Angelo non è morto per fatalità e sfortuna, nè perchè aveva avuto il triste destino di andare a lavorare precario in fabbrica per mantenere la compagna e i suoi due piccoli figli.
E' morto perchè in questa fabbrica ILVA e appalto comandano i padroni - quelli dell'Ilva padroni di stato definiti commissari - e padroncini che per profitto e sfruttamento non osservano le norme della sicurezza e mettono quotidianamente a rischio la vita operaia e perchè gli organi preposti al controllo sono inadeguati a tutelare la sicurezza in fabbrica, quando non sono complici.
Una situazione che si può contrastare e cambiare se si sceglie la via della lotta e dell'organizzazione,
del coraggio e della dignità - liberandosi di sindacati fasulli e di idee confuse e passive in fabbrica.
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