COMUNICATO DEL COMITATO LAVORATORI CITTADINI LIBERI E PENSANTI
Sono passati più di venti giorni da quando la nostra città si è mobilitata per manifestare contro il decreto
“Salva-Ilva”. Da allora la situazione non è che peggiorata.
L’area a caldo dell’Ilva spa, la più inquinante, non ha mai smesso di produrre.
Parte del materiale prodotto nello stabilimento di Taranto, continua ad essere spedito per essere lavorato
negli stabilimenti di Genova e Novi Ligure, mentre molti operai dell’area a freddo di Taranto sono
forzatamente tenuti a casa.
Stato ed amministrazioni, responsabili di aver creato questa situazione, tutelando esclusivamente il profitto
a discapito di salute e lavoro, hanno approvato la legge Salva-Ilva.
Tale legge ha creato solo dubbi, per cittadini ed operai.
I cittadini continuano ad essere esposti alle emissioni inquinanti che danneggiano la loro salute. Taranto
vanta il triste primato di <<città pugliese con più bambini colpiti da tumori>> come confermato da dati
ufficiali stilati dall’Università degli studi di Bari.
Nessuna azione di prevenzione primaria a tutela della vita è stata tuttora messa in atto.
Sugli operai gravano inoltre l’esposizione diretta ad agenti inquinanti, alle fibre di amianto, diffuse pressoché
ovunque nello stabilimento anche prima del tornado, ed un continuo stato di incertezza lavorativa.
Il governo non ha mai fatto cenno alle sue responsabilità derivanti dalla gestione dello stabilimento durata
ben 35 anni. Inoltre, non ha manifestato alcuna volontà di bloccare, anche solo in via cautelativa, i beni della
famiglia Riva prima che tutto possa sparire nel nulla. L’unico impegno che aveva assunto con la legge
salva-Ilva, la nomina del Garante incaricato di vigilare sull’attuazione dell’AIA, è stato ampiamente disatteso.
Sono infatti decorsi i termini da loro stessi stabiliti.
L’azienda giustifica la mancanza di lavoro e di liquidità per pagare gli stipendi come conseguenza del sequestro
del prodotto finito da parte della magistratura. Come può esser vera questa tesi? Come mai lo stabilimento più
grande d'Europa brancola nel buio e dichiara difficoltà economiche solo perché non può vendere materiale
prodotto illegalmente nell’arco di pochi mesi?
E’ inoltre scorretto millantare come evento straordinario la normale erogazione degli stipendi di gennaio che
è stata “anticipata” al giorno 11, solo perché il 12 cade di sabato. E’ inopportuno vincolare il pagamento degli
stipendi agli effetti delle azioni irresponsabili dell’azienda.
E se “l’azienda sta facendo grandi sacrifici per pagare gli stipendi di questo mese”, come ha affermato
Ferrante, come farà la stessa ad investire gli oltre 4 miliardi di euro necessari per il risanamento degli impianti?
E come farà a sostenere i costi delle bonifiche del territorio che ha inquinato?
E’ chiaro che l'azienda sta lasciando il territorio dopo averlo devastato. A fronte di tutto ciò, quel materiale
posto sotto sequestro sarebbe l'unica garanzia per l’avvio delle bonifiche e per consentire agli operai di avere
un reddito per i prossimi anni
Come potrebbe fare gli interessi dei lavoratori un sindacato che riceve centinaia di migliaia di euro l’anno
dall’azienda occultati nella gestione di “circoli e circoletti”?
La soluzione nell'immediato a questa follia l'ha già indicata la magistratura: bisogna immediatamente bloccare
ogni pericolo di malattia e morte, rimettere a posto gli impianti e se il pericolo viene eliminato, riprendere le
attività produttive, sempre che questo sia possibile.
Sia lo Stato che il privato hanno le risorse economiche per fare questo ma non vogliono spenderle per il futuro
di una città già affossata anche da: Eni, Cementir, Marina Militare, discariche ed inceneritori.
Premesso che lo stesso Stato ritiene il sito produttivo di Taranto indispensabile per l’attuale economia
nazionale devono dirci cosa intendono fare della nostra città che soccombe sotto il peso di malattie e morte,
disoccupazione e precariato.
Proponiamo:
• per tutelare la salute: il fermo immediato degli impianti inquinanti;
• per tutelare l’ambiente: l’avvio delle bonifiche;
• per tutelare il reddito dei lavoratori diretti e indiretti dell’Ilva: la conferma della confisca dei materiali
sequestrati, unica garanzia per l’avvio delle bonifiche e per consentire agli operai di avere un reddito per i
prossimi anni durante il quali il nuovo governo avrà modi e tempi per pianificare insieme ai cittadini le giuste
soluzioni che auspichiamo da mesi;
• per il futuro della città: contribuire tutti a costruire e mettere in atto alternative economiche ed occupazionali
non impattanti sull’ambiente e sulla salute che valorizzino le risorse del territorio
Per discutere di tutto questo invitiamo lavoratori e cittadini di Taranto a partecipare all'assemblea pubblica
che si terrà sabato 12 gennaio davanti a Palazzo di Città alle ore 10:30
Io non delego, io partecipo!
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