martedì 16 aprile 2019

Sul Convegno di Medicina Democratica

Riportiamo stralci del Comunicato di Medicina democratica sul convegno di sabato 13 aprile.  
Se è chiaro dalle parole dei rappresentanti di MD e anche da altri interventi perchè si è voluto fare questo Convegno a Taranto, perchè la realtà di Taranto è questione nazionale, in un certo senso la "madre" di tutte le realtà simili, non è stato chiaro il suo scopo. E quindi, la sua utilità. 
Perchè di dati, analisi, ne abbiamo ancora una volta sentiti, alcuni di buon livello, ma da Medicina democratica che, negli anni 70, insieme agli operai, aveva dimostrato come fosse possibile rendere le fabbriche non nocive se possono decidere gli operai e i cittadini insieme, lottando insieme, ci aspettavamo di più che "dovute" relazioni. 
L'unica iniziativa è stata quella annunciata, ma già programmata molto tempo prima di questo convegno, dal rappresentante dell'area di associazioni tarantine; il corteo del 4 maggio, che non va, come sarebbe giusto e necessario, ad assediare la direzione ArcelorMittal per pretendere ben altri e diversi piani di ristrutturazione degli impianti nocivi, un processo produttivo che utilizzi a Taranto le tecnologie migliori esistenti a livello mondiale; ma va oggettivamente a contrapporsi agli operai, a dire che la fabbrica deve chiudere - come l'abbiamo già visto fare l'anno scorso. 
Iniziativa che è altra cosa rispetto anche alle parole del presidente di MD, che ha detto: "Occorre dare sostegno alla iniziativa diretta, non delegata, dei lavoratori affinché siano i promotori di un cambiamento radicale nel modo di produrre".   

Il convegno nazionale “Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita“
Dal COMUNICATO STAMPA CONCLUSIVO
 
     ...Il convegno, promosso da Medicina Democratica con 15 associazioni a carattere nazionale e locale, è stato aperto da Enzo Ferrara, direttore editoriale della rivista Medicina Democratica e chiuso da Marco Caldiroli, al termine di una giornata intensa e partecipata, che ha visto gli interventi di specialisti, studiosi, epidemiologi, medici, giuristi di rilievo nazionale e la partecipazione dei rappresentanti del territorio. Come “le mamme” del quartiere Tamburi, che si sono rivolte alle
massime cariche dello Stato per avere attenzione e giustizia, e come i giovani dei movimenti, come Alessandro, 30 anni e tanta voglia di esserci, affinchè un altro futuro sia possibile per Taranto, la sua gente, le sue imprese. “Basta”!, con questa parola d’ordine, il 4 maggio si muoverà il corteo dal quartiere Tamburi fino alla portineria D dell’ex ILVA, che Alessandro ha annunciato a nome di tutti, per manifestare la volontà di una città che vuole rinascere e che vuole vivere.
“Al convegno – ha detto Marco Caldiroli - è emersa la condivisione di temi e iniziative su cui fare convergere, ognuno in autonomia, le iniziative dei comitati e delle associazioni, a partire dal riconoscimento del legame tra tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e promozione della salute nei luoghi di vita. Occorre partire dalla critica dei processi produttivi insopportabilmente impattanti. La strada è quella di una modifica radicale e tempestiva dei processi produttivi e la chiusura di quelli che non si intende attuare a ciclo chiuso o modificare all’origine (passaggio alla riduzione diretta del ferro senza cokefazione). Occorre dare sostegno alla iniziativa diretta, non delegata, dei lavoratori affinché siano i promotori di un cambiamento radicale nel modo di produrre. Non esistono posti di lavoro sicuri se inquinanti e rischiosi!”
“Per quanto riguarda le responsabilità in corso di accertamento nei diversi procedimenti giudiziari in corso da anni, Medicina Democratica conferma il suo impegno come parte civile in tutti i gradi di giudizio”...
     Al convegno sono stati presentati i contributi di esperti e studiosi a vario titolo, come Valerio Gennaro, Annibale Biggeri, Maurizio Portaluri, Mario Murgia, Michele Michelino, Lucia Bisceglia, Stefano Palmisano, Maria Filomena Valentino, Laura Mara, Antonella de Pasquale, Giulia Malavasi, Stefano Sibilla, operaio ex ILVA,Vanni Ninni di Mille per Taranto, Tiziana Magrì, Quartiere Tamburi, Iolanda De Francesco. In particolare Massimo Ruggieri, di Giustizia per Taranto, ha presentato il Piano Taranto: “Si chiede- ha detto- la chiusura degli impianti più inquinanti, e cioè l’area a caldo, proposta che prende in esame non solo l’inquinamento e i danni alla salute, ma fa una proposta occupazionale: non esiste solo l’industria dell’acciaio! Taranto ha le caratteristiche per riappropriarsi delle sue produzioni tradizionali, piscicultura, agricoltura, turismo, e gli addetti potrebbero benissimo essere utilizzati per una bonifica indispensabile, che non può essere attuata con gli impianti in funzione e che richiederà molti anni a partire dal suo avvio”...
“Le bonifiche degli impianti e del territorio possono essere occasione di lavoro e di assunzione delle responsabilità da parte di tutte le società che si sono succedute- ha concluso Caldiroli- accompagnate da un rigoroso monitoraggio ambientale e dalla sorveglianza sanitaria dei lavoratori e delle popolazioni con modalità condivise e partecipate da parte degli esposti”.
     Il convegno di Taranto è stato occasione di confronto con diverse realtà come Manfredonia, Salerno, Sesto San Giovanni, Castellanza, Matera, Savona, Firenze, Brindisi, per affrontare le specificità di queste realtà emblematiche, con analisi e soluzioni possibili per conciliare lavoro e salute delle persone e dell’ambiente...

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