PIERO OPERAIO ILVA
Mi chiamo Piero, sono un operaio
dell’Ilva e abito a Tamburi.
Innanzitutto vorrei dire che non sono
d’accordo su un paio di passaggi dell’intervento di Ciccio
Maresca.
Non ho sentito dire che questo è il
decreto di uno stato dittatore. Oltre ad essere un decreto infame nei
contenuti, è un decreto anticostituzionale! Contro la Magistratura,
la città di Taranto, gli operai dell’Ilva. Sia chiaro che è un
precedente pericoloso.
Detto questo, bisogna anche dire che
non è vero che gli operai all’Ilva non stanno cambiando. Io che
lavoro all’interno posso dire chiaro che gli operai stanno
prendendo coscienza.
Guardate, la cosa peggiore fatta contro
gli operai, gli operai italiani, non solamente quelli dell’Ilva, è
il contratto di formazione, che prevede 24 mesi di formazione, se
durante questi tieni la testa bassa, accetti tutto senza lamentarti,
vieni confermato, altrimenti sei fuori della fabbrica. È così che
viene imposto agli operai un tipo di lavoro di cui oggi quasi tutti
noi operai ci stiamo lamentando.
Lo stiamo facendo perché abbiamo preso
coscienza, sono morti poche settimane fa due ragazzi. Personalmente
la cosa mi fa anche incazzare, perché non dobbiamo aspettare che
muoiano due operai per fare un’azione vera, bisognava farla prima,
dire le cose come stanno, dire come stanno funzionando gli impianti.
All’Ilva, secondo stabilimento
siderurgico in Europa, primo a livello nazionale, abbiamo il
contratto dei metalmeccanici. Il perché i sindacati ancora ce lo
devono spiegare, in 50 anni i sindacati che stanno all’interno
dello stabilimento, nessuno ha mai detto che l’Ilva inquina.
Perché? Perché era anche loro interesse, o per altro? Ancora ce lo
devono spiegare!
Io oggi sto soffrendo per questa
situazione e siamo noi operai, nel magna-magna generale in cui tutti
stanno bene, che se la passano peggio e gli tocca scendere in piazza.
Io sono di quelli che non ha fatto mai
nessuno sciopero a comando dell’azienda. Io non sciopero per
l’azienda e non sciopererò mai! Io sciopero per i miei diritti,
per la mia dignità, che nessuno è autorizzato a vendere. In Italia,
invece la dignità degli operai è stata venduta. La vera dignità
della classe operaia secondo me non esiste più. Io sono uno di
quelli che sta facendo le sue lotte per la tutela mia personale e di
tutti gli altri e per questo mi hanno detto che sono un vagabondo, un
delinquente, un mafioso. Se non c’è una legge che mi tutela, se la
626 non c’è più, allora mi tutelo da solo.
Per quanto riguarda gli operai
dell’Ilva, è vero che hanno paura, perche a Taranto non ci sono
alternative all’Ilva. La verità è questa e bisogna dirla.
Io sono un operaio dello Slai cobas.
Prima ero nella Fiom ma ho smesso di avere fiducia nella Fiom e nella
Cgil. Poi sono passato alla Uilm, e mi veniva da piangere… sono
passato alla Fim, e ho continuato a piangere… alla fine ho fatto
una scelta. Ho scelto lo Slai cobas e la mia scelta la sto divulgando
all’interno della fabbrica. Posso dirvi che è una lotta lunga,
dura, perché rimbalzo sempre contro un muro di gomma, non
dell’azienda, ma tra gli stessi operai. Tra gli operai il problema
è che manca chi li guidi, manca una guida per gli operai. Se io ho
una Ferrari e non la so guidare, quella Ferrari rimarrà sempre
ferma… Noi operai Ilva siamo tutti delle “Ferrari”, basta avere
una persona che ci guidi e noi potremo vincerla qualche battaglia.
Per questo occorre la volontà di
confrontarci, di capire e poi di agire.
A proposito dei “Liberi pensanti”.
Io sono un lavoratore, un cittadino, sono libero e penso a modo mio.
La penso a modo mio sulla difesa del mio posto di lavoro. E sono un
cittadino di Taranto, dei Tamburi, abito a 20 metri dai parchi
minerari. Io e i miei figli abitano là. Perché ho comprato casa
proprio là, perché quella potevo permettermi. Ma non è giusto che
mi compro una casa dove devo morirci. È possibile trovare una
soluzione per i parchi, basta volerlo.
Altra cosa da dire è che la
Magistratura nei 50 anni prima delle ultime inchieste nessuno l’ha
mai sentita. E venuta fuori adesso, deve essersi rotto qualche
equilibrio interno per non so che cosa. Questo credo, posso anche
sbagliarmi.
Comunque sia, ben venga la
Magistratura, ma all’interno dello stabilimento tutti gli operai
sappiamo che gli interventi non si faranno. Perché questo decreto
Salva Riva, non l’Ilva e tanto meno gli operai. Lo hanno scritto in
6 ore e io non ricordo nessun decreto fatto in 6 ore a tutela dei
lavoratori! Non lo abbiamo mai visto! Lo vediamo ora, per salvare i
capitalisti e mandare a morte gli operai.
A proposito dell’area caldo di Genova
che è stata chiusa. Io oggi faccio le mie lotte e quando vedo gli
operai Ilva di Genova affermare che lo stabilimento Ilva di Taranto
sarebbe solo al 52° posto per l’inquinamento, non ci sto più! Non
ci sto quando li sento dire: veniamo noi a Taranto fare le lotte,
come se noi non fossimo capaci di fare le nostre lotte. Non ci sto
più. Attaccano la nostra dignità di uomini e lavoratori e io che
vivo di orgoglio e di dignità non accetto di essere offeso da
nessuno.
Tanto per essere chiaro coi miei
colleghi di Genova, l’idea nostra, di tanti operai è: avete voluto
chiudere l’area a caldo perché sapevate di morire e oggi chiedete
alla città di Taranto di sacrificarsi? Non ci stiamo! Fate gli
operai, mostrate solidarietà per gli operai di Taranto. è giusto
che noi e voi difendiamo il nostro posto di lavoro. Io no chiedo la
chiusura dell’Ilva, chiedo certezze.
Lavoro in un’acciaieria che è ancora
quella di 50 anni fa. Noi sappiamo bene come stanno le cose e in che
condizioni lavoriamo. Lo sappiamo noi operai. Per chi sta fuori e non
conosce questa realtà, è facile parlare.
Oggi per l’ennesima volta, ho
accusato i sindacati. I sindacati mi hanno sempre detto la stessa
cosa: noi facciamo il sindacato che riusciamo a fare, ma il sindacato
non ha mai detto all’azienda: l’impianto è in queste condizioni,
cambiamo! A me non serve il sindacato per farmi fare il 730, quello
posso farmelo da solo. Io voglio pagare la tessera perché tu mi
difendi. Mi devi tutelare, ma questo non succede.
Un esempio stupido: ieri ho fatto il
turno di notte sulla gru. E, col freddo che ha fatto, la mattina mi
sono alzato dalla postazione con mal di schiena e mal di testa, vento
e freddo entravano in cabina. Oggi sono andato al lavoro e ho detto:
io vi fermo la gru se non ripristinate immediatamente il
riscaldamento! Pochi minuti dopo sono arrivati i tecnici a
ripristinare la gru!
Ma sono solo e da soli la guerra non si
vince. Se sono solo l’azienda può schiacciarmi, lo so, ma nel
frattempo faccio rispettare i miei diritti. Il mio diritto al lavoro,
il mio diritto alla salute e il diritto alla sicurezza, mio e di
tutti gli altri operai.
Chi si rifiuta di lavorare su un
impianto mal messo, viene subito bollato e gli dicono: non lo fai tu,
lo farà un altro. Chi deve cambiare per primo è il lavoratore, deve
avere il coraggio di dire: mi rifiuto per la sicurezza mia e degli
altri. Non solo per me. È facile chiedere sicurezza per sé stessi,
e per gli altri?
Chiudo dicendo che sto dalla parte di
tutti i lavoratori, dall’Alcoa all’Ilva di Taranto, anche se non
sono d’accordo con qualche idea di qualche lavoratore, anche se
capisco che tutti cerchiamo di difendere il nostro posto di lavoro.
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