E’ stata pubblicata una nuova relazione da parte di ISPRA ed ARPA Puglia sulla “Raccolta
di informazioni sulla valutazione della qualità dell’aria ai sensi del
D.Lgs 155/2010 e s.m.i nella regione Puglia, e in particolare nell’area
di Taranto“...
Il documento inizia con una lunga relazione in cui viene spiegato, ancora una volta, in cosa consistono le aree individuate per il controllo della qualità dell’aria, le reti di monitoraggio dislocate su tutto il territorio nazionale nelle aree più a rischio per l’inquinamento, e come le regioni e province autonome elaborino un piano di valutazione seguendo criteri condivisi (stabiliti dal D.Lgs 155/2010 ed esplicitati in una apposita linea guida) che definisce la rete di monitoraggio regionale; con questa che poi, previa approvazione del Ministero dell’Ambiente viene ratificata mediante una delibera regionale, la relazione analizza prima i dati regionali e poi specificatamente quelli della zona di Taranto.
Ricordiamo che la rete per il monitoraggio della qualità dell’aria della Regione Puglia, conforme ai criteri stabiliti dal D.Lgs. 155/2010 e approvata con DGR 2420/2013, è composta da 53 stazioni fisse (di cui 41 di proprietà pubblica e 12 private).
Nel 2017 i superamenti registrati sono relativi: al valore limite giornaliero per il PM10 (50
μg/m3 da non superare più di 35 volte per anno civile: solo nel sito di Torchiarolo-Don Minzoni in provincia di Brindisi, 42 giorni di superamento); al valore limite annuale per il biossido di azoto (NO2) (40 μg/m3 per la media annuale: solo nella stazione da traffico Bari-Cavour, 43 μg/m3); all’obiettivo a lungo termine (OLT) per l’ozono (O3) e al valore obiettivo per la protezione della salute umana.
Viene ricordato che l’ozono è un inquinante che si forma in atmosfera a partire da altri inquinanti (principalmente ossidi di azoto e composti organici volatili) in presenza di luce solare. Nel periodo da aprile a settembre si registrano in tutta Italia e in Europa livelli elevati e spesso superiori ai valori obiettivo. Proprio per i meccanismi di formazione in atmosfera di tale gas i livelli più elevati si registrano nelle aree suburbane e rurali, dove si vengono a creare in primavera ed estate le condizioni ideali per la sua formazione.
Con riferimento alla porzione di zona industriale in cui ricadono alcuni comuni della provincia di Taranto, nel triennio 2015-2017, nelle due centraline dove viene monitorato l’ozono, si sono registrati rispettivamente 16 (San Vito) e 31 (Talsano) giorni di superamento della soglia di 120 μg/m3 come media su tre anni (il valore obiettivo prevede che i giorni di superamento possano essere al massimo 25).
A livello regionale, nel 2017 l’obiettivo a lungo termine dell’ozono per la protezione della salute umana (OLT) è stato superato in tutte le stazioni; il valore obiettivo per la protezione della salute umana (120 μg/m3 da non superare più di 25 volte per anno civile come media su tre anni) è stato superato in 8 stazioni suburbane e rurali.
Nel 2018 non si sono registrati superamenti del valore limite giornaliero per il PM10 in nessuno dei vari siti di monitoraggio pugliesi, né il valore limite annuale per il biossido di azoto (NO2) (40 μg/m3 per la media annuale), così come sia nel 2017 che nel 2018 risultano rispettati il valore limite annuale per PM10, PM2.5 e benzene, il valore obiettivo per il benzo(a)pirene, nichel, arsenico, cadmio, i valori limite per piombo, monossido di carbonio e biossido di zolfo.
Secondo quanto riportato dall’ARPA Puglia nella relazione annuale sulla qualità dell’aria per l’anno 2017 dall’analisi statistica dell’andamento delle concentrazioni giornaliere di PM10, PM2.5 e NO2, nel periodo 2010-2017, è risultata una tendenziale diminuzione delle concentrazioni di PM10 e di NO2, mentre non si è evidenziato un trend statisticamente significativo per le concentrazioni di PM2.5.
Viene poi rappresentata la serie storica delle concentrazioni medie annue di B(a)P, dal 2009 al 2018, registrate nelle tre stazioni di Taranto: Taranto-Machiavelli (quartiere Tamburi), Taranto-Alto Adige e Taranto-Talsano. I livelli di benzo(a)pirene erano superiori al valore obiettivo fino al 2011 presso la stazione Taranto-Machiavelli e significativamente maggiori rispetto a quelli rilevati dalle altre due. Successivamente c’è stata una forte riduzione dei livelli osservati presso la stazione Taranto-Machiavelli le cui medie annuali negli ultimi sei anni sono oscillate tra 0,1 e 0,3 ng/m3 ben al di sotto dunque del valore obiettivo (1 ng/m3), diventando confrontabili con quelle rilevate nel resto del territorio.
Il monitoraggio è esteso, oltre al PM10, PM2,5 e benzene, ad inquinanti per i quali non è previsto il monitoraggio dal D.Lgs 155/2010 (acido solfidrico, idrocarburi policiclici aromatici totali, Black Carbon, composti organici volatili totali) proprio per focalizzare l’attenzione su possibili “traccianti” dell’attività industriale.
Cinque di queste stazioni sono collocate all’interno dei confini dell’insediamento industriale, non accessibile alla popolazione. Il sesto punto è collocato nel quartiere Tamburi.
La finalità del monitoraggio può essere ricondotta alla volontà di valutare il gradiente di concentrazione esistente tra i punti più prossimi alle attività che determinano emissioni (quali la zona della cokeria) e il punto di possibile impatto sulla popolazione più vicino (appunto il quartiere Tamburi).
Tali stazioni servono pertanto a valutare come varia nel tempo e nello spazio sulla “distanza breve” (quantificabile nell’ordine di 1000 – 1500 metri) l’impatto delle attività industriali svolte all’interno del confine dell’impianto. Si possono quindi definire tali stazioni come stazioni “spia” dell’andamento delle attività industriali e della loro ricaduta entro e immediatamente al di fuori dell’impianto.
I dati rilevati quindi possono essere molto utili nel valutare sia l’efficacia di eventuali misure di contenimento delle emissioni, sia l’entità della diluizione e rimescolamento delle stesse nell’aria ambiente dopo l’emissione, sia ad evidenziare situazioni emergenziali determinate da eventuali guasti o malfunzionamenti.
Inoltre possono essere utili alla valutazione del rischio chimico per i lavoratori che l’azienda è tenuta a valutare ai sensi del D.Lgs 81/2008 e s.m.i. Rispetto alla qualità dell’aria all’interno dell’area industriale del siderurgico, in connessione al tema della salute e sicurezza dei lavoratori, si ricorda che questo aspetto non è di competenza diretta di Ispra e Arpa Puglia, in quanto normato da regole e obblighi previsti dal Decreto Legislativo 81/2008 attraverso il quale si definiscono adempimenti per il gestore e per i lavoratori stessi.
È del tutto evidente però che le finalità del monitoraggio in questione non sono legate alla valutazione della qualità dell’aria ai sensi del D.Lgs 155/2010. In particolare vale la pena sottolineare che i cinque punti interni non possono soddisfare i requisiti di ubicazione previsti dal D.Lgs 155/2010, in quanto collocati all’interno dei confini dell’insediamento industriale, non accessibile alla popolazione. Infatti i siti fissi di campionamento devono essere individuati in modo tale da evitare misurazioni rappresentative di microambienti nelle immediate vicinanze e fornire dati sui livelli degli inquinanti presso le aree, ubicate all’interno di zone o agglomerati, nelle quali la popolazione può essere effettivamente esposta.
Rileva in tal senso quanto riportato nella DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 15 maggio 2018, n. 7748: “Il Programma di Valutazione approvato dal MATTM9 recita espressamente: “allo stabilimento ILVA S.p.A. di Taranto è stato recentemente prescritto il posizionamento di 6 cabine di monitoraggio all’interno e all’esterno dell’impianto stesso. Vista la rilevanza dell’argomento trattato, si ritiene fondamentale inserire la totalità delle stazioni di tipo industriale, all’interno della RRQA”.
Pertanto, “pur acclarato che le centraline incluse nel perimetro dell’azienda, non essendo rappresentative dell’aria ambiente per “costruzione”, non possano essere sottoposte agli stessi limiti normativi del D. lgs. 155/2010, ne è stata comunque disposta l’inclusione nella Rete Regionale, oggetto di gestione da parte di Arpa nei termini definiti con la Dgr 2420/2013 e consolidati da successivi adempimenti. Ultimamente si registra un intervento di Ispra, nell’ambito del percorso di definizione dei Protocolli Operativi del Piano di Monitoraggio e Controllo (PMC) di cui al DM n. 194 del 13/7/2016 pubblicato in GU Serie Generale n. 174 del 27/7/2016, in ordine alla disciplina dei rapporti di inclusione /esclusione delle centraline dell’Ilva all’interno della RRQA, che ha rimarcato la disgiunzione tra le due reti (Ilva e RRQA). La Regione ha tuttavia ribadito le proprie scelte su questo punto”.
Vengono poi riportate le medie annuali rilevate nel 2018, a confronto con il 2017, degli inquinanti rilevati dall’unica centralina di monitoraggio della rete ex ILVA, ora Arcelor Mittal, situata all’esterno dello stabilimento siderurgico, in via Orsini nel Quartiere Tamburi. Anche in questo caso, tutti i valori rispettano i limiti previsti dalla normativa italiana. Nel 2018, in tale centralina sono stati rilevati 9 superamenti del limite giornaliero di PM10, pari a 50 μg/m3, numero inferiore rispetto al numero massimo previsto dalla normativa, pari a 3510.
Il Laboratorio di Riferimento dell’ISPRA sia per le misure di PM10 e PM2,5 che per gli inquinanti gassosi è sempre risultato tra i migliori a livello europeo in tali campagne di interconfronto. In particolare nel 2015 per le misure di PM10 e PM2,5 è risultato il miglior laboratorio europeo (notizia pubblicata su https://www.snpambiente.it il 8/2/2017).
I risultati ottenuti in questi studi di interconfronto periodici, l’elevata professionalità del personale che opera in questo settore del SNPA (ISPRA + ARPA/APPA), l’accreditamento ISO17025 del laboratorio ISPRA quale laboratorio di prova LAB n.1562, le attività di armonizzazione in corso nel SNPA nell’ambito di un apposito gruppo di lavoro, composto da esperti di ISPRA e delle ARPA/APPA (tra cui i referenti di ARPA Puglia), quali la pubblicazione di manuali e procedure univoche condivise per l’implementazione dei controlli di qualità delle reti di monitoraggio, garantiscono la qualità, la comparabilità e l’accuratezza delle misure e dei dati della qualità dell’aria prodotti giornalmente dalle reti di monitoraggio del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente.
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2019/04/10/relazione-asl-al-comune-dati-e-studi-recenti2/)
L’installazione dei nuovi filtri a manica, autorizzati già dal 2015 in sostituzione degli elettrofiltri secondari ma non ancora cantierizzati, porterà ad una ulteriore riduzione del VLE. I primi due anni di misurazioni hanno mostrato un rispetto del Limite, in autocontrollo. Gli organi di controllo assicurano la validazione dei dati con campagne in parallelo sul breve termine, anche questo nelle more dell’installazione di una seconda linea di campionamento, già oggetto di prescrizione. Viene nuovamente evidenziato che nel corso delle campagne in parallelo dell’anno 2017, ILVA in autocontrollo ha determinato un valore di 1,54 ngTE/Nm3 per il mese di settembre, una quantità non più rilevata da oltre un lustro, a dimostrazione che l’impianto è ancora in grado di generare emissioni particolarmente rilevanti.
Emissioni diffuse – Ad autocontrollo delle emissioni diffuse di diossine, generate da spolverio o fuoriuscita da superfici estese, è attiva una rete deposimetrica interna all’impianto Arcelor Mittal (Prescrizione n. 85) con n. 3 postazioni relative all’area a freddo (nord stabilimento) e n. 3 postazioni relative all’area a caldo (lato sud) di cui n. 1 in area urbana (Tamburi-Orsini).
Due di queste postazioni (AGL2 e Tamburi-Orsini) sono validate in parallelo dagli organi di controllo. L’analisi dei risultati a partire dall’aprile 2017, anno di entrata in vigore del nuovo Protocollo di Validazione, mostra che le n. 3 postazioni dell’area a caldo hanno valori significativamente più elevati rispetto a quelle relative all’area a freddo e anche delle n. 4 postazioni della rete deposimetrica di ARPA Puglia nello stesso periodo.
In particolare, nelle postazioni dell’area a caldo sono stati registrati in autocontrollo nel periodo in questione (aprile 2017 – dicembre 2018) n. 2 valori maggiori di 100 pgTE/(m2 die) 12, e n. 14 valori superiori a 30 pgTE/(m2 die), rispetto alle soglie indicate in letteratura pari a 4 pgTE/(m2 die) per la Germania13 o 8,2 pg/(m2 die) per il Belgio14, valori tuttora non normati in Italia ma finalizzati a costiture uno strumento di valutazione prognostica opportuna in ragione della complessità ambientale dell’area in esame, confermando la significatività delle emissioni diffuse dello stabilimento Arcelor Mittal ancora alla data odierna.
Va precisato che per quanto concerne i deposimetri collocati all’interno dello stabilimento vale un discorso analogo a quello fatto sopra per le stazioni di qualità dell’aria: in particolare si rammenta che all’interno dell’area industriale del siderurgico, in connessione al tema della salute e sicurezza dei lavoratori nell’ambiente di lavoro, questo aspetto non è di competenza di Ispra e Arpa Puglia, in quanto normato da regole e obblighi previsti dal Decreto Legislativo 81/2008 attraverso il quale si definiscono adempimenti per il gestore e per i lavoratori stessi.
Nel periodo 2008-2012, erano state rilevate deposizioni medie annuali di diossina anche pari a 20 pgTE/m2 die per Tamburi e 8 pgTE/m2 die per Masseria Carmine. A partire dall’anno 2013 i livelli sono gradualmente diminuiti fino a valori che è possibile definire prossimi al fondo urbano fino al 2017. Nel corso degli ultimi due anni si è registrato un lieve aumento per tutte le postazioni, ad eccezione della Masseria Carmine che invece ha mostrato un incremento significativo per il periodo giugno-ottobre 2018 che ha riportato la media annuale agli stessi ordini di grandezza pre-2012. Si può osservare come analoghi picchi siano stati contemporaneamente registrati nella rete deposimetrica interna all’impianto Arcelor Mittal (Prescrizione n. 85), in particolare per la postazione cokeria.
Il documento inizia con una lunga relazione in cui viene spiegato, ancora una volta, in cosa consistono le aree individuate per il controllo della qualità dell’aria, le reti di monitoraggio dislocate su tutto il territorio nazionale nelle aree più a rischio per l’inquinamento, e come le regioni e province autonome elaborino un piano di valutazione seguendo criteri condivisi (stabiliti dal D.Lgs 155/2010 ed esplicitati in una apposita linea guida) che definisce la rete di monitoraggio regionale; con questa che poi, previa approvazione del Ministero dell’Ambiente viene ratificata mediante una delibera regionale, la relazione analizza prima i dati regionali e poi specificatamente quelli della zona di Taranto.
Ricordiamo che la rete per il monitoraggio della qualità dell’aria della Regione Puglia, conforme ai criteri stabiliti dal D.Lgs. 155/2010 e approvata con DGR 2420/2013, è composta da 53 stazioni fisse (di cui 41 di proprietà pubblica e 12 private).
Valutazione sintetica della qualità dell’aria in Puglia nel 2017, nel 2018 e dei principali trend
I valori limite e i valori obiettivo per i principali inquinanti nell’aria ambiente definiti dalla normativa D.Lgs.155/2010 e s.m.i. vengono riportati nelle tabelle all’interno della relazione.Nel 2017 i superamenti registrati sono relativi: al valore limite giornaliero per il PM10 (50
μg/m3 da non superare più di 35 volte per anno civile: solo nel sito di Torchiarolo-Don Minzoni in provincia di Brindisi, 42 giorni di superamento); al valore limite annuale per il biossido di azoto (NO2) (40 μg/m3 per la media annuale: solo nella stazione da traffico Bari-Cavour, 43 μg/m3); all’obiettivo a lungo termine (OLT) per l’ozono (O3) e al valore obiettivo per la protezione della salute umana.
Viene ricordato che l’ozono è un inquinante che si forma in atmosfera a partire da altri inquinanti (principalmente ossidi di azoto e composti organici volatili) in presenza di luce solare. Nel periodo da aprile a settembre si registrano in tutta Italia e in Europa livelli elevati e spesso superiori ai valori obiettivo. Proprio per i meccanismi di formazione in atmosfera di tale gas i livelli più elevati si registrano nelle aree suburbane e rurali, dove si vengono a creare in primavera ed estate le condizioni ideali per la sua formazione.
Con riferimento alla porzione di zona industriale in cui ricadono alcuni comuni della provincia di Taranto, nel triennio 2015-2017, nelle due centraline dove viene monitorato l’ozono, si sono registrati rispettivamente 16 (San Vito) e 31 (Talsano) giorni di superamento della soglia di 120 μg/m3 come media su tre anni (il valore obiettivo prevede che i giorni di superamento possano essere al massimo 25).
A livello regionale, nel 2017 l’obiettivo a lungo termine dell’ozono per la protezione della salute umana (OLT) è stato superato in tutte le stazioni; il valore obiettivo per la protezione della salute umana (120 μg/m3 da non superare più di 25 volte per anno civile come media su tre anni) è stato superato in 8 stazioni suburbane e rurali.
Nel 2018 non si sono registrati superamenti del valore limite giornaliero per il PM10 in nessuno dei vari siti di monitoraggio pugliesi, né il valore limite annuale per il biossido di azoto (NO2) (40 μg/m3 per la media annuale), così come sia nel 2017 che nel 2018 risultano rispettati il valore limite annuale per PM10, PM2.5 e benzene, il valore obiettivo per il benzo(a)pirene, nichel, arsenico, cadmio, i valori limite per piombo, monossido di carbonio e biossido di zolfo.
I dati dell’area di Taranto
Nella relazione vengono poi riportate le serie storiche dei dati relativi al PM10 (2006-2018) e al PM2.5 (2008-2018), registrate nelle stazioni di monitoraggio localizzate nella provincia di Taranto, da cui si evince che nel quinquennio 2014-2018 non si sono registrati superamenti dei valori limite per la protezione della salute umana per il PM10 e per il PM2.5.Secondo quanto riportato dall’ARPA Puglia nella relazione annuale sulla qualità dell’aria per l’anno 2017 dall’analisi statistica dell’andamento delle concentrazioni giornaliere di PM10, PM2.5 e NO2, nel periodo 2010-2017, è risultata una tendenziale diminuzione delle concentrazioni di PM10 e di NO2, mentre non si è evidenziato un trend statisticamente significativo per le concentrazioni di PM2.5.
Viene poi rappresentata la serie storica delle concentrazioni medie annue di B(a)P, dal 2009 al 2018, registrate nelle tre stazioni di Taranto: Taranto-Machiavelli (quartiere Tamburi), Taranto-Alto Adige e Taranto-Talsano. I livelli di benzo(a)pirene erano superiori al valore obiettivo fino al 2011 presso la stazione Taranto-Machiavelli e significativamente maggiori rispetto a quelli rilevati dalle altre due. Successivamente c’è stata una forte riduzione dei livelli osservati presso la stazione Taranto-Machiavelli le cui medie annuali negli ultimi sei anni sono oscillate tra 0,1 e 0,3 ng/m3 ben al di sotto dunque del valore obiettivo (1 ng/m3), diventando confrontabili con quelle rilevate nel resto del territorio.
Punti di misura ex prescrizione 85 del Decreto di Riesame dell’AIA rilasciata allo stabilimento ex-ILVA di Taranto da parte del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
La prescrizione n. 85 del Decreto di Riesame dell’AIA rilasciata allo stabilimento ILVA di Taranto da parte del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare prevedeva che l’azienda installasse 6 stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria da ubicare in prossimità del perimetro dello stabilimento. Le 6 stazioni sono state installate ed entrate in funzione nel mese di agosto 2013.Il monitoraggio è esteso, oltre al PM10, PM2,5 e benzene, ad inquinanti per i quali non è previsto il monitoraggio dal D.Lgs 155/2010 (acido solfidrico, idrocarburi policiclici aromatici totali, Black Carbon, composti organici volatili totali) proprio per focalizzare l’attenzione su possibili “traccianti” dell’attività industriale.
Cinque di queste stazioni sono collocate all’interno dei confini dell’insediamento industriale, non accessibile alla popolazione. Il sesto punto è collocato nel quartiere Tamburi.
La finalità del monitoraggio può essere ricondotta alla volontà di valutare il gradiente di concentrazione esistente tra i punti più prossimi alle attività che determinano emissioni (quali la zona della cokeria) e il punto di possibile impatto sulla popolazione più vicino (appunto il quartiere Tamburi).
Tali stazioni servono pertanto a valutare come varia nel tempo e nello spazio sulla “distanza breve” (quantificabile nell’ordine di 1000 – 1500 metri) l’impatto delle attività industriali svolte all’interno del confine dell’impianto. Si possono quindi definire tali stazioni come stazioni “spia” dell’andamento delle attività industriali e della loro ricaduta entro e immediatamente al di fuori dell’impianto.
I dati rilevati quindi possono essere molto utili nel valutare sia l’efficacia di eventuali misure di contenimento delle emissioni, sia l’entità della diluizione e rimescolamento delle stesse nell’aria ambiente dopo l’emissione, sia ad evidenziare situazioni emergenziali determinate da eventuali guasti o malfunzionamenti.
Inoltre possono essere utili alla valutazione del rischio chimico per i lavoratori che l’azienda è tenuta a valutare ai sensi del D.Lgs 81/2008 e s.m.i. Rispetto alla qualità dell’aria all’interno dell’area industriale del siderurgico, in connessione al tema della salute e sicurezza dei lavoratori, si ricorda che questo aspetto non è di competenza diretta di Ispra e Arpa Puglia, in quanto normato da regole e obblighi previsti dal Decreto Legislativo 81/2008 attraverso il quale si definiscono adempimenti per il gestore e per i lavoratori stessi.
È del tutto evidente però che le finalità del monitoraggio in questione non sono legate alla valutazione della qualità dell’aria ai sensi del D.Lgs 155/2010. In particolare vale la pena sottolineare che i cinque punti interni non possono soddisfare i requisiti di ubicazione previsti dal D.Lgs 155/2010, in quanto collocati all’interno dei confini dell’insediamento industriale, non accessibile alla popolazione. Infatti i siti fissi di campionamento devono essere individuati in modo tale da evitare misurazioni rappresentative di microambienti nelle immediate vicinanze e fornire dati sui livelli degli inquinanti presso le aree, ubicate all’interno di zone o agglomerati, nelle quali la popolazione può essere effettivamente esposta.
Rileva in tal senso quanto riportato nella DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 15 maggio 2018, n. 7748: “Il Programma di Valutazione approvato dal MATTM9 recita espressamente: “allo stabilimento ILVA S.p.A. di Taranto è stato recentemente prescritto il posizionamento di 6 cabine di monitoraggio all’interno e all’esterno dell’impianto stesso. Vista la rilevanza dell’argomento trattato, si ritiene fondamentale inserire la totalità delle stazioni di tipo industriale, all’interno della RRQA”.
Pertanto, “pur acclarato che le centraline incluse nel perimetro dell’azienda, non essendo rappresentative dell’aria ambiente per “costruzione”, non possano essere sottoposte agli stessi limiti normativi del D. lgs. 155/2010, ne è stata comunque disposta l’inclusione nella Rete Regionale, oggetto di gestione da parte di Arpa nei termini definiti con la Dgr 2420/2013 e consolidati da successivi adempimenti. Ultimamente si registra un intervento di Ispra, nell’ambito del percorso di definizione dei Protocolli Operativi del Piano di Monitoraggio e Controllo (PMC) di cui al DM n. 194 del 13/7/2016 pubblicato in GU Serie Generale n. 174 del 27/7/2016, in ordine alla disciplina dei rapporti di inclusione /esclusione delle centraline dell’Ilva all’interno della RRQA, che ha rimarcato la disgiunzione tra le due reti (Ilva e RRQA). La Regione ha tuttavia ribadito le proprie scelte su questo punto”.
Vengono poi riportate le medie annuali rilevate nel 2018, a confronto con il 2017, degli inquinanti rilevati dall’unica centralina di monitoraggio della rete ex ILVA, ora Arcelor Mittal, situata all’esterno dello stabilimento siderurgico, in via Orsini nel Quartiere Tamburi. Anche in questo caso, tutti i valori rispettano i limiti previsti dalla normativa italiana. Nel 2018, in tale centralina sono stati rilevati 9 superamenti del limite giornaliero di PM10, pari a 50 μg/m3, numero inferiore rispetto al numero massimo previsto dalla normativa, pari a 3510.
Assicurazione della qualità dei dati delle reti di monitoraggio SNPA della qualità dell’aria
Relativamente ai dati di qualità dell’aria si fa presente che la qualità e la comparabilità a livello nazionale ed europeo delle misurazioni degli inquinanti atmosferici effettuate dalle reti di monitoraggio regionali del SNPA è assicurata da una articolata serie di disposizioni attuate dall’ISPRA che, ai sensi dell’art.17 e dell’Allegato I, paragrafo 3, del D.Lgs. n.155/2010 e s.m.i. (D.Lgs. 250/2012 e D.M. 26/1/2017) di recepimento della Direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell’aria e per un’aria più pulita in Europa, svolge le funzioni di Laboratorio Nazionale di Riferimento per la qualità dell’aria ambiente.Il Laboratorio di Riferimento dell’ISPRA sia per le misure di PM10 e PM2,5 che per gli inquinanti gassosi è sempre risultato tra i migliori a livello europeo in tali campagne di interconfronto. In particolare nel 2015 per le misure di PM10 e PM2,5 è risultato il miglior laboratorio europeo (notizia pubblicata su https://www.snpambiente.it il 8/2/2017).
I risultati ottenuti in questi studi di interconfronto periodici, l’elevata professionalità del personale che opera in questo settore del SNPA (ISPRA + ARPA/APPA), l’accreditamento ISO17025 del laboratorio ISPRA quale laboratorio di prova LAB n.1562, le attività di armonizzazione in corso nel SNPA nell’ambito di un apposito gruppo di lavoro, composto da esperti di ISPRA e delle ARPA/APPA (tra cui i referenti di ARPA Puglia), quali la pubblicazione di manuali e procedure univoche condivise per l’implementazione dei controlli di qualità delle reti di monitoraggio, garantiscono la qualità, la comparabilità e l’accuratezza delle misure e dei dati della qualità dell’aria prodotti giornalmente dalle reti di monitoraggio del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente.
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2019/04/10/relazione-asl-al-comune-dati-e-studi-recenti2/)
Diossine -Stato attuale delle emissioni dall’impianto Arcelor Mittal
Emissioni convogliate – A partire dall’anno 2016 il camino E312 dell’impianto AGL2 è dotato di campionamento di lungo termine (in continuo) delle diossine, ed il Valore Limite di Emissione (VLE) delle diossine negli effluenti è pari a 0,3 ngTE/Nm3 come media annuale.L’installazione dei nuovi filtri a manica, autorizzati già dal 2015 in sostituzione degli elettrofiltri secondari ma non ancora cantierizzati, porterà ad una ulteriore riduzione del VLE. I primi due anni di misurazioni hanno mostrato un rispetto del Limite, in autocontrollo. Gli organi di controllo assicurano la validazione dei dati con campagne in parallelo sul breve termine, anche questo nelle more dell’installazione di una seconda linea di campionamento, già oggetto di prescrizione. Viene nuovamente evidenziato che nel corso delle campagne in parallelo dell’anno 2017, ILVA in autocontrollo ha determinato un valore di 1,54 ngTE/Nm3 per il mese di settembre, una quantità non più rilevata da oltre un lustro, a dimostrazione che l’impianto è ancora in grado di generare emissioni particolarmente rilevanti.
Emissioni diffuse – Ad autocontrollo delle emissioni diffuse di diossine, generate da spolverio o fuoriuscita da superfici estese, è attiva una rete deposimetrica interna all’impianto Arcelor Mittal (Prescrizione n. 85) con n. 3 postazioni relative all’area a freddo (nord stabilimento) e n. 3 postazioni relative all’area a caldo (lato sud) di cui n. 1 in area urbana (Tamburi-Orsini).
Due di queste postazioni (AGL2 e Tamburi-Orsini) sono validate in parallelo dagli organi di controllo. L’analisi dei risultati a partire dall’aprile 2017, anno di entrata in vigore del nuovo Protocollo di Validazione, mostra che le n. 3 postazioni dell’area a caldo hanno valori significativamente più elevati rispetto a quelle relative all’area a freddo e anche delle n. 4 postazioni della rete deposimetrica di ARPA Puglia nello stesso periodo.
In particolare, nelle postazioni dell’area a caldo sono stati registrati in autocontrollo nel periodo in questione (aprile 2017 – dicembre 2018) n. 2 valori maggiori di 100 pgTE/(m2 die) 12, e n. 14 valori superiori a 30 pgTE/(m2 die), rispetto alle soglie indicate in letteratura pari a 4 pgTE/(m2 die) per la Germania13 o 8,2 pg/(m2 die) per il Belgio14, valori tuttora non normati in Italia ma finalizzati a costiture uno strumento di valutazione prognostica opportuna in ragione della complessità ambientale dell’area in esame, confermando la significatività delle emissioni diffuse dello stabilimento Arcelor Mittal ancora alla data odierna.
Va precisato che per quanto concerne i deposimetri collocati all’interno dello stabilimento vale un discorso analogo a quello fatto sopra per le stazioni di qualità dell’aria: in particolare si rammenta che all’interno dell’area industriale del siderurgico, in connessione al tema della salute e sicurezza dei lavoratori nell’ambiente di lavoro, questo aspetto non è di competenza di Ispra e Arpa Puglia, in quanto normato da regole e obblighi previsti dal Decreto Legislativo 81/2008 attraverso il quale si definiscono adempimenti per il gestore e per i lavoratori stessi.
La rete deposimetrica per il monitoraggio delle diossine
La rete deposimetrica dislocata sul territorio esternamente all’impianto siderurgico e gestita da ARPA Puglia, per la quale di dispone di una serie storica lunga ormai un decennio (2008-2019) per le postazioni Masseria Carmine, Tamburi e Talsano, ha mostrato nel tempo una netta riduzione dei valori registrati.Nel periodo 2008-2012, erano state rilevate deposizioni medie annuali di diossina anche pari a 20 pgTE/m2 die per Tamburi e 8 pgTE/m2 die per Masseria Carmine. A partire dall’anno 2013 i livelli sono gradualmente diminuiti fino a valori che è possibile definire prossimi al fondo urbano fino al 2017. Nel corso degli ultimi due anni si è registrato un lieve aumento per tutte le postazioni, ad eccezione della Masseria Carmine che invece ha mostrato un incremento significativo per il periodo giugno-ottobre 2018 che ha riportato la media annuale agli stessi ordini di grandezza pre-2012. Si può osservare come analoghi picchi siano stati contemporaneamente registrati nella rete deposimetrica interna all’impianto Arcelor Mittal (Prescrizione n. 85), in particolare per la postazione cokeria.
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