Anche a Taranto è in corso una mobilitazione per la casa, portata avanti da alcuni dei Disoccupati Organizzati, che oltre a non avere diritto al lavoro non hanno neanche il diritto alla casa; una mobilitazione per ora fatta di incontri, a volte nella forma di occupazioni dell'assessorato, e di resistenza agli sfratti, con la richiesta immediata di blocco degli sfratti e quella più importante di allargamento delle graduatorie delle case popolari, costruzione di nuovi alloggi, ristrutturazione di palazzi comunali e requisizione di quelli privati abbandonati da anni, tutto questo a fronte di migliaia di domande di case.
Ma questa lotta a Taranto è parte della lotta nazionale che ha visto la grande manifestazione del 19 ottobre a Roma, gli assedi e cortei successivi e una prossima manifestazione nazionale del 12 aprile.
Anche sulla casa il governo Renzi invece di dare una risposta in positivo, con il "Piano casa" ha peggiorato la situazione. Per questo anche a Taranto la lotta deve unire la vertenza locale con la vertenza e lotta nazionale (per info: 3348022767)
Ma questa lotta a Taranto è parte della lotta nazionale che ha visto la grande manifestazione del 19 ottobre a Roma, gli assedi e cortei successivi e una prossima manifestazione nazionale del 12 aprile.
Anche sulla casa il governo Renzi invece di dare una risposta in positivo, con il "Piano casa" ha peggiorato la situazione. Per questo anche a Taranto la lotta deve unire la vertenza locale con la vertenza e lotta nazionale (per info: 3348022767)
Pubblichiamo un'analisi critica punto per punto del provvedimento del governo Renzi.
(DAL BLOG proletari comunisti)
Da Parma un'analisi critica del "Piano casa" del governo Renzi, che mostra che non c'è nessuna differenza, ma una continuità..
L’ambito
normativo in cui ci si muove è sempre quello dalla legge 431 del 1998
che ha introdotto la liberalizzazione degli affitti e ha lasciato mano
libera ai proprietari di casa nel fissare le condizioni di mercato degli
affitti. Gli interventi dello stato sono, anche con questo decreto, al
massimo rivolti a contenere gli effetti nefasti della liberalizzazione
senza andare ad intaccare la supremazia assoluta dell’interesse della
rendita e della proprietà, cercando anche di stroncare, con l’art. 5 del
decreto, i movimenti di riappropriazione dal basso di valore d’uso. Al
massimo potranno avere qualche giovamento le famiglie che si potranno
permettere l’housing sociale o l’affitto concordato, con prezzi sempre
più vicini a quelli di mercato, quindi famiglie con reddito
medio/medio-basso. Completamente escluse le situazioni di vero disagio,
gli sfrattati, le famiglie con un solo reddito precario o senza reddito,
condannati sempre di più all’emarginazione. Altro che cambio di
tendenza!
Questo
piano casa è uguale a quello di Berlusconi, rispolverando la vendita
del patrimonio erp, facendone un perno centrale della manovra, andando a
impoverire ulteriormente la dotazione già misera (meno del 4% del
totale delle abitazioni) dei comuni italiani.
In continuità con le manovre precedenti sulla casa sembra fatto per offrire facili occasioni di intervento alle imprese del settore edile, che si vedono riconosciuti anche benefici fiscali (art.6). Non si accenna a misure minimali come il blocco degli sfratti, la tassazione dello sfitto o il recupero a fini di edilizia pubblica di aree edificate abbandonate (caserme per esempio).
La classe proprietaria è una casta i cui interessi non devono essere essere sfiorati e costoro sono i veri beneficiari di una manovra che si presenta sotto mentite spoglie. Noi restiamo persuasi, anche di fronte al fallimento già verificato delle misure pedissequamente riproposte con questo decreto, che il bisogno di casa vissuto da centinaia di migliaia di famiglie, giovani, studenti sia risolvibile, in completa controtendenza con il piano casa di Renzi e Lupi, andando a intaccare pesantemente la grande proprietà immobiliare, con la requisizione dello sfitto, il blocco degli sfratti, un piano di edilizia popolare da avviare su aree già edificate e abbandonate, la conversione dell’edilizia sociale/housing sociale in edilizia residenziale pubblica.
In continuità con le manovre precedenti sulla casa sembra fatto per offrire facili occasioni di intervento alle imprese del settore edile, che si vedono riconosciuti anche benefici fiscali (art.6). Non si accenna a misure minimali come il blocco degli sfratti, la tassazione dello sfitto o il recupero a fini di edilizia pubblica di aree edificate abbandonate (caserme per esempio).
La classe proprietaria è una casta i cui interessi non devono essere essere sfiorati e costoro sono i veri beneficiari di una manovra che si presenta sotto mentite spoglie. Noi restiamo persuasi, anche di fronte al fallimento già verificato delle misure pedissequamente riproposte con questo decreto, che il bisogno di casa vissuto da centinaia di migliaia di famiglie, giovani, studenti sia risolvibile, in completa controtendenza con il piano casa di Renzi e Lupi, andando a intaccare pesantemente la grande proprietà immobiliare, con la requisizione dello sfitto, il blocco degli sfratti, un piano di edilizia popolare da avviare su aree già edificate e abbandonate, la conversione dell’edilizia sociale/housing sociale in edilizia residenziale pubblica.
Veniamo a un’analisi più approfondita del provvedimento tanto sbandierato come dirompente e innovativo
All’art 1 si definiscono gli importi per gli anni a venire del fondo nazionale per il sostegno alle abitazioni in locazione e per la morosità incolpevole.
Il primo fondo è stato istituito sempre con la legge 431/98 per permettere agli inquilini di sostenere il pagamento del costo dell’affitto anche in caso di difficoltà. Il fondo nel 1999 era di 388 milioni di euro, oggi in una situazione di crisi devastante e con un numero infinitamente più alto di famiglie in difficoltà con il pagamento degli affitti il fondo è passato a 100 milioni di euro. A ben poco vale ricordare che nel 2013 il fondo era stato addirittura azzerato. Si tratta comunque di soldi che passano direttamente dallo stato al proprietario che affitta, garantendo con soldi pubblici la rendita del proprietario al quale i soldi vengono versati direttamente. Stesso discorso per il fondo della morosità incolpevole: in cambio della sospensione momentanea della procedura di sfratto il proprietario riceve dallo stato quanto gli spetterebbe. Anche in questo caso si distribuisce miseria. Di fronte alla marea montante degli sfratti i 60 milioni scarsi di Euro previsti per il 2014 e 2015 di questo che possiamo considerare il surrogato del blocco degli sfratti, sono un insulto all’emergenza sociale. Il sistema dei fondi come abbiamo da sempre denunciato giova principalmente ai proprietari e garantisce la rendita, vero interesse tutelato da questa misura.
All’art 1 si definiscono gli importi per gli anni a venire del fondo nazionale per il sostegno alle abitazioni in locazione e per la morosità incolpevole.
Il primo fondo è stato istituito sempre con la legge 431/98 per permettere agli inquilini di sostenere il pagamento del costo dell’affitto anche in caso di difficoltà. Il fondo nel 1999 era di 388 milioni di euro, oggi in una situazione di crisi devastante e con un numero infinitamente più alto di famiglie in difficoltà con il pagamento degli affitti il fondo è passato a 100 milioni di euro. A ben poco vale ricordare che nel 2013 il fondo era stato addirittura azzerato. Si tratta comunque di soldi che passano direttamente dallo stato al proprietario che affitta, garantendo con soldi pubblici la rendita del proprietario al quale i soldi vengono versati direttamente. Stesso discorso per il fondo della morosità incolpevole: in cambio della sospensione momentanea della procedura di sfratto il proprietario riceve dallo stato quanto gli spetterebbe. Anche in questo caso si distribuisce miseria. Di fronte alla marea montante degli sfratti i 60 milioni scarsi di Euro previsti per il 2014 e 2015 di questo che possiamo considerare il surrogato del blocco degli sfratti, sono un insulto all’emergenza sociale. Il sistema dei fondi come abbiamo da sempre denunciato giova principalmente ai proprietari e garantisce la rendita, vero interesse tutelato da questa misura.
Con
l’art 2 e l’art 9 il decreto intende rilanciare il secondo canale di
contrattazione, quello a canone concordato. In cambio di agevolazioni
fiscali il proprietario si impegna in questo caso ad affittare a un
livello d’affitto definito sulla base di contrattazioni territoriali tra
rappresentanti dei proprietari e degli inquilini. Stiamo parlando di
canoni un po’ più bassi del libero mercato ma comunque ben remunerativi
per i proprietari. Questo secondo canale, introdotto sempre dalla legge
431/98 è stato per anni completamente soppiantato dal canale di
contrattazione libero. Ultimamente si cerca in tutti i modi di
rilanciarlo con l’aumento delle agevolazioni fiscali come in questo caso
con la riduzione dal 15% al 10 % della cedolare secca. Rimane il fatto
che questo tipo di contratto decolla solo nelle provincie dove si
aggiornano gli accordi territoriali cioè dove si aumenta il livello dei
canoni concordati. Lasciando il pallino nelle mani dei privati
naturalmente questi si orientano verso le soluzioni più redditizie e non
certo verso la soluzione dell’emergenza casa.
All’art 2 si prevede anche la possibilità di coinvolgere e finanziare tramite convenzione coi comuni le cooperative edilizie che affittano a canone concordato.
All’art 2 si prevede anche la possibilità di coinvolgere e finanziare tramite convenzione coi comuni le cooperative edilizie che affittano a canone concordato.
All’art.3
e 4 si parla del patrimonio residenziale pubblico. Da un lato art 4 per
avviare un piano di recupero degli alloggi ERP non assegnati per i
quali verranno utilizzati fondi già esistenti nel bilancio del ministero
delle infrastrutture e non spesi per un massimo di 500 milioni di euro
più 67,9 milioni di euro non spesi da programmi di edilizia residenziale
precedenti. Nella relazione tecnica del decreto si parla di 12.000
alloggi l’anno, staremo a vedere, ma sono ben poca cosa rispetto alle
650.000 famiglie attualmente in lista d’attesa nelle graduatorie.
All’art. 3, però, in piena contraddizione con il progetto di estendere la disponibilità di alloggi ERP esposto all’art.4, si prevede di accelerare il piano di dismissione di alloggi ERP già previsto dal Governo Berlusconi nel 2008.
Gli alloggi vengono offerti con diritto di prelazione agli inquilini ma come si è sempre riscontrato nel caso di procedimenti analoghi,in mancanza di prelazione dell’inquilino l’alloggio viene venduto al privato che vuole fare la speculazione, ma questo non è l’unico limite naturalmente di provvedimenti di questo tipo perché anche se gli introiti della vendita degli alloggi devono essere reinvestiti nel campo dell’edilizia residenziale pubblica la partita ha un risultato netto sempre a perdere e ciò significa che il patrimonio complessivo si impoverisce inevitabilmente, anche perché gli standard per le nuove costruzioni sono sempre molto più costosi del vecchio.
All’art. 3, però, in piena contraddizione con il progetto di estendere la disponibilità di alloggi ERP esposto all’art.4, si prevede di accelerare il piano di dismissione di alloggi ERP già previsto dal Governo Berlusconi nel 2008.
Gli alloggi vengono offerti con diritto di prelazione agli inquilini ma come si è sempre riscontrato nel caso di procedimenti analoghi,in mancanza di prelazione dell’inquilino l’alloggio viene venduto al privato che vuole fare la speculazione, ma questo non è l’unico limite naturalmente di provvedimenti di questo tipo perché anche se gli introiti della vendita degli alloggi devono essere reinvestiti nel campo dell’edilizia residenziale pubblica la partita ha un risultato netto sempre a perdere e ciò significa che il patrimonio complessivo si impoverisce inevitabilmente, anche perché gli standard per le nuove costruzioni sono sempre molto più costosi del vecchio.
Dell’art.5
abbiamo già accennato. Si vuole stroncare qualsiasi movimento che vada
ad intaccare gli interessi della speculazione e che cerchi di orientare
la proprietà privata inutilizzata verso finalità sociali. Impedire
l’acquisizione della residenza e l’allaccio delle utenze negli stabili
occupati significa tentare di eliminare uno strumento concreto e diretto
di risoluzione del bisogno abitativo, unico strumento esistente per
migliaia e migliaia di persone che vi fanno ricorso, il tutto di fronte
al nulla prospettato a livello istituzionale anche con questo decreto.
Se si abbandona la pratica della riappropriazione diretta l’emergenza
sociale diventerà ancora più drammatica proprio perché le soluzioni
offerte dal mercato e dalle istituzioni non sono raggiungibili.
Art.6 prevede agevolazioni fiscali per le imprese che affittano alloggi sociali.
Art.7 prevede detrazioni fiscali per chi è titolare di contratto di locazione di alloggi di social housing.
Art.8
altro articolo che prende in considerazione chi la casa ce l’ha già
(alloggio sociale) per favorirne in questo caso il riscatto in proprietà
tramite agevolazioni fiscali.
Art. 9 vedi art.2 di cui sopra si parla di agevolazioni fiscali per chi affitta a canone concordato.
Art.10 detrazioni Irpef per l’acquisto di mobili e arredi.
Art.11
ha la finalità di accelerare i piani di social house già avviati o di
tramutare in social housing progetti edilizi destinati ad altre
finalità.
Art.12 e 13 sono articoli di definizione operativa e copertura finanziaria.
Che
dire tutto già visto, sperimentato, fallito, metà degli articoli
riguardano chi la casa ce l’ha già, altri sono fatti esplicitamente o
implicitamente per i proprietari, i piani sul recupero erp sono
annullati da quelli sulla vendita. Bisogna a questo punto chiedersi se
la povertà e l'emergenza casa siano un problema o un'opportunità per
questo governo.
Il senso di questa manovra è per noi chiaro, attaccare pesantemente la dignità di chi oggi vive, incolpevolmente, senza reddito sufficiente per arricchire a dovere gli speculatori. Minacciare chi prova sollevarsi contro una legalità ingiusta e un destino che non bisogna cambiare. Garantire ai soliti noti rendite e potere a scapito dei diritti di tutti. Vogliono creare una nuova classe di schiavi, disposti ad accettare tutto, impauriti ed isolati. Sta a noi impedirglielo, ne va del nostro futuro, della nostra dignità, della nostra vita.
Il senso di questa manovra è per noi chiaro, attaccare pesantemente la dignità di chi oggi vive, incolpevolmente, senza reddito sufficiente per arricchire a dovere gli speculatori. Minacciare chi prova sollevarsi contro una legalità ingiusta e un destino che non bisogna cambiare. Garantire ai soliti noti rendite e potere a scapito dei diritti di tutti. Vogliono creare una nuova classe di schiavi, disposti ad accettare tutto, impauriti ed isolati. Sta a noi impedirglielo, ne va del nostro futuro, della nostra dignità, della nostra vita.
AVANTI CON LA LOTTA
RETE DIRITTI IN CASA PARMA
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