- Mercoledì 19 Marzo 2014 16:24
- Prismanews
Cementir a Taranto. Istituti di
Vigilanza Privata a Napoli. Arca a Pomezia (Rm): tre storie di un’Italia
in ginocchio che chissà se arriveranno mai alla ribalta.
A Prismanews però interessano perché si tratta di casi emblematici di come (non) funziona questo Paese.
Partiamo dalla Puglia. Non per parlare di Ilva ma di Cementir. Su quanto accade in fabbrica ce ne da’ conto Slai-Cobas.
Gli operai sono reduci da un’assemblea, nella quale hanno deciso di muoversi “Fuori e contro i sindacati Confederali che li hanno portati in un vicolo cieco con una Cassa integrazione straordinaria, di fatto gestita come anticamera della mobilità. Una cassa integrazione assurda a fronte del fatto che Cementir Holding dichiara di fare utili, anche nel 2013; non siamo davanti a una fabbrica in crisi - scrivono i lavoratori - né davanti a problemi di mancanza di possibilità produttive, anzi la stessa Cementir parla di vari settori in futuro, quali porto, ciclo rifiuti, ecc.”.
Per loro siamo di fronte (“Ancora una volta!”) ad un'azienda che vuole ridimensionare alcuni stabilimenti per concentrarsi in quelli dove può fare più profitti; “Siamo di fronte al taglio del costo del lavoro sulla pelle dei lavoratori, con i Confederali e il Ministero pronti a fare gli esecutori della volontà aziendale. Per non dire che la stessa applicazione della cassa integrazione è fatta non rispettando la rotazione prevista tra gli operai, con forme di aperta discriminazione tra i lavoratori”. Slai-Cobas denuncia infine che “Mentre c'è Cis si danno lavorazioni in appalto e si fanno straordinari”.
Risalendo la penisola eccoci a Napoli. Qui a protestare e’ il Sindacato Unitario Lavoratori Comparti, che continua a segnalare “Sospetti comportamento speculativi da parte di alcuni Istituti di Vigilanza Privata”.
Un settore, questo, da sempre florido ma che da oltre dieci anni, vede “Crisi precostituite, mobilità, licenziamenti e cassa integrazione poi seguite da nuove assunzioni. Il che è sempre stato fatto presente alle Prefetture e alle Direzioni Provinciali del Lavoro in modo continuo e documentato, eppure questo scandalo non è mai stato, stranamente (ma e’ il caso di usarlo, tale avverbio? - N.d.R.), preso in considerazione.
Il Si.U.L.C. non teme smentite e anzi rincara la dose: “Addirittura, per avere documentato determinate condizioni sospette e scandalose tra le quali anche quelle relative a finte crisi che hanno visto cospicue sottrazioni di somme di danaro dalle buste-paga dei dipendenti, i nostri sindacalisti sono stati trattati con modi ‘poco urbani’ e, in un caso, allontanati dalla sede dell’Ufficio Prefettizio preposto e le richieste di incontro rifiutate”. Ancora: comportamenti censurabili hanno fatto seguito alla denuncia sporta da ‘La Vigilante’ contro il Si.U.L.C., ma il Sindacato ha visto, poi, le sue ragioni vincere con l’archiviazione di quella denuncia da parte della Magistratura”.
E di nuovo la Magistratura ha dato ragione al Si.U.L.C. che, dopo il caso “Del sequestro multi-milionario alla Nuova Lince-Civin, ha fatto emergere quell’altrettanto sequestro multi milionario a carico de La Vigilante”.
Grave (e inquietante) che Prefetture e Direzioni provinciali del Lavoro non siano in grado, di intervenire e far accertare quanto denunciato in quelle sedi. Grave e inquietante da far dire al Sindacato che “La situazione ha assunto contorni oltremodo scandalosi e vergognosi, qualcuno deve intervenire e fare chiarezza definitivamente”.
Infine eccoci a Pomezia. Dove a dormire sonni poco tranquilli sono 75 famiglie, interessate alle vicende dell’azienda Arca della quale si sono interessati gli on. Andrea Ferro e Marietta Tidei (Pd) con un’interrogazione ai Ministri del Lavoro e dello Sviluppo Economico, iniziativa salutata dall’intero Partito Democratico di Pomezia.
Arca, storica azienda produttrice di camper, appartiene alla francese Trigano Spa; da 24 mesi i lavoratori sono in cassa integrazione ordinaria e straordinaria e rischiano adesso di perdere il posto. “Quasi tutti semplici operai, il 20 febbraio scorso presso Federlazio sono stati informati del trasferimento dell'impianto alla SEA di Poggibonsi (ex-Elnagh), anch'essa acquisita dalla Trigano - che come altre imprese sue connazionali ha fatto shopping in Italia. “Ad oggi, nonostante gli impegni presi, non è stato presentato nessun piano per il rilancio dell'azienda e in particolare dello stabilimento di Pomezia”.
Se le cose dovessero restare così, ai lavoratori pometini che in maggioranza hanno un'età superiore ai 45 anni, non resterebbe altro che scegliere tra il trasferirsi a Poggibonsi o rinunciare lavoro. Come rivela Ferro, “Per i rappresentanti sindacali l'eventuale trasferimento in Toscana potrebbe non garantire una duratura assunzione in azienda”.
A Prismanews però interessano perché si tratta di casi emblematici di come (non) funziona questo Paese.
Partiamo dalla Puglia. Non per parlare di Ilva ma di Cementir. Su quanto accade in fabbrica ce ne da’ conto Slai-Cobas.
Gli operai sono reduci da un’assemblea, nella quale hanno deciso di muoversi “Fuori e contro i sindacati Confederali che li hanno portati in un vicolo cieco con una Cassa integrazione straordinaria, di fatto gestita come anticamera della mobilità. Una cassa integrazione assurda a fronte del fatto che Cementir Holding dichiara di fare utili, anche nel 2013; non siamo davanti a una fabbrica in crisi - scrivono i lavoratori - né davanti a problemi di mancanza di possibilità produttive, anzi la stessa Cementir parla di vari settori in futuro, quali porto, ciclo rifiuti, ecc.”.
Per loro siamo di fronte (“Ancora una volta!”) ad un'azienda che vuole ridimensionare alcuni stabilimenti per concentrarsi in quelli dove può fare più profitti; “Siamo di fronte al taglio del costo del lavoro sulla pelle dei lavoratori, con i Confederali e il Ministero pronti a fare gli esecutori della volontà aziendale. Per non dire che la stessa applicazione della cassa integrazione è fatta non rispettando la rotazione prevista tra gli operai, con forme di aperta discriminazione tra i lavoratori”. Slai-Cobas denuncia infine che “Mentre c'è Cis si danno lavorazioni in appalto e si fanno straordinari”.
Risalendo la penisola eccoci a Napoli. Qui a protestare e’ il Sindacato Unitario Lavoratori Comparti, che continua a segnalare “Sospetti comportamento speculativi da parte di alcuni Istituti di Vigilanza Privata”.
Un settore, questo, da sempre florido ma che da oltre dieci anni, vede “Crisi precostituite, mobilità, licenziamenti e cassa integrazione poi seguite da nuove assunzioni. Il che è sempre stato fatto presente alle Prefetture e alle Direzioni Provinciali del Lavoro in modo continuo e documentato, eppure questo scandalo non è mai stato, stranamente (ma e’ il caso di usarlo, tale avverbio? - N.d.R.), preso in considerazione.
Il Si.U.L.C. non teme smentite e anzi rincara la dose: “Addirittura, per avere documentato determinate condizioni sospette e scandalose tra le quali anche quelle relative a finte crisi che hanno visto cospicue sottrazioni di somme di danaro dalle buste-paga dei dipendenti, i nostri sindacalisti sono stati trattati con modi ‘poco urbani’ e, in un caso, allontanati dalla sede dell’Ufficio Prefettizio preposto e le richieste di incontro rifiutate”. Ancora: comportamenti censurabili hanno fatto seguito alla denuncia sporta da ‘La Vigilante’ contro il Si.U.L.C., ma il Sindacato ha visto, poi, le sue ragioni vincere con l’archiviazione di quella denuncia da parte della Magistratura”.
E di nuovo la Magistratura ha dato ragione al Si.U.L.C. che, dopo il caso “Del sequestro multi-milionario alla Nuova Lince-Civin, ha fatto emergere quell’altrettanto sequestro multi milionario a carico de La Vigilante”.
Grave (e inquietante) che Prefetture e Direzioni provinciali del Lavoro non siano in grado, di intervenire e far accertare quanto denunciato in quelle sedi. Grave e inquietante da far dire al Sindacato che “La situazione ha assunto contorni oltremodo scandalosi e vergognosi, qualcuno deve intervenire e fare chiarezza definitivamente”.
Infine eccoci a Pomezia. Dove a dormire sonni poco tranquilli sono 75 famiglie, interessate alle vicende dell’azienda Arca della quale si sono interessati gli on. Andrea Ferro e Marietta Tidei (Pd) con un’interrogazione ai Ministri del Lavoro e dello Sviluppo Economico, iniziativa salutata dall’intero Partito Democratico di Pomezia.
Arca, storica azienda produttrice di camper, appartiene alla francese Trigano Spa; da 24 mesi i lavoratori sono in cassa integrazione ordinaria e straordinaria e rischiano adesso di perdere il posto. “Quasi tutti semplici operai, il 20 febbraio scorso presso Federlazio sono stati informati del trasferimento dell'impianto alla SEA di Poggibonsi (ex-Elnagh), anch'essa acquisita dalla Trigano - che come altre imprese sue connazionali ha fatto shopping in Italia. “Ad oggi, nonostante gli impegni presi, non è stato presentato nessun piano per il rilancio dell'azienda e in particolare dello stabilimento di Pomezia”.
Se le cose dovessero restare così, ai lavoratori pometini che in maggioranza hanno un'età superiore ai 45 anni, non resterebbe altro che scegliere tra il trasferirsi a Poggibonsi o rinunciare lavoro. Come rivela Ferro, “Per i rappresentanti sindacali l'eventuale trasferimento in Toscana potrebbe non garantire una duratura assunzione in azienda”.
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