giovedì 19 ottobre 2017

Federacciai e Fiom - compreso i dirigenti di Lotta comunista come sempre "culo e camicia" all'ILVA di Genova - l'altra faccia della 'lotta dura' che non viene mai smascherata anche a Genova

Antonio Gozzi, presidente di Federacciai«Credo che ci sarà una lunga negoziazione e alla fine l’Ilva potrà riprendere la sua strada nelle mani del più importante imprenditore della siderurgia mondiale, capace di garantire all’Ilva investimenti e management». Ottimista nonostante l’incontro annullato la scorsa settimana dopo l’annuncio degli esuberi, la protesta sindacale e l’intervento del ministro Calenda. Per quanto riguarda Genova, lo stabilimento di Cornigliano, il presidente di Federacciai non entra nel merito dell’accordo di programma firmato nel 2005 che a fronte della chiusura degli impianti a caldo prevedeva la garanzia dei salari e l’ occupazione di tutti i dipendenti, rivendicato dai sindacati. «È un accordo di 15 anni fa, è cambiato il mondo, sono successe tante cose. Credo che il tema sia il piano industriale, con gli investimenti e l’occupazione» osserva. «In ogni caso – aggiunge – sono convinto che nel dispositivo di Mittal Genova abbia una grande importanza, perché mentre in un piano di Ilva ‘stand alone’ gli stabilimenti di Cornigliano e Novi possono essere alimentati solo da Taranto, con un dispositivo allargato agli altri impianti di Arcelor Mittal, possono essere alimentati anche da Marsiglia-Fos, ed è un elemento di forza». Si inizia a parlare anche di un ‘piano B’, se il confronto con Am InvestCo non andasse in porto. «Non ne so niente. Oggi il tema credo sia quello della trattativa fra Arcelor Mittal e il sindacato» conclude Gozzi.
«Le parole di Gozzi sono parole intelligenti di chi conosce l’industria e in particolare la siderurgia, Genova e i suoi metalmeccanici». Lo ha detto il segretario generale della Fiom Bruno Manganaro commentando le parole del presidente di Federacciai sulla necessità di un dialogo Mittal-sindacato su Ilva. «Siamo pronti a un confronti pubblico con lui, le parole che ha detto anche giorni fa sono vere – ha detto Manganaro -: questa non è una semplice vendita ma una ristrutturazione e rischia di essere sbagliata dal punto di vista industriale e dolorosa per i lavoratori. Sbagliata – ha sottolineato – perché si ridimensiona la siderurgia italiana oltre ogni ragionevole idea e dolorosa per i lavoratori».

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