RIPORTIAMO STRALCI DALL'ASSEMBLEA DI BERGAMO/MILANO DELLA RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA E LA SALUTE SUI POSTI DI LAVORO E TERRITORI, IN PREPARAZIONE MANIFESTAZIONE NAZIONALE A TARANTO A MARZO
"... Quella in corso all'Ilva di Taranto è una guerra che va avanti da marzo, e in cui la Rete è fino in fondo
coinvolta. Un guerra in cui Riva ha ottenuto un risultato
importante: il decreto legge ultimo che dichiara l'Ilva industria di
interesse “strategico nazionale”, una zona franca per i profitti
su cui nessuno può mettere bocca.
Come
si è detto all'assemblea nazionale della Rete del 7 dicembre, non è
vero che in tutti questi anni gli operai non hanno fatto nulla e
hanno accettato tutto passivamente. Gli operai hanno lottato in
questi anni, senza che nessuno ne parlasse. Ma il ruolo dei sindacati
filo-aziendali ha sempre neutralizzato e reso invisibile questi
sforzi.
La
situazione di oggi è paradossale. I lavori dell'area a freddo sono
in CIG, i prodotti sono fermi e sequestrati, ma nell'area a caldo,
che è quella che più inquina, si continua a lavorare quasi come
prima.
Le
mosse e contromosse di Riva e Magistratura si susseguono ma si è
ormai persa di vista la realtà che sta all'origine dello scontro, la
nocività della produzione e la necessità di bonificarla. Tutta la
battaglia oggi verte sui prodotti sequestrati, ma non ci si occupa
più di perseguire i reati e fermare la nocività. C'è di fatto uno
scontro di poteri e gli operai e la popolazione stanno in mezzo.
Per
inciso, l'inchiesta e giusta e corretta e l'accusa è fondatissima,
ma per i magistrati sembra quasi che gli operai non esistano, sono un
semplice prolungamento degli impianti.
Il
governo, con il decreto impone sopra ogni cosa la difesa della
continuità produttiva dell'Ilva, che per i padroni è un grosso
problema anche internazionale, se chiudesse l'intero ruolo
dell'Italia subirebbe pesanti conseguenze.
Il
governo ha nominato un garante per l'esecuzione dell'AIA. Tale
giudice Esposito, che figura nelle intercettazioni di Mancino per le
indagini sul patto mafia-stato. Sono scesi in campo Confindustria e
Federacciaio, ognuno pensa a come uscire da questa situazione
salvaguardando Riva.
L'inchiesta,
sulla carta, ha ben messo in evidenza che, a parte tutte le
violazioni su emissioni inquinanti, l’elemento che aumenta
l’inquinamento e la nocività è proprio il modo di produzione. Se
si fanno andare al massimo impianti già vecchi per ottenere record,
questo stesso fatto produce inquinamento. Ad es, è la movimentazione
del minerale che produce più inquinamento, quindi più si produce
più si nuoce. Ma su tutto questo l'AIA non incide minimamente, anzi
pone un limite sulla quantità da produrre, che è solo una
codificazione della quantità attualmente prodotta e possibile...".
Nessun commento:
Posta un commento