“Il tempo impiegato dal lavoratore
per indossare la tuta, la divisa o il camice va considerato a tutti
gli effetti come orario di lavoro e per questo deve essere retribuito
in busta paga.
Lo ha ribadito la Corte di
Cassazione che ha stabilito che per alcune attività lavorative –
quale ad esempio l’inserviente della mensa - il camice non si può
indossare a casa per ragioni di igiene (o
la tuta gli operai dell’Ilva non possono portarsela a casa, perché
porterebbe fuori sostanze inquinanti – ndr); per questo
spetta all’azienda adibire uno spogliatoio dove permettere ai
dipendenti di cambiarsi.
Lo spogliatoio va considerato a
tutti gli effetti come ambiente di lavoro ed è per questo che il
tempo impiegato per cambiarsi va retribuito e compreso nell’orario
di lavoro. Indossare la tuta è un’attività obbligatoria ai fini
dello svolgimento di alcune attività professionali. Il tempo
necessario per il cambio va dunque considerato come orario di lavoro
e – indipendentemente da quanto stabilito dal Ccnl di riferimento –
va pagato”.
Gli operai dell’Ilva ricordano che il
pagamento del tempo cambio tuta come orario di lavoro a tutti gli
effetti era stato posto anni fa all’Ilva dallo
Slai cobas sc, (visto che fino ad allora nessun sindacato lo aveva
sollevato e il tempo del cambio-tuta era gratis per l’azienda e si
andava ad aggiungere alle 8 ore di lavoro). Si raccolsero centinaia
di firme e c’erano tutte le condizioni per ottenere questo diritto.
Ma a quel punto i sindacati, fermi e
silenti fino ad allora, si svegliarono, ma per bloccare l’iniziativa
dello Slai cobas e fare un accordo vergognoso con l’azienda, per
cui un diritto certo diventava una concessione dell’azienda.
Da
allora gli operai invece di avere il pagamento del tempo tuta come
orario di lavoro, come era ed è legittimo, prendono solo una sorta
di indennità, di importo inferiore al dovuto e tra l’altro
“concesso” sotto il ricatto della firma di una liberatoria con
cui hanno dovuto rinunciare ad ogni ulteriore pretesa e ad avere il
mancato pagamento degli anni passati.
GLI OPERAI SONO STATI, QUINDI, DERUBATI
DEL LORO DIRITTO DA SINDACATI E AZIENDA E LETTERALMENTE TRUFFATI.
Gli operai ancora una volta hanno avuto
paura (solo pochissimi si rifiutarono di firmare la liberatoria) e
hanno perso. Con lo Slai coba avrebbero vinto!
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