domenica 26 gennaio 2014

ALL'ILVA SU SALUTE E SICUREZZA GLI OPERAI CHIEDONO "GRAZIE" E OTTENGONO "MAZZATE".

Succede all'Ilva che - mentre in nome di lavori per l'attuazione dell'AIA (in realtà - come denunciamo in altro articolo - non fatti) per gli operai aumentano, invece che diminuire, i rischi alla salute e sicurezza, con "regole", organizzazione del lavoro che saltano, situazione confusa, e devono pure accettare questa situazione come normale conseguenza delle operazioni di "messa in sicurezza" - gli operai che osano segnalare situazioni di pericolo e chiedono interventi per rimuoverle, rischiano di essere loro "denunciati", sia dai capi, ma ciò che è più assurdo dagli Organi Ispettivi che dovrebbero tutelare la sicurezza e la salute degli operai, e invece in questo modo tutelano solo l'azienda.

Succede, infatti, che se gli operai segnalano allo Slai cobas delle situazioni di possibile rischio, gli Organi ispettivi non solo non intervengono con urgenza, lasciando di fatto il tempo all'azienda di rimuovere il pericolo e di farsi trovare a posto, ma pretendono che siano gli operai a fornire prima prove concrete: foto, ed altro.
Verrebbe da dire: ma dove vivono? Dovrebbero sapere che gli operai, se non sono Rsu o  Rls, non possono di loro volontà lasciare il lavoro e muoversi dal loro posto di lavoro, per non parlare delle sicure sanzioni che avrebbero, fino al licenziamento, se trovati dall'azienda a fare fotografie.
Non solo, alcuni ispettori fanno convocare da capi dell'Ilva gli operai (mettendoli di fatto sotto il mirino dell'azienda), li sottopongono ad una sorta di interrogatorio, come se invece che l'azienda fosse il lavoratore “colpevole”, di aver segnalato un rischio. Quindi, questi ispettori invece di fare bene il loro mestiere, creano di fatto un clima di intimidazione verso l'operaio, agendo oggettivamente come altra “faccia della medaglia” delle minacce di capi appena un operaio si lamenta di una situazione di mancata sicurezza.

Ma c'è una assurdità ancora più grossa. Questi Organi ispettivi pretenderebbero che gli operai si limitassero a segnalare eventuali pericoli ai loro Rls. 
Ci viene da dire: di queste segnalazioni è lastricata la via dei morti operai all'Ilva... 
Ancora una volta, dove vive questo tipo di ispettori? 
Primo, dove stanno gli Rls? Secondo, anche quando stanno e ricevono segnalazioni la situazione al 90% resta lettera morta. Tutti gli operai in Ilva lo sanno!
Ma su questa situazione degli RLS occorre aggiungere ben altro.
La maggiorparte degli Rls - nominati dalle segreterie sindacali tra i "trombati" alle elezioni delle Rsu, che quindi non sono certo tra i più attivi e coscienti (altrimenti sarebbero stati votati dagli operai nelle Rsu) - è parte in causa della situazione di grave rischio all'Ilva. 
Tra tanti, ricordiamo il caso dell'infortunio mortale dell'operaio Luigi Di Leo del 2005 nel Deposito bramme 1. In quell'occasione gli operai poco dopo l'infortunio mortale telefonarono allo Slai cobas e fu il nostro sindacato a chiedere agli operai come mai avessero telefonato a noi – che non avevamo neanche un iscritto in quel reparto – e perchè non si fossero rivolti agli Rls; in quell'occasione la risposta degli operai fu che avevano cercato un Rls ma non c'era, aggiungendo però che nei giorni precedenti era accaduto uno stesso incidente (per fortuna senza conseguenze verso gli operai), gli operai lo avevano segnalato agli Rls ma non vi era stato alcun intervento. In conseguenza di tutto ciò, nel processo ancora in corso per l'operaio Di Leo sono stati rinviati a giudizio anche tre Rls.
La realtà tragica dell'Ilva è che la maggiorparte degli Rls non fa neanche quello che la legge prevede. E gli operai non sanno a chi rivolgersi. Forse non saremmo arrivati alla gravità della situazione in atto, con la necessaria inchiesta della magistratura e il processo che si sta aprendo, se gli Rls in tutti questi anni avessero fatto il loro dovere.
In Ilva si possono contare sulle dita di una sola mano gli Rls che fanno il loro mestiere, e tutti ci ricordiamo che nel 2006 i due Rls allora della Fiom, Rizzo e Battista, per aver semplicemente fatto il loro dovere, a fronte di un pericolo imminente e non evitabile, furono oggetto di provvedimento di licenziamento da parte dell'azienda (rientrato dopo solo per intervento di Vendola). Ma erano e sono rimasti un caso isolato tra le decine di Rls.
E, invece, secondo gli organi ispettivi, gli operai dovrebbero anche sentirsi in colpa se, nell'obbligo di segnalare una possibile situazione di pericolo, si rivolgono ad un'organizzazione sindacale di cui hanno fiducia. ITU 81/08 sulla sicurezza tra gli “obblighi” del lavoratore dice che il lavoratore è obbligato a fare segnalazione a fronte di un pericolo in corso, tant'è che se il lavoratore non lo fa è passibile di sanzioni.
Certo, lo dovrebbe segnalare a capi e a Rls, ma quando gli operai vedono che a segnalare a questi è come segnalare al vento (e anche peggio), è legittimo, sono nella legge se si rivolgano ad un'organizzazione sindacale.

Qui, invece di perseguire l'Ilva, di fare più serrati e continui controlli (noi chiediamo la postazione fissa ispettiva nello stabilimento), di pretendere dai sindacati ed Rls di fare quello che la legge obbliga loro, in una situazione in cui – ora anche con la scusa da parte dei lavori per l'Aia – ai rischi vecchi si aggiungono rischi nuovi, c'è l'assurdo che gli operai dalla parte della ragione si sentono messi dalla parte del torto.

QUESTO NON PUO' ESSERE!
QUESTA SITUAZIONE DEVE CAMBIARE, ALTRIMENTI CONTEREMO TANTI ALTRI MORTI E AMMALATI! E CAMBIA SE TANTI OPERAI DI FRONTE A SITUAZIONI DI RISCHIO SEGNALANO, FANNO DENUNCE.
SE NON CAMBIA IL CLIMA TRA GLI OPERAI, SE I LAVORATORI NON ACQUISTANO UN PO' DI CORAGGIO, NON SARANNO I NUOVI RSU ED RLS A CAMBIARE LA SITUAZIONE, NEANCHE QUELLI DELL'USB. 

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