giovedì 31 gennaio 2013

Dall'assemblea di Bergamo/Milano: "all'Ilva situazione paradossale..."

RIPORTIAMO STRALCI DALL'ASSEMBLEA DI BERGAMO/MILANO DELLA RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA E LA SALUTE SUI POSTI DI LAVORO E TERRITORI, IN PREPARAZIONE MANIFESTAZIONE NAZIONALE A TARANTO A MARZO



"... Quella in corso all'Ilva di Taranto è una guerra che va avanti da marzo, e in cui la Rete è fino in fondo coinvolta. Un guerra in cui Riva ha ottenuto un risultato importante: il decreto legge ultimo che dichiara l'Ilva industria di interesse “strategico nazionale”, una zona franca per i profitti su cui nessuno può mettere bocca.
Come si è detto all'assemblea nazionale della Rete del 7 dicembre, non è vero che in tutti questi anni gli operai non hanno fatto nulla e hanno accettato tutto passivamente. Gli operai hanno lottato in questi anni, senza che nessuno ne parlasse. Ma il ruolo dei sindacati filo-aziendali ha sempre neutralizzato e reso invisibile questi sforzi.
La situazione di oggi è paradossale. I lavori dell'area a freddo sono in CIG, i prodotti sono fermi e sequestrati, ma nell'area a caldo, che è quella che più inquina, si continua a lavorare quasi come prima.
Le mosse e contromosse di Riva e Magistratura si susseguono ma si è ormai persa di vista la realtà che sta all'origine dello scontro, la nocività della produzione e la necessità di bonificarla. Tutta la battaglia oggi verte sui prodotti sequestrati, ma non ci si occupa più di perseguire i reati e fermare la nocività. C'è di fatto uno scontro di poteri e gli operai e la popolazione stanno in mezzo.
Per inciso, l'inchiesta e giusta e corretta e l'accusa è fondatissima, ma per i magistrati sembra quasi che gli operai non esistano, sono un semplice prolungamento degli impianti.
Il governo, con il decreto impone sopra ogni cosa la difesa della continuità produttiva dell'Ilva, che per i padroni è un grosso problema anche internazionale, se chiudesse l'intero ruolo dell'Italia subirebbe pesanti conseguenze.
Il governo ha nominato un garante per l'esecuzione dell'AIA. Tale giudice Esposito, che figura nelle intercettazioni di Mancino per le indagini sul patto mafia-stato. Sono scesi in campo Confindustria e Federacciaio, ognuno pensa a come uscire da questa situazione salvaguardando Riva.
L'inchiesta, sulla carta, ha ben messo in evidenza che, a parte tutte le violazioni su emissioni inquinanti, l’elemento che aumenta l’inquinamento e la nocività è proprio il modo di produzione. Se si fanno andare al massimo impianti già vecchi per ottenere record, questo stesso fatto produce inquinamento. Ad es, è la movimentazione del minerale che produce più inquinamento, quindi più si produce più si nuoce. Ma su tutto questo l'AIA non incide minimamente, anzi pone un limite sulla quantità da produrre, che è solo una codificazione della quantità attualmente prodotta e possibile...".

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