"Il ministro Giorgetti ha manifestato una preoccupazione rispetto all'accordo del 10 dicembre scorso che non da, a suo avviso, grande chiarezza sugli impegni e sul vero rilancio, soprattutto sul fatto che lo Stato deve mettere i soldi ma deve anche controllare che il rilancio dell'attività industriale occupazionale avvenga". E' il leader Fim, Roberto Benaglia, a sintetizzare così l'esito del confronto al Mise sull'ex gruppo Ilva. "Giorgetti ci ha anche confermato che nell'arco delle prossime settimane, fatti i dovuti passaggi con l'avvocatura, Invitalia concederà la ricapitalizzazione indispensabile per dare sicurezza il lavoro e consentire il rilancio dell'attività produttiva", conclude. Critici anche Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, e Guglielmo Gambardella, responsabile siderurigia della categoria "Nell'incontro di oggi con i ministri Giorgetti e Orlando abbiamo assistito di nuovo a uno scaricabarile, questa volta ancora più eclatante perché avviene tra due ministeri importanti come Mise e Mef. La risposta di Giorgetti sull'ingresso dello Stato (Invitalia) all'interno del capitale di ArcelorMittal non solo non è certa, ma è vincolata al parere del Mef e all'eventuale modifica del contratto realizzato il 10 dicembre proprio tra AM e Invitalia". Lo dichiarano . "Ci aspettavamo una presa di posizione netta dopo 9 anni dall'inizio della vertenza - dicono - ma si continua a perdere tempo con il rischio serio che la situazione diventi irreparabile. Sembra quasi che si voglia aspettare il giudizio del Consiglio di Stato, atteso il 13 maggio, per non per assumersi le necessarie responsabilità".
"Non siamo stati noi ad aver scelto A.Mittal ma i governi: dal 2018 ad oggi ne sono cambiati 4 e ogni volta ci si spiega che devono verificare l'affidabilità di A.Mittal. Io non mi esprimo sulla multinazionale ma chiedo, chi l'ha scelta?". Cosi' il leader Fiom, Francesca Re David commenta quanto detto dal ministro dello sviluppo Giancarlo Giorgetti nel corso dell''incontro sull'ex gruppo Ilva, secondo il quale il governo deve rifare il punto sul piano industriale. "I 400 milioni arriveranno per garantire il lavoro e farlo ripartire in questa fase, anche quello dell'indotto....Naturalmente dicono che devono fare tutte le loro verifiche su come si sta muovendo A.Mittal, su come utilizzare i soldi, su quali siano gli obiettivi e così via", spiega ricordando come il coinvestimento preveda anche la nomina di 3 membri del Cda che potranno dunque "svolgere una funzione di controllo". "400 milioni tra qualche settimana e comunque prima del 13 maggio per stabilire un elemento anche di controllo e di continuità. Stanno studiando il piano industriale per capire quanto c'è di concreto riaffermando la centralità dell'acciaio", conclude guardando alla dead line posta dal governo giusto a ridosso della sentenza attesa del Consiglio di Stato che si dovrà esprimere sulla chiusura dello stabilimento di Taranto come previsto dalla sentenza del tar di Lecce.
"Non siamo stati noi ad aver scelto A.Mittal ma i governi: dal 2018 ad oggi ne sono cambiati 4 e ogni volta ci si spiega che devono verificare l'affidabilità di A.Mittal. Io non mi esprimo sulla multinazionale ma chiedo, chi l'ha scelta?". Cosi' il leader Fiom, Francesca Re David commenta quanto detto dal ministro dello sviluppo Giancarlo Giorgetti nel corso dell''incontro sull'ex gruppo Ilva, secondo il quale il governo deve rifare il punto sul piano industriale. "I 400 milioni arriveranno per garantire il lavoro e farlo ripartire in questa fase, anche quello dell'indotto....Naturalmente dicono che devono fare tutte le loro verifiche su come si sta muovendo A.Mittal, su come utilizzare i soldi, su quali siano gli obiettivi e così via", spiega ricordando come il coinvestimento preveda anche la nomina di 3 membri del Cda che potranno dunque "svolgere una funzione di controllo". "400 milioni tra qualche settimana e comunque prima del 13 maggio per stabilire un elemento anche di controllo e di continuità. Stanno studiando il piano industriale per capire quanto c'è di concreto riaffermando la centralità dell'acciaio", conclude guardando alla dead line posta dal governo giusto a ridosso della sentenza attesa del Consiglio di Stato che si dovrà esprimere sulla chiusura dello stabilimento di Taranto come previsto dalla sentenza del tar di Lecce.
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