Melucci affida a una nota stampa la sua contrarietà nel modo di fare dimostrato sinora dal gruppo lussemburghese: Matthieu Jehl:
"...In proposito, ho seguito pure le dichiarazioni odierne dell’amministratore delegato di Arcelor Mittal Italia, Matthieu Jehl, e sebbene sia condivisibile la richiesta di aiuto alla comunità a compiere insieme certi sforzi, come anche la riflessione che ancora molto c’è da fare per assicurare un futuro migliore a Taranto, mi lascia esterrefatto questo clima di semplificazione generale, questo far finta che in fondo è tutto a posto, come se dai report ricevuti in questi giorni non si evincano ancora criticità sanitarie per i tarantini...”.
Melucci ne ha pure per quelli che potrebbero definirsi soliti ‘gattopardi’. Melucci parla senza mai fare nomi... troppo generico e troppo facile: “E che impressione, poi, vedere accanto al gestore
degli impianti lobbisti che, fino a ieri, usavano e abusavano delle ferite di Taranto, gridando contro il progetto di sostenibilità e ripartenza della produzione, accreditandosi presso le associazioni ambientaliste. Ognuno fa i conti con la propria coscienza, se ne possiede una, o molto più probabilmente, nel caso particolare, con le prossime scadenze elettorali”.
“No, non c’è alcunché di banale, alcunché di risolto evidentemente, alcun motivo di festeggiare eccessivamente – prosegue il primo cittadino -. ArcelorMittal Italia ha fatto fin qui per Taranto troppo poco e lo ha fatto molto male, comunicandolo anche peggio; ci voleva davvero un grande sforzo per assomigliare in questo alla gestione Riva. E no, sei mesi dall’insediamento formale non sono affatto pochi, per una città che ha pagato già un prezzo così alto e non ha voglia di fare altri sacrifici. Mi aspettavo davvero di più. Forse all’amministratore delegato, persona indubbiamente molto capace, non hanno spiegato la specificità di Taranto, eppure i miei sforzi in proposito sono stati innumerevoli”.
“Non abbiamo più voglia di sentire cantilene, di sentir parlare di perdite finanziarie, di problemi tecnici, di soluzioni che non siano il top tecnologico. Non li ha costretti nessuno a venire a Taranto, non è il Comune di Taranto che ha un utile netto di alcuni miliardi di euro – afferma Melucci -. Ho manifestato già nei mesi scorsi questa mia insoddisfazione e l’ho rinnovata proprio oggi ai vertici aziendali, chiedendo un incontro con la proprietà, che non si vede in città dal luglio 2017:
da essa attendo che sia formalizzata la disponibilità ad un protocollo di intesa, sempre rimasto un proposito solo a parole. Stop, il credito in tempo e fiducia si è esaurito. Continuando su questa strada, cosi poco lungimirante, non entreranno mai in sintonia con la città, non saranno mai amati”.
“Oggi sono davvero poche le differenze con i precedenti proprietari, con buona pace del Sindaco che riteneva la questione reputazionale, tanto cara a Lakshmi Mittal, un buon punto di partenza sul quale costruire relazioni sane, corrette..."
"...In proposito, ho seguito pure le dichiarazioni odierne dell’amministratore delegato di Arcelor Mittal Italia, Matthieu Jehl, e sebbene sia condivisibile la richiesta di aiuto alla comunità a compiere insieme certi sforzi, come anche la riflessione che ancora molto c’è da fare per assicurare un futuro migliore a Taranto, mi lascia esterrefatto questo clima di semplificazione generale, questo far finta che in fondo è tutto a posto, come se dai report ricevuti in questi giorni non si evincano ancora criticità sanitarie per i tarantini...”.
Melucci ne ha pure per quelli che potrebbero definirsi soliti ‘gattopardi’. Melucci parla senza mai fare nomi... troppo generico e troppo facile: “E che impressione, poi, vedere accanto al gestore
degli impianti lobbisti che, fino a ieri, usavano e abusavano delle ferite di Taranto, gridando contro il progetto di sostenibilità e ripartenza della produzione, accreditandosi presso le associazioni ambientaliste. Ognuno fa i conti con la propria coscienza, se ne possiede una, o molto più probabilmente, nel caso particolare, con le prossime scadenze elettorali”.
“No, non c’è alcunché di banale, alcunché di risolto evidentemente, alcun motivo di festeggiare eccessivamente – prosegue il primo cittadino -. ArcelorMittal Italia ha fatto fin qui per Taranto troppo poco e lo ha fatto molto male, comunicandolo anche peggio; ci voleva davvero un grande sforzo per assomigliare in questo alla gestione Riva. E no, sei mesi dall’insediamento formale non sono affatto pochi, per una città che ha pagato già un prezzo così alto e non ha voglia di fare altri sacrifici. Mi aspettavo davvero di più. Forse all’amministratore delegato, persona indubbiamente molto capace, non hanno spiegato la specificità di Taranto, eppure i miei sforzi in proposito sono stati innumerevoli”.
“Non abbiamo più voglia di sentire cantilene, di sentir parlare di perdite finanziarie, di problemi tecnici, di soluzioni che non siano il top tecnologico. Non li ha costretti nessuno a venire a Taranto, non è il Comune di Taranto che ha un utile netto di alcuni miliardi di euro – afferma Melucci -. Ho manifestato già nei mesi scorsi questa mia insoddisfazione e l’ho rinnovata proprio oggi ai vertici aziendali, chiedendo un incontro con la proprietà, che non si vede in città dal luglio 2017:
da essa attendo che sia formalizzata la disponibilità ad un protocollo di intesa, sempre rimasto un proposito solo a parole. Stop, il credito in tempo e fiducia si è esaurito. Continuando su questa strada, cosi poco lungimirante, non entreranno mai in sintonia con la città, non saranno mai amati”.
“Oggi sono davvero poche le differenze con i precedenti proprietari, con buona pace del Sindaco che riteneva la questione reputazionale, tanto cara a Lakshmi Mittal, un buon punto di partenza sul quale costruire relazioni sane, corrette..."
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