In una fabbrica massicciamente
militarizzata all'interno e all'esterno è arrivato il ministro
Clini.
Sin dalle 7 di questa mattina prima alla direzione poi alla
port. A, oltre 200 operai hanno presidiato le portinerie - mentre i
sindacati confederali non facevano nulla e sedevano nella platea di
Clini. Nessun delegato confederale era presente al presidio.
Sono operai cassintegrati, innanzitutto, che chiedono a gran voce di rientrare e operai slai cobas, USB che prosegue il suo sciopero, operai 'liberi e pensanti'.
Un presidio di protesta e denuncia della visita di Clini al servizio di Padron Riva.
Verso le 11.30 al megafono la coordinatrice dello slai cobas per il sindacato di classe e alcuni operai hanno detto basta al solo presidio e hanno chiesto a gran voce che una delegazione operaia venisse incontrata in fabbrica dal ministro e da Ferrante. Per dar forza alla loro richiesta si sono mossi in tanti insieme verso l'entrata della portineria sbarrata, con finanzieri e poliziotti in assetto antisommossa.
Le forze dell'ordine hanno promesso di richiedere questo incontro, ma intanto hanno aumentato poliziotti e assetto militare sia all'esterno che all'interno della fabbrica, rispondendo così alla legittima richiesta dei lavoratori - è stato il momento più significativo e vivace della giornata.
Non è stato possibile andare alla forzatura del blocco poliziesco, anche se alta è stata la indignazione degli operai di vedersi fuori dalla loro fabbrica, mentre i poliziotti sono dentro l'Ilva.
Dopo circa un'ora di pressione perchè una delegazione entrasse in fabbrica, gli operai hanno via via lasciato il presidio.
Sono operai cassintegrati, innanzitutto, che chiedono a gran voce di rientrare e operai slai cobas, USB che prosegue il suo sciopero, operai 'liberi e pensanti'.
Un presidio di protesta e denuncia della visita di Clini al servizio di Padron Riva.
Verso le 11.30 al megafono la coordinatrice dello slai cobas per il sindacato di classe e alcuni operai hanno detto basta al solo presidio e hanno chiesto a gran voce che una delegazione operaia venisse incontrata in fabbrica dal ministro e da Ferrante. Per dar forza alla loro richiesta si sono mossi in tanti insieme verso l'entrata della portineria sbarrata, con finanzieri e poliziotti in assetto antisommossa.
Le forze dell'ordine hanno promesso di richiedere questo incontro, ma intanto hanno aumentato poliziotti e assetto militare sia all'esterno che all'interno della fabbrica, rispondendo così alla legittima richiesta dei lavoratori - è stato il momento più significativo e vivace della giornata.
Non è stato possibile andare alla forzatura del blocco poliziesco, anche se alta è stata la indignazione degli operai di vedersi fuori dalla loro fabbrica, mentre i poliziotti sono dentro l'Ilva.
Dopo circa un'ora di pressione perchè una delegazione entrasse in fabbrica, gli operai hanno via via lasciato il presidio.
Una parte dei cassintegrati si è data
appuntamento a domani giovedì alle 9 alla port. A, perchè c'è un
nuovo incontro azienda e sindacati su stipendi e gestione del
personale.
Un gruppo di 'liberi e pensanti' ha
raggiunto il piccolo presidio ambientalista in città a
piazza
immacolata.
Il presidio e la contestazione operaia sono stati utili e necessari per rompere lo stato, silenzioso, di assedio e a far sentire anche tramite i mass media la loro voce. Ma certamente ci voleva ben altro, ci voleva quello che è richiesto a gran voce dallo slai cobas per il sindacato di classe e contenuto nel volantino annesso
slai cobas per il sindacato di classe ilva taranto
slaicobasta@lgmail.com 347-5301704
23-1-20013
Ferrante Ilva impone i suoi diktat, e governo, istituzioni, sindacali confederali vanno a ruota e non a difesa degli operai e masse popolari.
Si prepara un nuovo decreto o un 'Lodo' - che potremmo chiamare: "Vendola Palombella, Ferrante" - al solo scopo di permettere a Riva di recuperare il miliardo dalle merci sequestrate, legando a questo il pagamento degli stipendi. Come se Riva fosse un 'poveretto' che non può attingere da altri suoi fondi.
NULLA viene detto sul rientro immediato dei cassintegrati e l'azienda mantiene la pesante minaccia/ricatto di altra massiccia cassintegrazione - fino a 8mila (dice la stampa) e/o addirittura chiusura fabbriche del gruppo; quando il sequestro riguarda solo le merci passate e il decreto Aia già permette di produrne di nuove e di venderle.
Lo Slai cobas è da giorni per:
SCIOPERO GENERALE DI TUTTI GLI OPERAI DELL'ILVA, qualunque sia l'organizzazione sindacale di appartenenza, E MOBILITAZIONE UNITARIA DI OPERAI E MASSE POPOLARI, CON BLOCCO DELLA FABBRICA E DELLA CITTA' perchè siamo in una emergenza generale che tocca tutti, operai e cittadini.
Per imporre a padroni, governo e Stato:
* Il rientro dei cassintegrati e nessuna nuova cassintegrazione
* il pagamento garantito degli stipendi per tutta la durata della messa a norma
* l'accelerazione della messa a norma della fabbrica, oltre la stessa Aia insufficiente, innanzitutto coi soldi di padron Riva, requisendone fondi e beni, ma anche coi soldi dello Stato che ha gestito la fabbrica prima di Riva
* un piano reale per la bonifica della città, con molti altri soldi da mettere anche da parte dello Stato per salvaguardare la salute e risarcire le masse cittadine danneggiate a partire dai Tamburi.
Contro il fronte padronale/governativo che vede uniti tutti, istituzioni, sindacati confederali, partiti, gli operai hanno bisogno di costruire nella lotta il LORO FRONTE.
Prima di tutto unendosi al loro interno, impedendo qualsiasi divisione tra operai in cigs area a freddo e operai al lavoro area a caldo.
Costruendo insieme l'organizzazione alternativa di classe ai sindacati confederali, superando protagonismo di sigle e spontaneismi.
Gli operai hanno poi bisogno di non essere soli, operai e masse popolari di Taranto si devono unire - non contrapporsi come vogliono certi ambientalisti - per difendere lavoro e salute.
immacolata.
Il presidio e la contestazione operaia sono stati utili e necessari per rompere lo stato, silenzioso, di assedio e a far sentire anche tramite i mass media la loro voce. Ma certamente ci voleva ben altro, ci voleva quello che è richiesto a gran voce dallo slai cobas per il sindacato di classe e contenuto nel volantino annesso
slai cobas per il sindacato di classe ilva taranto
slaicobasta@lgmail.com 347-5301704
23-1-20013
Ferrante Ilva impone i suoi diktat, e governo, istituzioni, sindacali confederali vanno a ruota e non a difesa degli operai e masse popolari.
Si prepara un nuovo decreto o un 'Lodo' - che potremmo chiamare: "Vendola Palombella, Ferrante" - al solo scopo di permettere a Riva di recuperare il miliardo dalle merci sequestrate, legando a questo il pagamento degli stipendi. Come se Riva fosse un 'poveretto' che non può attingere da altri suoi fondi.
NULLA viene detto sul rientro immediato dei cassintegrati e l'azienda mantiene la pesante minaccia/ricatto di altra massiccia cassintegrazione - fino a 8mila (dice la stampa) e/o addirittura chiusura fabbriche del gruppo; quando il sequestro riguarda solo le merci passate e il decreto Aia già permette di produrne di nuove e di venderle.
Lo Slai cobas è da giorni per:
SCIOPERO GENERALE DI TUTTI GLI OPERAI DELL'ILVA, qualunque sia l'organizzazione sindacale di appartenenza, E MOBILITAZIONE UNITARIA DI OPERAI E MASSE POPOLARI, CON BLOCCO DELLA FABBRICA E DELLA CITTA' perchè siamo in una emergenza generale che tocca tutti, operai e cittadini.
Per imporre a padroni, governo e Stato:
* Il rientro dei cassintegrati e nessuna nuova cassintegrazione
* il pagamento garantito degli stipendi per tutta la durata della messa a norma
* l'accelerazione della messa a norma della fabbrica, oltre la stessa Aia insufficiente, innanzitutto coi soldi di padron Riva, requisendone fondi e beni, ma anche coi soldi dello Stato che ha gestito la fabbrica prima di Riva
* un piano reale per la bonifica della città, con molti altri soldi da mettere anche da parte dello Stato per salvaguardare la salute e risarcire le masse cittadine danneggiate a partire dai Tamburi.
Contro il fronte padronale/governativo che vede uniti tutti, istituzioni, sindacati confederali, partiti, gli operai hanno bisogno di costruire nella lotta il LORO FRONTE.
Prima di tutto unendosi al loro interno, impedendo qualsiasi divisione tra operai in cigs area a freddo e operai al lavoro area a caldo.
Costruendo insieme l'organizzazione alternativa di classe ai sindacati confederali, superando protagonismo di sigle e spontaneismi.
Gli operai hanno poi bisogno di non essere soli, operai e masse popolari di Taranto si devono unire - non contrapporsi come vogliono certi ambientalisti - per difendere lavoro e salute.
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