Ilva, il Comune di Taranto chiede 3,3 miliardi di euro di risarcimento
Inquinamento, dal Municipio parte una maxi richiesta risarcitoria. Tre miliardi di euro. È questa la cifra, in realtà dovrebbe oscillare intorno ai 3.3, che il Comune di Taranto ha chiesto come risarcimento danni all’Ilva spa, a Riva Fire, a Emilio Riva ed a Luigi Capogrosso, ex direttore dello stabilimento siderurgico. L'atto di citazione, è stata depositata nella tarda mattinata di ieri dagli avvocati esterni incaricati dall’Amministrazione comunale, Massimo Moretti e Giuseppe Dimito. È stato così superato il ritardo accumulato dal Comune negli anni scorsi ma comunque, nonostante i tempi si fossero allungati, il rischio - prescrizione era stato già scongiurato. Secondo fondate indiscrezioni, i due legali tarantini hanno consegnato in Tribunale una richiesta che si articola su circa 100 pagine a cui si aggiungono ben quattro faldoni stracolmi di documenti, perizie, fotografie. Gli atti erano stati raccolti e sistemati già da diverse settimane, anche grazie al lavoro di coordinamento della dirigente Antonia Fornari, ma per una serie di motivazioni di forma e di sostanza si è atteso il rientro in Municipio, dopo la lunga convalescenza, del sindaco Ezio Stefàno.Ma su cosa, su quali elementi, si regge la mega richiesta di Moretti e Dimito? I due avvocati hanno chiesto agli ex vertici del colosso siderurgico di risarcire i danni ambientali subìti dal Comune di Taranto sino al 2006, così come prescrive il Testo unico in materia ambientale. Ma non solo, il Comune rivendica anche il risarcimento dei danni materiali arrecati dal grave inquinamento industriale.
Il riferimento è alle varie strutture di proprietà dell’Amministrazione (uffici, scuole) danneggiate da fumi e polveri. Nell’elenco delle cose da risarcire, infatti, sono finiti anche i mezzi dell’Amiu e dell’Amat che sono stati imbrattati e danneggiati dall’inquinamento industriale. La richiesta risarcitoria, infine, riguarda anche il cimitero imbrattato dalle polveri dei minerali del siderurgico. (GdM)
Stefano, da pochi giorni e' tornato alla guida dell'amministrazione comunale dopo una forzata assenza di oltre ottanta giorni dovuta ad un delicato intervento chirurgico al cuore al quale ha dovuto sottoporsi a Modena poco prima di Natale. In base al Testo unico ambientale e ad una condanna definitiva in Corte di Cassazione subi'ta dai vertici societari dell'Ilva e di Riva nell'ottobre 2005, il Comune di Taranto chiede il risarcimento dei danni materiali - imbrattamento di fumi e polveri - causati dal grave inquinamento industriale con particolare riferimento alle strutture di proprieta' dell'Amministrazione comunale come uffici e scuole, ma anche ai mezzi dell'Amiu e dell'Amiu (sono le aziende che si occupano, rispettivamente, dell'igiene urbana e del trasporto pubblico in citta') che appartengono al patrimonio pubblico.
La richiesta risarcitoria avanzata dal Comune di Taranto verso l'Ilva, Riva Fire ed Emilio Riva si collega ad un procedimento giudiziario gia' definito. In base alle norme, infatti, l'azione risarcitoria puo' essere formalizzata dopo la conclusione del giudizio. Quanto rivendicato dai legali del Comune, quindi, nulla a che vedere con le richieste di rinvio a giudizio che giovedi' scorso il pool della Procura di Taranto ha deposito all'ufficio del giudice per l'udienza preliminare. In quest'ultimo caso si tratta di 50 persone, indagate a vario titolo, dall'associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale all'omissione di atti d'ufficio, e di tre societa': Ilva, Riva Fire e Riva Forni Elettrici. Nelle richieste di rinvio a giudizio oltre a Emilio Riva e ai suoi figli Nicola e Fabio, anch'essi al vertice dell'Ilva e del gruppo Riva, ci sono anche alcuni amministratori pubblici tra cui il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, accusato di concussione aggravata per aver fatto pressioni sull'Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) a proposito dei controlli sull'inquinamento del siderurgico, e il sindaco di Taranto, Ezio Stefano, cui la Procura contesta l'omissione di atti d'ufficio. Il sindaco, secondo la Procura, pur essendo a conoscenza della gravita' dell'inquinamento dell'Ilva tanto da averla denunciata alla stessa Magistratura nel maggio 2010, nulla avrebbe poi fatto, nell'ambito dei suoi poteri di autorita' sanitaria, per contrastare lo stesso fenomeno denunciato. (Affaritaliani)
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