"...Quando comunque si scherzava, quasi ogni giorno, lo potevi sentir rivendicare il paese dov’era nato, Castellaneta, vicino Taranto. Perché c’era nato pure Rodolfo Valentino, e dunque…"
Trascorre l'infanzia in un istituto. A 13 anni emigra a Torino dove vive la madre. Iscritto alla FGCI poi al PCI, si allontana presto dalla sinistra istituzionale per legarsi a gruppi rivoluzionari e anarchici. quindi fa parte della Banda Cavallero autore di rapine e di episodi di scontro a fuoco con morti.
Arrestato e processato viene condannato all'ergastolo. Il carcere non spegne il suo spirito rivoluzionario, infatti insieme agli altri detenuti si batte, rivoltandosi contro le condizioni carcerarie nelle quali i detenuti erano costretti a vivere, riuscendo a conquistare con queste prime rivolte, una serie di diritti loro negati, dall'avere carta e matita per poter scrivere o avere più di un libro in cella a proteste contro il sistema penitenziario, le condizioni detentive, i decreti legge sulle carceri; come la lotta sul decreto di amnistia per i detenuti politici incarcerati durante "l'autunno caldo" o le condizioni detentive in massima sicurezza e l'introduzione delle carceri speciali e del regime in 41bis (art. 41bis codice penale). Partecipò alle rivolte in carcere, che segnarono la storia carceraria italiana... Nel novembre 1976 tenta di evadere con altri quattro detenuti dal carcere di Favignana attraverso un tunnel sotterraneo che viene però scoperto dagli agenti[3].
Nel 1978 è il primo nella lista dei 13 nomi indicati dalle Brigate rosse come detenuti da liberare in cambio del rilascio di Aldo Moro.
In carcere studia, legge e scrive: pubblica il suo primo libro nel 1972 "L'evasione impossibile" ed è autore di diversi scritti poetici. Alla sua prima raccolta poetica, Con quest'anima inquieta (Torino, Senza galere, 1979), seguirà La nostalgia e la memoria (Milano, G. Maj, 1986) Dal 1995, in regime di semilibertà. Dal 21 gennaio 2000 è libero.
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