Corteo con musica e marionette con tappa davanti a un altro edificio simbolo dell'occuazione, villa Capriati. Poi la promessa: il primo febbraio mobilitazione cittadina per rientrare a villa Roth
"Balliamo, parliamo, firmiamo petizioni, ci abbracciamo, guardando le finestre chiuse di quella che era diventata la casa di tutti noi- scrivono gli occupanti- e allora succede qualcosa di strano. Il furgoncino su cui c'è musica si sposta, si srotola lo striscione e, spontaneamente, si parte". Dopo la mezzanotte un corteo di un centinaio di persone attraversa le strade del quartiere e raggiunge villa Capriati, su via Amendola, residenza storica occupata nel gennaio del 1994 (esattamente vent'anni fa) da quello che sarebbe diventato il collettivo delle Fucine Meridionali. Un immobile sgomberato, murato, e da allora abbandonato al destino di rudere.
"Dopo giorni lì davanti senza alcuno scorcio realistico di rientrare, abbiamo qualcosa da dire e vegliare la nostra Villa Roth in quella stradina chiusa non ci basta più- scrivono ancora- . Non è più una questione di collettivo, di identità: è una questione di appartenenza. Se ci tolgono la villa, occupiamo la città".
Davanti al cancello chiuso di villa Capriati, la promessa. "Il nostro destino non sarà lo stesso". Il corteo si ferma, qualcuno entra e occupa simbolicamente la struttura. Poi si riparte, per tornare alla base. "Perché c'è una volontà precisa- spiega la testa del corteo- : non vogliamo uno spazio qualunque, vogliamo riprenderci villa Roth". E nel pomeriggio lo aveva detto chiaro l'assemblea, convocata prima degli spettacoli. "Sabato primo febbraio chiamiamo a raccolta tutta la città- spiega una delle occupanti- e insieme si deciderà cosa fare". Non sono pochi ad essere pronti a rompere i lucchetti, togliere i sigilli e rientrare. Oggi pomeriggio si riuniranno gruppi di lavoro per organizzare la manifestazione del primo febbraio.
Nessun commento:
Posta un commento