti. Nei giorni più critici della vita della Comune, il console americano disorientò i comunardi con l'assicurazione che, grazie alla sue intercessione, i tedeschi avevano concesso il permesso di lasciar passare i reggimenti dei comunardi attraverso le linee tedesche. Credendo a queste assicurazioni, gruppi di soldati della Comune si diressero verso gli avamposti tedeschi, ma qui vennero catturati e consegnati al governo di Versailles. Il Consiglio Generale dell'Internazionale, con un messaggio scritto da Marx, bollò il comportamento del console americano. Attorno alla Comune si chiudeva un anello di blocchi della reazione internazionale.
La solidarietà del proletariato internazionale con i comunardi parigini
La rivoluzione del 18 marzo e la proclamazione della Comune di Parigi suscitarono una ondata di solidarietà internazionale dei lavoratori con l'eroico proletariato parigino. Il Consiglio Generale dell'Internazionale e le sue sezioni in Germania, Inghilterra, Belgio, Svizzera, America e in altri Stati espressero la loro solidarietà alla Comune di Parigi e affermarono che l'esito vittorioso di questa lotta interessava il proletariato di tutto il mondo. Nel settembre del 1870 (alla convocazione del Consiglio Generale per la questione della guerra franco-prussiana) Marx aveva ammonito gli operai francesi e i loro dirigenti a non sollevarsi prematuramente, perché sarebbe stata una "tremenda pazzia".
Nel marzo del 1871, però, quando l'insurrezione del proletariato di Parigi era ormai avvenuta, Marx la sostenne con tutte le sue forze. Nella lettera del 12 aprile al socialista tedesco Kugelmann, egli parlava con entusiasmo dei comunardi come di uomini pronti ad "attaccare il cielo": "Quale coraggio, quanta intraprendenza storica, quale capacità di donarsi hanno questi parigini! La storia non ha ancora vista un uguale eroismo" (K. Marx: "Lettera a Kugelmann del 12 aprile 1871").
Pur indicando gli errori compiuti dai dirigenti della Comune, Marx sottolineava anche il suo enorme significato storico: "L'attuale insurrezione di Parigi - anche se sconfitta dai lupi, dai maiali della vecchia società - rappresenta il più glorioso passo in avanti del nostro partito dal tempo dell'insurrezione di giugno" (K. Marx: "Lettera a Kugelmann del 12 aprile 1871"). In un'altra lettera a Kugelmann, Marx notava: "La lotta della classe operaia contro la classe dei capitalisti e contro lo Stato, che ne rappresenta gli interessi, è entrata, grazie alla Comune di Parigi, in una nuova fase. Comunque finisca, questa volta un nuovo punto di partenza di importanza storica mondiale e stato conquistato" (K. Marx: "Lettera a Kugelmann del 17 aprile 1871").
Nelle lettere e nelle istruzioni orali mandate a Parigi attraverso persone fedeli, Marx dava consigli ai dirigenti della Comune, rispondeva alle loro domande, spiegava i loro errori, faceva loro una serie di ammonizioni. Nella lettera del 13 maggio a Fraenkel e Varlin, Marx indicava per sommi capi, i più importanti particolari dell'accordo di Bismarck con Thiers e Favre contro la Comune e avvertiva i comunardi che il governo tedesco "avrebbe in ogni modo favorito il governo di Versailles per affrettare la presa di Parigi". "La Comune perde, secondo me, troppo tempo nelle piccole cose e nelle contese di carattere personale" affermava in quella lettera. "È evidente che, oltre all'influenza dei lavoratori, c'è anche qualche altra influenza. Ma questo non avrebbe importanza se desse la possibilità di riguadagnare il tempo perduto" (K. Marx: "Lettera a L. Fraenkel e L. Varlin del 13 maggio 1871").
Il Consiglio Generale condannò il comportamento proditorio del socialista francese Tolain, passato nelle file del governo di Versailles e confermò la decisione del Consiglio Federale di Parigi di escluderlo dall'Internazionale. Per iniziativa di Marx il Consiglio Generale invio, attraverso i propri segretari-corrispondenti, a tutti i paesi nei quali esisteva una sezione dell'Internazionale alcune centinaia di copie di un indirizzo, scritto dallo stesso Marx, per spiegare il significato della rivoluzione che avveniva a Parigi. Il Consiglio Generale, nelle riunioni di marzo, aprile e maggio 1871, esaminò più di una volta la situazione di Parigi, indicando i mezzi per dare aiuto ai comunardi.
Secondo l'espressione di Lenin, Marx, allora in esilio a Londra, visse gli avvenimenti della Comune "come un partecipante alla lotta delle masse", "con tutto il suo ardore e la sua passione". (V. I. Lenin: "Prefazione alla traduzione russa delle lettere di K. Marx a L. Kugelmann").
Il comportamento della parte avanzata del proletariato tedesco nei giorni della Comune fu genuinamente internazionalista. I suoi capi August Bebel e Wilhelm Liebknecht dalle tribune del Reich-stag e nell'organo centrale del partito socialdemocratico tedesco, il "Volksstaat" ("Stato popolare") affermarono chiaramente la loro solidarietà con la Comune di Parigi. Essi sottolinearono l'enorme significato della lotta della Comune per la liberazione di tutto il proletariato internazionale, smascherarono la politica aggressiva delle classi dominanti della Germania e il loro accordo con la controrivoluzione di Versailles.
Nel periodo marzo-maggio del 1871, a Berlino, Amburgo, Dresda, Hannover e Monaco e in molte altre città della Germania vennero organizzate delle riunioni di operai per manifestare la loro solidarietà con i comunardi parigini. Grande impressione fece, non solo in Germania, ma in tutta Europa, il coraggioso discorso di Bebel al Reichstag il 25 maggio del 1871, nel quale egli esprimeva la sua convinzione che in un futuro non lontano le parole d'ordine dei comunardi parigini sarebbero diventate il grido di guerra di tutto il proletariato europeo...
La Comune di Parigi venne salutata anche dai membri russi dell'Internazionale come "repubblica dei proletari". Anche il socialista bulgaro Christo Botev espresse tutta la sua ammirazione per la lotta eroica dei comunardi. I partecipanti al comizio popolare tenuto ad Hyde Park il 16 aprile inviarono alla Comune un messaggio di saluto. Anche Garibaldi, il grande democratico e rivoluzionario italiano, ebbe parole favorevoli per i comunardi parigini.
Un eminente pubblicista inglese, E. Bresly, difendendo la causa della Comune, scrisse sul giornale "Behave": "I lavoratori di tutti i paesi possono essere orgogliosi delle grandi qualità manifestate dai loro fratelli parigini: la loro audacia, pazienza, ordine, disciplina, intelligenza sono state veramente eccezionali". Un altro pubblicista progressista inglese, Fox Harrison, pubblicò un articolo nel quale affermava che "i principi della Comune si diffonderanno per tutta l'Europa e alla fine diverranno la base della società".
In Russia non esisteva allora un movimento politico autonomo della classe operaia: per questo i sentimenti di simpatia verso la Comune vennero manifestati in prevalenza dall'intellighenzia democratica rivoluzionaria. Uno dei suoi rappresentanti, lo studente rivoluzionario Nikolaj Končarov, diffuse manifestini nei quali invitava "tutti gli uomini onesti" a sostenere la causa della Comune e ne metteva in evidenza il significato pacifico. N. A. Nekrasov dedicò agli eroi della Comune una poesia e Gleb Uspenskij un suo scritto.
La lotta armata tra i comunardi e i versagliesi
Il periodo dell'esistenza pacifica della Comune fu breve. Già il 2 aprile gli eserciti di Versailles attaccarono gli avamposti dei comunardi attorno a Parigi. L'attacco non era stato previsto della Comune, tra i cui membri prevaleva la convinzione che sarebbe stato possibile evitare la guerra civile, e provocò grande agitazione. Il 3 aprile le formazioni della Guardia Nazionale, in 3 colonne separate, si diressero verso Versailles. La spedizione, però, era stata intrapresa senza la necessaria preparazione: molti combattenti non avevano armi, pochissimi erano i cannoni, poiché si pensava che le truppe di Versailles non avrebbero opposto una seria resistenza.
Ma questi calcoli si rivelarono errati. Una colonna si trovò sotto il fuoco micidiale del forte di Mont Valerien, che, anche dopo il 18 marzo, era rimasto nelle mani dei governativi. Un'altra colonna si avvicinò alle postazioni dei versagliesi, ma presto dovette ritirarsi con gravi perdite. Il 4 aprile fu fermata anche l'avanzata di altre formazioni comunarde.
Dopo questi insuccessi il commissario alla guerra Cluseret passò alla difensiva. All'inizio di aprile venne riorganizzata la Guardia Nazionale, e furono costituite numerose formazioni di volontari: "I vendicatori di Parigi", "I vendicatori di Flourens", "I cacciatori volontari della rivoluzione" eccetera. Comunque, le notevoli risorse militari (soprattutto di artiglieria), di cui la Comune disponeva, non vennero usate a sufficienza.
Gli organismi militari erano troppi e spesso intralciavano l'un l'altro la propria attività. I tribunali militari, creati per mantenere la disciplina, agivano con poca efficacia. Conseguenze negative ebbe anche la mancanza di specialisti militari, poiché soltanto alcuni ufficiali si erano schierati con la Comune, e tra di essi alcuni erano emissari di Versailles, che, con la loro azione, sabotavano le capacità militari delle forze armate della Comune.
Nonostante queste condizioni poco favorevoli, i federati - così erano chiamate le Guardie Nazionale della Comune - si battevano con grande eroismo. Particolare menzione per il loro impeto meritano gli artiglieri del battaglione delle porte Maillot e Ternes, che difendevano il forte d'Issy. Le donne non erano da meno degli uomini, dalle più giovani alle più anziane. Anche i nemici della Comune dovettero ammettere che il governo di Versailles aveva a che fare con avversari coraggiosi.
Il 6 aprile venne nominato maresciallo in capo dell'esercito di Versailles Mac Mahon e a capo delle formazioni di riserva il generale Vinoy. Il 9 aprile i versagliesi sottoposero Parigi al fuoco dell'artiglieria che, a eccezione della tregua del 25 aprile, durò per tutto il tempo delle ostilità. Negli ultimi giorni di aprile la vittoria era ormai delle truppe di Versailles, composte già allora da più di 100 mila uomini, mentre le formazioni della Comune erano formate da non più di 35-40 mila uomini (secondo altri dati questa cifra va portata a 60 mila persone).
I governativi attaccavano su tutti i fronti. Il 30 aprile il forte d'Issy, sul fronte meridionale, fu abbandonato dai suoi difensori, ma dopo poche ore i comunardi riuscirono a conquistarlo nuovamente. Con il peggiorare della situazione militare, aumentava l'insoddisfazione per l'operato del delegato Cluseret, che venne deposto, arrestato e sottoposto a giudizio (più tardi fu però prosciolto). Il suo posto venne occupato da un giovane ufficiale della guardia, il colonnello Rossel.
Le sue prime misure, dirette a rafforzare la disciplina, furono assai tempestive, ma il progetto che egli approntò per la riorganizzazione della Guardia, sostituendo le legioni con i reggimenti, incontrò una viva opposizione da parte del Comitato Centrale, timoroso che Rossel volesse instaurare una dittatura personale.
Frattanto, la situazione sul fronte peggiorava sempre più. Il 9 maggio gli eserciti di Versailles s'impadronirono del forte d'Issy. La caduta di questo importante punto d'appoggio dei comunardi provocò grande agitazione a Parigi. Rossel pubblicò sui giornali una lettera, nella quale esponeva i punti deboli della Comune, accusava i membri del Comitato Centrale della Guardia Nazionale di non aver accettato le misure per il rafforzamento della difesa di Parigi e chiedeva di essere esonerato dal suo incarico.
La pubblicazione di questa lettera portò non poco danno alla Comune, poiché rivelò al nemico la debolezza del suo apparato militate. Per ordine della Comune, Rossel venne arrestato e messo in prigione, ma ben presto fuggì. Arrestato in seguito dagli eserciti di Versailles, venne mandato davanti al tribunale militare e fucilato. Il posto di Rossel venne affidato a Delescluze, uno dei più fedeli esponenti della Comune, che però non aveva alcuna capacità militare. L'avanzata dei versagliesi continuava. Il 13 maggio venne preso il forte di Vanves. L'artiglieria distrusse gran parte delle mura difensive di Parigi e il 20 maggio il comando supremo di Versailles ordinò un attacco generale alla città.
La "settimana di sangue di maggio". La caduta della comune
Il 21 maggio le forze di Versailles entrarono in Parigi dopo aver distrutto la porta di Saint-Cloud. Nella notte del 22 maggio le truppe governative penetrarono in Bitty anche attraverso altre porte, e presto in Parigi ci furono circa 100 mila versagliesi. Nonostante l'enorme superiorità numerica e tecnica dei controrivoluzionari, il proletariato di Parigi oppose una strenua resistenza. In brevissimo tempo nelle strade della città furono costruite più di 500 barricate, alla cui difesa parteciparono donne e bambini.
Il 24 maggio la Comune dovette trasferirsi nel palazzo comunale dell'XI circondario. Verso sera i federati furono scacciati da tutti i quartieri borghesi e la lotta si trasferì a Belleville, Menilmontant e in altri quartieri proletari, dove gli eserciti di Versailles trovarono una resistenza accanita da parte di quanti erano in grado d'imbracciare un arma. Sulla piazza intitolata a Giovanna d'Arco alcune migliaia di comunardi, al comando del generale Wroblewski, sostennero per 36 ore con successo gli attacchi di un intero corpo dell'esercito di Versailles e passarono anche al contrattacco; ma le forze preponderanti del nemico li costrinsero infine a ritirarsi.
Il 25 maggio tutta la riva sinistra della Senna passò nelle mani delle truppe governative e, alla fine dello stesso giorno, gran parte di Parigi era ormai nelle loro mani. La Comune si rifugiò nel municipio del XX circondario. Il 26 maggio gli eserciti di Versailles, debellata la resistenza dei comunardi, presero la porta di Saint-Antoine. Il 27, dopo aspri combattimenti, caddero in loro mani anche le alture di Belleville e di Chaumont. In quello stesso giorno avvenne un furioso combattimento presso il cimitero del Pere-Lachaise: la battaglia infuriò e i comunardi presi prigionieri vennero allineati contro un muro e fucilati immediatamente. Il 28 maggio le forze governative s'impadronirono dell'ultima barricata della Comune, sulla via de Ramponneau.
Cadeva così, dopo più di due mesi di lotta eroica, che aveva stupito tutto il mondo, la Comune di Parigi. Nelle battaglie del maggio erano già caduti molti esponenti della Comune, battutisi coraggiosamente fino all'ultimo. In battaglia avevano trovato la morte Delescluze e Dombrowski. Varlin, arrestato il 28 maggio, dopo essere stato esposto a volgari ingiurie, venne fucilato. Vermorel, gravemente ferito su una barricata, morì nell'ospedale della prigione di Versailles.
I sette giorni di battaglia per le strade di Parigi passarono nella storia della Francia sotto il nome di "settimana di sangue di maggio". Le forze militari di Versailles in quei giorni difficili infierirono crudelmente sulle forze della Parigi operaia. Vennero trucidati non solo i capi della Comune e i suoi soldati, ma anche i suoi pacifici abitanti perchè ritenuti difensori della Comune:
"Per ritrovare qualcosa di simile al comportamento di Thiers e dei suoi cani affamati - scrive Marx - bisogna ritornare ai tempi di Silla e dei due triumvirati romani. La stessa sanguinosa uccisione di massa, il medesimo comportamento indistinto nei confronti dell'età degli uccisi, lo stesso sistema di tortura dei prigionieri, le stesse persecuzioni, ma questa volta nei confronti di un'intera classe; la stessa caccia ai capi, affinche nessuno di essi si salvasse; le stesse delazioni di nemici politici e personali; lo stesso indifferente massacro di gente assolutamente estranea alla lotta. La differenza consistette solo nel fatto che i romani non avevano le armi da fuoco per uccidere in massa i prigionieri, né avevano nelle loro mani la 'legge' e sulle loro labbra la parola 'civilizzazione'. " (K. Marx: "La guerra civile in Francia").
Le strade e le piazze di Parigi erano piene di cadaveri delle persone fucilate, che venivano frettolosamente sepolti insieme a corpi nei quali ancora palpitava la vita. Più di 30 mila morti, questo fu il bilancio della repressione degli eserciti di Versailles nel maggio del 1871. Aggiungendo 50 mila prigionieri, inviati all'ergastolo o condannati a morte e alcune migliaia di persone fuggite per sottrarsi alle persecuzioni poliziesche. Parigi perse circa 100 mila dei suoi figli e delle sue figlie migliori, per la maggior parte operai. I tribunali militari continuarono a emanare condanne fino al 1875.
Gli insegnamenti e il significato storico della comune
Già durante la lotta della Comune, Marx aveva fatto un'analisi profonda del suo significato storico. Questo documento, adottato all'unanimità dal Consiglio Generale dell'Internazionale il 30 maggio del 1871 e successivamente pubblicato sotto il titolo di "La guerra civile in Francia", è una delle più importanti opere della letteratura marxista. La Comune, sottolineò Marx, fu il primo "governo della classe operaia" il "primo tentativo di dittatura del proletariato".
"Questa forma di organizzazione politica della società - riconosceva Marx valutando gli insegnamenti della rivoluzione del 1871 - è la più completa per il passaggio dal capitalismo al socialismo. Gli operai parigini e la Comune saranno sempre salutati come i gloriosi precursori della nuova società. I suoi eroi sono impressi per i secoli nel grande cuore della classe operaia. La storia già ora ha inchiodato i suoi giustizieri al palo della vergogna dal quale non potranno mai liberarli tutte le preghiere di tutti i sacerdoti". (K. Marx: "La guerra civile in Francia").
La Comune di Parigi ebbe un'enorme influenza non solo sul movimento operaio contemporaneo, ma anche sul movimento operaio internazionale degli anni successivi. La sua esperienza arricchì la teoria rivoluzionaria di Marx ed Engels, sollecitandoli ad apportare modifiche al "Manifesto del Partito Comunista". Nella prefazione alla nuova edizione tedesca del "Manifesto" (1872), Marx e Engels scrivevano: "In particolare la Comune ha dimostrato che la classe operaia non può semplicemente impadronirsi della macchina statale come è, e metterla in moto per i propri obiettivi" K. Marx - F. Engels: "Manifesto del Partito Comunista"). Come sottolineò successivamente Lenin, "il pensiero di Marx consiste nel fatto che la classe operaia deve rompere e distruggere la macchina statale già pronta e non limitarsi ad impadronirsi di essa" (V. I. Lenin: "Stato e rivoluzione").
L'eroica lotta degli operai parigini non fu vittoriosa. Allora la classe operaia francese non aveva un partito marxista, non ebbe l'appoggio dei contadini, che si dimostrarono, come nel 1848, una riserva della borghesia. Gli errori e gli insuccessi della Comune, sia nelle questioni militari come nella politica economico-sociale, ne affrettarono la caduta. Ma, come disse Lenin, "nonostante i suoi errori, la Comune è l'esempio più grande del grandioso movimento proletario del XIX secolo" (V. I. Lenin: "La lezione della Comune").
La 1ª Internazionale dopo la Comune
La Comune di Parigi esercitò una profonda influenza su vasti strati del proletariato internazionale e fu un potente stimolo al rafforzamento della propaganda socialista-rivoluzionaria. La popolarità dell'Internazionale tra gli operai di diversi paesi crebbe notevolmente. La reazione internazionale rispose all'aumento di prestigio dell'Internazionale con un deciso rincrudimento della lotta contro di essa.
La coraggiosa difesa della causa della Comune da parte del Consiglio Generale e delle sezioni dell'Internazionale, l'appassionata propaganda delle idee dell'internazionalismo operaio nelle opere di Marx, le sue preoccupazioni per i profughi della Comune diedero lo spunto alla reazione per una feroce persecuzione dei socialisti. Le persecuzioni giudiziarie e poliziesche resero difficile e talvolta addirittura impossibile l'attività delle sezioni in Francia e in alcuni altri paesi. Le repressioni governative non erano l'unico pericolo che minacciava l'Internazionale degli operai.
In quella difficile situazione, complicatasi dopo la sconfitta della Comune, la tattica anarchica dei bakuniniani e la loro attività scissionistica all'interno dell'Internazionale furono molto pericolose per il movimento operaio. Contro il bakuninismo si pronunciò la conferenza dell'Internazionale tenutasi a Londra nel settembre del 1871, con la partecipazione di Marx e di Engels, la quale ebbe un ruolo importantissimo nella storia del movimento operaio internazionale.
Nella sua risoluzione sull'attività politica della classe operaia veniva sottolineata l'importanza della creazione dei partiti proletari nei singoli paesi: "Contro il potere collettivo delle classi abbienti il proletariato può agire come classe solo organizzandosi in partito politico, diverso da tutti i vecchi partiti formati dalle classi abbienti, e contrario ad esse... L'organizzazione della classe operaia in partito politico è indispensabile per assicurare la vittoria alla rivoluzione sociale e al suo fine ultimo, l'abolizione delle classi".
Il congresso dell'Internazionale, tenutosi all'Aia nel settembre del 1872, ribadì la risoluzione della conferenza di Londra sull'attività politica della classe operaia ed ampliò i poteri del Consiglio Generale, dandogli il diritto di escludere, in caso di necessità, dall'Internazionale singole sezioni e federazioni. La maggioranza dei voti del congresso escluse Bakunin e James Guillaume dall'Internazionale per le loro attività scissioniste.
Per iniziativa di Marx e Engels il congresso stabilì di trasferire la sede del Consiglio Generale a New York. La decisione era motivata dal fatto che l'attività del Consiglio Generale in Europa, infierendo contro l'Internazionale la persecuzione delle forze reazionarie, era gravemente ostacolata; altre difficoltà provenivano anche dall'attività dei bakuniniani e dal collaborazionismo dei leaders di destra delle Trade Unions inglesi. Successivamente, però, i legami tra il Consiglio Generale, negli Stati Uniti, e il movimento operaio europeo divennero sempre più difficili e nel luglio del 1876 la conferenza dell'Internazionale a Filadelfia prese la decisione di sciogliere il Consiglio Generale.
La I Internazionale adempì onorevolmente al compito storico che le stava dinnanzi. Con la sua lotta per il miglioramento della condizione delle masse operaie, contro l'anarchismo e l'opportunismo, con le sue rivoluzioni sulla forma e sui metodi della lotta di classe del proletariato, con i suoi attacchi contro le guerre d'aggressione per la pace tra i popoli, per la fratellanza dei lavoratori di tutti i paesi, essa pose le fondamenta dell'organizzazione internazionale del proletariato.
* * *
Il 1871 apre una nuova era nella storia universale. Nel suo corso infatti accaddero avvenimenti decisivi, che operarono una frattura tra due epoche. Il 18 marzo, per la prima volta nella storia dell'umanità, il potere statale passò, anche se per breve tempo, nelle mani del proletariato, la classe rivoluzionaria per eccellenza nella società capitalistica.La Comune, creata nel 1871 dagli operai parigini, ebbe un'esistenza di soli 72 giorni, ma la sua importanza per la lotta di liberazione della classe operaia fu enorme.
La lotta di classe in Francia dopo la caduta del II impero
Lo sviluppo economico dei paesi capitalistici e l'incremento verificatosi nell'industria pesante avevano approfondito le contraddizioni tra la borghesia e il proletariato. La costituzione della Comune di Parigi anticipò la lunga lotta della classe operaia in Francia contro la reazione politica e lo sfruttamento capitalistico. Gia nel luglio del 1848, gli operai parigini insorti avevano lanciato la parole d'ordine della "repubblica sociale" che essi contrapponevano alla "repubblica del capitale e del privilegio".
All'inizio del 1865, in Francia, erano sorte le prime sezioni della Associazione Internazionale dei Lavoratori (I Internazionale); con la loro attività, queste sezioni favorivano il formarsi di una coscienza di classe, rafforzavano l'organizzazione del proletariato e la sua liberazione dall'influenza dell'ideologia democratico-borghese. L'instancabile lotta di Marx e dei suoi sostenitori contro le correnti piccolo-borghesi nel movimento operaio internazionale aveva intaccato le posizioni dei proudhoniani, dei bakuniniani, dei lassalliani e degli altri avversari del socialismo scientifico. Le decisioni dei congressi dell'Internazionale sugli scioperi, sulle unioni professionali, sulla lotta politica, avevano inferto forti colpi al prestigio di quanti cercavano di distogliere la classe operaia dai suoi compiti storici.
Verso la fine degli anni 60, nel movimento operaio dei paesi capitalistici più sviluppati vennero compiuti notevoli progressi.
In Francia, all'ala dei proudhoniani di destra si era sostituita, nella sezione dell'Internazionale, l'ala deisocialisti collettivisti, che sostenevano l'indispensabilità della lotta politica per la liberazione sociale dei lavoratori. La classe operaia era divenuta la forza principale di un ampio movimento repubblicano, che si era sviluppato nel paese, e la sua partecipazione era stata determinante nella rivoluzione del 4 settembre 1870, che portò all'instaurazione della repubblica in Francia. La caduta del II impero venne affrettata dalla disfatta di Sedan (2 settembre), che rivelò chiaramente la totale impreparazione bellica del paese e il fallimento del regime bonapartista.
La guerra franco-prussiana rese più acuta la lotta di classe in Francia, smascherando il tradimento della borghesia francese, che tentava di sabotare la difesa di Parigi, assediata dagli eserciti tedeschi, e mettendo in mano agli operai della capitale le armi per nuovi scontri contro il governo del "tradimento nazionale" perpetrato dall'Assemblea Nazionale, eletta l'8 febbraio del 1871.
L'accettazione delle pesanti condizioni imposte dall'armistizio da parte dei circoli dirigenti, suscitò nel paese un enorme malcontento e favorì il movimento repubblicano. La maggioranza dei deputati dell'Assemblea Nazionale era costituita da monarchici; l'esercito, la polizia, l'apparato statale erano rimasti nelle mani dei nemici della repubblica e della democrazia. A capo del governo sedeva il ben noto reazionario L. A. Thiers, un uomo dal passato politico che denunciava chiaramente il suo odio, contro le masse popolari e le libertà democratiche.
Per sconfiggere la reazione borghese e agraria raccoltasi attorno al governo Thiers, la classe operaia e la piccolo borghesia di Parigi costituirono, tra il febbraio e il marzo del 1871, una organizzazione politica di massa, la Federazione Repubblicana della Guardia Nazionale del Dipartimento della Senna, di cui facevano parte 215 battaglioni, con sede nei quartieri operai e democratici.
Il Comitato Centrale di questa organizzazione, guidato da noti democratici e socialisti (tra cui alcuni membri dell'Internazionale), diede origine a una nuova forma di potere popolare, espresso dalla base. Volendo evitare la guerra civile, il Comitato Centrale aveva adottato una tattica difensiva, ma lo sviluppo degli avvenimenti portò inevitabilmente a un conflitto armato.
I sentimenti patriottici delle masse popolari erano profondamente mortificati dalle pesanti condizioni di pace e dall'occupazione di Parigi da parte delle truppe tedesche (anche se per breve tempo, poiché esse erano arrivate il 1° marzo e vi rimasero in tutto 3 giorni).
Gli interessi materiali della classe operaia e della piccola borghesia erano seriamente colpiti dai decreti sull'abolizione delle dilazioni di pagamento delle pigioni non corrisposte durante l'assedio e di quello delle cambiali accumulatesi nello stesso periodo. Questi due decreti, adottati per favorite i grandi banchieri, gli imprenditori e i proprietari di case, suscitarono un forte malcontento tra i lavoratori, i piccoli artigiani e i piccoli commercianti, aumentando il loro odio contro i circoli dirigenti, i grandi finanzieri e i generali "capitolardi" che stavano dietro ad essi.
L'autorità del governo di Thiers e dell'Assemblea Nazionale era in piena decadenza, mentre aumentava l'influenza politica del Comitato Centrale della Guardia Nazionale. Nella capitale e in alcune altre città si venne formando una situazione rivoluzionaria. Volendo evitare l'ulteriore sviluppo degli avvenimenti, che sarebbe sfociato nel passaggio del potere nelle mani del proletariato armato, i circoli dirigenti decisero di smobilitare i lavoratori di Parigi e di liquidarne l'organizzazione rivoluzionaria.
L'insurrezione del 18 marzo. la proclamazione della Comune
Nella notte tra il 17 e il 18 marzo 1871 il governo spostò le truppe da Montmartre a Belleville e in altre zone operaie di Parigi, con l'intento di sottrarre i cannoni della Guardia Nazionale. Era questo il primo passo verso la smobilitazione dei sobborghi proletari di Parigi, che erano il principale impedimento all'instaurazione del regime monarchico, e per poter addossare alle masse popolari le spese di guerra. Le truppe, occupata la collina di Montmartre e altre zone della città, s'impadronirono dei cannoni e ritornarono verso il centro della città. La Guardia Nazionale, volendo impedire gli spostamenti delle truppe governative, prese le armi e, con l'aiuto della popolazione, comprese le donne, impedì ai soldati di portarsi via le armi.
I soldati si rifiutarono di sparare sul popolo e arrestarono due generali (Lecomte e Thomas), che in seguito furono fucilati. Il Comitato Centrale della Guardia Nazionale, passato dalla difesa all'attacco, spostò verso il centro della città i battaglioni dei quartieri operai, che s'impadronirono della prefettura di polizia, dei ministeri, delle stazioni, delle caserme, dei palazzi dei sindaci rionali e verso la tarda sera conquistarono anche il municipio, sul quale fecero sventolare la bandiera rossa. La capitale delta Francia era nelle mani degli operai insorti.
Il governo di Thiers era fuggito precipitosamente a Versailles (a 17/19 km da Parigi), scortato dalle truppe. Il Comitato Centrale della Guardia Nazionale si eresse in governo provvisorio del proletariato vittorioso, trascinando con sé l'ala radicale della piccola borghesia parigina.
La maggioranza dei membri del Comitato Centrale della Guardia Nazionale s'illudeva di poter ricomporre il contrasto pacificamente, e non valutando il pericolo che il governo promuovesse una lotta armata contro la Parigi rivoluzionaria, permise a Thiers di far sgombrare le sue truppe dalla capitale. Per la verità una parte dei dirigenti rivoluzionari incitava all'attacco immediato contro le forze di Thiers, allora estremamente deboli (27-30 mila soldati, di cui molti animati da sentimenti democratici).
Fu un grave errore, che permise al governo di Thiers di superare il panico del primo momento e di rafforzarsi. Un secondo, grave errore fu di trascurare ogni misura immediata contro gli elementi controrivoluzionari, che continuavano la loro nefasta attività a Parigi, sostenuti attivamente da Versailles. Occupato interamente nella preparazione delle elezioni per la Comune di Parigi, il Comitato Centrale riteneva suo compito primario dare i pieni poteri a un organo scelto liberamente dalla popolazione di Parigi, sfuggendo cosi ai possibili rimproveri di conquista illegale del potere.
Il 26 marzo si svolsero le elezioni, con grande concorso di elettori e sulla base del voto universale. Vennero elette 86 persone e il 28 marzo venne trionfalmente proclamata sulla piazza la Comune di Parigi, di fronte a una folla di 100.000 guardie nazionali, che accolsero con grandi acclamazioni i propri eletti.
Nel frattempo il governo Thiers raccoglieva tutte le proprie forze in vista della prossima battaglia giungendo perfino a chiedere aiuto al nemico di ieri, la Germania. I delegati di Thiers chiesero di costituire un esercito composto da 80 mila uomini, inclusi gli ufficiali e i soldati francesi prigionieri dei tedeschi. Il governo tedesco, tradizionale nemico della Francia, diede il permesso.
Dopo cinque giorni dalla proclamazione della Comune, da Versailles ripresero le azioni militari e gli attacchi agli avamposti dei comunardi. Il proletariato di Parigi era di fronte alla guerra civile e da quel momento accantonò le proprie rivendicazioni rivoluzionarie per combattere la lotta armata contro le forze unite della controrivoluzione borghese.
La circostanza più grave per la Comune di Parigi fu la mancanza di un aiuto sostanziale dalla provincia. Nel periodo dal 19 al 27 marzo, in vari centri industriali (Marsiglia, Lione. Tolosa, Saint-Étienne, Narbona, Limoges, Le Crimson l'insurrezione popolare aveva portato alla proclamazione della Comune.
Una parte attiva alla direzione del movimento rivoluzionario a Bordeaux venne data dal socialista francese Paul Lafargue. Il 30 aprile, a Lione, durante le elezioni municipali, scoppiò nuovamente l'insurrezione. Le Comuni della provincia, comunque, durarono ben poco: da 3 a 4 giorni. Soltanto a Marsiglia la Comune ebbe una vita di 10 giorni. La mancanza di un solido legame tra i diversi centri del movimento rivoluzionario nella provincia e i gravi errori dei dirigenti facilitarono al governo di Versailles la loro repressione.
Anche ad Algeri operai indigeni e democratici lottarono fianco a fianco per instaurare una Comune, ma il loro tentativo fallì. Al movimento, da parte della popolazione araba, era accomunata anche la lotta per la liberazione nazionale dal giogo coloniale, e il governo Thiers riuscì a riprendere interamente il controllo della situazione solo alla fine del 1872.
La composizione della comune e i suoi capi
Nella Comune di Parigi si verificò una attiva collaborazione tra la classe operaia e gli strati avanzati della piccola borghesia e le forze progressive intellettuali, anche se il ruolo egemone spettò di diritto al proletariato. Assieme agli operai, alla Comune sedevano piccoli commercianti, artigiani, impiegati, scienziati progressisti, uomini del mondo della letteratura e dell'arte.
Gli operai, membri dell'Internazionale, L. E. Varlin, L. Fraenkel, A. Serraillier. E. Duval, A. Avrile, A. Theisz e altri noti esponenti del movimento socialista, il medicoingegnere E. Vaillant, il pittore G. Courbet, lo scienziato G. Flourens, il pedagogista G. Lefrançais, i pubblicisti A. Vermorel, Ch. Delescluze, E. Tridon, P. Grousset, lo scrittore Jules Vallès, i poeti rivoluzionari J. B. e E. Pottier (che più tardi scrissero il testo dell'Internazionale), lo studente Raoul Rigault, gli impiegati di banca T. Ferre e F. Jourde erano i più notevoli esponenti della Comune di Parigi.
Di grande popolarità e rispetto presso i lavoratori godeva Lucien Eugène Varlin, uno dei più importanti organizzatori e dirigenti della sezione francese dell'Internazionale. Come membro del Comitato Centrale della Guardia Nazionale, Varlin partecipò attivamente all'insurrezione del 18 marzo e durante i giorni della Comune fu membro delle commissioni per la guerra e per le finanze.
L'operaio ungherese Leo Fraenkel, membro del Consiglio Federale dell'Internazionale a Parigi, divenuto in seguito uno dei fondatori del partito socialista ungherese, era a capo della commissione per il lavoro e il commercio. Fraenkel fu un sostenitore di Marx, di cui studiava con grande passione le teorie. Egli fece approvare vari decreti della Comune per la difesa del lavoro degli operai e degli impiegati: "Ho ricevuto un solo mandato, quello di difendere gli interessi del proletariato" affermò nel corso di una riunione della Comune.
Un altro personaggio centrale della Comune fu anche Gustave Flourens, studioso geniale e acceso rivoluzionario, attivo sostenitore della lotta al regime bonapartista. Marx, che lo conobbe personalmente, ne aveva una grande stima. Il 3 aprile Flourens venne catturato e barbaramente ucciso dagli emissari di Versailles.
Oltre ai proletari rivoluzionari, ebbero una parte di primo piano nella Comune anche i democratici piccolo-borghesi, tra i quali, per la sua dedizione alla causa della rivoluzione, si distinse il 62enne Charles Delescluze, che gia aveva partecipato alla rivoluzione del 1848 e più di una volta era stato arrestato e mandato in prigione e che, nonostante una grave malattia, rimase sino alla fine al proprio posto di membro della Comune.
La composizione della Comune variò più volte. Alcuni membri furono eletti in numerosi distretti, altri, come Louis Blanqui, furono eletti, sebbene assenti. Alcuni deputati rifiutarono di partecipare alle riunioni della Comune, per motivi politici, gli uni rifiutando il mandato subito dopo le elezioni, gli altri pochi giorni dopo. Fra quelli che ricusarono di partecipare alle sedute della Comune vi erano non solo dei reazionari e dei liberali convinti, eletti dalla popolazione dei quartieri ricchi, ma anche radicali di origine borghese, spaventati dal carattere rivoluzionario e socialista del nuovo potere e dalla maggioranza in esso assunta dagli operai. Di conseguenza, nella Comune c'erano 31 posti vacanti.
Il 16 aprile, nel pieno della lotta contro il governo di Versailles, ebbero luogo le elezioni suppletive, nelle quali vennero eletti 17 nuovi membri, per la maggior parte appartenenti alla classe operaia: "Soltanto i lavoratori - afferma Lenin - sono rimasti fedeli sino alla fine alla Comune... Soltanto i proletari francesi hanno sostenuto senza paura e senza stanchezza il 'loro' governo, solo essi si sono battuti e sono morti per esso, cioè per la causa della liberazione della classe operaia, per un futuro migliore per tutti i lavoratori" (V. I. Lenin: "Ricordi della Comune").
Insieme ai proletari di Parigi si batterono coraggiosamente per la causa della Comune i rivoluzionari polacchi, russi, italiani, ungheresi, belgi. Famosissimo divenne il nome di Elisavjeta Dmitrijeva (Kuscheleva, Tumanovskaja), che aveva conosciuto Marx e manteneva i legami con il Consiglio Generale dell'Internazionale. Con lei partecipò alla lotta dei comunardi un'altra russa, Anna Vasiljevna Korvin-Krukovskaja, moglie del socialista francese e comunardo Jaclard, eletta tra i membri del comitato del XVII circondario di Parigi. Comunardo fu anche un altro rivoluzionario russo, che si trovava in quel tempo a Parigi, Pjotr Lavrov.
I rivoluzionari polacchi Jaroslaw Dombrowski e Valery Wroblewski, partecipanti all'insurrezione del 1863, furono tra i comandanti militari della Comune. Dombrowski comandò uno dei tre eserciti della Comune e fu tra coloro che avevano consigliato l'attacco immediato a Versailles. Tra i polacchi che lottarono dalla parte dei comunardi si distinsero per il loro coraggio i fratelli Okolowicz e la coraggiosa Anna Pustowoitowa, perita negli ultimi combattimenti in città. I belgi che vivevano a Parigi ed erano accesi rivoluzionari costituirono una legione di volontari.
La lotta delle correnti politiche nella comune
L'attività della Comune si svolse fra contrasti tra le diverse tendenze politiche. Verso la fine di aprile all'interno della Comune si erano affermate definitivamente due correnti, la "maggioranza" e la "minoranza". La prima era composta dai cosiddetti "neo-giacobini": blanquisti ed esponenti di altri raggruppamenti; la seconda era composta da proudhoniani e socialisti di estrazione piccolo-borghese, vicini alle idee di Proudhon. Alle posizioni della "minoranza" era vicino il blanquista Tridon.
Nella Comune c'erano circa 40 membri dell'Internazionale, di cui una parte aderiva alla "maggioranza", un'altra alla "minoranza". Tra questi due gruppi vi erano divergenze di vedute, provocate dalla diversa visione dei compiti della rivoluzione del 1871 e dalla tattica, alla quale si sarebbe dovuto attenere il governo della Comune.
La "maggioranza" non vedeva una diversità sostanziale tra la rivoluzione borghese del 1789-1794 e la rivoluzione proletaria del 1871, e riteneva erroneamente che la seconda fosse solo il proseguimento della prima. Di conseguenza, molti membri della "maggioranza" non davano grande importanza ai mutamenti sociali. I fautori di questa corrente, però capivano profondamente l'esigenza di un potere più centralizzato e auspicavano una lotta radicale ai nemici della rivoluzione.
I componenti della "minoranza" dedicavano attenzione alle riforme economico-sociali, anche se poi, nell'azione, erano spesso assai indecisi. Essi erano contrari a qualsiasi azione "forte" nei confronti degli elementi ostili alla Comune, disapprovavano la chiusura dei giornali borghesi etcetera.
Le due correnti vedevano in modo diverso i compiti della Comune in quanto organo di potere: la "minoranza" sosteneva che la Comune era un organo di potere solo per Parigi, la "maggioranza" considerava la Comune un governo di tutta la Francia. Ma entrambe le parti erano in errore.
Il proletariato francese, allora, non formava ancora un partito rivoluzionario conseguente e questo fatto si riflette negativamente sullo sviluppo e sull'esito della rivoluzione del 1871. I contrasti di principio e di tattica verificatisi tra i membri della Comune si manifestarono sin dalle prime riunioni e si acuirono ancor più in seguito, diventando particolarmente accesi nelle riunioni del 28 e del 30 aprile e in quella del 1° maggio, quando venne esaminata la creazione di un Comitato di Salute Pubblica, cui avrebbero dovuto essere attribuiti vastissimi poteri.
La "minoranza" era decisamente contraria a questo decreto, poiché riteneva che un siffatto organo di potere potesse ledere i principi democratici della rivoluzione del 18 marzo. Il 16 maggio l'opposizione pubblicò una dichiarazione, in cui protestava contro la politica del Comitato di Salute Pubblica e affermava che non avrebbe più partecipato alle riunioni della Comune. In risposta, alcuni giornali chiesero l'arresto dei membri della "minoranza" e il loro rinvio a giudizio, definendoli "traditori" e "disertori". Il procuratore della Comune, il blanquista Rigault, aveva già preparato l'ordine di arresto per i deputati dell'opposizione, ma il 17 maggio molti membri della minoranza si presentarono alla seduta ordinaria della Comune e il conflitto perdette d'intensità.
Una parte di primo piano nella pacificazione all'interno della Comune va attribuita al Consiglio Federale della sezione parigina dell'Internazionale, che invitò i membri della Comune a "fare ogni sforzo per conservare l'unita della Comune, assolutamente indispensabile per la vittoria contro il governo di Versailles". La lotta comune contro le truppe inviate da Versailles avvicinò nuovamente i rappresentanti delle due correnti nella Comune.
Le organizzazioni rivoluzionarie di massa nei giorni della comune
La Comune si appoggiava sulle organizzazioni rivoluzionarie di massa della classe operaia, in particolare sui club politici che si riunivano negli edifici scolastici, nelle case comunali e nelle chiese. Il circolo rivoluzionario parigino più importante nel 1871 fu il "Club comunale" del III circondario, che aveva persino un proprio quotidiano, e alle cui riunioni partecipavano alcune migliaia di persone. Suo motto era "Vincere o morire!". I club esaminavano le diverse questioni riguardanti la difesa e la politica economico-sociale della Comune, ne criticavano gli errori, richiedevano l'introduzione di misure più decise. Come i club, anche le sezioni dell'Internazionale (se ne contavano circa 30) avevano una parte importante nell'organizzazione della Comune. Per la realizzazione di molti dei suoi decreti, infatti, la Comune si appoggiava alle unioni professionali, alle cooperative e a molte organizzazioni operaie.
Un grande ruolo nella vita politico-sociale della Comune avevano i comitati di vigilanza, creati nel 1870 in ognuno dei 20 circondari di Parigi, ed anche i consigli di legione, ai quali appartenevano i rappresentanti scelti tra i battaglioni delta Guardia Nazionale. La più importante organizzazione sociale femminile era l'"Unione delle donne per la difesa di Parigi e per l'aiuto ai feriti". Proletaria per composizione, essa aveva un comitato centrale, diretto dall'operaia socialista Nathalie Le Mel e da alcune altre attiviste del movimento operaio.
La comune: uno stato di tipo nuovo
La Comune non seguiva il cammino delle precedenti rivoluzioni borghesi, che avevano mantenuto l'apparato poliziesco-militare preesistente, ma mirava ad abbattere la macchina dello Stato borghese, per costruire uno Stato nuovo, che fosse espressione politica dell'organizzazione democratica del potere.
Con il primo decreto della Comune (29 marzo) fu abolito l'esercito permanente, basato sul servizio di leva, e fu sostituito da una Guardia Nazionale, composta da lavoratori armati e da rappresentanti dei club democratici. La polizia, che nello Stato borghese aveva sempre rappresentato una delle armi principali per l'oppressione dei lavoratori, venne sostituita da battaglioni di riserva della Guardia Nazionale.
Il principio della elettività, della responsabilità e della revocabilità ebbe vigore per tutti i dipendenti dello Stato e per i membri della stessa Comune (decreto del 2 aprile). La Comune adottò anche una risoluzione in base alla quale lo stipendio dei più alti impiegati non doveva superare la paga di un operaio qualificato (decreto del 2 aprile). In questo modo, la Comune intendeva annullare la posizione privilegiata degli impiegati dei gradi superiori. Vennero invece aumentati gli stipendi degli impiegati di grado inferiore. Come afferma Lenin, "senza alcuna legislazione particolare, ma semplicemente coi fatti, il potere proletario portò alla democratizzazione del regime sociale..." (V. I. Lenin: "Gli insegnamenti della Comune").
Così come aveva demolito l'apparato burocratico-poliziesco dello Stato borghese, la Comune rifiutò anche il parlamentarismo. Essa infatti era al contempo organo legislativo ed esecutivo del potere. I decreti, adottati nelle riunioni della Comune, erano messi in esecuzione dagli organi e dalle istituzioni che erano staff formati dalle nove commissioni insediate dalla Comune: militare, delle finanze, della giustizia, della politica interna, della sicurezza sociale, degli affari esteri, del lavoro e dei servizi sociali (posta, telegrafo eccetera), dell'educazione e del commercio.
Organo supremo della Comune era la Commissione Esecutiva, composta (20 aprile) di dirigenti ("delegati") di tutte le nove commissioni speciali. Il 1° maggio, peggiorando la situazione militare, la Commissione Esecutiva venne sostituita con il Comitato di Salute Pubblica, formato da 5 membri della Comune. A capo di ognuno dei 20 circondari di Parigi funzionava una commissione municipale, che dipendeva dai membri della Comune eletti nello stesso circondario.
La classe operaia di Parigi diede molti organizzatori e dirigenti statali efficienti. Nelle condizioni difficili, con il sabotaggio degli alti e medi funzionari, vennero create e rese attive organizzazioni governative e municipali, ristrutturate dalla Comune secondo scopi e compiti diversi, per principio e finalità, da quelli dello Stato borghese.
Albert Theisz, membro della Comune, dirigente della sezione parigina dell'Internazionale, si rivelò un efficientissimo organizzatore come capo delle poste parigine. Con grande coraggio e iniziativa lavorò il tipografo Jean Allemane, che nel V circondario prese misure efficaci contro elementi avversi alla Comune, in particolare contro i rappresentanti del clero.
Buoni amministratori furono i membri dell'Internazionale (Combault e Faillet), messi dalla Comune a capo della direzione delle imposte indirette, come pure Z. Camélinat, il bronzista membro dell'Internazionale, designato alla direzione delle monete (morì nel 1932, membro del Partito Comunista Francese).
La politica economico-sociale della comune
La politica economico-sociale della Comune era dettata dal desiderio di migliorare la condizione di ampi strati della popolazione e realizzare la liberazione economica dei lavoratori. La tendenza socialista della Comune si manifestò chiaramente in molti decreti: il decreto del 16 aprile stabiliva di trasmettere alle società di produzione operaie le fabbriche e le industrie abbandonate dagli imprenditori, fuggiti da Parigi dopo l'insurrezione del 18 marzo. Questo primo passo verso l'espropriazione dei capitalisti era ancora timido: il decreto prevedeva infatti che essi ricevessero un compenso in denaro nel caso in cui fossero rientrati a Parigi; alla riunione della Comune del 4 maggio venne avanzata la proposta (che fu però) respinta) di estendere l'azione del decreto a tutte le imprese importanti.
Grande valore in linea di principio ebbe l'instaurazione del controllo statale e operaio sulla produzione in alcune grosse imprese, ad esempio nelle armerie del Louvre, dove, sotto il controllo di un direttore, venne create un consiglio for-mato da operai e impiegati eletti. La Comune proibì l'applicazione di multe illegali e le trattenute arbitrarie sulla paga degli operai (decreto del 27 aprile), abolì il lavoro notturno nei panifici (decreto del 20 aprile), intraprese misure pratiche per la protezione dei disoccupati, stabilì un minimo per la paga degli operai e delle operaie addetti all'adempimento delle ordinanze della Comune (decreto del 13 maggio).
Allo scopo di soddisfare le esigenze fondamentali dei lavoratori, la Comune approvò un decreto per la requisizione di tutti gli appartamenti sfitti e l'installazione in essi dei lavoratori della periferia, i cui alloggi erano stati danneggiati dall'artiglieria (decreto del 25 aprile); il decreto del 6 maggio ordinò la restituzione gratuita di 800 mila oggetti, impegnati dagli strati meno abbienti al Monte di Pietà, fino alla cifra di 20 franchi per ogni depositante; un grande sollievo economico per le masse lavoratrici fu l'abolizione dell'affitto per 9 mesi, a partite dall'ottobre del 1870 (decreto del 29 marzo).
Nell'interesse dei piccoli imprenditori e dei piccoli commercianti la Comune prolungò di 3 anni il termine per il pagamento di ogni tipo di effetto commerciale e sospese le azioni giudiziarie per il loro mancato pagamento (decreto del 16 aprile).
La Comune attuò altre riforme nel campo dell'istruzione e della cultura. Con il decreto del 3 aprile, che sanciva la separazione tra Stato e Chiesa, la Comune riprese la lotta contro l'influenza del clero cattolico nelle scuole e sostituì i religiosi con insegnanti laici. Venne aumentato lo stipendio degli insegnanti, fu introdotto lo studio gratuito e obbligatorio nella scuola primaria, venne organizzata, per la prima volta in Francia, una scuola professionale. La Comune sosteneva il principio dell'"educazione multilaterale", abbinando l'insegnamento delle basi del sapere scientifico all'apprendimento di un mestiere.
S'intraprese la riorganizzazione dei musei e delle biblioteche e venne emanato un decreto (20 maggio) per il passaggio dei teatri dagli impresari privati nelle mani degli artisti e dei lavoratori dello spettacolo. Louise Michel, una delle più coraggiose dirigenti della Comune, scrive: "Si voleva avere tutto in una volta sola: l'arte, le scienze, la letteratura, le scoperte. La vita aveva un nuovo impulso. Tutti si affrettavano a fuggire dal vecchio mondo...".
Nella loro maggioranza, tutte queste riforme non poterono essere condotte a termine, ma quanto venne fatto, nonostante gli errori e le illusioni di una notevole parte dei dirigenti, manifestò chiaramente l'istinto rivoluzionario della classe operaia.
Altri errori affrettarono purtroppo la caduta della Comune: il più grave fu la mancata confisca del denaro e degli altri preziosi conservati nella Banca di Francia (per una somma totale di 3 miliardi di franchi). Beslay, il proudhoniano designato dalla Comune a commissario nella Banca, sostenuto da altri proudhoniani, membri della commissione delle finanze, si rifiutò di agire con la forza nei confronti delle proprietà della borghesia. Gran parte di queste ricchezze, attraverso le succursali provinciali, servirono a finanziare la controrivoluzione di Versailles.
Altro errore fondamentale commesso dai capi della Comune fu di non aver condotto una lotta senza quartiere contro i nemici della rivoluzione, contro gli agitatori controrivoluzionari, contro lo spionaggio. La Comune proibì la pubblicazione di circa 30 giornali reazionari, ma non chiuse le loro tipografie, cosicché alcuni giornali proibiti continuarono ad uscire, sotto altre testate. Per impedire le esecuzioni in massa di prigionieri da parte dei versagliesi, il 5 aprile la Comune emanò un decreto sugli ostaggi, grazie al quale vennero arrestati più di 200 controrivoluzionari. Ma, nelle condizioni della guerra civile, queste misure erano insufficienti.
La Comune fece solo alcuni tentativi sporadici per stabilire collegamenti con le masse contadine, perché i suoi capi, nella loro maggioranza, non davano importanza al ruolo dei contadini nella rivoluzione e non capivano che, senza l'aiuto del proletariato contadino, non avrebbero potuto conservare il potere conquistato. Il legame con i contadini era invece, per la Parigi rivoluzionaria, assolutamente necessario.
Le truppe di Versailles avevano organizzato una cintura militare attorno a Parigi per impedire i collegamenti della città con la provincia. Il governo Thiers e i suoi sostenitori cercavano di mettere in cattiva luce, ovunque fosse possibile e con ogni mezzo, i comunardi parigini. Soltanto in alcune zone agricole avvennero manifestazioni contadine con bandiere rosse in segno di solidarietà con i comunardi parigini.
Una delle misure adottate dalla Comune per stabilire collegamenti con Parigi e i lavoratori delle campagne fu la stampa di 100.000 volantini, che dovevano essere diffusi nelle campagne. In essi la scrittrice socialista Andre Leo esponeva la pesante condizione dei contadini e stendeva un programma di trasformazioni economico-sociali, decise dalla Comune (diminuzione delle imposte ai piccoli possidenti, esonero dalle tasse per i più poveri, elettività delle amministrazioni comunali eccetera). Il manifestino finiva con queste parole: "Parigi vuole solo la terra per i contadini, gli strumenti di lavoro per gli operai, il lavoro per tutti, i frutti della terra per chi la lavora".
La posizione internazionale della comune
La Comune fu, secondo quanto scrive Marx, "l'espressione spontanea di tutti gli elementi sani della società francese..." (K. Marx "La guerra civile in Francia"). Essa ebbe anche una notevole importanza sul piano internazionale, poiché il suo motto era la "lotta per la liberazione dai lavoratori di tutti i paesi dallo sfruttamento capitalistico".
Come segno delle sue intenzioni pacifiche, del suo profondo odio per il militarismo e per la politica di conquista delle classi dominanti, la Comune abbatte la colonna eretta a ricordo delle vittorie di Napoleone I, in piazza Vendome, che venne ribattezzata piazza dell'Internazionale.
I comunardi cercarono di instaurare relazioni con altri Stati: il 5 aprile, il delegato (commissario) per i rapporti con l'estero, Paschal Grousset, presentò ai rappresentanti delle potenze straniere una dichiarazione ufficiale sulla costituzione della Comune di Parigi e sulle sue intenzioni di mantenere buoni rapporti con tutti gli Stati. La maggioranza dai diplomatici rifiutò di accogliere questa dichiarazione a si trasferì a Versailles, prendendo posizione a favore del governo Thiers, contro la Comune.
Un peso notevole nella disfatta della Comune di Parigi ebbe il militarismo tedesco, che sostenne il governo di Versailles. Venuto a conoscenza degli avvenimenti del 18 marzo, Bismarck fece immediatamente sapere a Thiers che le truppe di occupazione tedesca l'avrebbero sostenuto nella lotta contro la rivoluzione di Parigi. Gli junkers e la borghesia tedesca temevano che gli avvenimenti francesi potessero influire sul movimento operaio del loro paese; i circoli governativi, a loro volta, temevano che il nuovo governo di Parigi non mantenesse fede al trattato di pace, concluso nel febbraio del 1871, e rinnovasse la guerra contro la Germania.
Il Comitato Centrale della Guardia Nazionale aveva già fatto sapere, per iscritto, al comando del III corpo dell'esercito tedesco, di stanza alla periferia di Parigi, che la rivoluzione del 18 marzo non era diretta contro gli eserciti tedeschi e che i comunardi non intendevano rivedere le condizioni del trattato di pace, accettate dall'Assemblea Nazionale. Volendo garantire Parigi da un possibile intervento tedesco, la Comune si dichiarò pronta a pagare alla Germania 500 milioni di franchi come primo acconto sulle riparazioni di guerra, purché il governo tedesco mantenesse la neutralità nella lotta tra Parigi e Versailles.
Le trattative condotte il 26 aprile dal delegato militate della Comune, Cluseret, con it diplomatico tedesco von Holstein non portarono, però, a un buon risultato. Bismarck voleva solo approfittare di queste trattative per esercitare pressioni su Thiers e affrettare la firma del trattato di pace definitivo con le pesanti condizioni imposte alla Francia. Il 10 maggio del 1871, a Francoforte sul Meno, venne firmato il trattato di pace e da quel momento la cooperazione degli occupanti tedeschi con i controrivoluzionari di Versailles divenne ancor più stretta. La grande borghesia francese, venendo meno agli interessi nazionali del proprio paese, entrò in trattative con i conquistatori tedeschi, contro il proprio popolo.
Contrari alla Comune furono anche i circoli dirigenti di altre potenze. Il governo della Russia zarista cooperò alla costituzione di una rete poliziesca contro gli attivisti della Comune e dell'Internazionale. L'ambasciatore degli Stati Uniti, Washburne, non nascose mai i suoi sentimenti fortemente ostili nei confronti della Comune e dei suoi dirigenti. Nei giorni più critici della vita della Comune, il console americano disorientò i comunardi con l'assicurazione che, grazie alla sue intercessione, i tedeschi avevano concesso il permesso di lasciar passare i reggimenti dei comunardi attraverso le linee tedesche. Credendo a queste assicurazioni, gruppi di soldati della Comune si diressero verso gli avamposti tedeschi, ma qui vennero catturati e consegnati al governo di Versailles. Il Consiglio Generale dell'Internazionale, con un messaggio scritto da Marx, bollò il comportamento del console americano. Attorno alla Comune si chiudeva un anello di blocchi della reazione internazionale.
La solidarietà del proletariato internazionale con i comunardi parigini
La rivoluzione del 18 marzo e la proclamazione della Comune di Parigi suscitarono una ondata di solidarietà internazionale dei lavoratori con l'eroico proletariato parigino. Il Consiglio Generale dell'Internazionale e le sue sezioni in Germania, Inghilterra, Belgio, Svizzera, America e in altri Stati espressero la loro solidarietà alla Comune di Parigi e affermarono che l'esito vittorioso di questa lotta interessava il proletariato di tutto il mondo. Nel settembre del 1870 (alla convocazione del Consiglio Generale per la questione della guerra franco-prussiana) Marx aveva ammonito gli operai francesi e i loro dirigenti a non sollevarsi prematuramente, perché sarebbe stata una "tremenda pazzia".
Nel marzo del 1871, però, quando l'insurrezione del proletariato di Parigi era ormai avvenuta, Marx la sostenne con tutte le sue forze. Nella lettera del 12 aprile al socialista tedesco Kugelmann, egli parlava con entusiasmo dei comunardi come di uomini pronti ad "attaccare il cielo": "Quale coraggio, quanta intraprendenza storica, quale capacità di donarsi hanno questi parigini! La storia non ha ancora vista un uguale eroismo" (K. Marx: "Lettera a Kugelmann del 12 aprile 1871").
Pur indicando gli errori compiuti dai dirigenti della Comune, Marx sottolineava anche il suo enorme significato storico: "L'attuale insurrezione di Parigi - anche se sconfitta dai lupi, dai maiali della vecchia società - rappresenta il più glorioso passo in avanti del nostro partito dal tempo dell'insurrezione di giugno" (K. Marx: "Lettera a Kugelmann del 12 aprile 1871"). In un'altra lettera a Kugelmann, Marx notava: "La lotta della classe operaia contro la classe dei capitalisti e contro lo Stato, che ne rappresenta gli interessi, è entrata, grazie alla Comune di Parigi, in una nuova fase. Comunque finisca, questa volta un nuovo punto di partenza di importanza storica mondiale e stato conquistato" (K. Marx: "Lettera a Kugelmann del 17 aprile 1871").
Nelle lettere e nelle istruzioni orali mandate a Parigi attraverso persone fedeli, Marx dava consigli ai dirigenti della Comune, rispondeva alle loro domande, spiegava i loro errori, faceva loro una serie di ammonizioni. Nella lettera del 13 maggio a Fraenkel e Varlin, Marx indicava per sommi capi, i più importanti particolari dell'accordo di Bismarck con Thiers e Favre contro la Comune e avvertiva i comunardi che il governo tedesco "avrebbe in ogni modo favorito il governo di Versailles per affrettare la presa di Parigi". "La Comune perde, secondo me, troppo tempo nelle piccole cose e nelle contese di carattere personale" affermava in quella lettera. "È evidente che, oltre all'influenza dei lavoratori, c'è anche qualche altra influenza. Ma questo non avrebbe importanza se desse la possibilità di riguadagnare il tempo perduto" (K. Marx: "Lettera a L. Fraenkel e L. Varlin del 13 maggio 1871").
Il Consiglio Generale condannò il comportamento proditorio del socialista francese Tolain, passato nelle file del governo di Versailles e confermò la decisione del Consiglio Federale di Parigi di escluderlo dall'Internazionale. Per iniziativa di Marx il Consiglio Generale invio, attraverso i propri segretari-corrispondenti, a tutti i paesi nei quali esisteva una sezione dell'Internazionale alcune centinaia di copie di un indirizzo, scritto dallo stesso Marx, per spiegare il significato della rivoluzione che avveniva a Parigi. Il Consiglio Generale, nelle riunioni di marzo, aprile e maggio 1871, esaminò più di una volta la situazione di Parigi, indicando i mezzi per dare aiuto ai comunardi.
Secondo l'espressione di Lenin, Marx, allora in esilio a Londra, visse gli avvenimenti della Comune "come un partecipante alla lotta delle masse", "con tutto il suo ardore e la sua passione". (V. I. Lenin: "Prefazione alla traduzione russa delle lettere di K. Marx a L. Kugelmann").
Il comportamento della parte avanzata del proletariato tedesco nei giorni della Comune fu genuinamente internazionalista. I suoi capi August Bebel e Wilhelm Liebknecht dalle tribune del Reich-stag e nell'organo centrale del partito socialdemocratico tedesco, il "Volksstaat" ("Stato popolare") affermarono chiaramente la loro solidarietà con la Comune di Parigi. Essi sottolinearono l'enorme significato della lotta della Comune per la liberazione di tutto il proletariato internazionale, smascherarono la politica aggressiva delle classi dominanti della Germania e il loro accordo con la controrivoluzione di Versailles.
Nel periodo marzo-maggio del 1871, a Berlino, Amburgo, Dresda, Hannover e Monaco e in molte altre città della Germania vennero organizzate delle riunioni di operai per manifestare la loro solidarietà con i comunardi parigini. Grande impressione fece, non solo in Germania, ma in tutta Europa, il coraggioso discorso di Bebel al Reichstag il 25 maggio del 1871, nel quale egli esprimeva la sua convinzione che in un futuro non lontano le parole d'ordine dei comunardi parigini sarebbero diventate il grido di guerra di tutto il proletariato europeo...
La Comune di Parigi venne salutata anche dai membri russi dell'Internazionale come "repubblica dei proletari". Anche il socialista bulgaro Christo Botev espresse tutta la sua ammirazione per la lotta eroica dei comunardi. I partecipanti al comizio popolare tenuto ad Hyde Park il 16 aprile inviarono alla Comune un messaggio di saluto. Anche Garibaldi, il grande democratico e rivoluzionario italiano, ebbe parole favorevoli per i comunardi parigini.
Un eminente pubblicista inglese, E. Bresly, difendendo la causa della Comune, scrisse sul giornale "Behave": "I lavoratori di tutti i paesi possono essere orgogliosi delle grandi qualità manifestate dai loro fratelli parigini: la loro audacia, pazienza, ordine, disciplina, intelligenza sono state veramente eccezionali". Un altro pubblicista progressista inglese, Fox Harrison, pubblicò un articolo nel quale affermava che "i principi della Comune si diffonderanno per tutta l'Europa e alla fine diverranno la base della società".
In Russia non esisteva allora un movimento politico autonomo della classe operaia: per questo i sentimenti di simpatia verso la Comune vennero manifestati in prevalenza dall'intellighenzia democratica rivoluzionaria. Uno dei suoi rappresentanti, lo studente rivoluzionario Nikolaj Končarov, diffuse manifestini nei quali invitava "tutti gli uomini onesti" a sostenere la causa della Comune e ne metteva in evidenza il significato pacifico. N. A. Nekrasov dedicò agli eroi della Comune una poesia e Gleb Uspenskij un suo scritto.
La lotta armata tra i comunardi e i versagliesi
Il periodo dell'esistenza pacifica della Comune fu breve. Già il 2 aprile gli eserciti di Versailles attaccarono gli avamposti dei comunardi attorno a Parigi. L'attacco non era stato previsto della Comune, tra i cui membri prevaleva la convinzione che sarebbe stato possibile evitare la guerra civile, e provocò grande agitazione. Il 3 aprile le formazioni della Guardia Nazionale, in 3 colonne separate, si diressero verso Versailles. La spedizione, però, era stata intrapresa senza la necessaria preparazione: molti combattenti non avevano armi, pochissimi erano i cannoni, poiché si pensava che le truppe di Versailles non avrebbero opposto una seria resistenza.
Ma questi calcoli si rivelarono errati. Una colonna si trovò sotto il fuoco micidiale del forte di Mont Valerien, che, anche dopo il 18 marzo, era rimasto nelle mani dei governativi. Un'altra colonna si avvicinò alle postazioni dei versagliesi, ma presto dovette ritirarsi con gravi perdite. Il 4 aprile fu fermata anche l'avanzata di altre formazioni comunarde.
Dopo questi insuccessi il commissario alla guerra Cluseret passò alla difensiva. All'inizio di aprile venne riorganizzata la Guardia Nazionale, e furono costituite numerose formazioni di volontari: "I vendicatori di Parigi", "I vendicatori di Flourens", "I cacciatori volontari della rivoluzione" eccetera. Comunque, le notevoli risorse militari (soprattutto di artiglieria), di cui la Comune disponeva, non vennero usate a sufficienza.
Gli organismi militari erano troppi e spesso intralciavano l'un l'altro la propria attività. I tribunali militari, creati per mantenere la disciplina, agivano con poca efficacia. Conseguenze negative ebbe anche la mancanza di specialisti militari, poiché soltanto alcuni ufficiali si erano schierati con la Comune, e tra di essi alcuni erano emissari di Versailles, che, con la loro azione, sabotavano le capacità militari delle forze armate della Comune.
Nonostante queste condizioni poco favorevoli, i federati - così erano chiamate le Guardie Nazionale della Comune - si battevano con grande eroismo. Particolare menzione per il loro impeto meritano gli artiglieri del battaglione delle porte Maillot e Ternes, che difendevano il forte d'Issy. Le donne non erano da meno degli uomini, dalle più giovani alle più anziane. Anche i nemici della Comune dovettero ammettere che il governo di Versailles aveva a che fare con avversari coraggiosi.
Il 6 aprile venne nominato maresciallo in capo dell'esercito di Versailles Mac Mahon e a capo delle formazioni di riserva il generale Vinoy. Il 9 aprile i versagliesi sottoposero Parigi al fuoco dell'artiglieria che, a eccezione della tregua del 25 aprile, durò per tutto il tempo delle ostilità. Negli ultimi giorni di aprile la vittoria era ormai delle truppe di Versailles, composte già allora da più di 100 mila uomini, mentre le formazioni della Comune erano formate da non più di 35-40 mila uomini (secondo altri dati questa cifra va portata a 60 mila persone).
I governativi attaccavano su tutti i fronti. Il 30 aprile il forte d'Issy, sul fronte meridionale, fu abbandonato dai suoi difensori, ma dopo poche ore i comunardi riuscirono a conquistarlo nuovamente. Con il peggiorare della situazione militare, aumentava l'insoddisfazione per l'operato del delegato Cluseret, che venne deposto, arrestato e sottoposto a giudizio (più tardi fu però prosciolto). Il suo posto venne occupato da un giovane ufficiale della guardia, il colonnello Rossel.
Le sue prime misure, dirette a rafforzare la disciplina, furono assai tempestive, ma il progetto che egli approntò per la riorganizzazione della Guardia, sostituendo le legioni con i reggimenti, incontrò una viva opposizione da parte del Comitato Centrale, timoroso che Rossel volesse instaurare una dittatura personale.
Frattanto, la situazione sul fronte peggiorava sempre più. Il 9 maggio gli eserciti di Versailles s'impadronirono del forte d'Issy. La caduta di questo importante punto d'appoggio dei comunardi provocò grande agitazione a Parigi. Rossel pubblicò sui giornali una lettera, nella quale esponeva i punti deboli della Comune, accusava i membri del Comitato Centrale della Guardia Nazionale di non aver accettato le misure per il rafforzamento della difesa di Parigi e chiedeva di essere esonerato dal suo incarico.
La pubblicazione di questa lettera portò non poco danno alla Comune, poiché rivelò al nemico la debolezza del suo apparato militate. Per ordine della Comune, Rossel venne arrestato e messo in prigione, ma ben presto fuggì. Arrestato in seguito dagli eserciti di Versailles, venne mandato davanti al tribunale militare e fucilato. Il posto di Rossel venne affidato a Delescluze, uno dei più fedeli esponenti della Comune, che però non aveva alcuna capacità militare. L'avanzata dei versagliesi continuava. Il 13 maggio venne preso il forte di Vanves. L'artiglieria distrusse gran parte delle mura difensive di Parigi e il 20 maggio il comando supremo di Versailles ordinò un attacco generale alla città.
La "settimana di sangue di maggio". La caduta della comune
Il 21 maggio le forze di Versailles entrarono in Parigi dopo aver distrutto la porta di Saint-Cloud. Nella notte del 22 maggio le truppe governative penetrarono in Bitty anche attraverso altre porte, e presto in Parigi ci furono circa 100 mila versagliesi. Nonostante l'enorme superiorità numerica e tecnica dei controrivoluzionari, il proletariato di Parigi oppose una strenua resistenza. In brevissimo tempo nelle strade della città furono costruite più di 500 barricate, alla cui difesa parteciparono donne e bambini.
Il 24 maggio la Comune dovette trasferirsi nel palazzo comunale dell'XI circondario. Verso sera i federati furono scacciati da tutti i quartieri borghesi e la lotta si trasferì a Belleville, Menilmontant e in altri quartieri proletari, dove gli eserciti di Versailles trovarono una resistenza accanita da parte di quanti erano in grado d'imbracciare un arma. Sulla piazza intitolata a Giovanna d'Arco alcune migliaia di comunardi, al comando del generale Wroblewski, sostennero per 36 ore con successo gli attacchi di un intero corpo dell'esercito di Versailles e passarono anche al contrattacco; ma le forze preponderanti del nemico li costrinsero infine a ritirarsi.
Il 25 maggio tutta la riva sinistra della Senna passò nelle mani delle truppe governative e, alla fine dello stesso giorno, gran parte di Parigi era ormai nelle loro mani. La Comune si rifugiò nel municipio del XX circondario. Il 26 maggio gli eserciti di Versailles, debellata la resistenza dei comunardi, presero la porta di Saint-Antoine. Il 27, dopo aspri combattimenti, caddero in loro mani anche le alture di Belleville e di Chaumont. In quello stesso giorno avvenne un furioso combattimento presso il cimitero del Pere-Lachaise: la battaglia infuriò e i comunardi presi prigionieri vennero allineati contro un muro e fucilati immediatamente. Il 28 maggio le forze governative s'impadronirono dell'ultima barricata della Comune, sulla via de Ramponneau.
Cadeva così, dopo più di due mesi di lotta eroica, che aveva stupito tutto il mondo, la Comune di Parigi. Nelle battaglie del maggio erano già caduti molti esponenti della Comune, battutisi coraggiosamente fino all'ultimo. In battaglia avevano trovato la morte Delescluze e Dombrowski. Varlin, arrestato il 28 maggio, dopo essere stato esposto a volgari ingiurie, venne fucilato. Vermorel, gravemente ferito su una barricata, morì nell'ospedale della prigione di Versailles.
I sette giorni di battaglia per le strade di Parigi passarono nella storia della Francia sotto il nome di "settimana di sangue di maggio". Le forze militari di Versailles in quei giorni difficili infierirono crudelmente sulle forze della Parigi operaia. Vennero trucidati non solo i capi della Comune e i suoi soldati, ma anche i suoi pacifici abitanti perchè ritenuti difensori della Comune:
"Per ritrovare qualcosa di simile al comportamento di Thiers e dei suoi cani affamati - scrive Marx - bisogna ritornare ai tempi di Silla e dei due triumvirati romani. La stessa sanguinosa uccisione di massa, il medesimo comportamento indistinto nei confronti dell'età degli uccisi, lo stesso sistema di tortura dei prigionieri, le stesse persecuzioni, ma questa volta nei confronti di un'intera classe; la stessa caccia ai capi, affinche nessuno di essi si salvasse; le stesse delazioni di nemici politici e personali; lo stesso indifferente massacro di gente assolutamente estranea alla lotta. La differenza consistette solo nel fatto che i romani non avevano le armi da fuoco per uccidere in massa i prigionieri, né avevano nelle loro mani la 'legge' e sulle loro labbra la parola 'civilizzazione'. " (K. Marx: "La guerra civile in Francia").
Le strade e le piazze di Parigi erano piene di cadaveri delle persone fucilate, che venivano frettolosamente sepolti insieme a corpi nei quali ancora palpitava la vita. Più di 30 mila morti, questo fu il bilancio della repressione degli eserciti di Versailles nel maggio del 1871. Aggiungendo 50 mila prigionieri, inviati all'ergastolo o condannati a morte e alcune migliaia di persone fuggite per sottrarsi alle persecuzioni poliziesche. Parigi perse circa 100 mila dei suoi figli e delle sue figlie migliori, per la maggior parte operai. I tribunali militari continuarono a emanare condanne fino al 1875.
Gli insegnamenti e il significato storico della comune
Già durante la lotta della Comune, Marx aveva fatto un'analisi profonda del suo significato storico. Questo documento, adottato all'unanimità dal Consiglio Generale dell'Internazionale il 30 maggio del 1871 e successivamente pubblicato sotto il titolo di "La guerra civile in Francia", è una delle più importanti opere della letteratura marxista. La Comune, sottolineò Marx, fu il primo "governo della classe operaia" il "primo tentativo di dittatura del proletariato".
"Questa forma di organizzazione politica della società - riconosceva Marx valutando gli insegnamenti della rivoluzione del 1871 - è la più completa per il passaggio dal capitalismo al socialismo. Gli operai parigini e la Comune saranno sempre salutati come i gloriosi precursori della nuova società. I suoi eroi sono impressi per i secoli nel grande cuore della classe operaia. La storia già ora ha inchiodato i suoi giustizieri al palo della vergogna dal quale non potranno mai liberarli tutte le preghiere di tutti i sacerdoti". (K. Marx: "La guerra civile in Francia").
La Comune di Parigi ebbe un'enorme influenza non solo sul movimento operaio contemporaneo, ma anche sul movimento operaio internazionale degli anni successivi. La sua esperienza arricchì la teoria rivoluzionaria di Marx ed Engels, sollecitandoli ad apportare modifiche al "Manifesto del Partito Comunista". Nella prefazione alla nuova edizione tedesca del "Manifesto" (1872), Marx e Engels scrivevano: "In particolare la Comune ha dimostrato che la classe operaia non può semplicemente impadronirsi della macchina statale come è, e metterla in moto per i propri obiettivi" K. Marx - F. Engels: "Manifesto del Partito Comunista"). Come sottolineò successivamente Lenin, "il pensiero di Marx consiste nel fatto che la classe operaia deve rompere e distruggere la macchina statale già pronta e non limitarsi ad impadronirsi di essa" (V. I. Lenin: "Stato e rivoluzione").
L'eroica lotta degli operai parigini non fu vittoriosa. Allora la classe operaia francese non aveva un partito marxista, non ebbe l'appoggio dei contadini, che si dimostrarono, come nel 1848, una riserva della borghesia. Gli errori e gli insuccessi della Comune, sia nelle questioni militari come nella politica economico-sociale, ne affrettarono la caduta. Ma, come disse Lenin, "nonostante i suoi errori, la Comune è l'esempio più grande del grandioso movimento proletario del XIX secolo" (V. I. Lenin: "La lezione della Comune").
La 1ª Internazionale dopo la Comune
La Comune di Parigi esercitò una profonda influenza su vasti strati del proletariato internazionale e fu un potente stimolo al rafforzamento della propaganda socialista-rivoluzionaria. La popolarità dell'Internazionale tra gli operai di diversi paesi crebbe notevolmente. La reazione internazionale rispose all'aumento di prestigio dell'Internazionale con un deciso rincrudimento della lotta contro di essa.
La coraggiosa difesa della causa della Comune da parte del Consiglio Generale e delle sezioni dell'Internazionale, l'appassionata propaganda delle idee dell'internazionalismo operaio nelle opere di Marx, le sue preoccupazioni per i profughi della Comune diedero lo spunto alla reazione per una feroce persecuzione dei socialisti. Le persecuzioni giudiziarie e poliziesche resero difficile e talvolta addirittura impossibile l'attività delle sezioni in Francia e in alcuni altri paesi. Le repressioni governative non erano l'unico pericolo che minacciava l'Internazionale degli operai.
In quella difficile situazione, complicatasi dopo la sconfitta della Comune, la tattica anarchica dei bakuniniani e la loro attività scissionistica all'interno dell'Internazionale furono molto pericolose per il movimento operaio. Contro il bakuninismo si pronunciò la conferenza dell'Internazionale tenutasi a Londra nel settembre del 1871, con la partecipazione di Marx e di Engels, la quale ebbe un ruolo importantissimo nella storia del movimento operaio internazionale.
Nella sua risoluzione sull'attività politica della classe operaia veniva sottolineata l'importanza della creazione dei partiti proletari nei singoli paesi: "Contro il potere collettivo delle classi abbienti il proletariato può agire come classe solo organizzandosi in partito politico, diverso da tutti i vecchi partiti formati dalle classi abbienti, e contrario ad esse... L'organizzazione della classe operaia in partito politico è indispensabile per assicurare la vittoria alla rivoluzione sociale e al suo fine ultimo, l'abolizione delle classi".
Il congresso dell'Internazionale, tenutosi all'Aia nel settembre del 1872, ribadì la risoluzione della conferenza di Londra sull'attività politica della classe operaia ed ampliò i poteri del Consiglio Generale, dandogli il diritto di escludere, in caso di necessità, dall'Internazionale singole sezioni e federazioni. La maggioranza dei voti del congresso escluse Bakunin e James Guillaume dall'Internazionale per le loro attività scissioniste.
Per iniziativa di Marx e Engels il congresso stabilì di trasferire la sede del Consiglio Generale a New York. La decisione era motivata dal fatto che l'attività del Consiglio Generale in Europa, infierendo contro l'Internazionale la persecuzione delle forze reazionarie, era gravemente ostacolata; altre difficoltà provenivano anche dall'attività dei bakuniniani e dal collaborazionismo dei leaders di destra delle Trade Unions inglesi. Successivamente, però, i legami tra il Consiglio Generale, negli Stati Uniti, e il movimento operaio europeo divennero sempre più difficili e nel luglio del 1876 la conferenza dell'Internazionale a Filadelfia prese la decisione di sciogliere il Consiglio Generale.
La I Internazionale adempì onorevolmente al compito storico che le stava dinnanzi. Con la sua lotta per il miglioramento della condizione delle masse operaie, contro l'anarchismo e l'opportunismo, con le sue rivoluzioni sulla forma e sui metodi della lotta di classe del proletariato, con i suoi attacchi contro le guerre d'aggressione per la pace tra i popoli, per la fratellanza dei lavoratori di tutti i paesi, essa pose le fondamenta dell'organizzazione internazionale del proletariato.
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