Anche
quest’anno il caso Ilva è stato al centro dell’intervento del
procuratore generale della Corte d’appello Giuseppe Vignola
all’inaugurazione dell’anno giudiziario ieri a Lecce. Da mostro ad
emblema del fallimento della politica, così Vignola ha dipinto il
Siderurgico. «Non è la fabbrica il mostro peggiore; è la storia che l’ha
portata a diventare il monumento dei fallimenti, uno dei più
ingloriosi: popolazione malata, occupazione distrutta politici
delegittimati, proprietà espropriate, reputazione nazionale alle
ortiche! E noi credevamo che il nostro fosse il Paese più bello del
mondo!».
Vignola ha ricordato gli scontri istituzionali che hanno caratterizzato l’inchiesta conclusa alcuni mesi fa. «L’intera vicenda, strettamente connessa ad un problema occupazionale di enormi dimensioni, in quanto l’azienda dà lavoro a circa 20.000 lavoratori, come correttamente rileva l’avvocato generale di Taranto Ciro Saltalamacchia, ha suscitato enorme interesse mediatico ed è stata oggetto di giudizi e censure, sovente velenose, che spesso nulla avevano a che vedere con l’attività giurisdizionale e con il lavoro dei magistrati. Nonostante i frequenti e numerosi interventi esterni che si sono riversati sulla magistratura tarantina, con giudizi e opinioni che hanno assunto a volte sembianze di vere e proprie aggressioni, sia il procuratore Franco Sebastio sia il gip Patrizia Todisco hanno retto l’impatto con assoluta coerenza e col massimo rigore».
L’inchiesta sul Siderurgico, ha sottolineato il magistrato, rappresenta «un caso esemplare dell’ingresso, nel rapporto fra magistratura e politica, di un terzo elemento: l’economia». La vicenda, «riflette una tendenza generale ad una nuova connessione fra la perdita dei diritti sociali e dei diritti di cittadinanza. I diritti sociali – ha evidenziato – diventano una variabile dipendente dall’economia e il diritto dell’impresa prevale sul diritto del lavoratore alla vita».
L’autorità giudiziaria, ha concluso, «si ritrova a farsi carico di problematiche sociali ed economiche che dovrebbero trovare soluzione in sedi diverse» e si ritrova ad assolvere «ad una funzione di supplenza non cercata e men che mai voluta».
Sul disastro ambientale «di inaudita gravità per le conseguenze sul piano della salute» ha fatto alcune brevi considerazioni nella sua relazione il presidente vicario della Corte d’appello Mario Fiorella (da alcuni giorni temporaneamente al posto di Mario Buffa). «Il contrasto, apparente e pretestuoso, fra diritto alla salute e diritto al lavoro, entrambi costituzionalmente tutelati, viene impropriamente accollato alla magistratura».
Vignola ha ricordato gli scontri istituzionali che hanno caratterizzato l’inchiesta conclusa alcuni mesi fa. «L’intera vicenda, strettamente connessa ad un problema occupazionale di enormi dimensioni, in quanto l’azienda dà lavoro a circa 20.000 lavoratori, come correttamente rileva l’avvocato generale di Taranto Ciro Saltalamacchia, ha suscitato enorme interesse mediatico ed è stata oggetto di giudizi e censure, sovente velenose, che spesso nulla avevano a che vedere con l’attività giurisdizionale e con il lavoro dei magistrati. Nonostante i frequenti e numerosi interventi esterni che si sono riversati sulla magistratura tarantina, con giudizi e opinioni che hanno assunto a volte sembianze di vere e proprie aggressioni, sia il procuratore Franco Sebastio sia il gip Patrizia Todisco hanno retto l’impatto con assoluta coerenza e col massimo rigore».
L’inchiesta sul Siderurgico, ha sottolineato il magistrato, rappresenta «un caso esemplare dell’ingresso, nel rapporto fra magistratura e politica, di un terzo elemento: l’economia». La vicenda, «riflette una tendenza generale ad una nuova connessione fra la perdita dei diritti sociali e dei diritti di cittadinanza. I diritti sociali – ha evidenziato – diventano una variabile dipendente dall’economia e il diritto dell’impresa prevale sul diritto del lavoratore alla vita».
L’autorità giudiziaria, ha concluso, «si ritrova a farsi carico di problematiche sociali ed economiche che dovrebbero trovare soluzione in sedi diverse» e si ritrova ad assolvere «ad una funzione di supplenza non cercata e men che mai voluta».
Sul disastro ambientale «di inaudita gravità per le conseguenze sul piano della salute» ha fatto alcune brevi considerazioni nella sua relazione il presidente vicario della Corte d’appello Mario Fiorella (da alcuni giorni temporaneamente al posto di Mario Buffa). «Il contrasto, apparente e pretestuoso, fra diritto alla salute e diritto al lavoro, entrambi costituzionalmente tutelati, viene impropriamente accollato alla magistratura».
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