mercoledì 8 gennaio 2014

liberi e pensanti in parlamento

Audizione del “Comitato dei Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti” di Taranto
dinanzi alla VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici)
Onorevole Presidente ed Onorevoli Deputati componenti la VIII Commissione permanente della Camera dei Deputati, è innanzi tutto doveroso da parte nostra un ringraziamento per questo invito ad interloquire sul decreto legge 10 dicembre 2013, n. 136.

Si tratta di audizione disposta nell'ambito dell'esame in sede referente del citato provvedimento normativo, per cui auspichiamo che, nel riferire all'Assemblea, le nostre considerazioni sul disegno di legge n. 1885 non vengano ignorate.
Non è la prima volta che questo Comitato riceve l'invito per un'audizione dinanzi ad una Commissione parlamentare. È già accaduto proprio con riguardo all'iter di conversione in legge del decreto legge 4 giugno 2013, n. 61 sul quale incide il decreto di cui si occupa oggi codesta Commissione.

In quella sede fu avanzata dal Comitato una proposta di emendamento; probabilmente però non riuscimmo ad essere sufficientemente chiari, posto che la nostra richiesta fu sì recepita, ma in maniera non corretta dai Parlamentari del Movimento 5 Stelle e quindi accantonata nel corso del dibattito in Aula in quanto non superò alcune obiezioni, che in realtà non avevano ragione di essere.

Proveremo quest'oggi ad esprimerci in termini più corretti, non prima però di aver speso alcune parole per chiarire chi rappresentiamo: un brevissimo cappello di presentazione che ci consentirà di affrontare in maniera diretta le tematiche sottese al decreto 136.

Il Comitato dei Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti è nato nel luglio 2012 e riunisce operai Ilva, lavoratori, disoccupati, precari, studenti, professionisti e cittadini che pretendono di essere al centro di ogni decisione politica sul futuro di Taranto. Abbiamo scelto questo nome perché crediamo che, mai come ora, sia necessario superare il conflitto ambiente-lavoro, che fino ad oggi ha visto gli operai contrapposti ai cittadini: siamo uomini e donne stanchi di dover scegliere tra la salute e il lavoro. Imputiamo all'intera classe politica di essere stata complice del disastro ambientale e sociale che da cinquant'anni costringe la città di Taranto a dover svendere i diritti in cambio del salario. Gli operai Ilva del Comitato, inoltre, non accettano più di essere rappresentati da sindacalisti che invece di difendere i diritti dei lavoratori salvaguardano i profitti dell'azienda. Pretendiamo che chi ha generato questo dramma - lo Stato prima e la famiglia Riva poi - paghi per il disastro prodotto. Non vogliamo più che le nostre vite ed i nostri corpi vengano sacrificati a cagione di una crisi ambientale, economica e sociale di cui si conoscono i colpevoli.

Il Parlamento si appresta a convertire in legge il quinto decreto varato dal Governo sulla questione Ilva.

Si tratta di provvedimenti normativi che ci sembrano tutti animati da un unico intento, quello di garantire sempre e comunque massimi livelli di produzione da parte dell'acciaieria più grande d'Europa di fronte ai mutevoli scenari determinati dall'inchiesta giudiziaria in corso, denominata “Ambiente svenduto”. Nell'ambito del predetto procedimento penale, ad ogni iniziativa di un certo rilievo della Magistratura jonica è corrisposta una reazione di segno contrario volta a vanificarla da parte dell'Esecutivo, successivamente “ratificata” dal Parlamento.

Ciò vale per tutti i decreti eccetto che per l'ultimo, invocato invece direttamente dal prof. Ronchi (vice del commissario Bondi, ex amministratore delegato di Ilva S.p.A.) già al momento dell'approvazione nel luglio 2013 da parte della Camera del decreto sul commissariamento, prima del passaggio definitivo del provvedimento al Senato per la definitiva conversione in legge (si veda, in proposito, Il Sole 24 Ore dell'11.7.2013).

È ben chiaro dalle nostre parti che Taranto è ritenuta una città strategica, ma solo ed esclusivamente per il PIL nazionale: Ilva S.p.A. non a caso è normativamente definita impresa “di interesse strategico nazionale”.

Con il decreto legge 31 agosto 2013, n. 101 si consente alla nostra Città di fare un salto di qualità: diviene strategica anche come ricettacolo di rifiuti, vista l'autorizzazione a costruire e gestire “discariche per rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi localizzate nel perimetro dell'impianto produttivo dell'Ilva di Taranto”, concessa per decreto lì dove i provvedimenti autorizzatori erano sempre stati negati dagli Organi locali istituzionalmente preposti, nonostante l'esercizio su pubblici funzionari di pressioni, che la Procura jonica ritiene di carattere concussivo.

Ove, quindi, l'acciaieria dovesse chiudere – se per intenderci, la proprietà di Ilva non dovesse ricapitalizzare come il dott. Bondi auspicava il 27 dicembre scorso in questa sede con affermazioni aventi il sapore della boutade – a Taranto rimarrebbe la soddisfazione di essere luogo di conferimento privilegiato di rifiuti speciali e non, provenienti da ogni dove.

Non condividiamo, quindi, i contenuti di questo come degli altri decreti, ma solo quello che è il loro presupposto costituzionale di adozione, ossia la sussistenza a Taranto di una situazione straordinaria di necessità e urgenza che va fronteggiata con misure diverse da quelle fino ad oggi adottate.

Per noi non è possibile affrontare la questione Ilva prescindendo dal fermo immediato degli impianti inquinanti ed il loro risanamento mediante la forza lavoro attualmente occupata presso lo stabilimento siderurgico di Taranto, in quanto nella Città da cui proveniamo c'è innanzi tutto l'emergenza sanitaria.

Se il diritto all'ambiente deve ancora essere inteso come diritto ad un ambiente salubre, allora è doveroso che in sede di conversione del decreto 136 vengano adottati gli opportuni emendamenti.

Nella premessa del decreto legge 7 agosto 2012, n. 129 è evidenziata “la straordinaria necessità ed urgenza di emanare disposizioni per fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria accertate in relazione al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto”, ma alcuna misura concreta è adottata a tutela della salute.

Il decreto legge 3 dicembre 2012, n. 207 reca “disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale” e contiene due disposizioni destinate purtroppo a rimanere lettera morta: si tratta degli artt. 1 bis e 3 bis. La prima norma prescrive che in tutte le aree interessate da stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale debba essere predisposto ed annualmente aggiornato “un rapporto di valutazione del danno sanitario (VDS)”. Da tanto è possibile arguire che la presenza dello stabilimento Ilva di Taranto produce per legge dello Stato italiano un danno sanitario che deve essere oggetto di costante valutazione. La seconda disposizione individua un “piano straordinario in favore del territorio della provincia di Taranto”. Sulla base delle già menzionate evidenze epidemiologiche ed “al fine di contrastare le criticità sanitarie riscontrate”, la norma sospende con riferimento all'ASL di Taranto per il triennio 2013-2015, nel limite di spesa di 10 milioni di euro annui, l'applicazione di talune disposizioni limitative (turn-over, posti letto e accordi con strutture accreditate).

Il decreto legge 4 giugno 2013, n. 61 reca “nuove disposizioni urgenti a tutela dell'ambiente, della salute e del lavoro nell'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale”, ma alcuna misura concreta è adottata a tutela della salute.

Nel decreto legge 31 agosto 2013, n. 101 e nel decreto legge 10 dicembre 2013, n. 136 invece l'esigenza di tutelare la salute è completamente ignorata.

Al di là delle generiche rassicurazioni fornite dal sub commissario Ronchi sulla qualità dell'aria, la popolazione tarantina, così come i lavoratori che operano all'interno dello stabilimento siderurgico (che sono i soggetti immediatamente esposti agli agenti inquinanti), continuano ad ammalarsi ed a morire.

Nell'ottobre 2012 il Prof. Renato Balduzzi, allora Ministro della Salute, presentava in Prefettura a Taranto il Rapporto “Ambiente e salute a Taranto: evidenze disponibili e indicazioni di sanità pubblica”. Questo contributo veniva redatto utilizzando la metodologia del Progetto Sentieri. I dati riguardano Taranto e Statte, i due comuni che costituiscono il Sito di bonifica di Interesse Nazionale (SIN), riconosciuto dalla l. 9 dicembre 1998, n. 426, e sono a dir poco inquietanti: rispetto al resto della provincia, l'analisi dell'incidenza dei tumori nel SIN registra un eccesso del 30% per gli uomini e del 20% per le donne relativamente a tutte le patologie tumorali. Raccapriccianti poi sono le conclusioni dei periti nominati dal Gip nell'ambito del procedimento penale innanzi menzionato: “l'esposizione continuata agli inquinanti dell'atmosfera emessi dall'impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell'organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte”.

Per tali ragioni, non possiamo che essere contrari alla conversione in legge dell'art. 7, lett. a), b), c), d), e), ed f) che consente uno slittamento temporale nell'adempimento delle prescrizioni dell'Autorizzazione integrata ambientale, mentre condividiamo la lett. g) pur essendo stata tale disposizione svuotata di significato dalla recente pronuncia della Corte di Cassazione.

Chiediamo, inoltre, che venga adottata una disposizione normativa sulla falsariga di quanto previsto dall'art. 2 ter del decreto 4 giugno 2013, n. 61, che consenta di derogare al patto di stabilità per la Regione Puglia per quanto si dirà in appresso.

Se, come in precedenza evidenziato, il legislatore ha espressamente riconosciuto con decreto legge 3 dicembre 2012, n. 207 la sussistenza a Taranto di un danno sanitario e di “criticità sanitarie in base alle evidenze epidemiologiche”, è giusto che sia i Tarantini che i lavoratori Ilva siano (quanto meno) risarciti attraverso il riconoscimento del diritto di potersi sottoporre ad accertamenti sanitari mediante un'esenzione ticket straordinaria.

L'esenzione dovrà spettare a coloro i quali possono contrarre patologie derivanti dall'inquinamento e dovrà essere riconosciuta dai cd. medici sentinella (medici di famiglia o degli ambulatori periferici), i quali ne individueranno i soggetti destinatari e le prestazioni erogabili. Ai medici sentinella, quindi, dovranno essere riconosciuti ampi margini di discrezionalità e, conseguentemente, di responsabilità, secondo una visione più ampia della medicina.

Contrariamente a quanto si era ritenuto dopo la nostra precedente audizione, non chiediamo l'esenzione per i soggetti già affetti da patologie tumorali, cui già tale diritto (contrassegnato dal codice di esenzione 048) è riconosciuto, ma per i soggetti sani ed in relazione agli esami di carattere diagnostico.

Riteniamo doveroso precisare che questa nostra richiesta è condivisa da circa 30.000 persone che hanno manifestato la loro piena condivisione in proposito sottoscrivendo il nostro appello (si veda, in proposito, il documento “L'emergenza sanitaria di Taranto: quali risorse e con che politica fronteggiarla?”).

Dove trovare il denaro per questa esenzione ticket straordinaria?

Dirottando, per esempio, a questo scopo le diverse decine di milioni di euro che stanno per essere messe a disposizione del Commissario straordinario per le bonifiche, ing. Alfio Pini. All'ing. Pini il Comitato ha più volte rappresentato che qualunque intervento di bonifica dei terreni contaminati non può che rivelarsi inefficace - anche nel breve periodo - se la fonte inquinante continua ad avvelenare l'ambiente. In quelle occasioni il Commissario ha risposto che le bonifiche vanno senza indugio fatte, altrimenti quelle provvidenze statali potranno andare perdute: ogni commento in proposito ci sembra superfluo.

Il 30 dicembre scorso è deceduto di tumore l'ennesimo operaio Ilva, aveva solo 39 anni ed ha lasciato moglie e due bambini. Molti dei colleghi che hanno lavorato con lui nel reparto che presumibilmente gli ha causato il male che l'ha stroncato, stanno combattendo con patologie analoghe. In vari reparti dello stabilimento, si riscontrano casi di giovani lavoratori con gli stessi sintomi o con malattie in corso, ma non ci sono statistiche ufficiali né registri di dati specifici sullo stabilimento e sull'incidenza delle malattie dei dipendenti, tutto ciò nonostante le perizie disposte nell’ambito del già menzionato procedimento penale affermino che i lavoratori siano i soggetti più colpiti dall’inquinamento. Ribadiamo che il nostro Comitato è formato anche da tanti lavoratori dell'Ilva che – nostro tramite - testimoniano le precarie condizioni di sicurezza e ambientali in cui si opera sul luogo di lavoro.

Il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, pertanto, invita ufficialmente codesta Onorevole Commissione o comunque i Parlamentari che vi avranno interesse a venire a Taranto rendendosi disponibile, con una propria delegazione, ad accompagnarLa/accompagnarLi personalmente all’interno dello stabilimento siderurgico, presso gli impianti inquinanti, ed in Città, affinché si possa realmente comprendere la drammaticità della situazione in cui lavoriamo e viviamo e l'esigenza dell'unico intervento normativo che abbiamo sempre auspicato e che non è mai arrivato: UN DECRETO SALVA TARANTO E LAVORO.
Video - Martedì 7 Gennaio 2014 ore 10:30
http://webtv.camera.it/evento/4495
(fonte webtv.camera.it)

il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti

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