Le elezioni RSU all’ArcelorMittal Taranto hanno ratificato una
situazione di fatto che l’accordo del 6 settembre ha realizzato.
Sono
avanzati i sindacati collaborazionisti, tra gli impiegati
principalmente la Fim che aveva provocato, su ispirazione dei quadri
e degli impiegati innanzitutto, le elezioni Rsu, che sicuramente la
Uilm non voleva – e lo ha detto chiaramente, mentre ambigua era la
posizione di Fiom e Usb, dove la Fiom era obiettivamente favorevole
perché a livello nazionale tramite Genova il rapporto
Fiom/ArcelorMittal è molto stretto, e a Taranto la Fiom era
diventato nelle precedenti elezioni il 4° sindacato e in qualche
misura aveva necessità di ca,biare questa situazione.
L’Usb
risentiva del fatto che in cassintegrazione sono finiti una buona
parte dei suoi e, quindi, evidentemente, le elezioni Rsu non
l’avrebbero premiata.
Alla
fine il risultato effettivo ha in una qualche misura premiato tutti.
Di qui le scene di entusiasmo dopo il voto postate su facebook, come
pure i comunicati tronfi e arroganti.
La
Fim grida vittoria, ma i suoi voti vengono soprattutto dai quadri e
dagli impiegati; questo predispone sempre di più questo sindacato ad
essere parte dell’apparato aziendale, e a Taranto, dove il
menagment viene da fuori, questo è un vantaggio, perché di fatto
comporta una delega molto estesa
della Direzione verso quadri e impiegati, e chi è forte tra quadri e impiegati ha potere in azienda, e la linea e il look della Fim è adatto a svolgere questa funzione
della Direzione verso quadri e impiegati, e chi è forte tra quadri e impiegati ha potere in azienda, e la linea e il look della Fim è adatto a svolgere questa funzione
La
Uilm che non gradiva le elezioni subito, non ha gradito il leggero
calo avuto rispetto alla Fim, ma si è confermata saldamente come
sindacato più forte tra gli operai. Questo assicura la linea della
tutela minima della massa che l’ha votata, così come il controllo
sulla lotta effettiva, che senza incidere nelle massa della base
operaia Uilm è difficile realizzare scioperi o proteste di vario
genere.
La
Fiom a Taranto ha goduto della rendita di posizione rispetto all’Usb
di avere avuto un minor numero di iscritti, e soprattutto attivisti,
messi fuori dalla fabbrica. Ma la linea e i delegati eletti non
rappresentano certo l’avanguardia combattiva, per di più una
fabbrica come ArcelorMittal la Fiom si ritaglia una posizione vicina
alla Lega ambiente che non prevede, quindi, come centrale il
conflitto in fabbrica.
L’Usb
ha tenuto anche se più tra gli impiegati che tra gli operai in
termini di percentuale (18,41% tra gli impiegati – 13,72% tra gli
operai). Ma, se vogliamo guardare alle persone, gli impiegati sono la
metà dei votanti degli operai. Quindi, dobbiamo intendere un
sindacato obiettivamente meno di lotta, più attento alla gestione e
relazione con l’azienda e con le Istituzioni.
Il
9% degli operai non ha partecipato al voto. E’ un’ala divisa a
metà. Una metà si tratta di lavoratori ancora più sudditi che non
si vogliono esporre sindacalmente, un’altra metà si tratta invece
di coloro – intorno a 200 lavoratori - che sono contro la linea dei
sindacati interni. E’ in quest’area che vi sono i possibili
interlocutori dell’opposizione operaia e del sindacalismo di
classe.
Lo
Slai cobas sc che ha dato questa indicazione lavora appunto
all’organizzazione del nucleo del sindacalismo di classe, che potrà
contare su alcuni operai candidati che erano nelle liste come
specchietto per le allodole, messi per intercettare il voto ma che
anche chi li ha candidati non voleva che fossero eletti.
Infine,
chiaramente, tutti hanno vissuto queste elezioni come dimezzate, come
volte a sancire la cacciata dalla fabbrica degli operai
cassintegrati. Tra i cassintegrati Ilva AS è in atto un processo di
organizzazione, confuso e timido. Il ricorso vinto dall’Usb, pur
non avendo alcun effetto pratico sul rientro in fabbrica degli
operai, mostra che la partita non è chiusa, che l’opposizione e la
lotta è ancora possibile. E su questo l’azione dello Slai cobas
sc, tenace e determinata, contribuisce a dare gambe, linea e
organizzazione.
Maggio/giugno
e l’autunno sono il tempo reale per riportare la lotta dei
cassintegrati dentro la fabbrica e per costruire l’avamposto del
sindacalismo di classe dentro la fabbrica.
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