sabato 8 marzo 2014

alla cementir niente contratti di solidarietà, cassa integrazione a rotazione applicata ccon figli e figliastri, nessuna effettiva prospettiva di salvare il lavoro di tutti gli operai - è tempo di ribellarsi ad azienda-sindacati- governo e di organizzarsi per lottare con lo slai cobas!

promemoria

Taranto
Tel. 099 47881 Fax 099 4788333
Stabilimento di TarantoDirettore: Ing. Paolo Graziani
Strada statale Jonica, lato destro 4500 - 74100

Taranto

La cementeria, sorta contemporaneamente all'adiacente Centro Siderurgico Italsider di cui utilizza le loppe d'alto forno, è entrata in esercizio nel 1964.
La cementeria è direttamente raccordata mediante un nastro trasportatore di grande capacità, alla banchina, dotata di impianto di caricazione natanti per la spedizione di cemento via mare.

Taranto produce:
:: Cemento tipo II/A-S 42,5R Portland alla loppa
:: Cemento tipo III/A 32,5R Altoforno
:: Cemento tipo III/A 32,5N Altoforno
:: Cemento tipo III/B 42,5N Altoforno
:: Cemento tipo V/B (S-V) 32,5R Composito

  • Cementir Italia è uno dei principali produttori di cemento e calcestruzzo in Italia. La società è controllata dalla Cementir Holding SpA, attiva in campo internazionale nel settore dei materiali da costruzione. Dal 1992 la Cementir Italia fa parte del Gruppo Caltagirone, che la acquistò dall’IRI in seguito ad una procedura di asta competitiva.
    Fondata nel 1947 con lo scopo di impiegare le loppe di altoforno, la Cementir – Cementerie del Tirreno Spa - inizialmente ubicò la propria rete produttiva in prossimità delle principali acciaierie (Bagnoli, Taranto,  etc). Successivamente la società ha sviluppato una più ampia rete di stabilimenti, uffici commerciali, terminali e centri di ricerca e oggi vanta una presenza commerciale in quasi tutte le Regioni d'Italia. Cementir Italia produce una vasta gamma di cementi Portland, Pozzolanici, di Altoforno e Compositi.
    Cementir, da sempre attenta alle esigenze della clientela, dedica ampi spazi alla ricerca e al costante controllo dei prodotti, apprezzati in Italia e all'estero.
    Cementir ha fornito i propri prodotti per la realizzazione di opere portuali e idrauliche, centrali nucleari e impianti di depurazione, per infrastrutture come strade, ponti e gallerie, per aeroporti e ferrovie, per centrali elettriche e impianti industriali.
    Anche oggi, Cementir, prosegue il proprio lavoro con lo stesso impegno, per l'attuazione di altri grandi progetti.

    MILANO (MF-DJ)--Cementir Holding ha chiuso il 2013 con un utile netto
    consolidato di 40,1 milioni di euro in crescita del 143,7% dai 16,5
    milioni dell'esercizio precedente.


    I ricavi, informa una nota, sono saliti da 976,2 a 988,6 mln di euro, il
    risultato operativo ha segnato un progresso del 59% da 48,2 a 76,7 mln e
    il margine operativo lordo e' cresciuto da 138,1 a 169,7 mln.

    Il Cda ha inoltre proposto il pagamento di un dividendo di 0,08 euro per
    azione (0,04 euro nel 2012).
    com/fch

 
La Cementir ha "confermato che la situazione di mercato non consente di mantenere in vita l'accordo dello scorso settembre che prevedeva investimenti, obbligandola alla revisione a causa della crisi. L'azienda ha dichiarato che il 'Progetto Taranto' deve considerarsi ad oggi congelato".



Il presidente e ad del gruppo, Francesco Caltagirone jr, in un’intervista rilasciata ad “Affari & Finanza” ha illustrato i piani futuri del gruppo. Ripercorrendo le tappe principali del Piano Industriale per il triennio 2014-2016, approvato lo scorso 17 dicembre. Come infatti già riportato su queste colonne lo scorso mese, Caltagirone jr ha ribadito che strategia del gruppo si svilupperà su quattro direttrici: miglioramento della redditività dei business attuali; consolidamento della leadership nel cemento bianco; completamento degli investimenti nella gestione dei rifiuti in Turchia e Inghilterra; miglioramento della generazione dei flussi di cassa. Secondo le previsioni, le azioni del triennio porteranno a ricavi operativi per circa 1.150 milioni di euro al 2016, con una crescita media annua pari al 5% (rispetto alla previsione di circa 1.000 milioni di euro nel 2013). La distribuzione geografica vede un graduale aumento delle vendite nei paesi emergenti che, in termini di ricavi, passeranno dall’attuale 42% al 45% a fine 2016. L’Italia, invece, manterrà il proprio peso a circa il 13%, ma con un progressivo ritorno alla redditività operativa, ancora oggi negativa. Il margine operativo lordo si prevede in crescita, fino a raggiungere circa 240 milioni di euro nel 2016, che si traduce in una variazione media annua del +16%. Un Piano che ha immediatamente riscontrato grande apprezzamento sui mercati finanziari.
Nell’intervista ad “Affari & Finanza”, Caltagirone jr ha anche indicato i prossimi obiettivi del gruppo: “Vogliamo liberare risorse per sostenere nuove acquisizioni: parlo di comprare aziende con stabilimenti che ci consentano di sviluppare mercati locali, pensiamo al Nord America, Africa ed Asia”. Già nel Piano Industriale si leggeva infatti che l’aumento del margine operativo lordo sarà indotto principalmente “da azioni di efficienza interna e di riduzione dei costi operativi, in parte già realizzate nel corso del 2013, dall’incremento dell’uso di combustibili alternativi e di energie rinnovabili e dal contributo del business della gestione dei rifiuti. A ciò si aggiungeranno anche gli effetti della riorganizzazione delle attività in Italia”.
Caltagirone jr ha chiarito qual è l’operazione finanziaria in atto in questo momento: “Di tre aziende distinte, stiamo completando oggi il processo che ne costruisce una, con i relativi recuperi di efficienza e profittabilità. Da questa azione di centralizzazione gestionale sull’Italia, derivano risparmi per 35 milioni sui costi e dovremmo vederne i benefici già con il bilancio 2014”. Le tre aziende sono la Cementir Italia Spa, la Cimentas A.S. e la Aalborg Portland A.S. Tutte e tre controllate al 100% dalla Cementir Holding Spa dopo la riorganizzazione avvenuta nel 2008. L’Italia, come riportato più volte dall’approvazione del bilancio 2012 dello scorso aprile, è l’unico paese in cui Cementir è in perdita operativa: il piano prevede l’obiettivo di tornare in utile pure in casa, “dove ricordo peraltro che i consumi di cemento sono scesi dai 47 milioni di tonnellate del 2007 ai 21 milioni dello scorso anno” chiosa Caltagirone jr.
Che conferma come il gruppo abbia deciso di puntare forte sulla produzione del cemento bianco (nel 2004 fu acquistato il sito danese di Aalborg e che viene prodotto anche in USA, Cina, Malesia ed Egitto): “Il bianco pesa per il 20% fatturato: noi puntiamo a allargare questo contributo, dove pesiamo già per il 15% del mercato, perché questa nicchia ci protegge in termini di vendite e di margini, con livelli di export elevatissimi. I nostri stabilimenti sorgono sul mare anche per favorire le esportazioni: Aalborg per esempio vende all’estero il 95% della produzione. Per questo attendiamo che sia completato nella seconda metà di quest’anno il raddoppio dello stabilimento in Malesia (dove la Cementir è presente con lo stabilimento Aalborg White Asia), che ci assicurerà il 50% del mercato in Australia, e per questo nell’arco di 12 mesi valuteremo la possibilità di costruire nuovi impianti produttivi nel Far East. A parte il bianco, miriamo poi a sviluppare il segmento waste management”.
Nei progetti rimarrà invariata la componente derivante dalla vendita di cemento grigio (prodotto in Italia dalla Cementir Italia da cui dipende il sito di Taranto) e di calcestruzzo (prodotto dalla Betontir Spa, società costituita nel 1996 con il nome di Calcestruzzi Picciolini Spa e controllata al 100% dalla Cementir Holding tramite Cementir Italia e che ha un sito a San Giorgio Jonico). Tutto questo ragionamento, porta dritto all’unica logica imprenditoriale possibile, come ha dichiarato senza giri di parole lo stesso Caltagirone jr nell’intervista in questione: “In Italia abbiamo una enorme sovraccapacità produttiva, oltre il doppio del mercato. Tant’è che noi abbiamo spento i forni di Taranto e Arquata Scrivia. Penso avverrà una forte concentrazione, ossia fallimenti e/o acquisizioni. Ma a noi non interessa aumentare il peso sull’Italia, anzi puntiamo tutto sull’estero”.
Qualora non fosse ancora chiaro il pensiero del presidente e ad del gruppo, lo stesso dichiara che “l’idea di base del gruppo Cementir, e anche del Gruppo Caltagirone, è semplice: restare in Italia, ma non dipendere dall’Italia in nulla. Massima spinta sulla internazionalizzazione. Mi pare che la strategia sia stata capita pure in Borsa, dato che il nostro titolo è cresciuto del 140% nell’ultimo anno”. Dalle parole di Caltagirone jr, si evince chiaramente ancora una volta come il futuro del sito di Taranto (dove sino all’anno scorso si producevano 1,4 milioni di tonnellate di cemento a fronte delle 4,3 totali realizzate in Italia) sia stato scritto da tempo. E che la crisi produttiva/giudiziaria odierna e futura dell’Ilva, sia stata una vera e propria manna dal cielo. Idem per la crisi economica che ha colpito l’Italia, in particolar modo il settore edile. Eppure, nonostante tutto questo, politici, sindacati e Confindustria nostrani continuano a parlare di “consolidamento e rilancio delle attività industriali del sito di Taranto in modo da tutelare tutti i posti di lavoro, favorendo anche gli investimenti per l’ambientalizzazione dell’area e dello stabilimento con il sostegno della Regione Puglia”. Siamo proprio curiosi di conoscere cosa verrà fuori dal tavolo in programma dopodomani a Bari.
G. Leone (TarantoOggi, 21.01.2014)

Cementir Taranto, Caroli: lettera aperta su vertenza a segretari Cgli Cisl e Uil 

L'assessore al Lavoro, Leo Caroli, ha inviato ai segretari generali confederali di Cgil, Cisl e Uil di Taranto una lettera aperta su vertenza Cementir. Ecco il testo:
Carissimi, ho molto apprezzato la tenuta da parte del sindacato dei tavoli Cementir tenutisi in Regione. L’impegno sindacale a salvaguardia dei livelli occupazionali, le sollecitazioni all’azienda affinché avviasse il piano di rewamping e gli inviti alla Regione a cofinanziare l’investimento per il rifacimento del forno e l’ammodernamento dell’impianto sono emersi in tutta la loro concreta ed utile propositività.
Ciò ha indubbiamente contribuito a chiudere la riunione del 23 gennaio scorso con un importante documento condiviso col quale, nel prendere atto della rinuncia del Gruppo ad investire a Taranto e della conseguente scelta di ridimensionare la produzione del cemento in Italia, è stato possibile chiedere un ripensamento delle strategie industriali al Gruppo Caltagirone, mettendogli a disposizione gli strumenti avanzatissimi di sostegno allo sviluppo economico ed alla formazione e riqualificazione del personale di cui la Regione Puglia ha saputo dotarsi.
Abbiamo potuto anche evidenziare la disponibilità dell’autorità portuale di Taranto a mettere a disposizione una banchina dedicata alle esigenze specifiche di Cementir. Personalmente ho suggerito di coinvolgere i vertici del gruppo e di chiedere la convocazione di un tavolo nazionale, dedicato alla specificità tarantina, presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Non so quante note di sensibilizzazione il sindacato tarantino abbia inviato al Ministero. Ma è certo che in data 24 gennaio (il giorno dopo la firma del verbale) la Regione ha scritto al Ministero chiedendo la convocazione urgente della riunione. Dopo diverse interlocuzioni telefoniche, Il 10 febbraio ho personalmente sollecitato la convocazione del tavolo con un’ulteriore nota e, il 12 febbraio, dopo aver risposto alle mail delle rsu cementir aggiornandole sullo stato dell’arte, ho rinnovato l’invito al Mise.
In questo quadro, trovo singolare che, se il Governo non convoca, “i ritardi omissivi” vengano da voi addebitati alla Regione. Ed è una singolarità, quella del comunicato stampa unitario, che non comprendo. Anziché evidenziare la disattenzione del Governo ai temi del lavoro, la latitanza dello stesso in materia di politiche industriali, si sceglie di accusare la Regione di responsabilità che non ha. Perché un attacco tanto gratuito quanto inutile alla Regione? E’ solo dovuto alle tante, troppe vertenze che il sindacato tarantino è chiamato a governare e, quindi, delle tante, troppe pressioni che ne conseguono e che creano confusione?
Purtroppo, la peculiarità della crisi industriale, sociale, istituzionale di Taranto ha bisogno di chiarezza, determinazione e di una reazione del territori capace di fare sistema e non confusione. Idee chiare, interlocuzione utile con i diversi livelli istituzionali, concorso nella promozione di nuove politiche di sviluppo che rendano sostenibili l’occupazione, l’ambiente, le istituzioni, le stesse rappresentanze sociali intermedie.



Lavoro, forno spento: lavoratori Cementir Taranto in presidio fino a 9 gennaio

Taranto, 2 gen. - (Adnkronos) - In attesa dell'incontro istituzionale che si terra' a Bari nella sede della Regione Puglia con azienda, sindacati e gli assessori regionali al lavoro Leo Caroli e sviluppo economico Loredana Capone, i lavoratori della Cementir di Taranto da oggi e fino al 9 di gennaio (data della riunione regionale) manterranno, insieme ai sindacati Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, un presidio di protesta davanti ai cancelli del cementificio sulla statale 106.
Vito Galeandro, delle rappresentanze sindacali unitarie della Fillea Cgil, si dice preoccupato dalle informazioni giunte dalla direzione aziendale secondo le quali ''il forno per la macinazione rimarra' spento dal 1° gennaio e fino almeno al 15 marzo 2014''. Fino ad allora la forza lavoro ''sara' ridimensionata - afferma - come se la Cementir di Taranto fosse un centro di macinazione e non anche di produzione del cemento''. Una situazione che Antonio Stasi, segretario generale della Fillea Cgil di Taranto, definisce ''di grande pericolo'' poiche' ''un forno che viene spento, cosi' come viene addotto dall'azienda, per motivi tecnici - continua Stasi - in caso di manutenzione anche straordinaria non ci mette tutto questo tempo a ripartire, senza peraltro nessuna certezza della ripartenza dopo il 15 marzo. In piu' ci appare paradossale una situazione come questa in presenza di commesse gia' acquisite, come quella di 18mila tonnellate, e altre in itinere, con un forno spento e il clinker acquistato all'esterno dalla Buzzi di Barletta''. Insomma i sindacati chiedono di vederci chiaro.


CEMENTIR, FIRMATO ACCORDO AL MINISTERO DEL LAVORO

Ufficio stampa Filca nazionale 20 settembre 2013
Riduzione del numero di lavoratori per i quali era prevista la mobilità e possibilità concrete di scongiurare la chiusura degli stabilimenti di Arquata (Alessandria) e Taranto. Sono i risultati ottenuti dall’accordo tra Cementir, i sindacati di categoria Filca-Cisl, Feneal-Uil e Fillea-Cgil ed il ministero del Lavoro. In particolare i lavoratori per i quali è prevista la mobilità passano da 144 a 94; inoltre l’accordo prevede che la mobilità non sia più anche ‘coercitiva’ ma esclusivamente ‘non oppositiva’, quindi su base volontaria. Inoltre è prevista la Cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale per un totale di 164 lavoratori degli stabilimenti di Roma, Civitavecchia (Roma), Reggio Calabria, Maddaloni (Caserta) e Spoleto (Perugia). “L’accordo sottoscritto è certamente positivo – ha dichiarato Riccardo Gentile, segretario nazionale della Filca-Cisl – dal momento che siamo riusciti ad evitare la chiusura di due stabilimenti. Mentre però per quello di Arquata ci sono buone possibilità di ripartire con importanti lavori, grazie anche ai cantieri del Terzo valico e della Tav e all’impegno della Regione Piemonte, a Taranto la situazione sembra più difficile per la mancanza di commesse. Inoltre a complicarle cose c’è anche il sorgere di contrasti con l’Autorità portuale circa l’utilizzo del molo, fondamentale per lo stabilimento ionico. Ma l’accordo – spiega il segretario nazionale della Filca – è importante anche perché prevede percorsi formativi e incentivi per chi accetta la mobilità o per le aziende che assumeranno i lavoratori in esubero. Tra i criteri per la collocazione in mobilità dei lavoratori c’è anche il possesso dei requisiti per il raggiungimento della pensione o il raggiungimento di tali requisiti durante il periodo nelle liste di mobilità”. Il settore del cemento e del calcestruzzo registrava nel 2006 consumi complessivi pari a 47 milioni di tonnellate, che nel 2012 si sono ridotte a 30,6. Oltre al vistoso calo dei consumi il settore è alle prese con un considerevole aumento delle importazioni dei prodotti dal bacino del Mediterraneo.

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