venerdì 10 gennaio 2014

tutta la Puglia zona di guerra per il capo di stato maggiore della marina

Il Capo di stato maggiore
«La Puglia è centrale
nel futuro della Marina

di Maristella Massari

BRINDISI - La Marina è ad una svolta. La forza armata di mare che in Puglia ha il suo «core business» nei tre grandi poli militari di Brindisi, Grottaglie e Taranto con quasi 15mila dipendenti diretti, ha superato il rischio di «estinzione» della flotta. Un pericolo paventato la scorsa primavera dal Capo di stato maggiore, l’ammiraglio di squadra Giuseppe De Giorgi, perché a fronte di navi ormai logore, non c’erano fondi per investire nella cantieristica navale.La Legge di stabilità licenziata di recente dal Parlamento, ha portato alla Marina una boccata d’ossigeno. L’Italia, nel giro di cinque anni, vedrà un cospicuo rinnovamento del naviglio militare che, in gran parte, ha raggiunto e superato i limiti operativi imposti dall’età. A beneficiarne sarà soprattutto la Puglia, che nelle basi di Taranto e di Brindisi, accoglie la maggior parte della flotta. A spiegare la filosofia dell’imminente cambiamento è lo stesso ammiraglio Giuseppe De Giorgi, Capo di stato maggiore della Marina.

Ammiraglio, verso quali “acque” si naviga?

«Ci sono stati concessi tre mutui ventennali: quattro miliardi e mezzo di euro con cui si potranno costruire 10 nuove navi che si andranno ad affiancare ad altre 10 già in fase di progettazione. Venti unità navali nuove, dunque, a fronte di 50 navi in uscita per raggiunti limiti d’età. La situazione è molto migliorata, anche se questa è solo una parte della manovra necessaria per salvare la Marina e la cantieristica».

Che tipo di navi saranno quelle che in futuro vedremo nei porti della Puglia?

«Tre unità navali fondamentali per la Marina. La prima sarà anfibia e andrà a sostituire le due San Giorgio e San Marco (navi di stanza a Brindisi, ndr). Per intenderci il San Marco è la nave che sta coordinando tutta l’attività dell’operazione Mare nostrum per il soccorso ai migranti. È un tipo di nave strategico per un Paese come l’Italia perché può essere impiegata anche, ad esempio, nelle calamità naturali. Con i nostri fondi non avremmo potuto costruirne una con simili capacità e la Marina avrebbe perso per sempre questa sua peculiarità di intervento. Le altre navi saranno pattugliatori, veloci, polivalenti fino dalla progettazione. Serviranno, anche in questo caso, da supporto e soccorso alla popolazione per le calamità, o per l’evacuazione di nostri connazionali dalle aree di crisi, con uno spazio per l’ospedale, per l’accoglienza di profughi, o per ospitare mezzi dei reparti speciali. Saranno navi “verdi”, costruite con massima attenzione per l’ambiente, in grado di alimentare con acqua potabile ed energia elettrica, ad esempio, un centro di 6 mila abitanti. La terza tipologia è una rifornitrice che sostituirà le attuali e vetuste Vesuvio e Stromboli».

Tempi di realizzazione e consegna?

«I contratti entro il 2014, altri 12 mesi per il cosiddetto taglio della lamiera e, si spera, nel giro di 5 anni, l’ingresso nella flotta. Trenta mesi invece per i pattugliatori».

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