Taranto
Tel. 099 47881 Fax 099 4788333
Stabilimento di TarantoDirettore: Ing. Paolo Graziani
Strada statale Jonica, lato destro 4500 - 74100
La cementeria, sorta contemporaneamente all'adiacente Centro Siderurgico Italsider di cui utilizza le loppe d'alto forno, è entrata in esercizio nel 1964.
La cementeria è direttamente raccordata mediante un nastro trasportatore di grande capacità, alla banchina, dotata di impianto di caricazione natanti per la spedizione di cemento via mare.
Taranto produce:
:: Cemento tipo II/A-S 42,5R Portland alla loppa
:: Cemento tipo III/A 32,5R Altoforno
:: Cemento tipo III/A 32,5N Altoforno
:: Cemento tipo III/B 42,5N Altoforno
:: Cemento tipo V/B (S-V) 32,5R Composito
Cementir Italia è uno dei principali produttori di cemento e calcestruzzo in Italia. La società è controllata dalla Cementir Holding SpA, attiva in campo internazionale nel settore dei materiali da costruzione. Dal 1992 la Cementir Italia fa parte del Gruppo Caltagirone, che la acquistò dall’IRI in seguito ad una procedura di asta competitiva.
Fondata nel 1947 con lo scopo di impiegare le loppe di altoforno, la Cementir – Cementerie del Tirreno Spa - inizialmente ubicò la propria rete produttiva in prossimità delle principali acciaierie (Bagnoli, Taranto, etc). Successivamente la società ha sviluppato una più ampia rete di stabilimenti, uffici commerciali, terminali e centri di ricerca e oggi vanta una presenza commerciale in quasi tutte le Regioni d'Italia. Cementir Italia produce una vasta gamma di cementi Portland, Pozzolanici, di Altoforno e Compositi.
Cementir, da sempre attenta alle esigenze della clientela, dedica ampi spazi alla ricerca e al costante controllo dei prodotti, apprezzati in Italia e all'estero.
Cementir ha fornito i propri prodotti per la realizzazione di opere portuali e idrauliche, centrali nucleari e impianti di depurazione, per infrastrutture come strade, ponti e gallerie, per aeroporti e ferrovie, per centrali elettriche e impianti industriali.
Anche oggi, Cementir, prosegue il proprio lavoro con lo stesso impegno, per l'attuazione di altri grandi progetti.
MILANO (MF-DJ)--Cementir Holding ha chiuso il 2013 con un utile netto
consolidato di 40,1 milioni di euro in crescita del 143,7% dai 16,5
milioni dell'esercizio precedente.
I ricavi, informa una nota, sono saliti da 976,2 a 988,6 mln di euro, il
risultato operativo ha segnato un progresso del 59% da 48,2 a 76,7 mln e
il margine operativo lordo e' cresciuto da 138,1 a 169,7 mln.
Il Cda ha inoltre proposto il pagamento di un dividendo di 0,08 euro per
azione (0,04 euro nel 2012).
com/fch
Il presidente e ad del gruppo, Francesco Caltagirone jr, in un’intervista rilasciata ad “Affari & Finanza” ha illustrato i piani futuri del gruppo. Ripercorrendo le tappe principali del Piano Industriale per il triennio 2014-2016, approvato lo scorso 17 dicembre. Come infatti già riportato su queste colonne lo scorso mese, Caltagirone jr ha ribadito che strategia del gruppo si svilupperà su quattro direttrici: miglioramento della redditività dei business attuali; consolidamento della leadership nel cemento bianco; completamento degli investimenti nella gestione dei rifiuti in Turchia e Inghilterra; miglioramento della generazione dei flussi di cassa. Secondo le previsioni, le azioni del triennio porteranno a ricavi operativi per circa 1.150 milioni di euro al 2016, con una crescita media annua pari al 5% (rispetto alla previsione di circa 1.000 milioni di euro nel 2013). La distribuzione geografica vede un graduale aumento delle vendite nei paesi emergenti che, in termini di ricavi, passeranno dall’attuale 42% al 45% a fine 2016. L’Italia, invece, manterrà il proprio peso a circa il 13%, ma con un progressivo ritorno alla redditività operativa, ancora oggi negativa. Il margine operativo lordo si prevede in crescita, fino a raggiungere circa 240 milioni di euro nel 2016, che si traduce in una variazione media annua del +16%. Un Piano che ha immediatamente riscontrato grande apprezzamento sui mercati finanziari.
Nell’intervista ad “Affari & Finanza”, Caltagirone jr
ha anche indicato i prossimi obiettivi del gruppo: “Vogliamo liberare
risorse per sostenere nuove acquisizioni: parlo di comprare aziende con
stabilimenti che ci consentano di sviluppare mercati locali, pensiamo al
Nord America, Africa ed Asia”. Già nel Piano Industriale si leggeva
infatti che l’aumento del margine operativo lordo sarà indotto
principalmente “da azioni di efficienza interna e di riduzione dei costi
operativi, in parte già realizzate nel corso del 2013, dall’incremento
dell’uso di combustibili alternativi e di energie rinnovabili e dal
contributo del business della gestione dei rifiuti. A ciò si
aggiungeranno anche gli effetti della riorganizzazione delle attività in
Italia”.
Caltagirone jr ha chiarito qual è l’operazione finanziaria
in atto in questo momento: “Di tre aziende distinte, stiamo completando
oggi il processo che ne costruisce una, con i relativi recuperi di
efficienza e profittabilità. Da questa azione di centralizzazione
gestionale sull’Italia, derivano risparmi per 35 milioni sui costi e
dovremmo vederne i benefici già con il bilancio 2014”. Le tre aziende
sono la Cementir Italia Spa, la Cimentas A.S. e la Aalborg Portland A.S.
Tutte e tre controllate al 100% dalla Cementir Holding Spa dopo la
riorganizzazione avvenuta nel 2008. L’Italia, come riportato più volte
dall’approvazione del bilancio 2012 dello scorso aprile, è l’unico paese
in cui Cementir è in perdita operativa: il piano prevede l’obiettivo di
tornare in utile pure in casa, “dove ricordo peraltro che i consumi di
cemento sono scesi dai 47 milioni di tonnellate del 2007 ai 21 milioni
dello scorso anno” chiosa Caltagirone jr.
Che conferma come il gruppo abbia deciso di puntare forte
sulla produzione del cemento bianco (nel 2004 fu acquistato il sito
danese di Aalborg e che viene prodotto anche in USA, Cina, Malesia ed
Egitto): “Il bianco pesa per il 20% fatturato: noi puntiamo a allargare
questo contributo, dove pesiamo già per il 15% del mercato, perché
questa nicchia ci protegge in termini di vendite e di margini, con
livelli di export elevatissimi. I nostri stabilimenti sorgono sul mare
anche per favorire le esportazioni: Aalborg per esempio vende all’estero
il 95% della produzione. Per questo attendiamo che sia completato nella
seconda metà di quest’anno il raddoppio dello stabilimento in Malesia
(dove la Cementir è presente con lo stabilimento Aalborg White Asia),
che ci assicurerà il 50% del mercato in Australia, e per questo
nell’arco di 12 mesi valuteremo la possibilità di costruire nuovi
impianti produttivi nel Far East. A parte il bianco, miriamo poi a
sviluppare il segmento waste management”.
Nei progetti rimarrà invariata la componente derivante
dalla vendita di cemento grigio (prodotto in Italia dalla Cementir
Italia da cui dipende il sito di Taranto) e di calcestruzzo (prodotto
dalla Betontir Spa, società costituita nel 1996 con il nome di
Calcestruzzi Picciolini Spa e controllata al 100% dalla Cementir Holding
tramite Cementir Italia e che ha un sito a San Giorgio Jonico). Tutto
questo ragionamento, porta dritto all’unica logica imprenditoriale
possibile, come ha dichiarato senza giri di parole lo stesso Caltagirone
jr nell’intervista in questione: “In Italia abbiamo una enorme
sovraccapacità produttiva, oltre il doppio del mercato. Tant’è che noi
abbiamo spento i forni di Taranto e Arquata Scrivia. Penso avverrà una
forte concentrazione, ossia fallimenti e/o acquisizioni. Ma a noi non
interessa aumentare il peso sull’Italia, anzi puntiamo tutto
sull’estero”.
Qualora non fosse ancora chiaro il pensiero del presidente e
ad del gruppo, lo stesso dichiara che “l’idea di base del gruppo
Cementir, e anche del Gruppo Caltagirone, è semplice: restare in Italia,
ma non dipendere dall’Italia in nulla. Massima spinta sulla
internazionalizzazione. Mi pare che la strategia sia stata capita pure
in Borsa, dato che il nostro titolo è cresciuto del 140% nell’ultimo
anno”. Dalle parole di Caltagirone jr, si evince chiaramente ancora una
volta come il futuro del sito di Taranto (dove sino all’anno scorso si
producevano 1,4 milioni di tonnellate di cemento a fronte delle 4,3
totali realizzate in Italia) sia stato scritto da tempo. E che la crisi
produttiva/giudiziaria odierna e futura dell’Ilva, sia stata una vera e
propria manna dal cielo. Idem per la crisi economica che ha colpito
l’Italia, in particolar modo il settore edile. Eppure, nonostante tutto
questo, politici, sindacati e Confindustria nostrani continuano a
parlare di “consolidamento e rilancio delle attività industriali del
sito di Taranto in modo da tutelare tutti i posti di lavoro, favorendo
anche gli investimenti per l’ambientalizzazione dell’area e dello
stabilimento con il sostegno della Regione Puglia”. Siamo proprio
curiosi di conoscere cosa verrà fuori dal tavolo in programma dopodomani
a Bari.
G. Leone (TarantoOggi, 21.01.2014)Cementir Taranto, Caroli: lettera aperta su vertenza a segretari Cgli Cisl e Uil
L'assessore al Lavoro, Leo Caroli, ha inviato ai segretari generali
confederali di Cgil, Cisl e Uil di Taranto una lettera aperta su
vertenza Cementir. Ecco il testo:
Carissimi, ho molto apprezzato la tenuta da parte del sindacato dei tavoli Cementir tenutisi in Regione. L’impegno sindacale a salvaguardia dei livelli occupazionali, le sollecitazioni all’azienda affinché avviasse il piano di rewamping e gli inviti alla Regione a cofinanziare l’investimento per il rifacimento del forno e l’ammodernamento dell’impianto sono emersi in tutta la loro concreta ed utile propositività.
Ciò ha indubbiamente contribuito a chiudere la riunione del 23 gennaio scorso con un importante documento condiviso col quale, nel prendere atto della rinuncia del Gruppo ad investire a Taranto e della conseguente scelta di ridimensionare la produzione del cemento in Italia, è stato possibile chiedere un ripensamento delle strategie industriali al Gruppo Caltagirone, mettendogli a disposizione gli strumenti avanzatissimi di sostegno allo sviluppo economico ed alla formazione e riqualificazione del personale di cui la Regione Puglia ha saputo dotarsi.
Abbiamo potuto anche evidenziare la disponibilità dell’autorità portuale di Taranto a mettere a disposizione una banchina dedicata alle esigenze specifiche di Cementir. Personalmente ho suggerito di coinvolgere i vertici del gruppo e di chiedere la convocazione di un tavolo nazionale, dedicato alla specificità tarantina, presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Non so quante note di sensibilizzazione il sindacato tarantino abbia inviato al Ministero. Ma è certo che in data 24 gennaio (il giorno dopo la firma del verbale) la Regione ha scritto al Ministero chiedendo la convocazione urgente della riunione. Dopo diverse interlocuzioni telefoniche, Il 10 febbraio ho personalmente sollecitato la convocazione del tavolo con un’ulteriore nota e, il 12 febbraio, dopo aver risposto alle mail delle rsu cementir aggiornandole sullo stato dell’arte, ho rinnovato l’invito al Mise.
In questo quadro, trovo singolare che, se il Governo non convoca, “i ritardi omissivi” vengano da voi addebitati alla Regione. Ed è una singolarità, quella del comunicato stampa unitario, che non comprendo. Anziché evidenziare la disattenzione del Governo ai temi del lavoro, la latitanza dello stesso in materia di politiche industriali, si sceglie di accusare la Regione di responsabilità che non ha. Perché un attacco tanto gratuito quanto inutile alla Regione? E’ solo dovuto alle tante, troppe vertenze che il sindacato tarantino è chiamato a governare e, quindi, delle tante, troppe pressioni che ne conseguono e che creano confusione?
Purtroppo, la peculiarità della crisi industriale, sociale, istituzionale di Taranto ha bisogno di chiarezza, determinazione e di una reazione del territori capace di fare sistema e non confusione. Idee chiare, interlocuzione utile con i diversi livelli istituzionali, concorso nella promozione di nuove politiche di sviluppo che rendano sostenibili l’occupazione, l’ambiente, le istituzioni, le stesse rappresentanze sociali intermedie.
Vito Galeandro, delle rappresentanze sindacali unitarie della Fillea
Cgil, si dice preoccupato dalle informazioni giunte dalla direzione
aziendale secondo le quali ''il forno per la macinazione rimarra' spento
dal 1° gennaio e fino almeno al 15 marzo 2014''.
Fino ad allora la forza lavoro ''sara' ridimensionata - afferma -
come se la Cementir di Taranto fosse un centro di macinazione e non
anche di produzione del cemento''. Una situazione che Antonio Stasi,
segretario generale della Fillea Cgil di Taranto, definisce ''di grande
pericolo'' poiche' ''un forno che viene spento, cosi' come viene addotto
dall'azienda, per motivi tecnici - continua Stasi - in caso di
manutenzione anche straordinaria non ci mette tutto questo tempo a
ripartire, senza peraltro nessuna certezza della ripartenza dopo il 15
marzo. In piu' ci appare paradossale una situazione come questa in
presenza di commesse gia' acquisite, come quella di 18mila tonnellate, e
altre in itinere, con un forno spento e il clinker acquistato
all'esterno dalla Buzzi di Barletta''. Insomma i sindacati chiedono di
vederci chiaro.
Carissimi, ho molto apprezzato la tenuta da parte del sindacato dei tavoli Cementir tenutisi in Regione. L’impegno sindacale a salvaguardia dei livelli occupazionali, le sollecitazioni all’azienda affinché avviasse il piano di rewamping e gli inviti alla Regione a cofinanziare l’investimento per il rifacimento del forno e l’ammodernamento dell’impianto sono emersi in tutta la loro concreta ed utile propositività.
Ciò ha indubbiamente contribuito a chiudere la riunione del 23 gennaio scorso con un importante documento condiviso col quale, nel prendere atto della rinuncia del Gruppo ad investire a Taranto e della conseguente scelta di ridimensionare la produzione del cemento in Italia, è stato possibile chiedere un ripensamento delle strategie industriali al Gruppo Caltagirone, mettendogli a disposizione gli strumenti avanzatissimi di sostegno allo sviluppo economico ed alla formazione e riqualificazione del personale di cui la Regione Puglia ha saputo dotarsi.
Abbiamo potuto anche evidenziare la disponibilità dell’autorità portuale di Taranto a mettere a disposizione una banchina dedicata alle esigenze specifiche di Cementir. Personalmente ho suggerito di coinvolgere i vertici del gruppo e di chiedere la convocazione di un tavolo nazionale, dedicato alla specificità tarantina, presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Non so quante note di sensibilizzazione il sindacato tarantino abbia inviato al Ministero. Ma è certo che in data 24 gennaio (il giorno dopo la firma del verbale) la Regione ha scritto al Ministero chiedendo la convocazione urgente della riunione. Dopo diverse interlocuzioni telefoniche, Il 10 febbraio ho personalmente sollecitato la convocazione del tavolo con un’ulteriore nota e, il 12 febbraio, dopo aver risposto alle mail delle rsu cementir aggiornandole sullo stato dell’arte, ho rinnovato l’invito al Mise.
In questo quadro, trovo singolare che, se il Governo non convoca, “i ritardi omissivi” vengano da voi addebitati alla Regione. Ed è una singolarità, quella del comunicato stampa unitario, che non comprendo. Anziché evidenziare la disattenzione del Governo ai temi del lavoro, la latitanza dello stesso in materia di politiche industriali, si sceglie di accusare la Regione di responsabilità che non ha. Perché un attacco tanto gratuito quanto inutile alla Regione? E’ solo dovuto alle tante, troppe vertenze che il sindacato tarantino è chiamato a governare e, quindi, delle tante, troppe pressioni che ne conseguono e che creano confusione?
Purtroppo, la peculiarità della crisi industriale, sociale, istituzionale di Taranto ha bisogno di chiarezza, determinazione e di una reazione del territori capace di fare sistema e non confusione. Idee chiare, interlocuzione utile con i diversi livelli istituzionali, concorso nella promozione di nuove politiche di sviluppo che rendano sostenibili l’occupazione, l’ambiente, le istituzioni, le stesse rappresentanze sociali intermedie.
Lavoro, forno spento: lavoratori Cementir Taranto in presidio fino a 9 gennaio
Taranto, 2 gen. - (Adnkronos) - In attesa
dell'incontro istituzionale che si terra' a Bari nella sede della
Regione Puglia con azienda, sindacati e gli assessori regionali al
lavoro Leo Caroli e sviluppo economico Loredana Capone, i lavoratori
della Cementir di Taranto da oggi e fino al 9 di gennaio (data della
riunione regionale) manterranno, insieme ai sindacati Feneal Uil, Filca
Cisl e Fillea Cgil, un presidio di protesta davanti ai cancelli del
cementificio sulla statale 106.
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