ARPA invia al Comune nota con 'link' di indagini già svolte. La Asl lavora a corposa relazione e il pm chiede conferma sequestro



La vicenda delle ‘collinette ecologiche‘ è ancora lungi dall’essersi conclusa. E siamo certi riserverà ancora delle sorprese. L’ultimo tassello della vicenda si è registrato quest’oggi, quando ARPA Puglia ha inviato al Comune di Taranto una nota, non una relazione, in cui sono stati allegati una decina di ‘link‘ che rimandano ad una serie di relazioni già effettuate dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, in merito ai dati sulla qualità dell’aria raccolti nell’area delle scuole del rione Tamburi (in particolar modo sugli effetti indoor e outdoor nell’area delle due scuole). Nulla, dunque, che riguardi direttamente le ‘collinette ecologiche’ ed in particolar modo sugli eventuali rischi che lo spolverio del materiale proveniente dalle aree sequestrate lo scorso 5 febbraio, provocherebbe per i bambini che frequentano i plessi ‘Deledda’ e ‘De Carolis’.
La nota di ARPA, dunque, non chiarisce la situazione. Nè ha fornito nuovi dati che non fossero già conosciuti, in particolar modo dalla ASL di Taranto, che sta lavorando ad una corposa relazione (che pare abbia già superato le 20 pagine) che sarà consegnata al Comune la prossima settimana. Un
documento curato nei minimi dettagli, parola per parola, che possa, si spera, mettere un punto fermo ad una vicenda che ancora oggi in troppi interpretano ancora a proprio piacimento. Pare infatti che ARPA non abbia gradito i toni, nè della prima nè della seconda ordinanza del sindaco Melucci.
Tra l’altro, la nota odierna di ARPA Puglia ha una spiegazione anche ‘tecnica‘. Perché i tecnici dell’Agenzia Regionale non possono entrare nell’area in questione perché posta sotto sequestro. Domani infatti, è prevista la richiesta da parte del pm Buccoliero (che coordina le indagini dei Carabinieri del NOE di Lecce) di convalida del sequestro delle collinette ecologiche: toccherà poi ad un altro giudice stabilire se lasciare l’area sequestrata o meno. Ma finchè i sigilli resteranno, come ha chiarito il procuratore capo della Repubblica di Taranto Capristo nell’incontro dello scorso 18 marzo, nell’area si entrerà soltanto per effettuare la messa in sicurezza e l’eventuale bonifica dell’area. L’unica possibilità di accesso che avranno i tecnici di ARPA Puglia, sarà per effettuare le analisi dei top soil e la caratterizzazione dei terreni (come peraltro stabilito nella riunione in Prefettura lo scorso 6 marzo). Piano che dovrà predisporre Ilva in Amministrazione straordinaria, dopo che ArcelorMittal ha ‘posto’ l’area sotto la gestione commissariale, e che dovrà essere validato dall’ISPRA. Soltanto dopo tutte queste operazioni si potrà accedere all’area. E soltanto dopo si potrà avere una visione chiara di tutta la situazione.
Del resto, che la vicenda fosse lungi dal concludersi, lo abbiamo scritto in tempi non sospetti. Fattore che avrebbe costretto, come di fatto poi è accaduto, il sindaco Melucci ad ordinare la chiusura delle due scuole sino al termine dell’anno scolstico in corso. E’ bene ribadire ancora una volta che la chiusura non è dovuta, come ancora oggi in tanti scrivono su giornali e siti on line tra Taranto e l’Italia o come moltissimi politici locali e non sostengono in ‘ridicoli’ comunicati stampa, all’inquinamento prodotto dalle collinette ecologiche. La chiusura, di fatto, è preventiva e dovuta ad un principio di precauzione. Una mossa, quella del sindaco Melucci, perfetta da un punto di vista politico e mediatico. Visto che la richiesta di dati chiarificatori è stata dovuta proprio all’allarme lanciato proprio da alcuni membri del Dipartimento di Taranto di ARPA Puglia (legati a rapporti molto stretti con la Regione e con parte della società civile locale). Mettendo di fatto l’Agenzia in un grosso guaio. Che in molti hanno cavalcato e continuano a cavalcare. Ma queste cose, a Taranto, continua a non dirle nessuno. Perchè ognuno difende il proprio misero orticello. Ne vedremo ancora delle belle.