giovedì 30 gennaio 2014

Un affare per chi? Senza la lotta e l'organizzazione popolare in fabbrica e nei quartieri inquinati non ci sarà nulla per operai e masse popolari

“Bonifiche, un affare da trenta miliardi di euro”

L'Ilva di Taranto
ROMA -Vale 30 miliardi di euro il business delle bonifiche in Italia.
E ad aspettare la ‘riqualificazione’ ci sono 100 mila ettari di territorio inquinato in 39 Siti di interesse nazionale (Sin) e 6 mila aree di interesse regionale. Questa la fotografia scattata da Legambiente nel rapporto ‘Bonifiche dei siti inquinati: chimera o realtà?’, presentato oggi alla Camera.
La storia raccontata dall’associazione parla di “ritardi, inchieste giudiziarie e commissariamenti”, tanto che “il risanamento in Italia sembra fermo a 10 anni fa, nonostante i drammatici effetti sulla salute” che in diverse zone mettono in pericolo la popolazione, “da Taranto a Crotone, da Gela e Priolo a Marghera, passando per la Terra dei fuochi”.
Contro la “melina” intorno alle bonifiche e per “avviare concretamente i processi di risanamento ambientale in Italia”, Legambiente presenta una decina di proposte come, per esempio, “garantire maggiore trasparenza sul Programma nazionale di bonifica, stabilizzare la normativa italiana, istituire un Fondo nazionale per le bonifiche dei siti, sostenere l’epi-demiologia ambientale per una reale prevenzione, stop ai commissariamenti, potenziare i controlli ambientali pubblici, introdurre i delitti ambientale nel codice penale, applicare il principio ‘chi inquina pagà per il mondo industriale, ridimensionare il ruolo della Sogesid (società pubblica attiva sulla gran parte dei Sin) affinchè il ministero e gli altri enti di supporto riprendano appieno le loro competenze.

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