LORENZO – OPERAIO ILVA DEL REP.
OME-MUA
Sono un operaio Ilva, collega di
Claudio, anche se non lavoro nello stesso reparto. Ho condiviso lo
sciopero che hanno autorganizzato gli operai del MOF perché lo
ritenevo giusto, non solo in solidarietà con il nostro collega, ma
anche per far decadere un accordo che i sindacati firmarono con
l’azienda nel 2010 che permetteva la presenza di un solo operaio
nelle manovre ai trasporti ferroviari in Ilva, e a causa del quale
Claudio era solo al momento dell’incidente, ed è morto.
Vorrei innanzitutto elogiare questi
operai che hanno fatto una cosa mai vista prima nello stabilimento
Ilva di Taranto: uno sciopero autorganizzato che è durato ben due
settimane.
Per due settimane abbiamo resistito e
siamo rimasti in presidio permanente in una tenda fuori della
portineria.
È stata anche dura ma abbiamo
resistito. Non sono mancate le discussioni, anche del nervosismo e
battibecchi tra noi, ma credo sia normale e comunque lo sciopero è
durato.
Per fermarlo i sindacati confederali ci
hanno invitati a rientrare in stabilimento per discutere con loro di
questo accordo, abbiamo rifiutato e anzi abbiamo preteso che fossero
i sindacati confederali a uscire dalla fabbrica per venire a parlare
con noi.
Solo dopo diversi giorni si sono
presentati al presidio due loro iscritti, abbiamo discusso e sono
andati via dicendo che avrebbero riferito ai loro dirigenti. Sono
tornati subito dopo per dirci che all’indomani rappresentanti
ufficiali di tutte le tre confederazioni sarebbero venuti al presidio
per parlare con noi, per venire a capo di questo sciopero, parlare e
trovare una via di uscita. Ma né il giorno dopo nè nei successivi
si è presentato più nessuno. Insomma non c’è neanche un minimo
di serietà, di rispetto per Claudio e per gli operai del MOF che in
questa lotta hanno perso due settimane di paga, si sono sacrificati a
stare sempre lì sotto una tenda alle portinerie, hanno fatto
volantinaggi, raccolto firme, richiesto l’anticipazione delle
elezioni RSU.
Nessun rispetto per nessuno e per
niente di tutto questo, né per chi è morto, né per chi lotta e
sciopera.
Se io ho scioperato e sono qua è
perché non accetto tutto questo, la linea dei sindacati confederali!
Un ultima cosa: tengo a riferire quanto
mi ha detto sull’incidente di Francesco un suo parente con cui ho
avuto modo di parlare. Mi ha detto che in quello sporgente del porto
ci sono tre gru. Di queste quella centrale è nuova, installata pochi
anni fa. Le altre due laterali, su una della quali è morto
Francesco, erano molto più vecchie e usurate, tanto che quelle due
cabine hanno ceduto e solo una delle due era occupata. Questo fa
capire che al di là del dell’imprevedibilità del maltempo, le
responsabilità che ci sono. Ancora, sulle gru è installato un
sensore che misura la velocità del vento e che si attiva se il vento
supera i 50 km orari di velocità. Un sensore che serve a
salvaguardare le gru, ma non per mettere in sicurezza la vita degli
operai che ci lavorano.
DAL COORDINATORE DELLO SLAI COBAS ILVA
Lo sciopero degli operai del MOF è
stata una pagina nuova non solo per questa fabbrica. 15 giorni di
sciopero ad oltranza non si sono mai visti in un siderurgico, per di
più nonostante tutta una campagna contro chi scioperava orchestrata
da sindacati e azienda. Ma alla stesso modo vanno elogiati operai
come Lorenzo e tanti altri giovani operai che, pur non essendo del
MOF, hanno fanno anch’essi 15 giorni di sciopero, spesso
scioperando da soli nei loro reparti, perfino rischiando di più
degli stessi operai MOF. Questo dimostra che all’Ilva tante cose
sono brutte, ma qualcosa sta cambiando e qualcosa di davvero bello
sta nascendo tra le file degli operai, a cui affidiamo tutte le
nostre speranze che questa lotta si possa vincere.
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