Audizione del “Comitato dei Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti” di Taranto
dinanzi alla VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici)
Onorevole Presidente ed Onorevoli Deputati componenti la VIII
Commissione permanente della Camera dei Deputati, è innanzi tutto
doveroso da parte nostra un ringraziamento per questo invito ad
interloquire sul decreto legge 10 dicembre 2013, n. 136.
Si
tratta di audizione disposta nell'ambito dell'esame in sede referente
del citato provvedimento normativo, per cui auspichiamo che, nel
riferire all'Assemblea, le nostre considerazioni sul disegno di legge n.
1885 non vengano ignorate.
Non è la prima volta che questo Comitato riceve l'invito per
un'audizione dinanzi ad una Commissione parlamentare. È già accaduto
proprio con riguardo all'iter di conversione in legge del decreto legge 4
giugno 2013, n. 61 sul quale incide il decreto di cui si occupa oggi
codesta Commissione.
In quella sede fu avanzata dal Comitato
una proposta di emendamento; probabilmente però non riuscimmo ad essere
sufficientemente chiari, posto che la nostra richiesta fu sì recepita,
ma in maniera non corretta dai Parlamentari del Movimento 5 Stelle e
quindi accantonata nel corso del dibattito in Aula in quanto non superò
alcune obiezioni, che in realtà non avevano ragione di essere.
Proveremo quest'oggi ad esprimerci in termini più corretti, non prima
però di aver speso alcune parole per chiarire chi rappresentiamo: un
brevissimo cappello di presentazione che ci consentirà di affrontare in
maniera diretta le tematiche sottese al decreto 136.
Il
Comitato dei Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti è nato nel luglio
2012 e riunisce operai Ilva, lavoratori, disoccupati, precari, studenti,
professionisti e cittadini che pretendono di essere al centro di ogni
decisione politica sul futuro di Taranto. Abbiamo scelto questo nome
perché crediamo che, mai come ora, sia necessario superare il conflitto
ambiente-lavoro, che fino ad oggi ha visto gli operai contrapposti ai
cittadini: siamo uomini e donne stanchi di dover scegliere tra la salute
e il lavoro. Imputiamo all'intera classe politica di essere stata
complice del disastro ambientale e sociale che da cinquant'anni
costringe la città di Taranto a dover svendere i diritti in cambio del
salario. Gli operai Ilva del Comitato, inoltre, non accettano più di
essere rappresentati da sindacalisti che invece di difendere i diritti
dei lavoratori salvaguardano i profitti dell'azienda. Pretendiamo che
chi ha generato questo dramma - lo Stato prima e la famiglia Riva poi -
paghi per il disastro prodotto. Non vogliamo più che le nostre vite ed i
nostri corpi vengano sacrificati a cagione di una crisi ambientale,
economica e sociale di cui si conoscono i colpevoli.
Il Parlamento si appresta a convertire in legge il quinto decreto varato dal Governo sulla questione Ilva.
Si tratta di provvedimenti normativi che ci sembrano tutti animati da
un unico intento, quello di garantire sempre e comunque massimi livelli
di produzione da parte dell'acciaieria più grande d'Europa di fronte ai
mutevoli scenari determinati dall'inchiesta giudiziaria in corso,
denominata “Ambiente svenduto”. Nell'ambito del predetto procedimento
penale, ad ogni iniziativa di un certo rilievo della Magistratura jonica
è corrisposta una reazione di segno contrario volta a vanificarla da
parte dell'Esecutivo, successivamente “ratificata” dal Parlamento.
Ciò vale per tutti i decreti eccetto che per l'ultimo, invocato invece
direttamente dal prof. Ronchi (vice del commissario Bondi, ex
amministratore delegato di Ilva S.p.A.) già al momento dell'approvazione
nel luglio 2013 da parte della Camera del decreto sul commissariamento,
prima del passaggio definitivo del provvedimento al Senato per la
definitiva conversione in legge (si veda, in proposito, Il Sole 24 Ore
dell'11.7.2013).
È ben chiaro dalle nostre parti che Taranto è
ritenuta una città strategica, ma solo ed esclusivamente per il PIL
nazionale: Ilva S.p.A. non a caso è normativamente definita impresa “di
interesse strategico nazionale”.
Con il decreto legge 31
agosto 2013, n. 101 si consente alla nostra Città di fare un salto di
qualità: diviene strategica anche come ricettacolo di rifiuti, vista
l'autorizzazione a costruire e gestire “discariche per rifiuti speciali
pericolosi e non pericolosi localizzate nel perimetro dell'impianto
produttivo dell'Ilva di Taranto”, concessa per decreto lì dove i
provvedimenti autorizzatori erano sempre stati negati dagli Organi
locali istituzionalmente preposti, nonostante l'esercizio su pubblici
funzionari di pressioni, che la Procura jonica ritiene di carattere
concussivo.
Ove, quindi, l'acciaieria dovesse chiudere – se per
intenderci, la proprietà di Ilva non dovesse ricapitalizzare come il
dott. Bondi auspicava il 27 dicembre scorso in questa sede con
affermazioni aventi il sapore della boutade – a Taranto rimarrebbe la
soddisfazione di essere luogo di conferimento privilegiato di rifiuti
speciali e non, provenienti da ogni dove.
Non condividiamo,
quindi, i contenuti di questo come degli altri decreti, ma solo quello
che è il loro presupposto costituzionale di adozione, ossia la
sussistenza a Taranto di una situazione straordinaria di necessità e
urgenza che va fronteggiata con misure diverse da quelle fino ad oggi
adottate.
Per noi non è possibile affrontare la questione Ilva
prescindendo dal fermo immediato degli impianti inquinanti ed il loro
risanamento mediante la forza lavoro attualmente occupata presso lo
stabilimento siderurgico di Taranto, in quanto nella Città da cui
proveniamo c'è innanzi tutto l'emergenza sanitaria.
Se il
diritto all'ambiente deve ancora essere inteso come diritto ad un
ambiente salubre, allora è doveroso che in sede di conversione del
decreto 136 vengano adottati gli opportuni emendamenti.
Nella
premessa del decreto legge 7 agosto 2012, n. 129 è evidenziata “la
straordinaria necessità ed urgenza di emanare disposizioni per
fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale e
sanitaria accertate in relazione al sito di bonifica di interesse
nazionale di Taranto”, ma alcuna misura concreta è adottata a tutela
della salute.
Il decreto legge 3 dicembre 2012, n. 207 reca
“disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli
di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di
interesse strategico nazionale” e contiene due disposizioni destinate
purtroppo a rimanere lettera morta: si tratta degli artt. 1 bis e 3 bis.
La prima norma prescrive che in tutte le aree interessate da
stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale debba essere
predisposto ed annualmente aggiornato “un rapporto di valutazione del
danno sanitario (VDS)”. Da tanto è possibile arguire che la presenza
dello stabilimento Ilva di Taranto produce per legge dello Stato
italiano un danno sanitario che deve essere oggetto di costante
valutazione. La seconda disposizione individua un “piano straordinario
in favore del territorio della provincia di Taranto”. Sulla base delle
già menzionate evidenze epidemiologiche ed “al fine di contrastare le
criticità sanitarie riscontrate”, la norma sospende con riferimento
all'ASL di Taranto per il triennio 2013-2015, nel limite di spesa di 10
milioni di euro annui, l'applicazione di talune disposizioni limitative
(turn-over, posti letto e accordi con strutture accreditate).
Il decreto legge 4 giugno 2013, n. 61 reca “nuove disposizioni urgenti a
tutela dell'ambiente, della salute e del lavoro nell'esercizio di
imprese di interesse strategico nazionale”, ma alcuna misura concreta è
adottata a tutela della salute.
Nel decreto legge 31 agosto
2013, n. 101 e nel decreto legge 10 dicembre 2013, n. 136 invece
l'esigenza di tutelare la salute è completamente ignorata.
Al
di là delle generiche rassicurazioni fornite dal sub commissario Ronchi
sulla qualità dell'aria, la popolazione tarantina, così come i
lavoratori che operano all'interno dello stabilimento siderurgico (che
sono i soggetti immediatamente esposti agli agenti inquinanti),
continuano ad ammalarsi ed a morire.
Nell'ottobre 2012 il Prof.
Renato Balduzzi, allora Ministro della Salute, presentava in Prefettura
a Taranto il Rapporto “Ambiente e salute a Taranto: evidenze
disponibili e indicazioni di sanità pubblica”. Questo contributo veniva
redatto utilizzando la metodologia del Progetto Sentieri. I dati
riguardano Taranto e Statte, i due comuni che costituiscono il Sito di
bonifica di Interesse Nazionale (SIN), riconosciuto dalla l. 9 dicembre
1998, n. 426, e sono a dir poco inquietanti: rispetto al resto della
provincia, l'analisi dell'incidenza dei tumori nel SIN registra un
eccesso del 30% per gli uomini e del 20% per le donne relativamente a
tutte le patologie tumorali. Raccapriccianti poi sono le conclusioni dei
periti nominati dal Gip nell'ambito del procedimento penale innanzi
menzionato: “l'esposizione continuata agli inquinanti dell'atmosfera
emessi dall'impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione
fenomeni degenerativi di apparati diversi dell'organismo umano che si
traducono in eventi di malattia e di morte”.
Per tali ragioni,
non possiamo che essere contrari alla conversione in legge dell'art. 7,
lett. a), b), c), d), e), ed f) che consente uno slittamento temporale
nell'adempimento delle prescrizioni dell'Autorizzazione integrata
ambientale, mentre condividiamo la lett. g) pur essendo stata tale
disposizione svuotata di significato dalla recente pronuncia della Corte
di Cassazione.
Chiediamo, inoltre, che venga adottata una
disposizione normativa sulla falsariga di quanto previsto dall'art. 2
ter del decreto 4 giugno 2013, n. 61, che consenta di derogare al patto
di stabilità per la Regione Puglia per quanto si dirà in appresso.
Se, come in precedenza evidenziato, il legislatore ha espressamente
riconosciuto con decreto legge 3 dicembre 2012, n. 207 la sussistenza a
Taranto di un danno sanitario e di “criticità sanitarie in base alle
evidenze epidemiologiche”, è giusto che sia i Tarantini che i lavoratori
Ilva siano (quanto meno) risarciti attraverso il riconoscimento del
diritto di potersi sottoporre ad accertamenti sanitari mediante
un'esenzione ticket straordinaria.
L'esenzione dovrà spettare a
coloro i quali possono contrarre patologie derivanti dall'inquinamento e
dovrà essere riconosciuta dai cd. medici sentinella (medici di famiglia
o degli ambulatori periferici), i quali ne individueranno i soggetti
destinatari e le prestazioni erogabili. Ai medici sentinella, quindi,
dovranno essere riconosciuti ampi margini di discrezionalità e,
conseguentemente, di responsabilità, secondo una visione più ampia della
medicina.
Contrariamente a quanto si era ritenuto dopo la
nostra precedente audizione, non chiediamo l'esenzione per i soggetti
già affetti da patologie tumorali, cui già tale diritto (contrassegnato
dal codice di esenzione 048) è riconosciuto, ma per i soggetti sani ed
in relazione agli esami di carattere diagnostico.
Riteniamo
doveroso precisare che questa nostra richiesta è condivisa da circa
30.000 persone che hanno manifestato la loro piena condivisione in
proposito sottoscrivendo il nostro appello (si veda, in proposito, il
documento “L'emergenza sanitaria di Taranto: quali risorse e con che
politica fronteggiarla?”).
Dove trovare il denaro per questa esenzione ticket straordinaria?
Dirottando, per esempio, a questo scopo le diverse decine di milioni di
euro che stanno per essere messe a disposizione del Commissario
straordinario per le bonifiche, ing. Alfio Pini. All'ing. Pini il
Comitato ha più volte rappresentato che qualunque intervento di bonifica
dei terreni contaminati non può che rivelarsi inefficace - anche nel
breve periodo - se la fonte inquinante continua ad avvelenare
l'ambiente. In quelle occasioni il Commissario ha risposto che le
bonifiche vanno senza indugio fatte, altrimenti quelle provvidenze
statali potranno andare perdute: ogni commento in proposito ci sembra
superfluo.
Il 30 dicembre scorso è deceduto di tumore
l'ennesimo operaio Ilva, aveva solo 39 anni ed ha lasciato moglie e due
bambini. Molti dei colleghi che hanno lavorato con lui nel reparto che
presumibilmente gli ha causato il male che l'ha stroncato, stanno
combattendo con patologie analoghe. In vari reparti dello stabilimento,
si riscontrano casi di giovani lavoratori con gli stessi sintomi o con
malattie in corso, ma non ci sono statistiche ufficiali né registri di
dati specifici sullo stabilimento e sull'incidenza delle malattie dei
dipendenti, tutto ciò nonostante le perizie disposte nell’ambito del già
menzionato procedimento penale affermino che i lavoratori siano i
soggetti più colpiti dall’inquinamento. Ribadiamo che il nostro Comitato
è formato anche da tanti lavoratori dell'Ilva che – nostro tramite -
testimoniano le precarie condizioni di sicurezza e ambientali in cui si
opera sul luogo di lavoro.
Il Comitato Cittadini e Lavoratori
Liberi e Pensanti, pertanto, invita ufficialmente codesta Onorevole
Commissione o comunque i Parlamentari che vi avranno interesse a venire a
Taranto rendendosi disponibile, con una propria delegazione, ad
accompagnarLa/accompagnarLi personalmente all’interno dello stabilimento
siderurgico, presso gli impianti inquinanti, ed in Città, affinché si
possa realmente comprendere la drammaticità della situazione in cui
lavoriamo e viviamo e l'esigenza dell'unico intervento normativo che
abbiamo sempre auspicato e che non è mai arrivato: UN DECRETO SALVA
TARANTO E LAVORO.
Video - Martedì 7 Gennaio 2014 ore 10:30
http://webtv.camera.it/evento/4495(fonte webtv.camera.it)
http://webtv.camera.it/evento/4495(fonte webtv.camera.it)
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