giovedì 11 aprile 2019

FORMAZIONE OPERAIA - INTERVENTI DI OPERAI E LAVORATRICI SU "LE LOTTE DI CLASSE IN FRANCIA"

Giovedì scorso nel concludere questo ciclo della Formazione Operaia su “Le lotte di classe in Francia” di Marx, abbiamo invitato gli operai, le donne, i giovani a leggere direttamente il testo e a mandarci loro riflessioni, domande, contributi.

Pertanto questo giovedì, pubblichiamo alcuni interventi da Taranto, di un operaio dell'Ilva, di un compagno di proletari comunisti e di una lavoratrice del Mfpr.

Invitiamo ancora altri compagni, compagne, a fare altrettanto. 

OPERAIO DELL'ILVA
"La lettura de “Le lotte di classe in Francia” mostra una volta in più come la Storia sia fatta di corsi e ricorsi. Leggere questo testo chiarisce definitivamente come solo la lotta continua e prolungata può portare all'emancipazione degli operai salariati dai loro padroni e come essi stessi debbano porsi alla testa della rivoluzione.
È meraviglioso come Engels, nell'introduzione, metta in chiaro una volta e per sempre come la lotta debba essere necessariamente lunga e costellata da fallimenti; di come gli eserciti posti a difesa dell'interesse borghese siano, in maniera chiara ed inequivocabile, molto più forti e tatticamente preparati delle masse alle quali oppongono resistenza, e di come, nonostante il numero ridotto di soldati rispetto ai rivoluzionari, essi siano molto spesso vittoriosi.
Basterebbe la lettura dell'introduzione per fare comprendere a tutti coloro i quali (e non sono pochi) pensano che la lotta non porti risultati per farli ricredere.
Ma sempre Engels, che sino a qualche riga metteva in guardia dalla faciloneria con cui si possono raggiungere risultati positivi per il proletariato, instilla nel lettore la certezza matematica (dopotutto il Comunismo è una scienza!) che prima o poi la vittoria sarà nostra con un paragone quanto mai calzante: come all'epoca di Diocleziano il Cristianesimo covava segretamente un suo colpo di Stato riuscito pienamente con l'avvento di Costantino, così il Comunismo arriverà a porre alla guida delle masse il proletariato con la sua dittatura.

Lo studio di questo testo mette in risalto come non l'attesa, non l'immobilismo (di cui una parte delle masse lavoratrici pare sia favorevole) sia utile al ribaltamento delle classi dominanti, ed anche se questo potrebbe sembrare scontato non lo è. L’atteggiamento pragmatico deve prevalere sulla perenne
attesa del cambiamento per "opera dello Spirito Santo2. Il materialismo storico, di cui Marx è portavoce, è qui per dimostrarlo. Sono infatti i rapporti economici e di produzione che descrivono i confini entro i quali gli uomini di muovono.
  Marx, dunque, dimostra come le contraddizioni sorte dal dominio della borghesia vengano fatte pagare alla classe lavoratrice, come il disavanzo dello Stato entri in un circolo vizioso dal quale non è possibile uscirne in quanto l'economia e totalmente in mano all’alta finanza, la quale tiene in ostaggio la nazione con un debito perpetuo, che impoverisce sempre più proletariato e la piccola borghesia ed arricchisce sempre più la grande borghesia finanziaria. All'epoca dei fatti descritti, in mezzo si trovava la grande borghesia industriale francese, che non aveva di certo raggiunto la grandezza di quella inglese; essa necessitava di raggiungere il dominio e non essere, perciò, colpita (seppur in maniera molto minore delle classi più povere) dall’indebitamento statale, ma quest'obiettivo che si era posta poteva avvenire solamente tramite il proletariato e la sua rivolta; ma il proletariato era, a sua volta, il suo più grande nemico, la classe attraverso la quale la borghesia industriale stessa sarebbe capitolata, dunque si ritrovò costretta a schierarsi con la forza dominante.

  Questo libro mette in luce come basterebbe sostituire date e nomi con quelli di qualsiasi altra epoca storico-capitalista e tutto combacerebbe. Ovviamente c'è dell’esagerazione nelle mie parole, ma mi si provi a contestare la differenza tra la guerra mossa a Roma a sostegno del potere temporale del Papa in barba ad ogni principio costituzionale e le moderne guerre di dominio che avvengono in diversi scenari del Medio Oriente, oppure la differenza tra la soppressione dei club, o circoli operai, e perciò il loro diritto ad associarsi, anch'esso in barba ad ogni principio costituzionale, e gli attuali sgomberi forzati dei centri sociali, non ultimo il caso del centro sociale L’Asilo di Torino.
  Marx si fa testimone della Storia, e come tale mette in guardia il proletariato. Egli ci dice come la forma migliore e più pura di dominio della borghesia sia proprio la repubblica, quella nella quale fare credere che esista una democrazia. Una balla clamorosa. Un’utopia nella quale vivere per sempre, vivere per lavorare per sostenere i governanti che si fanno interpreti della costituzione, i preti che si fanno interpreti della Bibbia e la grande borghesia che si fa interprete degli interessi delle masse.
Ma accade a volte che il proletariato si ravveda e passi dall'obbedienza civile all'insurrezione incivile! Il pericolo dal quale sfuggire, ci rammenta Marx, è quello di farsi guidare dalla piccola borghesia, in questo interessata esclusivamente alla difesa della proprietà privata, ma porsi alla testa del movimento rivoluzionario.
Se ciò non accade allora il rischio è quello di farsi ammaliare dal sistema che ci governa piuttosto che rovesciarlo, come ha ben dimostrato l'ascesa al potere degli idioti del M5S, che dalle parole piene di enfasi dei discorsi colmi di demagogia del loro leader Grillo di qualche anno fà sono passati alla completa continuità di quanto fatto di governi precedenti.

  Ma probabilmente come il proletariato mondiale non era ancora pronto a vincere la sua rivoluzione alla metà del XIX secolo, e non lo era alla fine di quel secolo, non lo è ancora oggi. Esso deve comprendere che la strada per la vittoria deve passare necessariamente per innumerevoli sconfitte, perché è solo da ciò che ci si avvede dagli errori e si prende coscienza della propria forza.

  Per concludere, allora si può affermare che è dal contesto di una forte crisi economica che nascono le condizioni favorevoli per la rivoluzione proletaria; da essa infatti segue una guerra che porta il popolo alla miseria, ed è dalla miseria che la rivolta si sviluppa nella sua forma più violenta, come è accaduto per la Rivoluzione d'Ottobre nel contesto della Prima Guerra Mondiale e per la Rivoluzione Cinese come strascico della guerra cino-giapponese nel più grande contesto della Seconda Guerra Mondiale.
  Ed allora, per fare eco alle parole di Marx, una nuova guerra mondiale sarà la condizione favorevole per porre alla guida della rivoluzione che ne scaturirà il proletariato, ma questo non sarà che l'inizio, perché esso dovrà "morire" per fare posto alla società senza classi e agli uomini nati per un nuovo mondo.

COMPAGNO DI PROLETARI COMUNISTI
Il compagno operaio, riferendosi a un pezzo dell'introduzione di Engels de “Le lotte di classe in Francia”, ha posto la questione se per una rivoluzione globale ci vuole una guerra mondiale, dovuta ad una crisi mondiale. Allora noi dobbiamo sperare in una crisi mondiale? Ma se è così, perchè la rivoluzione non è avvenuta durante la crisi mondiale di dieci anni fa?
Il proletariato “approfitta” della guerra, perchè con essa cadono le maschere, perchè contemporaneamente vi è una crisi dello Stato.
Ma i comunisti non hanno una posizione catastrofista, né di attesa della crisi. Vedere la rivoluzione solo come frutto della inevitabilità oggettiva nega il fattore soggettivo. Se la guerra è un fattore decisivo i comunisti operano perchè comunque ci sia la rivoluzione. Crisi e guerra sono condizioni favorevoli soprattutto nei paesi imperialisti che vengono indeboliti dalla guerra. Ma non si tratta di attendere crisi, guerra ma di lavorare per la rivoluzione.
Negli anni 70 c'è stata una crisi rivoluzionaria anche se non c'era guerra e crisi economica.
Sulla crisi del 2008, questa ancora continua, la borghesia ha messo su strumenti per attutire gli effetti della crisi; anche la borghesia trae lezioni e impara.
Oggi non possiamo pensare che non ci possa essere una guerra. Dobbiamo analizzare la crisi concreta, vedere quali paesi nella crisi si sono rafforzati e quali indeboliti.
Ma soprattutto noi dobbiamo guardare al nostro campo. Il nostro problema è avere i nostri strumenti per guardare dentro la realtà, per capire come muoverci, cosa dobbiamo aspettarci.
Ora è necessario concentrarci sul fatto che in questa fase le crisi producono governo fascisti, e questi sono sintomi di guerra. Ma l'ascesa del fascismo può essere occasione di rivoluzione.
I comunisti non devono essere dei maghi, ma capire, analizzare le cose.
E il proletariato cosciente deve porsi i grandi temi. Non deve guardare al mondo in maniera statica. 

LAVORATRICE
"...La natura dello stato non è cambiata, esiste sempre un potere apparente e uno reale il governo non rappresenta il potere reale ma i grandi capitalisti che detengono il potere economico sono i veri padroni. Gli operai non devono unirsi alla borghesia nella lotta ma unirsi contro la borghesia per il loro diritto al lavoro non allo sfruttamento salariato. Le riforme volute dai padroni non sono altro che un mezzo per tenere la classe proletariato buona. Il proletariato non deve credere che se rappresenta ta al governo otterrà diritti ma avrà solo il contentino per stare buona e continuare a non ribellarsi allo sfruttamento. 
Il governo pentastellato leghista odierno ne è la dimostrazione il populismo ingannatore che da falsi diritti rende imbecilli chi non analizza la situazione reale
Marx con le lotte in Francia ci ha voluto dare i mezzi teorici per un analisi razionale delle situazioni politico economiche passate presenti e future".

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