giovedì 19 ottobre 2017

IL CASO ILVA - Il capitalismo e barbarie e morte - Un contributo da Milano

Di Michele Michelino | nuovaunita.info
16/10/2017

Il capitalismo è barbarie e morte. Il caso ILVA

Per anni i sindacati FIOM (CGIL)-FIM (CISL)-UILM (UIL) UGL hanno garantito pace sociale e profitti ai vari padroni pubblici e privati, barattando il lavoro e il salario con la salute degli operai della fabbrica e dei cittadini di Taranto e dintorni. Non si lottava contro la nocività in fabbrica e col padrone di turno, si accettava invece tranquillamente la politica padronale della monetizzazione della salute. La concertazione e la complicità hanno portato i sindacati a essere complici dei vari "piani industriali", che avevano l'unico scopo di realizzare il massimo profitto sulla pelle degli operai. Invece lottare per eliminare la nocività e rivendicare nelle piattaforme contrattuali condizioni e ambienti di lavoro salubri, hanno accettato condizioni che hanno avvelenato prima i lavoratori e poi il territorio.

Oggi la nuova proprietà della fabbrica dichiara che a livello nazionale è previsto un organico totale di 9.885 dipendenti tra quadri, impiegati e operai rispetto ai circa 14mila attuali. Circa 3.300 dei 4mila esuberi, su un totale di 14.200 lavoratori del gruppo Ilva, riguarderebbero la sede di Taranto, 599 quella di Genova.
Il governo, dopo essere intervenuto con soldi pubblici (di tutti i cittadini) per sanare le perdite della vecchia proprietà di Ilva (di padron Riva), socializzando i debiti e privatizzando il profitto,  ora regala la fabbrica - che sorge su 15 milioni di metri quadri di area, 200 chilometri interni di ferrovie, altri 50 di treni-nastri - ai nuovi padroni della ArcelorMittal-Marcegaglia, azienda che da subito ha preso il controllo di Ilva annunciando che il piano di "risanamento" dell'azienda consiste semplicemente in licenziamenti e tagli dei salari.

Immediate le reazioni dei lavoratori, con proteste e scioperi compatti che hanno costretto a scendere in campo anche il governo."Quello che oggi manca rispetto all'offerta non sono i numeri degli esuberi, su cui si può discutere, fanno parte della trattativa sindacale - ha spiegato il Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda - ma il pezzo sugli impegni che l'acquirente ha preso nei confronti del Governo che riguarda i livelli salariali e di scatti di anzianità". Gli esuberi per Ilva "erano noti a partire dall'offerta", e "il tavolo con i sindacati ha l'obiettivo di ridurli" ma "non possiamo accettare alcun passo indietro, come Governo, per quanto riguarda le retribuzioni e gli scatti acquisiti", ha detto. In sostanza per il Ministro si può ridurre il personale e licenziare a patto che il conflitto sia contenuto .

Una decisione accolta con favore da Maurizio Landini: "Il governo ha fatto bene a sospendere il tavolo sull'Ilva, ma ora l'esecutivo deve occuparsi di tutti gli altri temi". Secondo l'ex leader Fiom potrebbe esserci un "ruolo di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), e di altre forme che il Governo può garantire, dentro l'assetto societario che viene definito".

Nella società capitalista il sindacato ha lo scopo di contrattare al meglio la condizione della forza lavoro e anche un sindacato di classe, oggi inesistente nel regime del lavoro salariato, non può andare oltre questo obiettivo.

La lotta sindacale contro gli attacchi del capitale è necessaria e indispensabile per la difesa delle condizioni di vita e di lavoro. Tuttavia gli operai non devono mai delegare al sindacato la difesa dei loro interessi. Mai dimenticare che l'unico obiettivo dei vertici sindacali, o unico scopo, è di farsi riconoscere e sedere al tavolo delle trattative con i padroni.

Infatti, le trattative, i mercanteggiamenti e i loro risultati sono alla fine destinati a colpire comunque i lavoratori, a gettare fumo negli occhi alle masse proletarie salvaguardando sempre e in definitiva gli interessi del capitale. Anche se temporaneamente in alcune circostanze favorevoli è possibile "vincere", difendersi, arginare gli attacchi dei padroni, il modo di produzione capitalista non può in alcun modo essere riformato e migliorato.

Il futuro, il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro duraturo può avvenire solo nel socialismo, dopo aver definitivamente distrutto dalle fondamenta il sistema capitalista. Lottare e battersi per ridurre il margine dello sfruttamento, contrapponendosi al capitale e allo stato dei padroni, è necessario per non morire di fame, ma non bisogna dimenticare che finché esiste lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, il potere, la forza è ancora tutta dalla parte del capitale.

Non basta lottare contro gli effetti del capitale - licenziamenti, fame, miseria e guerre -bisogna lottare anche e soprattutto contro le cause dello sfruttamento.

Fino a quando le lotte del proletariato non riacquisteranno la necessaria centralizzazione e solidarietà di classe attorno a obiettivi socialisti, ponendosi l'obiettivo del potere operaio e proletario - interessi contrapposti e antagonistica a quelli del capitalismo e della classe borghese che detiene il potere economico e politico - la barbarie continuerà a incombere e colpire la classe operaia e le masse popolari.

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