Quindi di fatto la Cementir mantiene il piano di esuberi e di tendenziale dismissione dello stabilimento di Taranto.
Nell'incontro, a cui hanno partecipato anche l'ass. al lavoro regionale, Caroli, e il presidente dell'Autorità portuale, Prete, significativa è stata la smentita di quest'ultimo su quanto sostenuto dalla Cementir a ragione della sua "crisi": "le decisioni della Cementir - ha detto Prete - non dipendono da alcuna limitazione nell'uso delle aree portuali... è l'azienda che non sta facendo alcuna movimentazione". Così come è emerso ancora una volta che l'azienda non intende fare investimenti per l'ammodernamento dell'altoforno, per rendere lo stabilimento sostenibile dal punto di vista ambientale, nonostante che Caroli abbia detto che la "Regione è disposta a cofinanziare non solo investimenti ma la formazione...".
E non è affatto un problema di mancanza di soldi (vedi la notizia che segue), ma della volontà di chiudere qui per andare lì dove si fanno più profitti.
E mentre la Cementir afferma che non può tirare fuori 164 milioni (anche meno, visto il cofinanziamento da parte della Regione) per attività di ammodernamento; mentre quindi tanti operai vivono con la mannaia di essere licenziati, di vedere a Taranto chiudere la fabbrica - che da stabilimento inquinante diventerebbe una bomba ecologica abbandonata, come tante altre aziende della zona - la stessa Cementir fa scalate in borsa:
"BOOM PIAZZA AFFARI. Pioggia di acquisti ieri in Borsa sul titolo Cementir, che a poco meno di due ore dalla chiusura delle contrattazione metteva in cassaforte ben 4 punti percentuali. La raffica di acquisti è stata innescata anche da indiscrezioni della stampa specializzata apparse ieri, secondo cui la società cementifera starebbe studiando la possibilità di procedere a una ipotesi di ristrutturazione di debiti per complessivi 920 euro in scadenza a metà 2015. L'obiettivo di Cementir sarebbe quello di rinnovare solo metà della linea di credito, allungando la scadenza al 2019. Le "idee" di Cementir sulla ristrutturazione del debito sembra quindi piacere al mercato". (da TarantoOggi)
ULTIMA COSA: oggi la Cgil, per bocca del segretario della Fillea di Taranto, Antonio Stasi, alza alte grida contro la fumosità della Cementir, chiedendo chiarezza sulle sue posizioni e le prospettive industriali per Taranto. Ma Stasi si dimentica che la Cgil, come gli altri sindacati confederali, ha firmato neanche pochi mesi fa l'accordo del 19 settembre 2013, sugli esuberi e cassintegrazione?
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