In questo momento sono necessari, serietà e chiarezza tra i lavoratori. E questa precisazione del Comitato LP in questa occasione è utile.
Primo perchè non va bene il metodo che ha usato l'Usb, di far passare un comunicato loro, su posizioni loro, per un comunicato degli operai. E anche se vari operai l'hanno firmato, questo non giustifica il metodo, nè soprattutto rende giusto e condivisibile il contenuto (anche gli operai sbagliano...). Secondo, perchè occorre prendere le distanze dalla parola d'ordine della nazionalizzazione (su cui abbiamo scritto fin dal primo momento), che, come si capisce dallo stesso comunicato del 18 gennaio, di fatto affida alla legge, addirittura al decreto dittatoriale salva-Riva e quindi al governo e allo Stato la soluzione e non alla lotta dura degli operai e unitaria con le masse popolari contro Riva e il governo; in questo modo, tra l'altro, legando il fermo e la messa a norma degli impianti alla nazionalizzazione, si rinuncia alla battaglia necessaria che va fatta all'insegna di "qui ed subito". Quarto perchè siamo contrari ad una soluzione di fuoriuscita anticipata degli operai dalla fabbrica. Quinto, perchè diventa chiaro che lo "sviluppo alternativo" altro non è che soldi ad altri padroni: "...offrire maggiori possibilità ad altre imprese e ad altri settori produttivi", che come tutti i padroni, non ragionano diversamente da padron Riva: profitti, profitti a scapito di costi per la salute e la sicurezza (questo dei soldi ai padroni, chiaramente vale anche per quanto riguarda le strutture sanitarie che devono essere pubbliche).
L'Usb all'Ilva dovrebbe riflettere sul fatto che questo Stat borghese, che è sempre e solo a favore dei padroni (da Marchionne a Riva) sta dimostrando cosa intende per "nazionalizzazione".
Le sue mani
sull'Ilva sono all'insegna di polizia, carabinieri che presidiano i cancelli e
Digos che controlla all'interno; non certo per imporre a Riva la messa a norma e
la tutela di posti di lavoro e stipendi, MA per intimidire gli operai che
lottano per i loro diritti.
Il Comunicato stampa del Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti - Taranto,
20/01/2013
Il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti in riferimento al
comunicato stampa de “I LAVORATORI ILVA IN SCIOPERO AD OLTRANZA E PRESIDIO”
diffuso in data 18/01/2012, pur rinnovando il sostegno alla difficile lotta
degli operai e alle forme di autodeterminazione da loro avviate, intende
chiarire la sua posizione in merito ad alcuni passaggi presenti nel testo
stesso. Nello specifico:
- “l’azienda deve essere espropriata e nazionalizzata immediatamente”: Il Comitato NON NE HA MAI discusso e quindi non ha definito la sua posizione riguardo questa ipotesi;
- “tramite la nazionalizzazione adoperarsi per il fermo e il ripristino degli impianti maggiormente inquinanti”: Il Comitato ha sempre dichiarato che il fermo degli impianti inquinanti deve essere finalizzato alla bonifica ed alla successiva messa a norma seguendo il concetto di “chi inquina paga” ricordando che lo stato prima e Riva dopo sono gli unici responsabili del disastro ambientale;
- “l’azienda deve essere espropriata e nazionalizzata immediatamente”: Il Comitato NON NE HA MAI discusso e quindi non ha definito la sua posizione riguardo questa ipotesi;
- “tramite la nazionalizzazione adoperarsi per il fermo e il ripristino degli impianti maggiormente inquinanti”: Il Comitato ha sempre dichiarato che il fermo degli impianti inquinanti deve essere finalizzato alla bonifica ed alla successiva messa a norma seguendo il concetto di “chi inquina paga” ricordando che lo stato prima e Riva dopo sono gli unici responsabili del disastro ambientale;
- “Il D.L. 207 del 3 dicembre 2012, impegna il Governo e lo Stato a farsi
carico delle responsabilità e delle garanzie in caso di inadempienze o
violazioni della legge stessa.”: Il Comitato ha sempre dichiarato di non
accettare suddetta legge che rende operativa l’AIA che a nostro parere non
tutela salute, lavoro e ambiente;
- “I lavoratori Ilva, pertanto, invitano Governo, Stato e tutte le Istituzioni pubbliche, ad attivarsi con solerzia per scrivere una legge speciale per Taranto e per i lavoratori, anche per consentire a questi ultimi di uscire dalla fabbrica in anticipo e godersi la pensione.”: Il Comitato non ha mai preso in esame la necessità di promuovere una legge speciale che preveda il prepensionamento dei lavoratori Ilva di Taranto;
- “I lavoratori Ilva, ritengono ormai improrogabile un massiccio investimento pubblico in favore della ricerca, della prevenzione e delle cure mediche a causa dell’emergenza sanitaria in cui versa la popolazione e, pertanto, auspicano la realizzazione di strutture sanitarie all’avanguardia ed efficienti.”: Il Comitato ritiene sia necessario investire per la prevenzione primaria e per potenziare le strutture pubbliche già esistenti sul territorio e non elargire fondi statali per la creazione di strutture private che potrebbero speculare sull’emergenza sanitaria della nostra città. Resta inteso che non è una soluzione a tutela del diritto alla salute creare ulteriori strutture in funzione di una prospettiva di un maggior numero di malati;
- “I lavoratori Ilva reclamano, oltre ad un piano industriale serio e lungimirante, l’impegno a promuovere, programmare e realizzare progetti che mirano allo sviluppo alternativo, offrendo così maggiori possibilità ad altre imprese e ad altri settori produttivi, in considerazione del fatto che, colossi industriali della portata di Ilva, ENI e Cementir, paradossalmente non contribuiscono a ridurre l’altissima percentuale di inoccupati nella provincia jonica.”: Il Comitato crede che Taranto sia stata una città ad “imposizione industriale” ed è a favore della creazione di alternative non inquinanti rispetto allo sviluppo industriale avvenuto sino ad ora basandosi sulle innumerevoli potenzialità territoriali e culturali che a tutt’oggi sono rimaste inespresse.
In relazione invece a quanto diffuso da alcuni mezzi di informazione locali riguardo ad una presunta aggressione ai danni di un giornalista mossa da un membro del Comitato, smentiamo categoricamente queste accuse che mirano a creare allarmismo ed a fomentare una situazione di per sé già tesa.
Vogliamo sottolineare l’assoluta estraneità ai fatti, rimarcando la nostra natura non violenta come già ampiamente dimostrato in ogni nostra attività ed iniziativa a partire da quella del 2 Agosto 2012.
- “I lavoratori Ilva, pertanto, invitano Governo, Stato e tutte le Istituzioni pubbliche, ad attivarsi con solerzia per scrivere una legge speciale per Taranto e per i lavoratori, anche per consentire a questi ultimi di uscire dalla fabbrica in anticipo e godersi la pensione.”: Il Comitato non ha mai preso in esame la necessità di promuovere una legge speciale che preveda il prepensionamento dei lavoratori Ilva di Taranto;
- “I lavoratori Ilva, ritengono ormai improrogabile un massiccio investimento pubblico in favore della ricerca, della prevenzione e delle cure mediche a causa dell’emergenza sanitaria in cui versa la popolazione e, pertanto, auspicano la realizzazione di strutture sanitarie all’avanguardia ed efficienti.”: Il Comitato ritiene sia necessario investire per la prevenzione primaria e per potenziare le strutture pubbliche già esistenti sul territorio e non elargire fondi statali per la creazione di strutture private che potrebbero speculare sull’emergenza sanitaria della nostra città. Resta inteso che non è una soluzione a tutela del diritto alla salute creare ulteriori strutture in funzione di una prospettiva di un maggior numero di malati;
- “I lavoratori Ilva reclamano, oltre ad un piano industriale serio e lungimirante, l’impegno a promuovere, programmare e realizzare progetti che mirano allo sviluppo alternativo, offrendo così maggiori possibilità ad altre imprese e ad altri settori produttivi, in considerazione del fatto che, colossi industriali della portata di Ilva, ENI e Cementir, paradossalmente non contribuiscono a ridurre l’altissima percentuale di inoccupati nella provincia jonica.”: Il Comitato crede che Taranto sia stata una città ad “imposizione industriale” ed è a favore della creazione di alternative non inquinanti rispetto allo sviluppo industriale avvenuto sino ad ora basandosi sulle innumerevoli potenzialità territoriali e culturali che a tutt’oggi sono rimaste inespresse.
In relazione invece a quanto diffuso da alcuni mezzi di informazione locali riguardo ad una presunta aggressione ai danni di un giornalista mossa da un membro del Comitato, smentiamo categoricamente queste accuse che mirano a creare allarmismo ed a fomentare una situazione di per sé già tesa.
Vogliamo sottolineare l’assoluta estraneità ai fatti, rimarcando la nostra natura non violenta come già ampiamente dimostrato in ogni nostra attività ed iniziativa a partire da quella del 2 Agosto 2012.
il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti
Dall'articolo sul "mercato delle soluzioni" - SULLA NAZIONALIZZAZIONE-ESPROPRIO
"...Poi vi sono le posizioni che vedono nella nazionalizzazione ed
esproprio dell’Ilva e nell’affidarla ai lavoratori - vedi Marco Ferrando del Pcl
su Il Manifesto dell’11 agosto), le parole d'ordini dell'USB – la soluzione.
E’ ben strano. Queste da un lato sostengono che il governo e lo Stato sono amici di Riva e quindi non farebbero mai qualcosa contro l’azienda, dall’altro sostengono che questo stesso governo, questo stesso Stato dovrebbero espropriare Riva senza indennizzo, requisendone gli utili per metterli al servizio della riorganizzazione della produzione, del cambiamento degli impianti, della bonifica dei territori, e sempre questo governo e questo Stato dovrebbe mettere la fabbrica nazionalizzata sotto il controllo degli operai, dando ai lavoratori e ai comitati di quartiere della città appunto il potere di controllo. Questa sarebbe la “soluzione” per difendere insieme lavoro e salute…
Perfetto. Ma chi dice questo dimentica un “piccolo” passaggio fondamentale: perché la produzione sia nelle mani e sotto il controllo operaio è necessario che il proletariato rovesci questo sistema capitalista, rovesci il potere di questo Stato borghese, e costruisca il potere proletario. Questo richiede lo sviluppo della via rivoluzionaria, organizzare le forze proletarie e popolari per farla, costruire lo strumento per questo, il partito rivoluzionario del proletariato.
Non si possono ingannare i lavoratori dicendo che realizzare l’esproprio di un capitalista, primo polo nel paese, secondo produttore di acciaio a livello europeo e tra i 20 padroni nel mondo, per una produzione al servizio della società, quindi non capitalista, sarebbe una “rivendicazione elementare”, e che “conciliare lavoro e salute significa mettere in discussione i fondamenti su cui il capitalismo regge..”.
E’ ben strano. Queste da un lato sostengono che il governo e lo Stato sono amici di Riva e quindi non farebbero mai qualcosa contro l’azienda, dall’altro sostengono che questo stesso governo, questo stesso Stato dovrebbero espropriare Riva senza indennizzo, requisendone gli utili per metterli al servizio della riorganizzazione della produzione, del cambiamento degli impianti, della bonifica dei territori, e sempre questo governo e questo Stato dovrebbe mettere la fabbrica nazionalizzata sotto il controllo degli operai, dando ai lavoratori e ai comitati di quartiere della città appunto il potere di controllo. Questa sarebbe la “soluzione” per difendere insieme lavoro e salute…
Perfetto. Ma chi dice questo dimentica un “piccolo” passaggio fondamentale: perché la produzione sia nelle mani e sotto il controllo operaio è necessario che il proletariato rovesci questo sistema capitalista, rovesci il potere di questo Stato borghese, e costruisca il potere proletario. Questo richiede lo sviluppo della via rivoluzionaria, organizzare le forze proletarie e popolari per farla, costruire lo strumento per questo, il partito rivoluzionario del proletariato.
Non si possono ingannare i lavoratori dicendo che realizzare l’esproprio di un capitalista, primo polo nel paese, secondo produttore di acciaio a livello europeo e tra i 20 padroni nel mondo, per una produzione al servizio della società, quindi non capitalista, sarebbe una “rivendicazione elementare”, e che “conciliare lavoro e salute significa mettere in discussione i fondamenti su cui il capitalismo regge..”.
Calderita
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