Se
andate sul
sito di Nichi Vendola in
questi giorni, troverete che la home page è sovrastata dalla scritta
gigante “Ilva“.
Il sottotitolo ha l’aria di essere una risposta al Gip
di Taranto
Patrizia
Todisco,
che lo accusa di essere il “regista”
di un’operazione occulta per assecondare le pressioni
dell’Ilva.
Sul
sito di Vendola la replica è: “Il Governo Vendola ha messo in
campo, sin dal suo primo mandato, una serie di iniziative
legislative, sia in ambito ambientale,
che sanitario,
per garantire la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini
di Taranto, coniugandole con il diritto al lavoro”.
In
questo dossier c’è una evidente forzatura.
“La
magistratura – si legge nel punto in cui cita le indagini della
Procura – chiede il sequestro dell’impianto. In base ai dati
messi a disposizione dal governo pugliese ed elaborati in anni di
monitoraggi, infatti, gli inquirenti accertano il nesso causale fra
inquinamento ambientale e mortalità e propongono il sequestro e lo
spegnimento degli impianti siderurgici per interrompere la catena dei
reati”.
I
fatti non stanno così.
La
magistratura interviene con due
perizie (una
chimica
e l’altra epidemiologica)
proprio perché la Regione – pur disponendo dei dati utili a farlo
– non aveva mai ufficialmente acclarato il nesso fra contaminazione
da diossina dei pascoli e fonte inquinante. In nessuna dichiarazione
Vendola aveva detto: “Abbiamo accertato che la diossina nei pascoli
proviene dall’Ilva”. E se aveva i dati non si capisce perché non
abbia fatto un esposto alla Procura,
così come lo ha fatto PeaceLink. Infatti
mentre PeaceLink segnalava alla Procura i dati dell’inquinamento
perché partisse un’inchiesta, Vendola
tranquillizzava l’Ilva, per il tramite di Archinà, dicendo: “State
tranquilli, non mi sono defilato”.
Inoltre
la Procura della Repubblica ha accertato il “nesso
causale”
grazie ad uno specifico studio epidemiologico su Taranto che la
Regione non ha mai commissionato, pur potendo farlo e pur essendo
stato richiesto tale studio sia da Angelo
Bonelli,
sia dal Comitato
Donne Per Taranto,
con la raccolta di migliaia di firme.
Sarebbero
bastati sei mesi. Vendola poteva richiederlo ad esempio proprio ai
periti a cui poi si è rivolta la Procura. O ad altri. Ha aspettato
che fosse la Procura a fare l’indagine epidemiologica.
Faccio
allora questa duplice domanda.
Perché
Nichi Vendola non ha mai commissionato uno studio per accertare il
nesso causale fra inquinamento da diossina e fonte di diossina e
perché non ha mai fatto un esposto alla Procura della Repubblica per
far aprire un fascicolo sull’inquinamento dell’Ilva?
Vendola
dovrebbe rispondere, perché quanto
scritto nel quel dossier non corrisponde a verità.
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