venerdì 20 ottobre 2017

Calenda al lavoro, ma per il compromesso con ArcelorMittal - mentre De Vincenti e Commissari spiegano bene che fine faranno gli "esuberi"

Calenda sta studiando il «congelamento» della lettera di Am Investco Italy
"È il compromesso per fare ripartire la vertenza sindacale sulla cessione dell’Ilva.... La migliore soluzione per ritrovarsi al tavolo – secondo questo Ministro - sembra accordarsi per «congelare» il documento".
Bentivogli Fim – a nome anche degli altri sindacati - ha lasciato intendere anche la disponibilità dei rappresentanti dei lavoratori ad "accantonare il percorso previsto dalla legge per tornare a sedersi il tavolo".

Quindi, la lettera di AmInvestco resta. E, pur se “accantonata”, agisce di fatto come una “spada di Damocle” sulla vertenza; tant'è che il Governo punta ancora a ottenere da Am almeno una sorta di assenso sul fatto che quanto scritto nella lettera possa essere superato in trattativa.
Della serie: governo e sindacati fanno finta che non è successo nulla, mentre ArcelorMittal terrebbe sempre a portata di mano la lettera e le sue inaccettabili condizioni.
Dove sarebbe, quindi, la “trattativa più serena da ricominciare”, di cui parla Rocco Palombella della Uilm?

Quindi Calenda e sindacati confederali stanno facendo un passo indietro: non più respingere la lettera al mittente e porre loro le condizioni tassative ad ArcelorMittal, ma mettere la lettera in un cassetto ridare a Mittal la parola. Quindi, chi tiene in mano la “corda”?
E che i toni di Calenda si vadano ogni giorno più attenuando si capisce anche da come ha risposto alle interrogazioni parlamentari di Donatella Duranti (Mdp) e di Stefano Fassina (Possibile). Qui, Calenda, quasi stizzito, invece di dire ciò che non va affatto con ArcelorMIttal, ha tenuto a sottolineare i meriti di questi nuovi padroni: «una cordata che è pronta a investire 4 miliardi di euro tra piano ambientale e industriale e che garantisce il maggior numero di assunzioni e il migliore livello salariale». (Sole 24 ore)

TUTTO QUESTO DIMOSTRA CHE SENZA CONTINUITA'/RIPRESA DELLA LOTTA DEGLI OPERAI, CHE INVESTI ANCHE LA CITTA' PER UNIRSI AGLI ABITANTI DI TARANTO, NON C'E' ALCUNA GARANZIA PER GLI OPERAI.

Ma cosa dicono chiaramente De Vincenti e 
i commissari sugli esuberi.
Per quanto riguarda coloro che non andranno in Am Investco verranno impiegati dall'amministrazione straordinaria nelle attività di risanamento ambientale attorno allo stabilimento Ilva, non dentro lo stabilimento”.
E, aggiunge il commissario dell'Ilva Laghi: “Noi stiamo lavorando col Governo per inserire in questi lavori quella porzione di esuberi che certamente ci sarà. Inseriremo delle clausola sociali nei bandi di appalto perchè ci possano essere lavori di pubblica utilità nel territorio”; e De Vincenti conferma, in maniera anche più attenuata: “cercheremo di inserire anche una clausola sociale … per reimpiegare i lavoratori che non saranno assunti da Am Investco”. (da Sole 24 ore)

In pratica questo vuol dire che gli operai che restano nell'Ilva commissariata (la bad company) starebbero sicuramente in cassintegrazione e messi in una sorta di “bacino” - che a Taranto diventa sempre più enorme - in attesa di andare a lavorare per ditte vincitrici degli appalti che eventualmente abbiano accettato la clausola sociale – che, come fa capire lo stesso De Vincentis, non è affatto un obbligo.
Gli operai Ilva, quindi, non solo non lavorerebbero per l'Ilva ma per ditte e dittarelle ma sarebbero ridotti a elemosinanti di lavori precari, incerti, di “pubblica utilità”, entrando a far parte di quella grandissima area di licenziati/disoccupati “in attesa”...

Tutto questo i 4 sindacati all'Ilva lo sanno, ma continuano a raccontare chiacchiere agli operai.

Nessun commento:

Posta un commento