Ilva: in citta' si produce, ma la situazione resta incerta
NOVI LIGURE - Dalla scorsa settimana, all’Ilva di Novi, a sei dipendenti a tempo determinato non è stato rinnovato il contratto, la produzione a freddo però riprende.
Inoltre nei giorni scorsi sono saltate due importanti commesse,
una delle quali da 25 milioni di dollari, gli stipendi di febbraio sono a
rischio e, come se non bastasse, da Taranto non arrivano segnali confortanti
per quanto riguarda il dissequestro dei rotoli ancora stoccati al porto. Tuttavia a Novi le lavorazioni
hanno ripreso a buon ritmo e a livello nazionale, la 'nostra' è l’unica unità produttiva
che sta indicando una ripresa.
Ma gli interrogativi restano.
I coils ci sono, ma soltanto per Novi. A Genova le lavorazioni sono molto rallentate e la situazione potrebbe generare discrepanze e tensioni. Proprio ieri, infatti, l'azienda ha parlato di novemila cassa integrati, settemila a Taranto e duemila negli altri stabilimenti del gruppo. E in mattinata l’Ilva avrebbe dovuto comunicare la situazione ai sindacati, ma il ministro per l’Ambiente, Corrado Clini, ha chiesto al presidente
dell’Ilva, Bruno Ferrante,
di rinviare l’incontro per consentire al Governo di trovare una soluzione. Un estremo
tentativo di salvare l'llva.
Anche se, dai primi incontri, sembra che la Procura di Taranto abbia intenzione di esprimere un ulteriore parere negativo sull’ennesima istanza dell’Ilva per il dissequestro del prodotto finito o semilavorato, sollevando per la terza volta l’incostituzionalità della legge
In ogni caso, l’ipotesi sulla quale si sta lavorando propone che il
milione e mezzo di tonnellate di
prodotto, possa essere venduto, lasciando il ricavato sotto
sequestro dell’autorità giudiziaria.
Soltanto una parte, però, potrà essere spesa per pagare gli stipendi e avviare i lavori di
risanamento degli impianti. Ma ci sono ostacoli tecnici: sia il Tribunale dell’Appello che
il gip inviando la legge alla Consulta, hanno “sospeso il procedimento”
di dissequestro in attesa della pronuncia della Corte
Costituzionale.
Per quanto riguarda Novi, invece,
non si incapperà più - secondo l’azienda – nell’errore di vedersi sfumare
sotto gli occhi una commessa da 25 milioni di dollari, come quella commissionata per
costruire oleodotti in Oklahoma, e neanche ordinazioni meno importanti ma
ugualmente cospicue per la sopravvivenza dello stabilimento e soprattutto dei
lavoratori. E dall’azienda sostengono che piuttosto che perdere altre
commesse, l’acciaio sarà acquistato altrove.
Piuttosto dall’estero.
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