Si è tenuto questa settimana il nuovo incontro organizzato dallo Slai cobas sc, questa volta a Crispiano, a cui hanno partecipato anche operai di Statte e Massafra.
Il prossimo incontro si sta organizzando a San Giorgio, coinvolgendo anche operai di Carosino, anche grazie ad un giovane avvocato che si sta mettendo a disposizione.
Questi incontri devono estendersi, tutti possono darci una mano. serve anche un solo operaio o una persona che si incarichi di trovare una sala (finora ci è stata data dall'Arci o dal Comune) e di avvisare il maggior numero possibile di operai sia di Ilva AS che di AM.
Si tratta ancora di piccoli numeri di operai che partecipano, ma stanno aprendo una strada importante, l'unica che può permettere ai lavoratori di prendere nelle proprie mani la battaglia per il rientro al lavoro, per rimettere in discussione tutto l'accordo illegale di ArcelorMittal/Ilva/Governo/Sindacati, per ribellarsi ora non quando è ormai troppo tardi, alle condizioni di lavoro, diritti, sicurezza, salute in fabbrica e fuori che con Mittal, invece di cambiare in meglio, stanno peggiorando.
Sta andando avanti con questi incontri l'organizzazione di un Comitato di lotta degli operai in cigs, indipendentemente dalla iscrizione o non iscrizione sindacale, che altrimenti restano dispersi e non influenti su tutti i vari aspetti della situzione.
Lo Slai cobas, è stato detto nell'incontro a Crispiano, agisce su due piani insieme: quello legale - con al centro la denuncia-querela presentata il 30 gennaio di tutto l'Accordo del 6 settembre, ma anche il sostegno ai ricorsi, individuali, sindacali, come la denuncia di quello che succede in fabbrica, soprattutto in tema di sicurezza, con richiesta di intervento alla Procura, Enti preposti; e il piano dell'organizzazione per la lotta.
Un piano serve l'altro e rafforza l'altro; e in particolare il piano della mobilitazione diretta degli operai
è l'effettiva condizione per cui esposti, denunce, ricorsi possano ottenere risultati positivi.
Se si portano avanti queste due azioni,si può vincere, si vince!
Non bisogna dare per definito nè il piano della Mittal di lasciar fuori ora più di 1750 operai (numeri attuali), nè la politica all'interno della fabbrica, fatta di terziarizzazione, spostamenti di reparto, straordinari, cumulo di mansioni, aumento di carichi di lavoro, ecc.
Nell'incontro, a fronte della domanda di alcuni operai, se una vittoria del ricorso art.28 dell'Usb avrebbe permesso agli operai in cigs di essere assunti automaticamente dalla ArcelorMittal, si è chiarito che questa vittoria, che noi auspichiamo, sarebbe senz'altro utile e un prima risposta all'azione della Mittal, ma non permetterebbe di per sè il rientro degli operai ora in Ilva AS. AM sarebbe costretta a cessare l'attività antisindacale, e quindi a comunicare gli elenchi e i criteri con cui ha fatto la selezione, c'è la richiesta che venga dichiarata l'inefficacia degli atti posti in essere per effetto della condotta antisindacale; ma questo ricorso art. 28 non mette in discussione che la ArcelorMitta tenga fuori 2600 operai nè la facoltà data dall'accordo, firmato da tutti i sindacati compresa Usb, di scegliere i lavoratori unilateralmente e sulla base prioritariamente delle sue esigenze tecniche produttive.
Altri operai hanno riportato il timore dei lavoratori che fare il ricorso per il proprio rientro possa costituire un ostacolo allorquando la Mittal, tra 5/7 anni decidesse di prendersi i lavoratori rimasti in Ilva AS. Ma questo timore, è stato detto, è completamente infondato, ed è vero invece il contrario.
Prima di tutto, come è già stato concordato per Genova, anche a Taranto può essere che non sarà la Mittal ad assumere ma una società ad hoc e quindi senza garanzia di rientro in fabbrica; secondo, questo "impegno di proposta di assunzione" contenuto nell'Accordo del 6 settembre non è un obbligo.
Ma soprattutto , è stato detto, o gli operai sono soggetti attivi, che rivendicano i loro diritti, o per la Mittal "non sono in calendario" (possono essere bellamente considerati gente che gli sta bene stare in cig) e rischiano di non tornare più in fabbrica.
La stessa Mittal, nella sua memoria difensiva presentata al ricorso dell'Usb riconosce che il conflitto collettivo può cambiare i rapporti di forza (tra azienda e sindacati) non quello giudiziale.
Infine è stata data la reale informazione agli operai su corsi di formazione e l'integrazione alla indennità di cigs: una miseria, che ben che vada non si vedrà prima dell'autunno, una integrazione, a fronte di lavoro di "pubblica utilità" gratis per alcuni Comuni che durerà solo due mesi, nè per i corsi c'è garanzia che siano finalizzati alle bonifiche. Un'elemosina, quindi, vergognosa che, se è legittimo pretendere di più, non può diventare il centro della rivendicazione degli operai in cigs, che deve rimanere la lotta per l'assunzione presso AM.
L'avvocato presente, Francesco Tanzi, ha portato un utile contributo sulla giustezza di mettere in discussione l'accordo, e ha incoraggiato gli operai a prendere in mano la loro battaglia.
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