Calenda sta studiando il «congelamento»
della lettera di Am Investco Italy
"È il compromesso per fare ripartire la vertenza sindacale sulla cessione dell’Ilva.... La migliore soluzione per ritrovarsi al tavolo – secondo questo Ministro - sembra accordarsi per «congelare» il documento".
Bentivogli Fim – a nome anche degli altri sindacati - ha lasciato intendere anche la disponibilità dei rappresentanti dei lavoratori ad "accantonare il percorso previsto dalla legge per tornare a sedersi il tavolo".
Quindi, la lettera di AmInvestco resta.
E, pur se “accantonata”, agisce di fatto come una “spada di
Damocle” sulla vertenza; tant'è che il Governo punta ancora a
ottenere da Am almeno una sorta di assenso sul fatto
che quanto scritto nella lettera possa essere superato in trattativa.
Della serie: governo e sindacati fanno
finta che non è successo nulla, mentre ArcelorMittal terrebbe sempre
a portata di mano la lettera e le sue inaccettabili condizioni.
Dove sarebbe, quindi, la “trattativa
più serena da ricominciare”, di cui parla Rocco Palombella della
Uilm?
Quindi Calenda e sindacati confederali stanno facendo un passo indietro: non più respingere la lettera al mittente e porre loro le condizioni tassative ad ArcelorMittal, ma mettere la lettera in un cassetto ridare a Mittal la parola. Quindi, chi tiene in mano la “corda”?
Quindi Calenda e sindacati confederali stanno facendo un passo indietro: non più respingere la lettera al mittente e porre loro le condizioni tassative ad ArcelorMittal, ma mettere la lettera in un cassetto ridare a Mittal la parola. Quindi, chi tiene in mano la “corda”?
E che i toni di Calenda si vadano ogni
giorno più attenuando si capisce anche da come ha risposto alle
interrogazioni parlamentari di Donatella Duranti (Mdp) e di Stefano
Fassina (Possibile). Qui, Calenda, quasi stizzito, invece di dire ciò
che non va affatto con ArcelorMIttal, ha tenuto a sottolineare i
meriti di questi nuovi padroni: «una cordata che è pronta a
investire 4 miliardi di euro tra piano ambientale e industriale e che
garantisce il maggior numero di assunzioni e il migliore livello
salariale». (Sole 24 ore)
TUTTO QUESTO DIMOSTRA CHE SENZA
CONTINUITA'/RIPRESA DELLA LOTTA DEGLI OPERAI, CHE INVESTI ANCHE LA
CITTA' PER UNIRSI AGLI ABITANTI DI TARANTO, NON C'E' ALCUNA GARANZIA
PER GLI OPERAI.
Ma
cosa dicono chiaramente De Vincenti e
i commissari sugli esuberi.
“Per quanto riguarda coloro che
non andranno in Am Investco verranno impiegati dall'amministrazione
straordinaria nelle attività di risanamento ambientale attorno
allo stabilimento Ilva, non dentro lo stabilimento”.
E, aggiunge il commissario
dell'Ilva Laghi: “Noi stiamo lavorando col Governo per inserire in
questi lavori quella porzione di esuberi che certamente ci sarà.
Inseriremo delle clausola sociali nei bandi di appalto perchè ci
possano essere lavori di pubblica utilità nel territorio”; e De
Vincenti conferma, in maniera anche più attenuata: “cercheremo
di inserire anche una clausola sociale … per
reimpiegare i lavoratori che non saranno assunti da Am Investco”.
(da
Sole 24 ore)
In
pratica questo vuol dire che gli operai che restano nell'Ilva
commissariata (la bad company) starebbero sicuramente in
cassintegrazione e messi in una sorta di “bacino” - che a Taranto diventa sempre più enorme - in attesa di andare a lavorare per ditte
vincitrici degli appalti che eventualmente abbiano accettato la
clausola sociale – che, come fa capire lo stesso De Vincentis, non
è affatto un obbligo.
Gli
operai Ilva, quindi, non solo non lavorerebbero per l'Ilva ma per
ditte e dittarelle ma sarebbero ridotti a elemosinanti di lavori precari,
incerti, di “pubblica utilità”, entrando a far parte di
quella grandissima area di licenziati/disoccupati “in attesa”...
Tutto
questo i 4 sindacati all'Ilva lo sanno, ma continuano a raccontare
chiacchiere agli operai.
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