TARANTO - Al tavolo del Governo passa
la linea del commissariamento dell'Ilva. Una soluzione prospettata
dallo stesso presidente Nichi Vendola all'indomani della nuova crisi che
ha travolto l'acciaieria tarantina. L'imperativo era quello di fare
presto per scongiurare che la situazione precipitasse ulteriormente,
scatenando un crac aziendale con conseguente effetto domino ed emorragia
di posti di lavoro. Così è arrivato il via libera al "commissario ad
acta". A Palazzo Chigi il caso Ilva è stato affrontato
in mattinata nel vertice con il premier Enrico Letta, il vicepremier
Angelino Alfano, e i ministri per lo sviluppo economico e dell'ambiente
Flavio Zanonato e Andrea Orlando. L'azienda è stata rappresentata dal
presidente Bruno Ferrante e dall'amministratore delegato Enrico Bondi,
entrambi dimissionari.
L'ipotesi del commissariamento ha preso
subito quota, nonostante qualche resistenza. Il faccia a faccia del
mattino si è chiuso con il mandato ai tecnici ministeriali di verificare
la percorribilità della soluzione, non proprio semplice. Il Governo ha
inteso evitare un nuovo braccio di ferro con la magistratura ed ha
subito eliminato l'idea di un commissariamento connesso alle
problematiche economiche dato che l'azienda al momento è solvibile. In
serata, alla ripresa dei lavori del tavolo governativo il premier Enrico
Letta ha invitato il Governatore pugliese per tirare le conclusioni che saranno ratificate oggi.
Vendola
già in mattinata aveva ribadito la sua posizione che parte dal
presupposto di "separare il destino della fabbrica da quello della
famiglia Riva". Una determinazione che il governatore pugliese aveva
rimarcato dopo la settimana di fuoco sul fronte giudiziario, con il
patrimonio degli industriali colpito in maniera clamorosa dalle procure
di Milano e Taranto. Due inchieste, a Milano per evasione fiscale e
riciclaggio, a Taranto per disastro ambientale, che si sono intrecciate,
sfociando in sequestri record da oltre nove miliardi di euro.
Probabilmente la tappa che chiude definitivamente i conti con
l'esperienza dei Riva in Puglia. Anche perché la procura del capoluogo
ionico si appresta ad affrontare i ricorsi annunciati contro i sigilli
decretati dal gip Patrizia Todisco. Ma soprattutto a breve chiuderà
l'elefantiaca inchiesta, che a giugno dovrebbe definirsi con la notifica
degli avvisi di conclusione delle indagini preliminari.
Per
questo a palazzo di giustizia si è tenuto un summit del pool di
inquirenti, guidato dal procuratore capo Franco Sebastio. Si stanno
esaminando le posizioni di decine di indagati tra politici, funzionari
pubblici, imprenditori e manager. Un lungo elenco che ovviamente parte
con il nome di Emilio Riva, l'anziano magnate dell'acciaio arrestato a
luglio, e per il quale la Cassazione due giorni fa ha confermato la
misura cautelare. E' tornato in libertà, invece, il professor Lorenzo
Liberti, consulente della procura accusato di aver intascato una
mazzetta da diecimila euro dal dirigente Ilva Girolamo Archinà per
addolcire la sua perizia sull'inquinamento provocato dalle ciminiere
della fabbrica. Il provvedimento è stato adottato dal gip Todisco per
scadenza dei termini di custodia cautelare.
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