giovedì 19 ottobre 2017

Ilva - parlano di legalità e trasparenza i commissari ilva, ma coprono le proprie illegalità nella gestione quotidiana dello stabilmento - Invitiamo gli operai a collaborare a preparare un dossier di denuncia di fatti e di persone - con garanzia di riservatezza - slaicobasta@gmail.com

Da uno dei Commissari straordinari di Ilva, Enrico Laghi, intervenuto al convegno ‘Pon Legalità: un investimento per l’Italia e per l’Europa’, organizzato dal Ministero dell’Interno in collaborazione con la Prefettura di Taranto e l’Autorità di sistema portuale del Mar Jonio.

«Crediamo che la legalità e la trasparenza nell’uso delle risorse siano principi fondamentali. Quando siamo arrivati in Ilva abbiamo introdotto un sistema di controllo dell’impresa, nella logica degli indirizzi dati dall’alta direzione e con responsabilità chiare. Il sistema di vigilanza – ha spiegato Laghi – prevede che si possano mitigare i rischi di corruzione, c’è un organismo di vigilanza esterno all’impresa in grado anche di interloquire con l’autorità giudiziaria nei casi necessari. Abbiamo sviluppato anche un sistema di qualifica interno dei fornitori, che si articola in fasi: la prima prevede la raccolta di elementi informativi di chi si voglia qualificare come fornitore, la seconda la verifica dell’affidabilità commerciale dell’operatore e la sua reputazione. Dal 2015 al 2016, sono stati esaminati 520 fornitori e il 10% è stato squalificato per motivi reputazionali». L’azienda ha previsto «il controllo sotto il profilo reputazionale e della legalità anche per i subappaltatori e abbiamo introdotto un sistema di controllo degli accessi allo stabilimento. Queste procedure rimarranno in piedi fino a quando eserciteremo il ruolo dell’amministrazione straordinaria».

«Per quanto riguarda la procedura di cessione degli asset aziendali – ha proseguito -, speriamo in tempi brevi di poter trasferire l’attività d’impresa. In seguito saranno necessarie altre procedure, che abbiamo già studiato, relative alle attività di bonifica. La gestione delle risorse derivanti dalla transazione dei Riva, pari a un miliardo e 100 milioni, richiede – ha precisato – procedure di controllo, ma anche uno sforzo in più. Come nella fase di recupero c’è stato uno sforzo coeso di tutte le parti in campo, ne occorre uno che consenta di arginare, limitare, ridurre e, direi, annullare i rischi di infiltrazione della criminalità. Vogliamo assegnare le attività di bonifica in maniera trasparente, condivisa, con le ricadute per il territorio».

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