Il decreto del presidente del Consiglio dei ministri sul piano
ambientale del siderurgico di Taranto, dopo il via libera
dell’esecutivo, avvenuto nella seduta di giovedì scorso, è stato
pubblicato ieri sulla “Gazzetta Ufficiale” entrando così in vigore.
Il nuovo Dpcm (Decreto del presidente del Consiglio dei ministri) conferma le prescrizioni ambientali di una serie di precedenti decreti e ne aggiunge di ulteriori, alle quali Am Investco Italy dovrà adesso attenersi. Tra queste spicca la conclusione dell’Autorizzazione integrata ambientale entro il 23 agosto del 2023. E prima del completamento degli interventi di bonifica e di risanamento ambientale, la produzione del siderurgico di Taranto non potrà superiore i 6 milioni di tonnellate l’anno. Oltre a mettere a norma dal punto di vista ambientale lo stabilimento, Arcelor Mittal e Marcegaglia dovranno anche provvedere alla
rimozione dell’amianto, presentando un piano di interventi entro sei mesi dal subentro nella gestione. É previsto anche il monitoraggio mensile delle emissioni di una serie di camini dell’Ilva e il pagamento di 200mila euro all’anno al Comune di Statte, per le spese sostenute per la pulizia stradale dell’area vicina al siderurgico. Analoga misura è stabilita anche per Taranto ma risale già alla precedente Aia.
Nel testo, peraltro, viene richiamata anche la possibilità di intervenire con un ulteriore
commissariamento. Una ipotesi contemplata all’articolo 5 nel caso in cui «l’inosservanza reiterata del presente decreto abbia comportato e comporti oggettivamente pericoli gravi e rilevanti per l’integrità dell’ambiente e della salute». In questa situazione «può essere attivato il procedimento per l’applicazione della previsione di cui all’art. 1 del decreto-legge 4 giugno 2013».
È inoltre istituito un Osservatorio permanente per il monitoraggio sull’applicazione delle prescrizioni, ma i commissari straordinari dell’Ilva, Piero Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi, che svolgono “attività esecutive e di vigilanza”, “in presenza di ritardi dovuti a cause non dipendenti dalla volontà del gestore o di eventuali modifiche progettuali richieste da quest’ultimo, con invarianza del termine ultimo per la realizzazione degli interventi, possono richiedere all’autorità competente di convocare apposita conferenza di servizi”.
Il ministero dell’Ambiente, a sua volta, può anche “impartire specifiche prescrizioni al gestore, aggiornando le disposizioni del piano, ferma restando la scadenza del 23 agosto 2023.
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